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Retrospect BackUp, il salvagente business per dati e computer

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Prima che Time Machine divenisse sinonimo di backup il mondo (Mac) era sostanzialmente una giungla di leggende metropolitane sulla sicurezza dei supporti e prodotti, tra cui spiccava il nome di Retrospect. Molti anni dopo il backup non è più quella confusa leggenda metropolitana (ma non ha ancora la concretezza che dovrebbe), molti prodotti shareware sono morti o hanno cambiato politica mentre Retrospect è ancora al suo posto, a controllare sistemi di backup più evoluti, dove Time Machine non è mai arrivato.

Ci ha incuriosito un bel po’ la storia di questo software, delle sue politiche e delle sue tecniche, perlopiù adatte al settore Business e Enterprise, ma buone anche per l’utente evoluto e qui a Macitynet ci siamo impegnati a spiegarvi un po’ come funziona, ma solo un po’ perché le soluzioni disponibili sono davvero tante e invitiamo i lettori a visitare il sito per ogni dettaglio perché, come si dice, “prevenire è meglio che curare”.

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Storia di una App che ha fatto la storia

L’idea di Retrospect nasce nel 1984 in ambito Mac, sotto il marchio Dantz come uno dei tanti software in scatola da vendere alle aziende assieme a prodotti tipici come Office, Photoshop, ArchiCAD (e cercando bene se ne trovano ancora).

Nel 2004 il passaggio prima a EMC e poi a Roxio vede un primo profondo cambiamento, prima della scorporazione a prodotto indipendente nel 2011 e revisione del prodotto come entità più modulare e scalabile, in grado non solo di eseguire una copia dei dati, ma anche di programmarla e monitorarla all’interno di una rete.

Partiamo però da due presupposti non scontati: nel primo tutti, ma proprio tutti, i dati depositati nel computer devono sempre avere una copia aggiornata da un’altra parte, che sia un supporto fisico o uno spazio cloud (in entrambi i casi con un po’ di rischio), meglio se le copie sono due.

Il secondo presupposto è che tale copia non può essere effettuata dall’utente, la cui memoria è labile, ma da un software progettato ad hoc, freddo e instancabile.

Ma diciamoci la verità: nonostante queste verità siano conosciute, la copia di Backup è, sostanzialmente, una enorme scocciatura. Costa soldi, tempo e banda per prevenire una cosa che potrebbe anche non capitare mai: la rottura di un disco o l’eliminazione accidentale di uno o più file.

E’ questa la motivazione che gli utenti si danno da soli per non farla, e vale sino a che, tipicamente, non si rompe un disco o non si elimina per sbaglio un documento, allorché ci si accorge che la quantità di tempo o denaro risparmiata diventa vana di fronte alla dura e drammatica realtà: un disco si può sostituire, un file no.

Apple con Time Machine, il software di backup incluso in tutti i Mac da diverse versioni di OS X/macOS, ha colmato la lacuna solo in parte, perché le routine di Time Machine sono pensate per l’utente singolo, che esegue il backup su di un disco locale oppure su un NAS o Time Capsule.

Restano scoperte tutte le realtà business che hanno più computer centralizzati, server, i gruppi di lavoro in remoto e sostanzialmente chiunque voglia ottimizzare una pratica al tempo stesso costosa, necessaria ma poco utile.

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A cosa serve Retrospect

Contrariamente a quanto si potrebbe credere, Retrospect non è una App per fare il backup. Sarebbe riduttivo: è una soluzione di backup, elastica e scalabile per gruppi di lavoro uniformi (Mac/Mac) oppure misti (Mac/Windows/Linux), che permette di eseguire backup locali o remoti (in realtà sono tutti remoti, quando si esegue in locale server e client sono sulla stessa macchina) ma soprattutto su media diversi quali possono essere dischi Interni/USB/Thunderbolt ma anche server, cloud oppure nastri.

Nastri, si, perché anche con l’abbassamento dei prezzi dei dischi meccanici alcune soluzioni di backup sono oggi ancora vantaggiose in termini economici quando eseguite su nastro.

Soluzioni di backup che poi sono pensate per essere amministrate da remoto su diversi computer: in pratica una manna per i responsabili IT che possono così personalizzare i backup delle varie macchine controllando tutto dal loro Mac, ma anche da iPhone o iPad.

Ma che cosa fa nel dettaglio Retrospect? La soluzione può eseguire backup programmati o manuali da macchine Mac, Windows o Linux verso server dove sono posizionati media meccanici o via nastro, ma può eseguire backup anche su server cloud (Amazon S3, Google Cloud Platform, Dropbox, Aruba Cloud, Swisscloud e altri). Le copie possono essere incrementali, in modo da preservare lo storico oppure identiche, preservando così lo spazio, a seconda delle esigenze dell’utente e del costo dell’operazione.

La soluzione poi è molto elastica perché permette di eseguire backup anche su sistemi abbastanza vecchiotti: al momento serve OS X 10.6 come sistema minimo, il che permette di reciclare perfettamente un vecchio iMac o Mac Pro e usarlo come deposito di dati, magari con un disco USB 2.0 o FireWire collegato, senza per questo impegnare macchine attive alla copia dei dati, seppure è sempre possibile utilizzare un NAS o un Server.

Il tutto gestito tramite la consolle Retrospect, da un computer centrale che permette la definizione di tutte le routine e di tutti i server attivi, senza che i vari utenti se ne accorgano.

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Retrospect consolle, il cervello dietro a tutto

In tutta onestà non potevamo parlare della consolle di Retrospect, che in pratica è l’App vera e propria, senza prima avervi spiegato che cosa è la soluzione di Retrospect, perché avreste abbandonato la lettura. Si perché se pensate che programmare un backup sia una cosa semplice, allora dovrete ricredervi.

Certo, se seguite le istruzioni creando un primo script per un solo computer allora tutto è fattibile, non proprio alla portata di tutti ma sicuramente abbordabile, mentre addentrarsi nelle vie più remote dell’App è tutt’altra questione. Di tutta la soluzione, che abbiamo apprezzato molto dal punto di vista tecnico e pratico (nelle realtà a cui è destinata) forse l’App è il punto più critico.

Funziona bene, si programma in modo corretto, ma non si può dire che abbia una interfaccia intuitiva: la realizzazione è pensata sicuramente per dei tecnici IT, che sanno che cosa stanno facendo, ma agli occhi di molte realtà piccole che generalmente usano il “self-made” informatico, Retrospect è sicuramente uno scalino non facile. Non a riga di comando, sia chiaro, l’App è monofinestra ed è composta da pulsanti e menu, come molte altre App a cui siamo abituati: è solo il numero di opzioni disponibili, molto alto, a generare un po’ di confusione, seppure non manchino gli esempi e delle routine preprogrammate.

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Retrospect gestisce i Media, che sono i depositi degli archivi e i Sorgenti, che in pratica sono i dischi o i volumi a cui eseguire una copia di sicurezza e gli script, in pratica la temporizzazione degli eventi, manuali o programmati. Queste tre variabili si incrociano creando dei flussi di dati che passano dalle sorgenti ai media, ottenendo la copia di sicurezza preventivata.

Di bello c’è che generalmente queste operazioni si creano una volta e poi operano continuamente, generalmente senza l’intervento dell’utente, a mano che non cambi uno degli elementi (disco, media, computer, tipo di dati, rete) e in una realtà business questo capita molto poco.

Nulla di impossibile che una persona volonterosa possa imparare in mezza giornata, considerando anche il tempo effettivo delle prime copie, delle prove e delle verifiche.

Nel nostro caso abbiamo eseguito qualche operazione preliminare e verificato che i risultati, corretti, sono stati realizzati come da previsioni. Non al primo colpo, abbiamo dovuto eseguire qualche prova prima ma poi tutto è andato come avevamo pianificato.

Il monitoraggio da iPhone, corretto e chiaro (solo in LAN a quanto abbiamo capito) va però preparato prima e anche la gestione dei server è molto buona ma forse ancora da limare dal punto di vista della facilità d’uso.

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Soluzione scalabile, fatta per chi lavora davvero

La bellezza di Retrospect è che non è una soluzione pacchettizzata e rigida, anzi si adatta alla crescita del cliente. Il primo scalino, Retrospect 13 per Mac è offerto oggi a 119 Euro (una tantum, ma la licenza vale per sei computer Mac, Windows e Linux, circa 20 Euro a postazione) oppure 249 Euro con supporto e manutenzione per un anno (inclusi aggiornamenti). Il prezzo sale a 609 per una soluzione da singolo server a 20 client Mac sino a 2099 per una licenza multiserver e multiclient.

A questi prezzi si possono integrare moduli che integrano le soluzioni già acquistate per evolverle a step maggiori, senza per questo dover acquistare ancora nuove licenze inutili.

Tutte le soluzioni sono presenti per Mac, Windows e Linux, e nel caso è presente anche una pagina che illustra un utile configuratore di prezzi e licenze adatto a fornire un preventivo personalizzato al volo e che sostituisce la classica pagina dei prezzi.

E’ innegabile che la soluzione, il cui taglio professionale è indubbio, offra diversi aspetti molto interessanti e una via elastica che, una volta messa in pista, sia invidiabile e offra quel grado di sicurezza che ogni responsabile IT, o un professionista che dia il giusto valore ai propri file richede.

Per questo lasciamo le valutazioni sul prezzo ad ogni lettore, che può giudicare in base alle proprie esigenze (e testare la soluzione per un periodo di prova gratuito), pur sottolineando le differenze con Time Machine, che limita il proprio operato ad un singolo Mac verso un disco esterno, mentre Restrospect opera a 360° su computer, sistemi, dischi e con tempistiche manuali o automatiche.

 

[usrlist Design:3 Facilità-d’uso:3 Prestazioni:5 Qualità/Prezzo:4.5]

 

Pro:

  • Soluzioni di backup flessibili e multipiattaforma
  • Possibilità di personalizzare ogni Backup
  • Controllo remoto tramite App

 

Contro:

  • Interfaccia datata e poco intuitiva

 

Prezzo: a partire da 119 Euro

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