«Ho fatto una scommessa. Ho pensato un personaggio che fa cose molte brutte ma ho cercato di renderlo simpatico». Lo ha detto Walter Siti, vincitore, pochi giorni fa del premio Strega 2013 col suo “Resistere non serve a niente”, disponibile su iTunes a 6,99 euro, già nella nuova versione con “fascetta” celebrativa del più prestigioso premio letterario italiano.
L’opera di Sisti, che ha vinto con una maggioranza schiacciante (particolare inusuale nelle ultime edizioni) racconta di Tommaso, giovane brillante, piccolo genio matematico, che però è anche un borgataro figlio di un detenuto che la cosca del padre decide di trasformare in un gangster finanziario. Una trasformazione che non è solo nei modi e nelle scuole, ma anche fisica: per dargli un physique du role accettabile nell’alta finanza lo sottopongono a operazioni per fargli perdere fino a 60 chili, rendendolo, quando si spoglia, più simile ad un «animale di peluches mal ricucito».
Sullo sfondo della sua storia si muove un mondo dove il denaro comanda e deforma; dove il possesso è l’unico criterio di valore, il corpo è moneta e la violenza un vantaggio commerciale. Ci viene presentata un’olgettina intelligente e una scrittrice impegnata, un sereno delinquente di borgata e un mafioso internazionale che interpreta la propria leadership come una missione. Un mondo dove soldi sporchi e puliti si confondono in un groviglio inestricabile, mentre la stessa distinzione tra bene e male appare incerta e velleitaria.
Uno spaccato, in qualche maniera, dell’Italia di inizio secolo. Che in “Resistere non serve a niente” viene consegnato direttamente da Tommaso all’autore, che è anche un personaggio del libro che ne raccoglie le confessione. «Non riesco a fare la parte del narratore onnisciente – ha spiegato Siti – . Ovvero quel narratore come Balzac cui nessuno chiede perché sappia la storia di Eugénie Grandet… Forse devo inocularmi la malattia per capirla e avere un legame di complicità coi miei personaggi. Un narratore ha sempre una complicità con loro, io però la metto in scena».