Il lancio di ResearchKit, la piattaforma, che promette di rivoluzionare il campo della ricerca medica, permettendo a pazienti e dottori di scambiarsi dati e informazioni, coadiuvando così la ricerca su asma, tumori al seno, malattie cardiovascolari, diabete e morbo di Parkinson, ha prodotto in un solo giorno un risultato che avrebbe richiesto un anno di lavoro di 50 centri medici. È questo che si apprende da Bloomberg a margine della tecnologia annunciata nel giorno del lancio dei Macbook e della data di vendita di Apple watch.
Secondo quanto riferisce il sito, i numeri di persone che hanno aderito al progetto di Apple è stato di 11.000 nel corso delle sole prime 24 ore. Per ottenere un numero così alto di collaboratori in una ricerca medica di norma, ci vorrebbe almeno un anno e l’impiego di oltre 50 centri medici sparsi per paese, ha dichiarato Alan Yeung, direttore del centro di ricerca cardiovascolare di Stanford, sottolineando il potere della capilalre diffusione di iPhone a livello globale. Con
Con ResearchKit, insomma, Apple ha creato un potenziale campione di centinaia di milioni di utenti, che sparsi in tutto il mondo, possono partecipare alla sperimentazione di numerosi studi medici. Già cinque centri accademici hanno sviluppato applicazioni che utilizzano i sensori di iPhone, come accelerometro, giroscopio e sensori GPS, per monitorare la progressione di malattie croniche come il morbo di Parkinson e l’asma.
L’iPhone potrebbe aiutare, per altro verso, a fornire dati completamente veritieri ai medici. Recandosi in uno studio, infatti, il paziente potrebbe riferire false informazioni, cosa che non potrebbe accadere sfruttando i sensori di iPhone, che leggerebbero in maniera automatica le attività svolte dagli utenti. Sul punto, il direttore medico del centro di ricerca cardiovascolare di Stanford di Stanford, ha riferito che i pazienti tendono a non dichiarare la verità sull’attività fisica svolta, affermando spesso di aver svolto attività fisica invece inesistente. Con le app ResearchKit questi dati falsi potrebbero essere debellati. Queste app, in combinazione con ResearchKit, hanno lo scopo di automatizzare il più possibile la raccolta dei dati: i partecipanti saranno invitati a mantenere il proprio telefono attivo su una di queste app per una settimana, lasciando che il GPS e l’accelerometro possa monitorare l’attività fisica di ciascuno. Alla fine della settimana, gli utenti saranno invitati a fare degli stress test, correndo a piedi il più velocemente possibile per sei minuti. Poi ai partecipanti saranno affidati allenamenti fisici random, e tre mesi dopo verrà chiesto loro di ripetere la prima settimana di monitoraggio e lo stress test intenso. I risultati così raccolti potranno mostrare quali tipi di allenamento risultano più efficaci nel migliorare la forma fisica.
Altri ricercatori, invece, studiano modi per utilizzare l’iPhone per monitorare più accuratamente il comportamento dei partecipanti ai test. Una squadra presso la Scuola Icahn di medicina a Mount Sinai, in collaborazione con società LifeMap Solutions Inc., sta studiando se, e in che modo, un’ applicazione per iPhone che ricordi ai pazienti asmatici di utilizzare il loro inalatore possa migliorare i sintomi e ridurre le visite mediche.
Se da un lato le potenzialità di ResearchKit appaiono indubbie, dall’altro una cerchia di ricercatori preferisce restare cauta, ammonendo sulla possibilità che i dati raccolti in questo modo non risultino corretti. Anzitutto, secondo ricerche condotte da CivicScience, l’utente medio iPhone ha più probabilità di avere laurea o un dottorato rispetto ai colleghi Android, elemento che da solo potrebbe già fuorviare i risultati ottenuti, provenendo soltanto dalla popolazione che utilizza solo smartphone iOS. In secondo luogo, l’utente potrebbe accidentalmente toccare un tasto o prestare il proprio telefono ad un amico o un conoscente, falsando di fatto i dati della ricerca. Inoltre, le applicazioni che girano su un telefono potrebbero presentare limiti nei tipi di domande da sottoporre ai pazienti: tramite app è possibile creare domande specifiche su determinati problemi, inducendo negli utenti falsi ricordi e rendendo le persone più inclini a rispondere affermativamente a sintomi o problematiche, che magari non avrebbero mai sottolineato se posti di fronte ad una domanda aperta.
In ogni caso ResearchKit appare comunque un ottimo strumento per la ricerca in campo medico. Giusto per citare alcuni numeri, e tirare le somme dell’approfondimento dedicato da Bloomberg all’argomento, l’applicazione che si occupa della ricerca sul parkinson conta 5589 utenti attivi. Venendo ai costi, non è dato sapere quello relativo allo sviluppo dell’applicazione, ma stando alle informazioni rilasciate da Todd Sherer, CEO della fondazione Michael J. Fox per la ricerca sul parkinson, che ha visto impegnati 800 partecipanti nel corso di cinque anni, ha un costo di circa 60 milioni di dollari. A conti fatti, dunque, anche il lato economico potrebbe essere a favore di ResearchKit. Sebbene, inoltre, lo stesso CEO si dica sicuro che ResearchKit non sostituirà i metodi tradizionali per la ricerca, ha comunque fiducia che tale sistema possa affiancarsi ai metodi standard e dare un contributo complementare importante.