Non c’è niente da fare: reMarkable è riuscita a entrare in una zona molto particolare dell’immaginario del pubblico, prima ancora che del mercato. Quella in cui si toccano i sentimenti e le convinzioni degli utenti. E reMarkable si fa amare, alla follia e in maniera incondizionata, da un pubblico di “credenti” che sono caduti nella malìa del suo unico prodotto: il tablet eInk più sottile al mondo che sostituisce carta e penna: reMarkable 2.
Costoso, esclusivo, molto bello e tecnicamente prodigioso, ma con alcuni vincoli e scelte di fondo che lo tengono in un regime che dire di austerità vuol dire fargli un complimento. Il reMarkable 2 è una scelta di vita. È una tecnologia che ti sceglie e non ti lascia più, perché entra a far parte della tua esistenza. È un salto nella fede: bisogna lasciarsi cadere verso questo apparecchio essenziale, che praticamente non ha neanche un sistema operativo, che “lavora” solo con un firmware e una serie di funzionalità talmente integrate da non essere praticamente neanche delle app.
Eppure, nella sua spartana essenzialità, nel suo essere decisamente, completamente, radicalmente meno di qualsiasi altra cosa ci sia sul mercato, e pur costando in pratica più di qualsiasi altro concorrente, il reMarkable 2 ti interroga direttamente, in maniera sfrontata, guardandoti dritto negli occhi. E ti chiede: “Sei tu, o utente, alla mia altezza?”.
Perché con il reMarkable 2 non c’è niente che sia stato pensato mettendo l’utente al centro. Cioè, l’utente è al centro ma è reMarkable e in particolare il suo fondatore e ceo, Magnus Wanberg, ad aver deciso dove sia questo centro e chi sia degno di entrarvi e cosa possa essere usato e cosa invece è un inutile orpello, una vanità digitale che come tale non merita spazio né alcuna legittimità. Gli utenti vivono in un purissimo giardino chiuso, un gineceo per vergini informatiche che non vogliono mescolarsi agli app store, al software di terze parti, ai siti web e tantomeno alle email se non come scarico, come strumento per espellere i contenuti. C’è solo la purezza del cloud che sincronizza il tablet in maniera totalmente igienica, e quel piccolo vizio delle app sul computer e sul telefono collegate tramite la rete.
Un oggetto come non se ne fanno più
Il punto di riferimento essenziale di reMarkable è stato, per le sue due generazioni di dispositivi, il fatto che fossero dei fogli di carta digitale. Certo, si potevano caricare pdf e persino libri (ePub privi di drm, lucchetti digitali, senza ovviamente alcuno store autorizzato), ma con il solo scopo di studiarli e annotarli. Poi è emersa la possibilità di scrivere anche con una tastiera virtuale creando un mix di testo dattilografato e scrittura manuale, che prima poteva anche essere riconosciuta grazie al servizio cloud incluso e poi non più incluso nel prezzo dell’apparecchio (ora si paga un abbonamento a parte per questa e altre funzioni).
Ma sembrava tutto molto semplice e molto chiaro, come avevamo già visto anche nella nostra presa di contatto e nella nostra appassionata e lunga prova. reMarkable 2 è il sostituto nel bene e nel male della carta. Semplice, appassionato, diretto, schietto, con un paio di alzate di genio (ottimo che ci siano i livelli per poter disegnare con le poche opzioni a disposizioni in termini di lapis, penne e pennini) ma tutto sommato uno strumento per manager che non vogliono imparare a usare il computer o per persone che amano prendere appunti a penna quando sono in riunione. Sorpassato a destra dall’iPad con la Apple Pencil e da sinistra dai vari Kindle Scribe e dispositivi Android con schermo eInk.
Certo, le due settimane di batteria vera fanno gola a molti, ma non c’è la retroilluminazione e l’uso del reMarkable 2 è una specie di culto, quasi un oggetto di arredamento, una specie di giradischi hi-tech, bellissimo e WiFi, ma pur sempre un giradischi, cioè con tutti i limiti propri di questo tipo di apparecchio. E poi, poi è cambiato tutto.
La tastiera di reMarkable
È arrivata la tastiera. Che fa anche da cover. E lo fa in maniera leggermente diversa da tutte le altre tastiere e cover integrate presenti sul mercato. Che sono tante, lasciatecelo dire, perché la fuori si può dire che manchino tante cose ma a quanto pare non mancano le tastiera per iPad e per tablet di vario genere e foggia.
La tastiera del reMarkable 2 è ovviamente costosa e non è retroilluminata. Si aggancia magneticamente al tablet eInk e viene attivata e alimentata direttamente dal dispositivo grazie a tre (dei quattro) pin presenti sul lato del tablet, che così si capisce a cosa potevano servire. I tre pin bastano per portare sia la corrente che fa in modo che la depressione dei tasti sia una forma di attuazione elettrica, che i bit necessari per registrare la scrittura una determinata lettera.
La tastiera poi è molto compressa, circa un 45% di una tastiera full, con alcuni tasti in meno, e il layout disponibile è quello di vari paesi ma non l’Italia. Su suggerimento dello staff di reMarkable abbiamo in prova la tastiera con layout inglese/britannico, che si differenza in maniera sostanziale da quella americana (il tasto invio è su due file anziché su una fila sola, cosa fondamentale per chi ha sviluppato una memoria muscolare per la scrittura con layout italiano) e permette però, nonostante la mancanza delle accentate esposte, di scrivere con una certa serenità e velocità.
Anzi, qui una piccola nota: creare una lettera accentata è molto semplice perché basta premere il tasto per l’accento prima della vocale e poi la vocale stessa. Automaticamente il sistema la trasforma nella versione accentata. C’è solo qualche problema a beccare l’accento giusto per le ‘e’ quando si deve usare quello grave al posto dell’acuto, ma esiste un menu simboli per questo e le parentesi quadre, ad esempio).
Lo diciamo così, senza pensarci sopra troppo: ma questa degli accenti che si aggiungono alla vocale, non sarebbe una bella soluzione per semplificare e arricchire le tastiere italiane? Per fare in modo, cioè, che si liberino di tutte le accentate, acquistando la capacità di dare più spazio ai vari segni ortografici e simboli utili per scrivere velocemente altre cose.
Certo, a parte il layout differente, mancano anche varie comodità ovvie perlomeno per chi usa macOS-iOS. Cioè la possibilità di terminare una riga con due spazi per fare un punto e poi iniziare direttamente con una maiuscola, e altre comodità dal punto di vista delle “manovre” con i tasti freccia (fortunatamente a T rovesciata con lo spazio giusto attorno alla freccia in su) ma diciamo che si può fare. Non è la tastiera migliore del mondo se si dovesse usare Excel, ma tanto Excel sul reMarkable 2 non c’è e non ci sarà mai.
I tasti, in compenso, sono ben fatti: squadrati e ben distanziati, con una escursione generosa e un confortante rumore in fase di attuazione che non è eccessivo. È una tastiera a membrana con tasti a farfalla, ma l’attuazione è precisa e puntuale. È una tastiera molto compatta ma generosa nel modo di “andare”: sicura, senza affondare e senza imputarsi, con alcune finezze dal punto di vista del modo con il quale i tasti si abbassano e si alzano, ma soprattutto con la velocità non eccessiva ma giusta perché, per quanto buono, il refresh dello schermo eInk non è a livello di un monitor di computer. Quindi un po’ di “slow” serve e fa bene per evitare di accelerare e “staccarsi” da quel che si vede sullo schermo.
Scrivere, what else?
L’editor di testo, che è stato rivisto per poter supportare al meglio una velocità e quantità di scrittura decisamente superiore a quella che si poteva naturalmente raggiungere usando la tastiera virtuale sullo schermo, rimane un lavoro a metà. E questo non è necessariamente un male, nonostante i recentissimi e utili aggiornamenti software.
Si fa poco, e si fa nello stesso ambito dove si può anche disegnare e scrivere a penna (con i livelli, oltretutto) e magari riconoscere e trasformare il testo scritto a penna in testo scritto con caratteri di stampa (se si è abbonati al servizio Connect di reMarkable). Una specie di segno di paragrafo/hamburger galleggiante a sinistra di ogni nuovo paragrafo permette di cambiare il formato del testo (ce ne sono tre disponibili più l’opzione elenco puntato) ma non diventa stabile né si può decidere di fare tutto più grande o più piccolo neanche ricorrendo alla dimensione dei caratteri del pannello di sistema che regola l’accessibilità del dispositivo.
Infine, non si può cambiare la larghezza del paragrafo all’interno del quale si scrive. Ai lati rimangono due enormi corsie bianche che, sul lato destro è ancora più ampia perché c’è anche la “base” del tablet quando è orientato in posizione verticale.
Tuttavia, proprio la sera in cui scrivevamo sul tablet questa recensione, ha fatto la sua comparsa un aggiornamento del sistema operativo (v. 3.3) che ha aggiunto sostanzialmente tre funzionalità. È possibile fare zoom del testo usando le due dita con maggiore facilità rispetto a prima e ora una scritta in alto indica quale fattore di ingrandimento abbiamo raggiunto e un pratico pulsante consente di tornare alla dimensione normale del testo. È poi possibile selezionare del testo e un menu contestuale permette di fare due cose: copiare o tagliare e incollare, oppure marcare una parola o una frase come grassetto o corsivo.
Un piccolo passo per l’umanità, ma una rivoluzione gigantesca per gli utenti reMarkable, che lascia pensare che nuove funzioni per l’editor di testo pian piano arriveranno. Speriamo non troppo pian piano.
La scelta del dottore
Come dicevamo all’inizio, il reMarkable 2 o lo ami o lo odi. Se lo ami, lo ami incondizionatamente e ogni suo difetto è per te in realtà una virtù. Dopotutto, le neuroscienze hanno abbondantemente dimostrato che continuiamo a prendere le nostre decisioni sulla base del sentimento, cioè “di pancia”, e che poi sfruttiamo la nostra intelligenza analitica, che è una costruzione culturale frutto della scolarizzazione, per giustificare quanto il nostro istinto e il nostro inconscio ci hanno già fatto decidere. Intelligenza ex post, potremmo dire.
Ebbene, questo reMarkable 2, se è nelle vostre, corde, è uno strumento strepitoso che non potrete fare a meno di amare ogni singolo momento in cui lo avrete a portata di mano. E vi mancherà più della vostra giovane sposa la prima volta che, tornati dal viaggio di nozze, uscirete di casa per andare al lavoro e saprete di non vederla per sette ore di fila.
Se poi vi piace anche la tastiera Type Folio, allora è fatta. Non c’è più ritorno possibile. Sarete convinti che finalmente è arrivato il momento di scrivere quel romanzo che avete sempre sognato di scrivere, senza alcuna distrazione e in un contesto finalmente a prova di interruzione. Il prossimo grande romanzo italiano, perché no.
Tutte le scelte sono fatte dalla mano forte e sicura del buon dottore, del signor reMarkable, che dietro le quinte, prima di darvi lo strumento, ha deciso come dovesse essere e come si potesse e anzi si dovesse farlo funzionare. Solo ed esclusivamente così. Tutto questo fa sembrare l’attitudine al controllo dell’uso degli apparecchi di Apple da parte di Steve Jobs una forma di liberismo libertino, di casa delle libertà anarchiche, di ambiente totalmente deregolato. Altro che reMarkable 2!
L’intelligenza delle mani
Nelle tre aree che compongono il nostro cervello sono suddivise le tre principali funzioni: la prima è l’intelligenza analitica e conscia, la seconda sono le emozioni e le sensazioni, la terza è quella degli istinti primordiali. La prima parte è meno del 30% del tutto e naviga quasi a vista, sotto la pressione del bagaglio di tutte le altre cose che si sono affastellate nelle nostre scatole craniche.
Eppure, le nostre mani sono la parte del corpo con il maggior numero di connessioni dirette con il nostro cervello: i gangli nervosi arrivano a toccare l’80% delle aree della materia grigia e non che è contenuta nella nostra scatola cranica. Questo vuol dire che le nostre mani sono più esperte, sagge e intelligenti della nostra mente conscia, hanno accesso a più risorse, e, quando sono lasciate libere di andare, fanno molto, molto di più di quel che potremmo fare se solo ci mettessimo a pensare senza alcun contatto fisico e materiale con il mondo.
Per questo la mano del pittore che regge il pennello è artista quanto se non più del pittore stesso. Per questo la mano del pianista che corre sulla tastiera del pianoforte è più musicista del musicista stesso. Per questo la mano dello scriba che verga le parole sullo schermo virtuale è più scrittore dello scriba stesso.
E, dopo aver lentamente preso confidenza con questa tastiera, abbiamo deciso di lasciare che fossero le mani a guidarci in questa recensione della tastiera Type Folio, andando via libere e scrivendo quel che va scritto oltre alle consuete riflessioni e analisi spassionate, alle solite scalette di concetti e alle immancabili liste di punti a favore o contro questa o quella caratteristica del dispositivo.
Le mani ci hanno guidato in questo viaggio attraverso l’uso della tastiera Type Folio e del tablet reMarkable 2 e del suo schermo eInk. Una esperienza estremamente interessante. Nella nostra ricerca di un punto di relax, di uno stato di tranche vigile capace di farci scrivere senza dover pensare allo strumento che stavamo usando, come un musicista pensa alla musica che vuole suonare e non alla qualità delle sei corde della sua chitarra o all’altezza dei tasti, siamo riusciti a mollare gli ormeggi e navigare via liberi. Mani e parole, parole e mani.
La tastiera e lo schermo sono diventati un tutt’uno. Pian piano le correzioni da fare per trovare i segni di interpunzione sono diventate automatiche, così come le manovre per spostare il cursore attraverso le parole e le righe di un paragrafo e così come il meccanismo neanche poi troppo faticoso per mettere un’accento su una finale e un apostrofo là dove serve.
Manca tutto, non vi sbagliate. Manca un conta/parole o almeno un conta/battute. Alcuni errori si continuano a fare nonostante le nuove abitudini. Certi tasti le nostre mani non si arrendono all’idea che servano a una funzione diversa. Manca clamorosamente un correttore ortografico, e gli errori di battitura accadono, oh se accadono! E poi mandar via il testo scritto è fastidioso e poco intuitivo, quasi reMarkable volesse tenerlo sempre al sicuro dentro la sua memoria.
Inoltre, con l’età che avanza, abbiamo dovuto inforcare gli occhiali da lettura per riuscire a gestire bene la dimensione del font (ottimamente definito sullo schermo eInk di sublime qualità, per quanto non retroilluminato) dato che l’editor dei testi non ci consente di aumentarne proporzionalmente la dimensione in tutt’e e tre i pesi. Si può zoomare, ma non è la stessa cosa, perché l’esperienza d’uso un po’ ne risente (diventa meno fluido) e comunque le parole mantengono la stessa proporzione.
Ma tant’è. Ci siamo trovati, con nostra sorpresa, a pianificare quando e come poter usare il reMarkable 2 e la sua tastiera Type Folio per poter scrivere magari in viaggio, magari in modalità di risposo, magari sulla veranda del bungalow sotto il sole estivo, magari sulla terrazza di un hotel sotto i raggi del sole a picco di Las Vegas, di Tokyo, di Malta.
In conclusione
È facile, a quanto pare, prendere una sbandata per un apparecchio all’apparenza alquanto spartano ed essenziale. Un apparecchio che fa sembrare il vecchio editor di testi del Palm V una specie di applicativo barocco e pieno di orpelli e funzioni inutili (magari).
Tornare a mettere lo sguardo su uno schermo con la stabilità e tranquillità di questo schermo di reMarkable 2 è un piacere costante, una fonte di relax cognitivo che non dimenticheremo molto presto. Scrivere è anche un esercizio che richiede un minimo di allenamento ma che dà la soddisfazione che solo suonare uno strumento raro e antico ma al tempo stesso estremamente moderno consente.
Lo consigliamo come sostituto del vostro Mac o Pc? No, sarebbe semplicemente impossibile anche se i vostri bisogni tecnologici fossero quelli di un amanuense ai tempi dei faraoni. Il WiFi non riesce neanche a collegarsi a un captive portal un po’ strutturato perché manca completamente un intero strato di tecnologia per riuscire a farlo. Usarlo per altro che non sia scrivere appunti o testo completamente offline è praticamente impossibile.
No, questo apparecchio ha dei limiti fortissimi che i suoi creatori hanno voluto imporre per fare in modo che fossero le sue virtù più importanti.
La tastiera va che è un missile, si scrive bene, forse sarà anche abbastanza resistente da mettere assieme un chilometraggio importante e resistere a qualche milione di pressioni, cioè quel che serve per scrivere un paio di anni con dedizione. Forse. La resistenza, almeno al primo contatto, sembra esserci e le dimensioni sono sorprendentemente ergonomiche, nonostante la compattezza estrema. L’articolazione del supporto a due posizioni (una eretta non regolabile di fino per scrivere e una più distesa inclinata verso l’altro per disegnare in modalità panoramica) è strana e stupisce all’inizio ma ci si abitua e dopo un po’ sembra una seconda natura.
Il lato esterno in pelle vegana della cover (per noi, marrone) è molto gradevole e anche il loro “reMarkable” in rilievo è molto piacevole al tatto. L’articolazione della cover per aprire la tastiera espone il lato interno in microfibra della base e non il suo guscio in pelle, probabilmente più resistente allo sporco che si trova sui tavoli dove appoggeremo l’apparecchio, ma chi se ne importa, alla fine?
È, questo reMarkable 2 con tastiera, un prodotto perfetto, dunque? No, assolutamente no. reMarkable deve aggiungere alcune funzioni migliori, deve consentire una maggiore flessibilità di scrittura, magari un correttore ortografico multilingua e un contatore delle parole e dei caratteri, più un sistema di trasmissione dei dati più efficace e con formattazioni migliori.
Ah, avrete notato che, nonostante la mania che abbiamo per le tastiere italiane e per il markdown, non stiamo sparando contro questo dispositivo nonostante il layout italiano non sia disponibile almeno per adesso e il markdown sia un problema anche perché il file di testo che viene esportato dall’apparecchio è sostanzialmente un RTF che va nel corpo della mail oppure un pdf o un’immagine nel caso ci siano anche dei disegni o scritte a mano.
Non c’è il markdown? Vabbè, ci sta, pazienza. Siamo entrati a far parte del culto del reMarkable 2: va benissimo così com’è. Ma così com’è non è per tutti: poi non diteci che non vi avevamo avvertiti.
PRO
- Tastiera molto compatta ma molto buona con meccanica simpatica, fa anche da cover
- Ambiente completamente privo di distrazioni
- Batteria e schermo epocali
- Perfetto per chi pensa che avere più di un font sia peccato
CONTRO
- Va bene “less is more”, ma qui manca quasi tutto
- La tastiera costa tanto (come il tablet e penna, venduta a parte)
- Non è per tutti, e se non è per voi state buttando un sacco di soldi