Dopo quasi dieci anni di astinenza dall’universo Microsoft siamo tornati a lavorare per una settimana su un computer con Windows 10. Per la nostra prova abbiamo avuto tra le mani Thinker Alldocube i35, un computer portatile esteticamente vicino al MacBook Air ma con alcune funzionalità a cui gli utenti Mac non sono affatto abituati.
Tra queste spicca la presenza di uno schermo completamente touchscreen: se non fosse che la tastiera è agganciata saldamente allo schermo lo si potrebbe trasformare in un tablet, per cui è effettivamente presente una modalità che rende l’interfaccia utente idonea allo scopo. Oltre al piacevole design c’è un sensore per la scansione delle impronte che rende l’accesso al sistema quasi istantaneo e l’assenza di ventole fa sì che il computer sia sempre super-silenzioso. Non lo avremmo mai detto ma abituarsi al sistema è stato più facile del previsto: la fatica più grande è stata convivere invece con alcuni limiti fisici della macchina.
Confezione
La confezione è davvero elegante: la scatola è in cartone, tutta nera e con una gommatura esterna. All’interno il computer è alloggiato in uno scompartimento anti-urto e ben protetto da una pellicola in plastica. Da un lato una scatolina contiene il cavo con l’alimentatore per la ricarica, al di sotto invece c’è una busta in cartoncino contenente la striminzita manualistica in lingua cinese.
Già dallo spacchettamento ci si accorge di due problemi: innanzitutto la spina è di tipo americano, quindi bisognerà affiancare l’alimentatore ad un adattatore per le prese del nostro paese oppure sostituire il cavo acquistandone uno compatibile con spina italiana. A farci storcere il naso è poi la presa per l’alimentazione del computer: è infatti presente una porta USB-C per il collegamento dei più moderni dispositivi e accessori quindi avremmo preferito trovarne una seconda per poter alimentare il computer e ricaricarne la batteria, anziché doverci affidare alla più delicata spina con pin.
Com’è fatto
Quel che colpisce subito del computer sono le dimensioni e i materiali che lo rendono a colpo d’occhio il fratello gemello di un MacBook Air. Il profilo infatti è davvero sottile, sebbene il Thinker in questione utilizzi quattro piedini in gomma molto più ampi e sporgenti. Nello specifico il bordo del monitor è di appena 2 millimetri nel punto più stretto mentre la metà inferiore del laptop, nel punto di maggior spessore (dove si trovano incassate le prese USB-A) è di soli 7 millimetri.
La scocca esterna è in freddo alluminio anodizzato mentre la cerniera che blocca il monitor al telaio e i tasti sono in policarbonato di ottima qualità. Complessivamente il computer pesa 1.65 Kg e le misure da chiuso sono di 31 x 24 centimetri (misura 1 centimetro nel punto di maggior spessore e 0,5 centimetri nella parte più stretta).
Per quanto riguarda le prese, sul bordo destro c’è una USB-A 3.0 e un ingresso jack per cuffie, sul lato sinistro una seconda presa USB-A 3.0, l’ingresso per l’alimentazione, il foro per il microfono e una presa USB Type C.
Scheda tecnica e prestazioni
- Schermo: 13.5 pollici IPS, risoluzione 3K a 3000 x 2000 pixel
- Processore Intel Kaby Lake-U/Y Core M3-7Y30
- Memoria: RAM 8 GB DDR3 / SSD 256 GB
- Scheda grafica: Intel HD Graphics 615
- Connettività: WiFi Dual Band 2.4GHz / 5.0GHz / Bluetooth 4.0
- Batteria 8.7V 5.000 mAh / Alimentatore: 12V 3A / Consumo: 4.5W
- Altro: schermo touchscreen, webcam 2MP, altoparlanti frontali, lettore di impronte, LED esterno per lo stato di ricarica
Di seguito alleghiamo gli screenshot con i test benchmark eseguiti con Geekbench 4:
Premettiamo che non siamo videogiocatori né abbiamo impiegato questo computer in operazioni impegnative in termini di potenza di elaborazione come ad esempio montaggi video e simili. Lo abbiamo invece sostituito al nostro quotidiano MacBook per lavorare proprio qui tra le pagine di Macitynet, quindi principalmente per la navigazione con Google Chrome e Mozilla Firefox, la messaggistica con Telegram, lettura ed invio delle email ed elaborazione delle immagini con Adobe Photoshop e Lightroom.
In tutte queste operazioni il computer si è comportato egregiamente: non abbiamo mai affrontato rallentamenti o impuntamenti, con un sistema operativo che ci ha favorevolmente stupito in quanto neanche una volta ci ha messi di fronte ad errori o crash improvvisi delle applicazioni in uso. A livello di prestazioni ha retto i nostri piccoli sforzi molto bene, permettendoci di gestire anche oltre 30 pagine Internet aperte contemporaneamente in entrambi i browser sopracitati.
Lato software, nessun intoppo
Cambiare completamente piattaforma è stato piuttosto facile, anche perché tutti i software che utilizziamo quotidianamente sono disponibili anche per Windows. Poche sono le eccezioni, come CopyClip (l’app che su Mac tiene traccia di tutte le informazioni copiate negli appunti) che abbiamo sostituito con Ditto, mentre per il trasferimento dei file tra iPhone/iPad e computer, non avendo AirDrop a disposizione ci siamo attrezzati con l’app Filedrop.
Piccola deviazione dalla recensione per dare un consiglio ai nostri lettori: Filedrop l’abbiamo effettivamente scoperta per caso proprio perché ci siamo messi alla ricerca di un sistema comodo e universale per trasferire documenti e immagini tra i dispositivi, e dobbiamo dire che continuiamo ad utilizzarla ancora oggi su Mac al posto di AirDrop perché, oltre a funzionare anche con Android, è molto più intuitiva e immediata. Vi consigliamo di provarla se cercate qualcosa di più universale da utilizzare magari anche con gli amici.
Tastiera e trackpad, il vero tallone d’Achille
Se dal punto di vista software la nostra esperienza d’uso non ha subìto grosse modifiche, il nostro lavoro è stato effettivamente rallentato dalla qualità della tastiera e del trackpad. Per quanto riguarda la prima, innanzitutto manca una retroilluminazione dei tasti per la digitazione notturna, una piccola mancanza a cui abbiamo però facilmente sopperito affiancando il computer ad una lampada. Il vero problema è nella qualità delle meccaniche: i tasti vanno effettivamente pigiati con forza altrimenti si corre il rischio di perdersi qualche lettera durante la scrittura. Tenete inoltre in considerazione il fatto che la tastiera ha il layout americano: impostando la tastiera in lingua italiana non abbiamo faticato a scrivere in quanto ormai lo facciamo senza mai dover guardare dove appoggiamo le dita, ma sappiate che mancano le corrette lettere stampate per l’area destra della tastiera, ovvero le lettere accentate “èòà” ed i simboli “+,.-” mentre la lettera “ù” cambia completamente posizione (nel confronto con la tastiera italiana prende il posto del tasto “Alt”).
Superato lo scoglio della tastiera c’è da fare i conti poi con il trackpad, che si è rivelato talvolta ipersensibile costringendoci a disattivare il tocco per la selezione, effettuata quindi unicamente tramite il click fisico del trackpad. Anche questo è molto duro e lo scorrimento del cursore con il dito non è comunque ai livelli del trackpad di Apple, che risulta molto più pratico e comodo da gestire. Anche qui la soluzione è piuttosto semplice: basta affiancarlo ad un mouse, anche se si perde tutto il vantaggio di poter lavorare in spazi ristretti o avere maggiore flessibilità se si lavora in viaggio.
Proprio per queste ragioni, a volte siamo stati costretti ad abbandonare il mouse a casa e il trackpad, sebbene non sia ai livelli sperati, si è comunque comportato bene, soprattutto dal punto di vista delle gesture: il sistema riconosce infatti molto bene sia lo scroll tra le pagine web con due dita, sia i click multitouch (tocco di 3 dita per richiamare Cortana, 4 dita per aprire il Centro Notifiche).
Scanner per le impronte digitali: prova superata
Lo scanner per le impronte digitali è un’altra di quelle funzioni che il nostro Mac non ha – ma gli ultimi MacBook di Apple sì – e che abbiamo particolarmente apprezzato durante il periodo di prova. Il sistema lo impiega per l’accesso al sistema: terminato l’avvio (pochissimi secondi dalla pressione del tasto On/Off) compare la schermata di login e anziché inserire la password dell’account Windows o del PIN personalizzato in precedenza, basta appoggiare il dito sul sensore. Per riconoscere l’impronta digitale è un attimo e l’accesso dura pochi secondi all’accensione, mentre se si torna da una sessione in sospeso è praticamente immediato.
Il riconoscimento è sempre preciso, provando con dita non registrate non siamo mai riuscito ad ingannarlo mentre con quelle configurate in precedenza mai una volta c’è stato un impuntamento. Che dire: il sensore c’è, occupa pochissimo spazio ed è velocissimo. Promosso.
Touchscreen superlativo, il ritorno al Mac è stato quasi un trauma
Avere a disposizione un computer con il touchscreen è stata un’esperienza totalmente nuova e una volta abituati a quest’opportunità, separarsene è stato per noi piuttosto difficile. Non nascondiamo che, ancora oggi, qualche volta il nostro dito cerca di sfiorare lo schermo del Mac, senza ottenere però l’effetto sperato. Dell’utilità/inutilità di uno schermo touch su un computer se ne è parlato tantissimo, Apple ha risposto alle critiche con le sue ragioni e non siamo qui per discuterle, quindi diciamo solo che provare sul campo questa funzione ci ha permesso di valutarne effettivamente l’utilità.
Non è mai stato il sistema di input primario, soprattutto quando lavoravamo seduti in scrivania, ma nel momento in cui ci spostavamo in poltrona o lavoravamo al computer dal sedile dell’autobus, allora qui lo schermo touch ha potenziato (e non poco) la nostra produttività. Sarà anche che il trackpad non è ai livelli di qualità a cui siamo abituati, ma poter scorrere tra le pagine web o effettuare uno zoom direttamente sullo schermo è di una comunità unica, così come chiudere rapidamente decine di pagine semplicemente toccando sull’icona o spostare le varie finestre con la punta dell’indice è un’operazione a cui ci si abitua facilmente, probabilmente proprio perché tutti ormai ci siamo completamente abituati agli schermi touch di smartphone e tablet.
Ubuntu funziona (e anche molto bene!)
Quasi per curiosità, abbiamo provato ad installare Ubuntu (la versione attualmente disponibile è la 17.10) in dual boot, senza così rinunciare alla possibilità di accedere ancora con Windows 10. L’accesso con Ubuntu è sensibilmente più lento rispetto a Windows (impiega circa 15 secondi per mostrare la schermata di login) e viene riconosciuto anche il touchscreen. In tutta sincerità, non abbiamo approfondito la questione driver e compatibilità, perciò non sappiamo se effettivamente c’è modo di far funzionare lo scanner delle impronte anche con Ubuntu, che come impostazione predefinita non viene riconosciuto dal sistema. Anche il click fisico del trackpad non viene rilevato mentre non c’è stato alcun problema nel riconoscimento del click tramite sfioramento.
Abbiamo lavorato qualche giorno unicamente con questo sistema che, per la sua somiglianza con macOS, abbiamo di gran lunga preferito a Windows durante la nostra routine quotidiana. A chi decide di acquistare questo computer consigliamo di provarne seriamente l’installazione in Dual Boot: non è difficile (in rete ci sono tantissime guide che spiegano come fare) e se non resterete soddisfatti potrete sempre tornare a Windows 10 senza perdere dati personali e tutto il resto.
Conclusioni
Sono tante le ragioni che potrebbero spingere ad acquistare Thinker Alldocube i35, qui ne ricordiamo qualcuna: è leggero, costruito benissimo, molto sottile, senza ventole (e quindi silenziosissimo), abbastanza veloce per le operazioni più semplici, poi ha il sensore per le impronte digitali dedicato all’accesso ed un ampio display touchscreen con cui cambiare l’approccio al computer avvicinandolo a quello di un tablet.
Se invece si ha a disposizione un budget maggiore, allora forse conviene volgere lo sguardo altrove, soprattutto se si utilizzerà il computer principalmente per scrivere testi (a meno che non avete la mano pesante, in quel caso il rischio di perdere qualche lettera per strada è praticamente nullo).
Prezzo al pubblico
Thinker Alldocube i35 è in vendita su GearBest per 622 euro ma al momento usando il codice ITMacityCBT è possibile comprarlo in sconto a 488 euro. Per quanto riguarda la spedizione, nel nostro caso è stata avviata in poche ore dal completamento dell’ordine, con la consegna – senza alcuna aggiunta in termini di tasse e dazi doganali – portata a termine in anticipo, cioè dopo soli 2 giorni dall’acquisto (in precedenza il corriere, DHL, stimava una consegna entro 4 giorni lavorativi dall’acquisto).