Monolitico e austero, ma davvero versatile, potente e completo come davvero pochissimi altri, il nuovo TerraMaster D8 Hybrid promette di dominare le scrivanie dei professionisti più affamati di spazio, ma anche di velocità, con qualche attenzione.
L’abbiamo provato in anteprima, vediamolo in dettaglio.
Scatola ecologica
Dentro la scatola che arriva trova posto il DAS (acronimo di “Direct Attach Storage”, un disco collegato direttamente al computer, che ospita diverse unità di archiviazione intercambiabili) vero e proprio, protetto da due strati di polistirolo di gomma, più una scatola di cartone, più piccola, che ospita tutti gli accessori.
Tra questi figura il cavo di connessione USB-C/USB-C 3.2, l’alimentatore esterno, un piccolo set di adesivi per personalizzare le slitte disponibili scrivendo informazioni personali, un cacciavite utile per l’assegnazione del set raid e una piccola clip per il reset hardware.
Le dimensioni sono 222 x 179 x 154 mm, per un peso di circa 1,9 Kg, a cui va aggiunto quello dei dischi interni.
Il TerraMaster D8 Hybrid è costruito in modo molto semplice: una struttura in metallo, che contiene le slitte, la scheda madre e gli alloggi per le SSD M.2 è ricoperto da un esoscheletro in plastica nera, leggermente porosa, con il logo inciso nei lati, che nasconde parzialmente delle piccole fenditore per il calore.
Niente driver, niente problemi
Per l’installazione non servono driver aggiuntivi, il sistema operativo vede l’unità subito e supporta anche la connessione sconnessione delle unità disco interne a caldo, il che è molto utile per chi fa assistenza tecnica.
Provato su macOS e Windows 11 aggiornati, il disco è stato visto senza problemi, stando alle singole specifiche diversità. L’indipendenza dei driver è una buonissima notizia perché il disco può essere utilizzato sia su diversi computer all’occorrenza, senza problematiche software, sia anche per chi ha computer gestiti, per i quali l’installazione di software di terze parti è tipicamente una trafila che è meglio evitare.
Installazione soprattutto hardware
Per il test abbiamo sperimentato diverse configurazioni, con unità disco meccaniche (come dischi WD RED meccanici da 12 TB), unità SSD SATA (di SanDisk) e ovviamente anche unità SSD superveloci NVMe di tipo M.2, un tipo di memoria che sta sempre più spopolando nel mercato dato che i prezzi sono notevolmente calati negli ultimi mesi.
Le unità meccaniche si installano facilmente grazie all’aggancio a clip nelle slitte, mentre le viti sono necessarie per le unità SSD SATA da 2,5”: c’è però da dire che questo tipo di memorie ha davvero poco senso data la presenza delle unità M.2, ma è comunque doveroso citarle per retro compatibilità.
Per l’installazione delle unità SSD M.2 invece è necessario svitare due delle viti posteriori e slittare parte del case, rendendo visibile parte dell’architettura interna e la scheda madre, dove sono ospitati i connettori delle quattro slitte.
Questo processo di smontaggio è comune nel mercato, ma sinceramente non capiamo perché non si preveda una porta esterna che permetta di installare o disistallare le unità di memoria in modo più efficiente (e soprattutto a caldo, dato che per aprire il caso è necessario spegnere l’unità).
RAID si, ma non tutto
Nella condizione più elementare, i quattro dischi meccanici frontali e le quattro unità SSD M.2 laterali interne vengono viste dal sistema operativo come volumi distinti, e possono essere formattati singolarmente a piacere.
In questa modalità è come avere otto unità USB-C distinte su otto porte virtuali separate, anche se alla fine è una unica porta USB-C fisica. I volumi possono essere smontati e rimossi fisicamente all’occorrenza senza dover scollegare il TerraMaster D8 Hybrid (perlomeno per i dischi meccanici, per quelli M.2 no, dato che è necessario aprire l’unità).
Ma nella parte posteriore è presente un piccolo selettore, azionabile tramite il cacciavite presente in confezione (o altro accessorio a taglio di precisione) dove è possibile cambiare lo stato del RAID dei dischi.
Il RAID si aziona solo ed esclusivamente per le prime due unità a sinistra, le altre due unità solo come dischi singoli: possiamo usare i livelli 0, 1, dischi singoli oppure JBOD (quest’ultimo non è molto diverso dalle unità singole, ma alle volte in ambito tecnico è dedicato a compiti specifici, su dischi già preformattati).
Una volta cambiato tipo di RAID, nuovi volumi sono creati e il sistema è pronto a formattarli seguendo le direttive del RAID selezionato: una volta eseguita questa operazione, il volume in RAID si comporta come gli altri e in pratica, il sistema operativo neppure sa che si tratta di due dischi fusi, il lavoro è tutto dell’hardware.
Le altre unità possono essere messe in RAID utilizzando il software di sistema fornito con macOS o con sistemi di terze parti, ma chi scrive sconsiglia di usare questa tecnica, che limita moltissimo la connessione con più computer.
Come funziona
Abbiamo collegato il TerraMaster D8 Hybrid ad un MacBook Pro con M3 Pro prima direttamente tramite cavo USB-C, poi attraverso il Caldigit Element HUB (con Thunderbolt 4) osservando un comportamento pressoché identico.
Collegato direttamente, il TerraMaster D8 Hybrid si accende e si spegne con il Mac, completamente da solo, montando subito i volumi disponibili (che possono essere smontati a piacere, in caso non servano, questo fatto permette di evitare le vibrazioni delle unità meccaniche quando non necessarie).
Quello che colpisce di più, sin da subito, è l’estrema silenziosità, anche a device pieno: la ventola posta nella parte posteriore alle volte parte, ma per brevi periodi (alcune volte anche solo per un paio di secondi) ma di solito il device ne fa a meno.
L’unico rumore percepibile è quello dei dischi meccanici (e qui dipende dal tipo di disco, dalla vibrazione e dai sistemi interni al disco per ridurla), ma usandolo solo con unità SSD SATA da 2,5 e unità SSD M.2 l’unico rumore percepibile è quello dell’alimentatore, tanto che una sera lo abbiamo lasciato sbadatamente lasciato acceso in camera da letto (perché collegato all’HUB), solo con le unità M.2 e ce ne siamo accorti la mattina.
L’unità può essere tranquillamente collegata anche ad un NAS (come questo che ha già un connettore USB-C) o anche altri NAS, con un cavo misto USB-C/USB-A, acquistabile a parte.
Nel mercato
Fratello maggiore dell’unità TerraMaster D5 Hybrid 5-Bay (di cui abbiamo parlato qui) con il quale condivide diversi aspetti, incluso il design esterno, è più capace e più capiente e di conseguenza anche più interessante in ottica futura.
Noi lo vediamo bene come unità di archiviazione mista per il professionista che ha bisogno di tanto spazio da distribuire nei dischi meccanici nel contempo che utilizza le unità velocissime M.2 per i documenti più usati o che necessitano di maggiore velocità.
Ma lo vediamo molto bene anche per chi fa assistenza tecnica, che deve usare diversi dischi da montare e smontare all’occorrenza, senza problemi relativi ad avere troppi device sulla scrivania (e altrettante alimentazioni).
Ci sarebbe piaciuta un’app, magari facoltativa, che permettesse la gestione avanzata delle memorie interne, per poter usare una M.2 come unità di cache, similmente a quanto succede con i NAS, ma forse è impossibile per questa fascia di prezzo. Allo stesso modo manca un piccolo HUB USB-A e/o un lettore SD, che fa sempre comodo.
Conclusioni
L’unità si presenta nel mercato in modo molto interessante: il prezzo è assolutamente concorrenziale rispetto ad altre proposte, ancora di più se si approfitta dello sconto dato dalla campagna Kickstarter.
Con, potenzialmente, 128 TB di spazio a disposizione (ma che diventa meno a seconda delle varie configurazioni) questo TerraMaster D8 Hybrid può diventare un amico formidabile per qualunque tipo di professionista, e anche per l’utente privato, che ha capito che le gioie dei video con iPhone spesso necessitano di una unità di archiviazione più elastica ed economica del cloud.
Pro:
• 8 unità disponibili, 4 meccaniche e 4 SSD M.2
• Silenzioso e semplice da usare
• Non necessita di driver
• RAID per due unità meccaniche
• Costo accessibile
Contro:
• Manca una App per configurazioni avanzate
• Manca un HUB integrato
Prezzo:
• 299.00 $ (solo TerraMaster D8 Hybrid, 199,00 $ su campagna Kickstarter)
• € (Western Digital Red SA500 M.2 da 1 TB)
• 78,87 € (SanDisk SATA 2,5″ da 1 TB)
• € (WD Red Plus da 5400 RPM da 4 TB)
• 320,71 € (WD Red Pro da 7200 RPM da 10 TB)
• € (WD Red Pro da 7200 RPM da 20 TB)
Tutti i dettagli del TerraMaster D8 Hybrid sono disponibili a partire dal sito web italiano della casa madre mentre per il momento l’unità è acquistabile unicamente su Kickstarter, aggiorneremo questa scheda quando sarà disponibile anche su altri canali.
Resta a listino l’unità più piccola TerraMaster D5 Hybrid 5-Bay, disponibile anche su Amazon.it.