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Recensione Samsung Galaxy Fold, il pieghevole che cambia le regole del gioco

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Se serviva una prova, ce l’hanno messa sotto gli occhi. Il telefono smart che si piega è il futuro. Ci si può girare attorno quanto si vuole, ma la realtà è questa.

Ora, chi scrive non è un utente Android né ha desidero di diventarlo. Per lavoro, certo, è spesso necessario testare anche apparecchi basati sul sistema operativo creato da Google, e bisogna anche dire che negli ultimi cinque anni la qualità è decisamente migliorata, avvicinandoli sostanzialmente a molte delle cose che una volta rendevano iPhone sostanzialmente l’unico vero smartphone sul mercato (altre per fortuna rimangono).

Ma, al netto di questi ragionamenti, la sostanza di quello che vogliamo andare a vedere qui è un’altra cosa: non tanto se Android è meglio o peggio di iOS, bensì se il telefono che si piega ha senso.

Un po’ di storia

Durante la presentazione milanese della seconda generazione dei pieghevoli di Samsung, cioè il Galaxy Z Flip, abbiamo potuto maneggiare per un po’ il nuovo telefono cono fattore di forma simile ai telefoni a conchiglia di una volta. È un ottimo telefono, per quello che abbiamo potuto vedere e testare molto poco, in verità.

Adesso parlando di quel tipo di apparecchi tutti citano il Motorola Razr vecchio (ottimo) e nuovo (pessimo), ma in realtà il vero antecedente è il mitologico Motorola Startac, che era un (costoso) telefono Etacs, cioè con trasmissione a celle ma con frequenze codificate in maniera analogica. Chi scrive ha i capelli bianchi e all’epoca preferì il Motorola 8700, che aveva una impostazione verticale, l’antenna retrattile (come lo Startac) ma il flip anteriore che permetteva di massimizzare sia la robustezza del telefono che la durata della batteria.

Recensione Samsung Fold, il pieghevole che cambia le regole del gioco

La gara per piegare il telefono

Veniamo a noi. Fra i tre attori che in questo momento stanno investendo di più sugli schermi che si piegano è Samsung, Motorola, Huawei (che va avanti) e qualche altra azienda. Samsung ha provato lo scatto in avanti con la primissima generazione del Galaxy Fold, che ha un’altra dimensione, e si è scottata le dita a causa dei problemi di schermi fragili, che si rompono, con meccanismi di attuazione ingestibili.

Non è stata, secondo chi scrive, tracotanza. Bensì visione giusta ma incapacità di attendere il momento giusto per arrivare con il primo modello. Ancora oggi, il Galaxy Fold “finale” che stiamo provando (ci arriviamo tra un attimo) è estremamente costoso (duemila euro) e relativamente fragile (va tenuto lontano da polvere, briciole, acqua e tutto il resto anche se apparentemente non si autodistrugge come il Razr di Motorola). Però è una visione che punta nella direzione giusta.

Recensione Samsung Fold, il pieghevole che cambia le regole del gioco

Un po’ di fantascienza

Negli ultimi anni ci sono stati vari artisti di Hollywood che hanno cominciato a lavorare su interfacce sensate e su modelli di interazione possibili, provando a ridisegnare le tecnologie che potrebbero consentirci di immaginare gli apparecchi tecnologici del futuro. Un po’ quello che successe con Star Trek negli anni Sessanta, che azzeccò quasi tutte le tecnologie odierne.

Pensate ad esempio alla serie televisiva Westworld: gli apparecchi foldable nelle mani degli ingegneri del parco divertimenti dei robot sono straordinari e meritano di essere rivisti.

L’idea di fondo è che il telefono diventi ovviamente uno strumento molto differente, cioè soprattutto uno schermo per mostrare informazioni di vario genere che arrivano da fonti cloud (una specie di terminale) e che soprattutto abbia non solo una interfaccia che si modifica a seconda del contesto, ma anche una forma fisica che cambia a seconda del contesto e del bisogno. Insomma, uno strumento che si piega e si apre per dare più o meno spazio a quello che serve fare.

Ecco a voi il Samsung Galaxy Fold

Il Samsung Galaxy Fold “versione finale”, anche se non c’è un vero e proprio attributo per distinguerlo dal prototipo che era stato mandato con esiti infausti ai giornalisti un anno e mezzo fa, è un telefono abbastanza pesante e, quando è avvolto dalla sua doppia skin protettivo, piuttosto grande.

Liberato da questa protezione, si rivela un apparecchio sicuramente meno tascabile della maggior parte del mercato (è alto sostanzialmente il doppio) ma nonostante questo non è particolarmente ingombrante. Non ha le dimensioni “petit” del suo fratello minore Galaxy Z Flip, ma comunque ha un ingombro non eccessivo. E il vero miracolo accade quando si apre: il telefono apparecchia davanti all’utente un fantastico schermo da 7.3 pollici.

Com’è fatto

I dati tecnici sono presto detti: processore Snapdragon 855 Octa-core, Kyro 485, Adreno 640, 12 GB di memoria LPDDR4X, 512 di storage, batteria da 4380 mAh (nel modello 4G che abbiamo in prova) e doppio schermo. Quello interno come detto è da 7.3 pollici (l’iPad mini ha uno schermo da 7.9 pollici), mentre quello esterno è da 4.6 pollici, ed è bello ma abbastanza vecchio come concezione, affogato in un’ampia cornice a filo, non particolarmente luminoso nonostante i suoi 397 ppi (l’interno ne ha 362) e con un rapporto di forma da 21:0 estremamente impratico. Non si riesce a usare come un vero telefono da chiuso, insomma, e come schermo per le notifiche e leggere le mail è fin troppo grande. Utile forse per vedere i percorsi con le mappe.

Le fotocamere sono contenute all’esterno (triplo apparato con due sensori da 12 megapixel più uno da 16 megapixel per l’extra-wide che serve da base per gli scontorni. Ha poi tre fotocamere interne, nel senso che ne ha una da 10 megapixel f2.2 sullo schermo esterno e una coppia, con una da 10 mp e una da 8 mp sullo schermo interno. in un notch voluminoso che appoggia sulla destra dello schermo.

Il rapporto di forma dello schermo interno Dynamic Amoled HDR10+ da 1536 per 2152 pixel è 4.2 per 3, vale a dire rettangolare abbastanza vicino a un quadrato, almeno rispetto ai telefoni tradizionali che sono più in cinemascope. Ma ad esempio l’iPad mini ha uno schermo appena più squadrato, esattamente da 4:3.

Recensione Samsung Fold, il pieghevole che cambia le regole del gioco

Come va

Tre considerazioni dopo due settimane di prova e sensa poterci ovviamente pronunciare sulla resistenza di medio-lungo periodo del famigerato snodo dello schermo.

La prima considerazione è che la batteria è ottima è consente di fare tranquillamente una giornata e mezzo. La seconda è che questo phablet pieghevole è un ottimo strumento per il gaming: rende benissimo con molti giochi Android, a partire da Asphalt 9. Ma se amate l’emulazione, è una soluzione spettacolare, compatibile con joypad come gli ottimi modelli retro prodotti da 8BitDO. La terza è che si vede benissimo la piega dello schermo, anche se l’illuminazione la nasconde molto bene, e che comunque non dà fastidio.

Altre considerazioni: il sensore per le impronte (meccanismo di sblocco che abbiamo preferito al riconoscimento del volto) è un po’ erratico, anche vista la posizione difficile sul bordo, sotto il pulsante dello spegnimento e dei due pulsanti del volume: è facile fare confusione.

L’audio è buono ma non eclatante. Però questo è uno strumento straordinario per vedere Netflix, PrimeVideo o semplicemente YouTube. Va che è un piacere e l’audio in quel caso regge molto bene.

Recensione Samsung Fold, il pieghevole che cambia le regole del gioco

Le cose che si possono fare con un po’ di schermo

Il grande vantaggio di questo apparecchio non è il processore, la qualità dello schermo, la durata della batteria. Nel mondo Android ci sono vari apparecchi che fanno le stesse cose e anche meglio, con dimensioni però non tascabili. E ci sono telefoni di punta, come i famosi flagship, che fanno anche di più, ma con schermi più piccoli.

No, la vera piccola rivoluzione di questo apparecchio è ovviamente la capacità di offrire uno schermo di medio-grandi dimensioni e poi ripiegarsi in due e scomparire in tasca.

Recensione Samsung Fold, il pieghevole che cambia le regole del gioco

Conclusioni

Chiudersi per dimezzarsi. È questa la strada giusta? Facciamo un ragionamento. Il dibattito oggi è molto semplice. Prendiamo un telefono normale e decidiamo: lo vogliamo rendere più grande aprendolo oppure renderlo più piccolo chiudendo? La risposta a questa domanda è la strada che verrà seguita dal mercato. Se tornate all’inizio dell’articolo e guardate il video di Westworld, troverete un sacco di spunti utili. In quel caso il telefono diventa sempre più grande perché serve come telecomando per gestire interfacce ricche e complesse, per lavoro. Ma nel tempo libero è possibile immaginare un telefono che si piega in due o in tre e diventa piccolissimo, per scomparire in tasca.

E forse la risposta sarà che entrambi gli approcci potranno trasformare il modo con il quale utilizziamo l’informatica. Per adesso la frontiera è talmente lontana che a muoversi sono le aziende che vogliono conquistare uno spazio che agli altri non è concesso. Apple ha numeri e modalità di produzione tali da non potersi concedere una avventura come quella del Galaxy Fold. La sua impresa l’ha già tentata con l’iPhone X tre anni fa e ancora vive di questo successo e vantaggio competitivo. Samsung, Huawei e Motorola sperano di poter seguire la stessa direzione.

Con il Galaxy Fold, sia per la qualità dell’oggetto che per la sua idea di fondo, possiamo dire che secondo noi quelli di Samsung sono decisamente sulla strada giusta. Sarà difficile per gli altri raggiungerli, certamente. Ma non temete che quella è la direzione verso la quale andranno tutti quanti.

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