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Recensione Razer Lancehead, il mouse top di Razer

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Annunciato la scorsa primavera con una campagna di comunicazione imponente (di cui abbiamo parlato qui e qui), Lancehead è il nuovo mouse top di gamma di Razer (che recentemente ha fatto parlare di se per il nuovo smartphone top di gamma) per le periferiche a puntamento, sostanzialmente sostituendo il Mamba, che resta però ancora a listino.

L’idea di base del Lancehead è di proporre un mouse wireless per giocatori, capace di rendere davvero concreta l’esperienza d’utilizzo anche in modalità senza fili, operazione ben più difficile di quanto si pensi come vedremo più avanti.

Razer Lancehead

Lancehead, una grossa responsabilità

Prima di iniziare a parlare del mouse però è doveroso fare una premessa: l’ambiente dove il Lancehead va valutato non è un ufficio o la camera da letto, perché in quel caso diversi altri prodotti wireless sembrano buoni, ma un ambiente superaffollato dove venti o trenta persone sostano in uno spazio di 15 metri quadrati, ognuno con tre o più periferiche (mouse, tastiere, cuffie, smartphone, smartwatch) e un sovraffollamento di frequenze radio ben più alto di qualsiasi situazione.

Il punto era proprio realizzare un device capace di operare in un ambiente così ostile, riuscendo nel contempo a rivaleggiare con la controparte a filo per prestazioni e sicurezza, perché in un videogioco perdere anche un solo clic fa la differenza tra la vita e la morte.

Oltre a questo, in qualità di top di gamma, Lencehead è anche un mouse pensato per perorare la causa di Razer nella fascia più alta, in un mercato che, al di fuori del gruppo dei videogiocatori, si sta riducendo e dove sono pochi i nomi ancora capaci di investire e stupire in soluzioni di design e tecnologie e nel quale Razer si trova sempre più a proprio agio.

Razer Lancehead

Di scuola Sperlari

Come diceva Gianrico Tedeschi delle cremonesi Sperlari ai tempi del Carosello, anche i mouse Razer non si “incartano mai” perché la confezione stessa è l’inizio dell’esperienza del mouse.

Come per i prodotti Apple, anche per Razer varrebbe la pena eseguire un unpacking della confezione, tanto per ammirare la precisione e la cura di ogni dettaglio, dalla scatola alla gomma interna, dal biglietto che annuncia “Congratulation, there is no turning back” (che significa che una volta provato un prodotto Razer non si torna indietro) al posizionamento dei prodotti, che sembra si vogliano essere guardati, oltre che usati.

L’interno della scatola presenta il mouse, il cavo di ricarica USB-A (che serve anche per il funzionamento a filo) realizzato in fibra intrecciata con due avvolgicavi in gomma nera, il dongle wi-fi sempre USB-A e un alloggio per il dongle, per il rapido switch (senza dover utilizzare due porte, come vedremo).

La forma del Lencehead è molto accattivante: la superficie superiore del mouse è realizzata in plastica di colore antracite grigio scura, con inserti laterali in gomma morbida viscosa nera.

Razer Lancehead

Seppure per Razer la cosa non sia una novità, l’illuminazione Chroma a 16 milioni di colori che percorre l’interno della rotellina, il logo e i due profili laterali è inevitabilmente la parte più intrigante e appariscente, soprattutto perché in questo mouse il design dell’illuminazione è stato studiato in modo ben più discreto e aggressivo.

Il profilo ambidestro del mouse ricorda una automobile sportiva, con il frontale con due ampi pannelli rifiniti con finte prese d’aria: per chi scrive la parte migliore di questo mouse, come d’altra parte di tutti i mouse Razer è sicuramente la sicurezza e la comodità dell’impugnatura, salda e precisa per tutte le mani.

I nove tasti (due frontali più la rotella, due superiori e quattro laterali) sono completamente programmabili dai driver Synapse, attualmente in versione 2 ma nel mentre che scriviamo queste righe Razer sta testando la nuovissima versione 3, a cui questo mouse in particolare si rivolge (e che arriverà come prodotto gratuito a tutti gli utenti): già adesso però i driver Synapse attuali sono compatibili con macOS High Sierra, sui cui è stato realizzato questo test.

Forma e sostanza

Lencehead è disponibile in due versioni, normale e Tournament che al pari del Mamba si differenziano solamente per la presenza del modulo Wi-Fi e il cavo estraibile nel primo, mentre la seconda versione è limitata alla connessione fisica, ma per il resto dovrebbero essere identici.

Quando usato a cavo, il mouse è quanto di meglio abbiamo visto sin’ora nel mercato: la forma ambidestra è forse meno avvolgente di quanto ci è apparso, ad esempio, nel caso del DeathAdder Elite ma la sensazione è davvero piacevole.

La superficie superiore dove poggia la mano è liscia ma senza per questo farla scivolare, che si appoggia molto bene nel palmo e soprattutto, ma questa è una caratteristica di tutti i mouse Razer, lascia le dita in una posizione alta nei tasti frontali, situazione che offre una sicurezza nella presa ineccepibile.

Allo stesso modo, la gomma laterale permette un grip interessante al pollice, che attende il pulsante senza ansia: i due pulsanti laterali sono facilmente raggiungibili con un movimento minimo del pollice, mentre i due del lato opposto praticamente inutili.

Sostanzialmente, il mouse ha nove tasti, ma solo sette utilizzabili comodamente, mentre i restanti due sono utilizzabili per chi usa il mouse con la mano opposta.

La rotella, con movimento unicamente a scatti, è pensata per la precisione dei giochi: qui forse era meglio optare per un doppio movimento anche più lungo, magari motorizzato con scelta da parte dell’utente, ma forse osiamo troppo in un prodotto così profilato.

Il laser a precisione che arriva a 210 pollici al secondo/accelerazione a 50 G, alla risoluzione di 16.000 dpi, è quanto di meglio si possa osare in un prodotto del genere (i prodotti nel mercato che arrivano a questa risoluzione non sono molti) ed è utile quando si gioca ad altissima risoluzione, seppure il dosaggio della velocità e della leggerezza di movimento va calibrato bene di gioco in gioco, con alcune prove in merito.

L’agilità e la fluidità sono notevoli: seppure non sia un mouse pensato per essere usato ovunque, l’abbiamo provato su almeno tre scrivanie diverse (legno, laccato e metallo) con la stessa soddisfazione, che è aumentata utilizzando il tappetino ufficiale Razer Gigantus (di cui abbiamo parlato in occasione del DeathAdder Elite), nel quale il mouse acquista una naturalezza superiore.

Infine, i tasti sono Razer Mechanical Switches, e dovrebbero essere gli stessi del DeathAdder Elite, che garantiscono una altissima precisione e un suono nel clic molto particolare, quasi metallico e tagliente.

Di banda in banda

Una menzione particolare però va sottolineata nell’utilizzo del mouse quando in modalità wireless, per la quale dettagliamo qui di seguito.

La comunicazione wired avviene tramite il filo con connettore Micro USB (estraibile solo nella versione normale, in quella Tournament è fissa): può essere collegato ad un passante che collega un dongle USB-A, che comunica senza fili al mouse.

Anche se è possibile utilizzare comunemente il dongle USB-A collegato al computer e il mouse wireless, la soluzione del passante permette il risparmio di una porta (usata dal cavo, che si connette una volta al mouse e una al dongle), il che è molto utile perché la carica della batteria dura un giorno, al massimo un giorno e mezzo, da qui la necessità di una ricarica pratica e frequente.

Durante il test, iniziato alla fine dell’estate, abbiamo notato che il passaggio da filo a wireless non era così immediato, e qualche volta abbiamo dovuto riavviare il mouse per ottenere la piena connessione.

A cavallo del rilascio di macOS 10.13 il numero di aggiornamenti Synapse è stato più alto del solito e nella configurazione finale, con High Sierra e i nuovi driver la situazione si è stabilizzata: il cambio di connessione dura alle volte un paio di secondi ma poi tutto funziona correttamente. Siamo comunque sicuri che parte della colpa fosse dovuta ai driver più che al mouse, perché spesso questi lo rilevavano solo a filo, seppure il funzionamento fosse corretto anche in wireless, ma come è dettagliato nelle note di rilascio, questo modello è pensato per funzionare al meglio con la versione 3.0 di Synapse, attualmente in beta.

Nozione di merito invece per la funzione Adaptive Frequency Technology (AFT), una delle novità più interessanti di questo modello: senza entrare in dettagli troppo tecnici, sostanzialmente il mouse si accorge quando la frequenza wireless che usa per comunicare con il dongle è troppo satura e provvede a passare ad una frequenza diversa.

Il controllo avviene ogni millisecondo, nel quale il mouse scandaglia tutte le frequenze Wi-Fi per trovare quella più libera, robusta e adatta all’utilizzo, per poi eseguire il salto, che avviene in modo del tutto trasparente per l’utente che non si accorge di nulla.

Razer Lancehead
Un esempio della tecnologia AFT di Razer: la banda verde rappresenta il Razer Lancehead, mentre quella azzurra un mouse normale: da notare la differenza di stabilità

Questo fatto diviene molto interessante quando siamo in ambienti molto affollati, dove router, cuffie, tastiere, mouse, smartwatch, videocamere, diffusori multiroom e altri accessori smart tendono ognuno a trasmettere dati, occupando moltissimo la banda: se avete mai provato a usare un mouse wireless in fiera, ad esempio, o in un ambiente molto affollato vi sarete accorti che, anche se la connessione funziona, capita di tanto in tanto che ci sia un “buco” di qualche secondo in cui il mouse non risponde.

In un ambiente di videogiochi, dove uno o due secondi possono essere determinanti, simili incertezze non sono ammissibili, motivo per cui spesso chi gioca ad alti livelli preferisce periferiche a filo: Lancehead con la tecnologia AFT promette di diventare il primo mouse al mondo libero dai classici vincoli della connessione Wi-Fi.

Nei nostri test in pubblico dove in una stanza c’erano almeno una quindicina di utenti con più o meno venti dispositivi wireless tra mouse, tastiere e cuffie, un router, una TV smart, una quindicina di cellulari, tre iPad, diversi smartwatch (e chissà che altro che non appariva immediatamente), il mouse non ha mai dato segno di incertezze.

Per chi come chi scrive bazzica spesso fiere ed eventi, un prodotto che può realmente essere usato tanto a filo quanto in Wi-Fi è molto allettante, non solo in un ambiente di videogiochi ma in ambienti ad alto stress in generale.

Ammiraglia

Anche se nominalmente il Mamba costa una trentina di Euro in più, noi vediamo in questo Lancehead la vera ammiraglia di casa Razer.

La forma di classe, l’uso dei LED colorati con tecnologia Chroma ben posizionati, la scelta dei materiali per la parte superiore e per quella laterale, unitamente alla fluidità quando usato nel tappetino compatibile, ne fa uno dei mouse migliori al mondo in qualsiasi situazione, tanto tra lande desolate a caccia di demoni, quanto sulla fredda e silenziosa scrivania di un amministratore delegato.

Quando usato in wireless la tecnologia AFT offre una copertura che non appare chiara sino a quando, usandolo tranquillamente in fiera, non vedrete colleghi e amici sbattere il loro mouse alla ricerca del segnale.

Attendiamo di vederlo all’opera con i nuovo driver Synapse, che speriamo di poter provare per la fine dell’anno in versione ufficiale (o primi del 2018), ma è chiaro che la situazione può solo migliorare.

Lancehead è già disponibile nei principali negozi italiani e nel sito RazerStore, ma lo potete trovare anche su Amazon sia in versione normale che Tournament (solo a filo).

[usrlist Design:5.0 Facilità-d’uso:4.0 Prestazioni:4.5 Qualità/Prezzo:3.5]

Pro:

  • Forma ergonomica e ambidestra
  • Frequenza adattiva
  • Altissima precisione

Contro:

  • Lo switch di connessione è poco naturale

Prezzo: 149,99 Euro (89,99 Euro per la versione Tournament, solo a filo)

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