Siete tra coloro che per nulla al mondo, siate in cima all’Annapurna o nel deserto del Gobi, rinuncereste al vostro smartphone? Temete di finire dispersi su un ghiacciaio oppure di perdere la strada di casa e vedere inesorabilmente terminare l’energia di un dispositivo mobile o, peggio, di un GPS? La soluzione potrebbe essere Powerpot 5 (168 euro su Amazon), una pentola che è anche in grado di ricaricare un telefono, una batteria esterna, un dispositivo come un navigatore per trekking. Si, non avete letto male: abbiamo scritto “pentola”. Questo accessorio, curioso e geniale nello stesso tempo, è in circolazione da qualche tempo ma ora Macitytnet è riuscito a svolgere qualche test per verificarne funzionamento, limiti e potenzialità.
Che cosa è PowerPot e come funziona
Powerpot si presenta come una pentola di aspetto quasi normale, realizzata in alluminio anodizzato, con coperchio e manici rivestiti in una guaina anticalore con una capacità complessiva di 1.2 litri per un peso di circa 400 grammi. Diciamo quasi normale perchè appena la maneggeremo noteremo che nella parte inferiore c’è una piastra separata dal corpo vero e proprio della pentola da una guarnizione in silicone da cui fuoriesce un cavo che termina con una presa. PowerPot è infatti, come detto, una pentola in grado di generare energia elettrica e al di sotto di quella guarnizione si trova una termocoppia che produce corrente. In pratica la pentola, basata sul principio di Seebek, genera corrente sfruttando la differenza di temperatura tra la base surriscaldata da una fiamma e la parte interna, raffreddata dall’acqua per produrre energia. Nella Powerpot 5 che abbiamo testato, da specifiche, si tratta di 5V per 1A per un massimo di 5W (esiste anche una versione da 10W), sulla carta a sufficiente a caricare la maggior parte degli smartphone, batterie esterne, GPS.
Per funzionare Powerport ha bisogno solo di essere riempita d’acqua o magari da una minestra; una volta messa su una fiamma, dopo qualche minuto comincerà a fornire energia. Dentro alla confezione troveremo oltre alla pentola, un coperchio (che può anche servire da pentolino), un set di cavi e un cavo principale con un analizzatore di tensione che mediante cinque LED ci dirà quanti ampere/ ora è in grado di produrre. Tutti i cavi sono resistenti al calore (non alla fiamma dice Power Practical che produce PowerPot); il cavo principale è sufficientemente lungo per tenere a distanza il dispositivo in ricarica dalla pentola quindi dalla fonte di calore. Nella confezione troviamo anche una sacca in materiale sintetico per il trasporto.
PowerPot alla prova
Power Practical che produce PowerPot fornisce alcuni riferimenti molto precisi per far funzionare al meglio la “pentola magica”: prima di tutto mai metterla sul fuoco senza avere prima messo del liquido, secondariamente mai far esaurire il liquido, infine una volta terminato l’uso, mai svuotare la pentola completamente. Prima si deve far raffreddare l’acqua o qualunque altro liquido si sia versato in essa per evitare uno shock termico che danneggerebbe irrimediabilmente la termocoppia. Per avere il miglior rendimento possibile la fiamma deve essere concentrata il più possibile sulla parte centrale della piastra. Da evitare, per ragioni di resa, una sorgente di calore avvolgente, che surriscaldi anche il bordo della pentola.
Il vero segreto per la produzione di energia è però una elevata differenza di temperatura tra il contenuto della pentola e la base della stessa; più è alto, più si avrà un elevato amperaggio. Per questo Power Practical consiglia di usare acqua molto fredda, possibilmente neve o ghiaccio. Sconsigliata acqua calda. Potremo ovviamente, come accennato, far bollire della pasta oppure farci anche la polenta, ma più il contenuto è denso, più si surriscalda e quindi scende la resa per la produzione di corrente.
Le condizioni dettate sul libretto di istruzioni non sono facilmente riproducibili in un contesto domestico alla altitudine dove ci troviamo; abbiamo quindi provveduto con acqua potabile presa dal rubinetto e una fiamma a gas.
La pentola ha cominciato a produrre (poca) energia dopo un paio di minuti, senza però riuscire a ricaricare il nostro iPhone. Il dispositivo ha cessato di fornire un messaggio d’errore (accessorio non supportato) dopo tre/quattro minuti fino ad arrivare a circa 0,6A (tre tacche sul misuratore di ampere integrato sul cavo) con poco meno di 5V. Successivamente quando l’acqua è salita di temperatura, la produzione di energia progressivamente ha cominciato a calare fino a scendere a 0,35 Ah al punto di ebollizione. In pratica abbiamo avuto una discreta produzione per sei o sette minuti, sufficienti a dare ad un iPhone 6, quattro punti percentuali di ricarica. Successivamente abbiamo provato a mettere poca acqua e a sollevare la pentola, in maniera da concentrare la fiamma più al centro della pentola. Appena gli Ah cominciavano a calare, perchè l’acqua si avvicinava alla temperatura di ebollizione, abbiamo abbassato più volte la temperatura versando acqua fredda. In questo modo siamo arrivati a 11 minuti di energia intorno ai 0,6A.
È probabile che avendo a disposizione della neve o un blocco di ghiaccio e una fiamma più piccola, come quella che produce un fornelletto a butano, si possano ottenere risultati migliori di quelli che abbiamo spuntato nel corso del nostro test (e in effett abbiamo visto su Internet test con fino 0,8A di produzione), in ogni caso ci pare non troppo probabile si possa raggiungere 1A costante e certamente non per il tempo sufficiente a ricaricare al massimo della velocità possibile ed interamente un dispositivo che supporta fino ad 1A, a meno di non svolgere diverse sessioni, partendo sempre da acqua fredda.
In conclusione
PowerPot è un prodotto unico, che nasce intorno ad un principio, quella della energia per produzione termoelettrica, noto da 150 anni ma che qui viene sfruttato da Power Practical per ricaricare un dispositivo mobile. La forma a pentola di questo generatore di energia è certamente un vantaggio, visto che è in grado sia di fare da accessorio da cucina in campeggio che da caricabatterie e funziona praticamente sempre, indipendentemente dal luogo e dalle condizioni climatiche, è quindi è molto allettante per trekkers estremi, persone che restano giorni lontani dalla civiltà, anche se per ottenere le massime prestazioni si dovranno creare condizioni non sempre riproducibili. Per questo la PowerPot può essere considerata affidabile solo per una ricarica di emergenza di uno smartphone, oppure per caricare un GPS tascabile o altri prodotti a con batterie poco capaci, come ad esempio un telefono cellulare o un lettore di eBook. In condizioni più comuni offre più affidabilità e comodità una batteria esterna (con 400 grammi di peso del PowerPot ci si possono portare appresso 20mila mAh per un ingombro inferiore, utili a ricaricare almeno 4 volte a 2A un iPhone 6 Plus, spendendo meno 50 euro) o un pannello solare portatile (con circa 600 grammi si possono avere fino a 14W, con fino a 2Ah di intensità a 60 euro, anche se qui la produzione di energia dipende da fattori imponderabili come l’intensià del sole). In ogni caso il fattore “wow” alla PowerPot non manca: si tratta di un dispositivo geniale, che va in una direzione in cui pochissimi sono andati e l’idea di poter caricare l’iPhone mentre si cuoce una minestra in un campeggi in quota, sicuramente alletterà più d’uno.
Powerpot è in vendita sul sito del produttore (a 99$ dollari più spedizione, tasse e dogana) e su Amazon (168 euro, spedizione inclusa)
Pro
– Geniale implementazione dell’ effetto termoelettrico
– Prodotto ben disegnato dal punto di vista ergonomico
– Intuitivo ed immediato nel suo uso
– Funziona sempre, in qualunque condizioni di tempo e in qualunque luogo
Contro
– Per avere una resa elevata si devono verificare condizioni non sempre riproducibili
– Energia sufficiente solo per ricaricare dispositivi a basse richieste
– Non competitivo con prodotti come batterie esterne e pannelli solari