Buona parte degli osservatori del mondo Apple avevano previsto per il 2019 il lancio di una versione rinnovata degli AirPods. C’è stata un po’ di delusione quando al posto di una rivoluzione è arrivata una modesta evoluzione senza novità di sostanza. In basterebbe allargare lo sguardo e dare una occhiata a quel che Apple ha messo sotto il marchio Beats, ovvero i Powerbeats Pro per capire che una rivoluzione degli AirPods c’è stata…
Ok, i PowerBeats Pro non sono gli AirPods, hanno un altro nome, ma questi auricolari sono al momento probabilmente i migliori auricolari che potete comprare, di gran lunga superiori agli AirPods, i cosiddetti AirPods 2 inclusi. Migliori, ovviamente, se vi piace lo stile e se il prezzo non è un problema e se, magari, come accade spesso, non è il loro status iconico a farvi comprare gli AirPods. Come dite? Che questo attacco suona come la conclusione di una recensione? Certamente, lo è. Ma non per questo non vi toglieremo l’onere di leggere le ragioni per cui siamo giunti a queste conclusioni. Seguiteci e capirete perché oggi non ci sono, per noi, migliori auricolari da comprare sul mercato dei PowerBeats Pro.
Fuori dalla scatola
Seguire la tradizionale scaletta significa partire dal’osservazione della scatola. Qui l’accostamento con gli AirPods, pur inevitabile, è abbastanza complesso da rendere razionale. Anche se l’azienda che produce i due auricolari è la stessa, è del tutto evidente che siamo di fronte a due prodotti concepiti in maniera radicalmente differente.
Se gli AirPods fanno di tutto per apparire leggeri, quasi eterei, i PowerBeats sono recapitati in un imballo decisamente imponente e di colore nero, un richiamo allo stile di Beats, non certo storicamente intessuto di minimalismo. Non è minimalista neppure la custodia le cui dimensioni sono, anzi, gigantesche. Questo in parte dipende dalle dimensioni dei PowerBeats Pro, dimensioni che a loro volta dipendono dalla capacità della batteria interna e dalla forma; ma ci pare che in larga parte anche per la scatola siamo di fronte ad una differente filosofia di design.
Quel che conta, in pratica, è che farete parecchia fatica a mettere la custodia nella tasca dei jeans e tantopiù in quella dei pantaloncini da palestra; se, come spesso fa chi scrive con gli AirPods, pretenderete di metterla nella tasca sulla schiena della maglietta da ciclismo il risultato sarà uno scomodo e antiestetico bozzo. In realtà va anche detto che, stante l’autonomia (come spieghiamo sono) portarsi dietro la scatola di ricarica potrebbe non essere necessario.
Se la scatola separa stilisticamente i PowerBeats Pro dagli AirPods, è una volta estratti dalla confezione che i PowerBeats Pro manifestano anche la totale dipartita dallo stile degli AirPods. Sono grandi, realizzati in plastica morbida (di ottima qualità), di colore nero (nella versione che abbiamo provato, gli altri colori dovrebbero arrivare più avanti nel corso dell’anno), hanno il classico uncino per agganciarsi alle orecchie e sono distinti dal logo con la “b” di Beats. La componente da cui esce il suono, quella che contiene il driver, si protrude in maniera evidente;: comprensibile visto che stiamo parlando di auricolari “in ear” e deve entrare nel cavo uditivo.
Un aspetto importante che contribuisce a distinguere ulteriormente i PowerBeats Pro dagli AirPods sono i tasti fisici; uno è sotto la “b” di Beats. L’altro è il bilanciere che regola il volume. Parliamo al singolare (tasto…) ma in realtà si dovrebbe parlare al plurale visto che ogni auricolare ha gli stessi controlli con le stesse funzioni, questo rende possibile usare un auricolare alla volta.
Esteticamente gli auricolari di Beats, pur più grandi, ci sono subito sembrati meno appariscenti degli AirPods. Certo il look è abbastanza aggressivo, ma un po’ per il colore nero, un po’ perché la loro forma è comune a quella di molti auricolari sportivi (al contrario di quella degli AirPods), non ci si sente in imbarazzo a vestire i Powerbeats Pro anche fuori dal contesto sportivo.
Come funzionano
I PowerBeats Pro sono basati sul chip H1 intorno a cui sono cui sono costruiti gli AirPods e quindi funzionano, di base proprio come gli AirPods, a cominciare dal processo di abbinamento, totalmente automatico se si ha un iPhone. Basta aprire la custodia e toccare il tasto sullo schermo di iPhone per collegarli. Successivamente ogni volta che gli auricolari saranno indossati si collegheranno e visto che “vedono” il vostro account iCloud, saranno abbinati in maniera automatica a tutti gli altri dispositivi collegati allo stesso account. Sempre se state usando un iPhone gli AirPods potrete leggere la carica della batteria della custodia e dei due singoli auricolari oppure potrete chiederla a Siri. Se si ha un cellulare Android, invece, si deve usare il classico sistema che passa per la pressione di un tasto sulla custodia per abbinarli; per verificare il livello della batteria dovrete usare una app ad hoc (come questa)
I tasti
Abbiamo fatto cenno ai tasti. Si tratta forse della differenza (con la forma) più macroscopica rispetto agli AirPods. Come accennato ce ne sono 4, due per auricolare. Su ciascun auricolare svolgono le stesse funzioni. Una duplicazione che è molto comoda perchè ci permette di vestire gli auricolari anche uno alla volta. Il bottone principale, quello con il logo di Beats, funziona per riprodurre o mettere in pausa l’audio, passare alla prossima traccia o tornare indietro. Lo stesso tasto con il logo richiama anche Siri (benché grazie al chip H1 le PowerBeats Pro siano compatibili con Hey Siri). Il tasto volume ovviamente funziona… per regolare il volume. In pratica rispetto a degli auricolari standard quel che manca è solo il tasto acceso-spento.
La ricarica in custodia
I PowerBeats Pro, esattamente come gli AirPods, sono totalmente dipendenti dalla loro custodia. Serve ad abbinarli e anche a ricaricarli. L’aggancio interno, magnetico, mette gli auricolari in collegamento con una batteria supplementare che si trova all’interno della custodia. Il suo scopo è ripristinare quella degli auricolari per un paio di volte senza avere la corrente a portata di mano.
La differenza più importante tra la custodia degli AirPods 2 e quella dei PowerBeats Pro è che quella del prodotto Beats non ha una piastra magnetica per la ricarica. Usa invece un classico cavo Lightining (di colore nero, incluso nella confezione). Questa peculiarità non ci ha particolarmente disturbato e non dovrebbe disturbare nessuno tra i possessori di un iPhone visto che il cavo è lo stesso che si usa per il telefono. Ma se siete dei fan del wireless, oppure se avete un cellulare Android, tenete conto del fatto che vi dovrete sempre portare dietro un cavo extra.
Autonomia
Uno dei punti di forza assoluti dei PowerBeats Pro è nella batteria. Apple sostiene che la durata in riproduzione è di circa nove ore e dobbiamo dire che questa stima è persino pessimistica. Abbiamo utilizzato gli auricolari per due allenamenti di due ore e mezza ciascuno, e per altri due giorni li abbiamo tenuti indossati per circa tre ore complessive, rispondendo anche a qualche telefonata, prima di sentire il classico suono di batteria bassa.
La batteria (da 200 mWh, più del doppio di quella degli AirPods: 93mWh) a quel punto era al 25% in uno dei due auricolari. Il completo spegnimento del primo dei due è avvenuto solo un’ora e mezza dopo; il secondo è durato per un’altra decina di minuti In termini pratici stiamo parlando di quasi dieci ore di utilizzo…
A titolo di confronto con gli AirPods, anche da nuovi, non siamo mai riusciti a superare le quattro ore anche sfruttando le più favorevoli delle condizioni (zero telefonate)
Confronto con AirPods a parte, va detto che ammettendo che i PowerBeats Pro possano essere usati anche per delle telefonate, appare evidente che è impossibile esaurire la batteria dei PowerBeats Pro in un uso normale. In un utilizzo, appunto, normale certamente gli auricolari prima o poi in quelle dieci ore circa di utilizzo, finiranno nella custodia che in cinque minuti, usando una tecnologia che Apple/Beats chiama Fast Fuel, dovrebbe aggiungere 1,5 ore di autonomia o addirittura 4,5 ore con una ricarica di 15 minuti.
Parlando della custodia di ricarica, la sua batteria interna (anche questa molto più grande di quella della custodia degli Airpods) secondo Apple è in grado di ricaricare per due volte completamente i PowerBeats Pro. Anche qui Apple sembra sia stata più prudente della realtà. Dopo che abbiamo ricaricato custodia e auricolari al 100% (ci sono voluti circa 140 minuti) e con grande fatica e dispendio di tempo abbiamo esaurito la batteria degli auricolari per due volte, impiegando una settimana di esercizio e un uso saltuario lontani dalla nostra bicicletta, siamo arrivati alla ricarica finale, quella che doveva esaurire anche la batteria della custodia. Ebbene, una volta terminata ci siamo trovati con gli auricolari carichi al 100% e la batteria interna della custodia all’8%
Insomma, se avevate (come chi scrive) qualche cosa da dire sull’autonomia degli AirPods, con i PowerBeats Pro è praticamente impossibile lamentarsi visto che sul mercato non esiste alcun auricolare full wireless con una capacità in fatto di durata della riproduzione audio.
Ergonomia
Se la batteria è perfetta, dobbiamo esprimere giudizi molto positivi anche sull’ergonomia. I PowerBetas Pro sommano infatti tutti i vantaggi di funzionamento automatico delle AirPods, cancellando di contro ogni loro limite. In primo luogo il sistema con cui vengono calzate (non sono appoggiate alla parte esterna del cavo auricolare, ma entrano in esso) le rende molto stabili.
Non c’è mai stato un momento nel corso della nostra prova nel corso del quale, qualunque cosa facessimo, in cui abbiamo avuto l’impressione che potessero cadere. Potrete certamente usarle per qualunque tipo di sport, inclusa una corsa in Mountain Bike su un percorso accidentato, senza perderle. Questo dipende sia dal fatto che i morbidi gommini antiscivolo fanno attrito con la pelle, sia dall’archetto che si appende alla parte superiore dell’orecchio. Infine anche la forma angolata fornisce un suo contributo.
Sempre a proposito di ergonomia di uso, non possiamo dimenticare il grande vantaggio dei bottoni fisici. Regolare il volume con gli AirPods significa o estrarre il telefono o fare ricorso a Siri. Il primo sistema è sempre scomodo, addirittura scomodissimo quando (stabilità permettendo) si usano per un allenamento. Il ricorso a Siri, a nostro giudizio, è socialmente inaccettabile quando si è in un luogo pubblico. Il fatto che non si possano personalizzare i comandi come avviene con gli AirPods ci è sembrato del tutto ininfluente; tutto quel che serve è già stato preprogrammato.
Intorno alla comodità vera e propria, il confort una volta indossate, pensiamo che sia da collocare l’unico “caveat”. I gommini inclusi nella confezione sono di quattro taglie ma, almeno nel nostro caso, di fatto solo uno, il più piccolo, ha dimensioni adeguate. Tutti gli altri, studiati per sigillare in maniera differente l’orecchio o per adeguarsi a differenti conformazioni, del cavo auricolare, in un modo o nell’altro hanno cominciato a darci fastidio dopo qualche ora o addirittura dopo qualche minuto. Questo ovviamente è soggettivo, ma probabilmente un gommino più grande in meno e uno più piccolo in più avrebbe fatto comodo.
Nessun problema, invece se usate, come chi scrive, degli occhiali. Unica accortezza, prima indossare i PowerBeats Pro e poi mettere gli occhiali.
Come suonano
Parlando di qualità del suono di auricolari sportivi è sempre difficile piazzare l’asticella al giusto livello. Non stiamo infatti parlando di un prodotto per audiofili e chi le compra non lo farà per avere un ascolto da studio. Per questo ci sono cuffie specifiche che devono avere anche strutturalmente caratteristiche incompatibili con quelle di un accessorio per fitness, corsa e allenamento. In ogni caso il marchio Beats costringe a qualche considerazione che va oltre il “si sente bene”, oppure al termine “accettabile”…
Partendo dal parametro casual, la prima cosa che possiamo dire è che i Powerbeats suonano (significativamente) meglio degli AirPods. Il paragone, anzi, proprio non si pone. Del resto gli AirPods non sono mai stati per nessuno un parametro sulla qualità del suono
Se volessimo essere più analitici, ammesso che questo possa essere necessario quando si parla di auricolari sportivi, possiamo aggiungere che Beats/Apple nei PowerBeats ha mitigato la predominanza dei bassi usuale nel marchio. Intendiamoci le frequenze più basse sono ben percepibili, sono persino autorevoli, il che piace sempre quando si fa sport, ma c’è controllo. Non ci si tratta di bassi artificiosamente potenti che finiscono per schiacciare o trascinare tutto il resto, incluso il tono della voce umana.
Ricorrendo a brani come Bass Can You Hear Me (Beat Dominator) Silent Shout di The Knife o It Ain’T Hard To Tell di Nas, si capirà perfettamente che cosa intendiamo con “bassi non artificiosamente potenti”. Così anche se il suono resta caldo e stimolante, l’ascolto è piacevole e uniformemente buono con tutti i tipi di musica. Il risultato è che la musica che esce dalle PowerBeats Pro è energica, dettagliata e chiara anche nei registri più alti; se c’è riverbero lo si coglie, gli strumenti risultano separati e percepibili come dimostra il test sull’Overture del Gugliemo Tell della London Philarmonic Orchestra, si ha anche la sensazione di una certa spazialità come si percepisce da Carribbean Blue di Enia, impensabile in altri auricolari sportivi. Se c’è una lacuna, abbastanza modesta nella sua portata, è nei medi che sono (relativamente) meno definiti rispetto ad alti e bassi, un aspetto che emerge in Cajun Interlude di Adrian Legg.
In linea generale comunque i PowerBeats Pro sono auricolari con ottima definizione, molto agili e capaci di riprodurre una vasta gamma di sonorità in maniera efficiente, come si percepisce i Jitterbogie di Micheal Edges o River Sticks di Oakhurst che variano in continuazione su differenti tonalità mettendoci, nel secondo caso, anche una voce umana che in altre auricolari sportive concorrenti finisce nel sottoscala.
Insomma, anche lasciando da parte il confronto con le AirPods e spostando il paragone con altri auricolari di uguale fascia e destinazione dei molti che abbiamo provato, possiamo dire che i PowerBeats Pro sono si collocano nell’empireo degli auricolari sportivi. Potremmo anche aggiungere, con le dovute cautele, che i PowerBeats Pro non sono troppo distanti da cuffie over the ear dello stesso prezzo, il che non è certamente poco.
Insonorizzazione
La capacità di riprodurre musica in maniera fedele e piacevole dipende anche dalla capacità di insonorizzazione. Da questo punto di vista i PowerBeats Pro fanno il loro dovere anche se non ci si possono attendere miracoli. Essendo auricolari “dentro l’orecchio” senza una riduzione del rumore ambiente attiva, si affidano alla chiusura del cavo auricolare per attenuare il suono esterno; questo avviene in maniera efficiente e anche ad un volume basso sulle voci e sui suoni acuti, ma sul rombo, il rotolamento di un pneumatico sull’asfalto o delle ruote del treno sui binari o il suono di un jet, l’effetto è poco incisivo.
Trattandosi di auricolari sportivi questo non è neppure del tutto negativo visto che utilizzato in strada un auricolare che annullasse del tutto il rumore intorno a noi sarebbe persino pericoloso; in treno e in autobus però, pur cancellando le fastidiose e non raramente futili conversazioni intorno a voi, non sono in grado di competere con delle cuffie a soppressione attiva del rumore.
Conclusioni
A questo punto sarebbe il momento di trarre le conclusioni. In realtà le conclusioni le abbiamo tratte già in apertura: i PowerBeats Pro sono i migliori auricolari sportivi che potete comprare oggi. Sono anche i migliori auricolari in assoluto per il mondo Apple, superiori agli AirPods che perdono il confronto un po’ per il design e un po’ per i difetti congeniti e strutturali, in parte derivati e obbligati dal design funzionale.
I PowerBeats pro sono molto ergonomici, anche grazie alla presenza dei tasti fisici, suonano bene e hanno una durata di batteria incredibilmente lunga. Non solo funzionano molto bene per lo sport, ma sono anche perfettamente accettabili per altri usi vista la forma abbastanza aggressiva ma anche nello stesso tempo relativamente comune (il che non si può certo dire per gli AirPods). Tutti i maggiori e più tangibili pregi si trasferiscono anche al mondo Android al quale mancherà solo il sofisticato sistema di controllo della batteria e la funzione di sincronizzazione automatica, per questa ragione anche chi non ha un iPhone dovrebbe considerarne seriamente l’acquisto.
I difetti? Messa da parte la questione sulla dimensione della custodia che ha una rilevanza relativa, troviamo un limite nella fascia di prezzo: 249 euro sono una cifra importante, paragonabile a quella di un discreto paio cuffie over the air e superiore alla maggior parte degli altri auricolari sportivi. Ma l’esclusività di alcune funzioni e la superiorità in fasce critiche, come l’autonomia, rendono ragione del costo e spingono a non considerarlo esagerato.
Pro
- Ergonomiche e stabili
- Durata della batteria infinita
- Ottima qualità dell’ascolto
- Perfetta integrazione con il mondo iPhone
Contro
- Custodia scomoda da trasportare
- Prezzo sopra la media dei concorrenti
Acquisto
Le PowerBeats Pro sono in vendita in colore nero su Apple Store on line a 249 euro. Amazon le offre allo stesso prezzo, ma al momento di questa recensione non erano ordinabili.