Vi abbiamo già parlato di Pictar One (sia in occasione della presentazione che del lancio in Italia), l’impugnatura che trasforma l’iPhone in una macchina fotografica, ma questa volta approfondiamo il discorso raccontandovi la nostra esperienza d’uso offertaci dal produttore, che ci ha inviato un campione in prova per qualche settimana.
Questo accessorio si aggancia allo smartphone come una cover e ne migliora di molto la presa, che si posiziona tra quella di una fotocamera compatta per le dimensioni e ad una fotocamera di fascia più alta (come una mirrorless) per alcune delle funzioni offerte. Ci sono infatti alcune ghiere fisiche che permettono di interagire con alcune funzioni dell’app di acquisizione di foto e video (che è progettata appositamente per funzionare con il sistema), oltre a un’attacco a vite per agganciarla a un cavalletto e una tracolla per poterla appendere agevolmente al collo.
Insomma, lo scopo di Pictar One è portare la fotografia da iPhone a un livello superiore: ma ci riesce davvero?
Com’è fatto
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare sfogliando le foto, Pictar One è realizzato completamente in plastica. Questo è un bene dal punto di vista del peso (complessivamente misura 80 grammi esatti), ma l’impressione che si ha toccandolo è che un giorno, per una banale caduta, potrebbe perfino rompersi. Costruttivamente ci sembra realizzata bene, anche se forzandola ai lati la plastica scricchiola leggermente.
Fondamentalmente di metallo c’è solo l’attacco a vite 1/4‘’ sul fondo, mentre pulsanti e ghiere, slitta per luce LED o flash compresa, sono in plastica. Il terzo materiale che compone questo accessorio è la gomma, che troviamo in un rivestimento interno per garantire un’ottima aderenza dello smartphone, e sull’impugnatura esterna promettendo un’ottima presa quando si utilizza iPhone come una fotocamera.
I controlli fisici che mette a disposizione sono 4, nello specifico un pulsante di scatto e tre ghiere che permettono rispettivamente di cambiare modalità di scatto, effettuare uno zoom e modificare l’esposizione senza dover interagire con lo schermo del telefono (quindi potenzialmente anche in inverno indossando un paio di guanti comuni).
Niente Bluetooth, funziona ad ultrasuoni
C’è una batteria di tipo ER 14250 sostituibile (da manuale assicura 4–6 mesi di autonomia) ad alimentare tutto il sistema. Si potrebbe pensare al Bluetooth ma in realtà parte della genialità di Pictar One risiede proprio nel suo modo di comunicare con lo smartphone, che avviene attraverso quello che la società chiama “Controllo sonoro brevettato”.
Dal sito web leggiamo che «E’ progettato per comunicare con iPhone attraverso una app dedicata che sblocca funzionalità chiave inaccessibili alla app nativa per gli utenti di iPhone. Ognuno dei controlli fisici funzionano usando suoni ad alta frequenza a doppia tonalità: ad ognuno è assegnato uno specifico suono, e con ogni rotazione di una ghiera, Pictar emette un suono che – quando riconosciuto dalla app, genera una corrispondente azione. I suoni ad alta frequenza (18,500 – 20,000 khz) e doppia tonalità non sono percepiti dall’orecchio umano, e incrementano significativamente la durata della batteria se comparati alla connettività Bluetooth».
All’atto pratico per funzionare non dovremo smanettare con accoppiamenti tra le due parti: l’impugnatura sarà sempre pronta e operativa, basta avviare l’app di Pictar e il gioco è fatto.
Esperienza d’uso col sistema ad ultrasuoni
Per quanto riguarda la nostra esperienza, forse avremmo preferito rinunciare a parte dell’autonomia in favore di un collegamento Bluetooth, che sarebbe risultato certamente più affidabile. Qui il sistema è molto buono ma qualche volta abbiamo riscontrato un leggero ritardo tra il movimento della ghiera e l’attivazione della relativa funzione.
All’atto pratico ci si ritrova a scorrere una ghiera più del dovuto dovendola così muovere avanti e indietro fino a selezionare il valore desiderato (che si tratti di esposizione, zoom o selezione della scena non fa differenza). Anche il pulsante di scatto qualche volta non ci è sembrato reattivo come avremmo voluto.
Bluetooth o no, non abbiamo comunque digerito la scelta della batteria, in primo luogo perché non è di tipo comune (avremmo preferito una classica ministilo AAA), in secondo luogo perché non è ricaricabile.
Cosa può fare
Per funzionare, dicevamo, serve l’app di Pictar, disponibile gratuitamente su App Store.
Dopo averla scaricata non bisogna far altro che inserire il telefono nella morsa (estensibile, funziona con tutti i modelli di iPhone, dal 5 al 7, mentre per la serie Plus è in vendita una impugnatura più grande) e avviare l’app. In realtà, in base alle nostre prove, le due parti riescono a comunicare anche a 40 centimetri di distanza, anche se non vi è ovviamente alcun beneficio nell’utilizzare smartphone e impugnatura separatamente.
L’applicazione è sviluppata davvero bene. L’interfaccia utente è molto semplice e imita in parte quella delle fotocamere moderne, anche se ovviamente ha a disposizione uno schermo molto più ampio che sfrutta al meglio per mostrare tutte le varie funzioni mettendo le diverse opzioni a portata di mano. Di seguito alleghiamo una galleria che mostra la schermata principale per ogni funzione disponibile.
Nello specifico, la prima ghiera permette di scorrere tra 9 diverse modalità. Le analizziamo brevemente di seguito:
Manuale – è l’utente a scegliere ogni parametro. Con una ghiera regola lo zoom, con un’altra ghiera la sensibilità della pellicola (ISO), dal touchscreen il tempo di scatto (S) e tramite il pannello Impostazioni, una serie di parametri, tra bilanciamento del bianco, flash, aspect-ratio, HDR, formato, e messa a fuoco, scegliendo eventualmente anche filtri e attivando istogramma e griglia su schermo.
ISO – Come Manuale ma la ghiera agisce soltanto sulla sensibilità della pellicola: il tempo di scatto lo calcola il sistema.
Auto – è tutto in mano all’app, che sceglierà automaticamente le impostazioni migliori in base alla scena inquadrata. Si può abilitare la funzione di riconoscimento del volto e dalle ghiere si controllano eventualmente solo zoom ed esposizione. Dal touchscreen si controlla unicamente il flash (acceso, attivazione automatica, sempre acceso e disattivato).
Filtri – E’ forse la scena più creativa dell’app. La ghiera normalmente dedicata all’esposizione funge da selettore delle decine di filtri disponibili, che vanno dai classici che agiscono singolarmente su specifici parametri (saturazione, contrasto, esposizione, ecc.) ai più invasivi che aggiungono vignettatura, zone sfocate, effetto a raggi-x, bianco e nero, griglia, pixel, disegno a carboncino e molti altri. Tutto viene visualizzato sullo schermo in tempo reale.
Selfie – Come la modalità automatica, ma attiva automaticamente la fotocamera frontale.
Video – Come la modalità automatica, ma dedicata alla registrazione di filmati.
Macro – Come la modalità automatica, con l’aggiunta di un selettore su schermo per regolare la messa a fuoco a distanze ravvicinate, da 0 a 0.5 centimetri. L’ideale per fotografare da vicino piccoli insetti o particolari, in quanto il campo inquadrato non andrà oltre i pochi centimetri, facilitando notevolmente la messa a fuoco.
Sport – E’ pensata per catturare soggetti in rapido movimento. Il sistema cerca sempre di assicurare una velocità di scatto di almeno 1/125 1/180 di secondo (eccezion fatta per le zone buie, dove l’assenza di luce non può fare miracoli), sacrificando la sensibilità della pellicola che nelle nostre prove non è mai scesa sotto gli 800 ISO.
Impressioni d’uso
Non ci dilunghiamo sulla qualità degli scatti, che varia principalmente da una generazione di iPhone all’altra (le nostre prove sono state eseguite su iPhone 7), quanto piuttosto sull’uso di questa impugnatura e sulle nostre impressioni.
Partiamo dai vantaggi. Pictar One innanzitutto offre indiscutibilmente una presa migliore. L’impugnatura imita quella delle fotocamere compatte/mirrorless e risulta certo molto più comodo tenere in mano il telefono per scattare le fotografie, inoltre il pulsante di scatto si trova in una posizione apparentemente comoda. Ciò però può essere soggettivo, perché molto dipende dalle dimensioni della mano che lo impugna. Nel nostro caso ci siamo trovati abbastanza bene, anche se abituati a sfruttare il tasto Volume non ci sentiamo di gridare al miracolo per la presenza di un tasto fisico: iPhone cel’ha già.
E’ indiscutibilmente comoda anche la possibilità di appendere il telefono-fotocamera al collo con la tracolla, o assicurarlo al polso con la maniglia, entrambi inclusi in confezione. C’è anche una sacca per il trasporto, il che rende tutto ancora più vicino all’esperienza fotografica di una fotocamera dedicata. Per quanto riguarda la tracolla c’è da dire anche che è sufficientemente lunga per permetterci di poter eventualmente rispondere agevolmente a una telefonata senza dover sganciare l’iPhone dalla custodia.
La presenza di un attacco a vite sul fondo permette di fissare lo smartphone su qualsiasi treppiede, slider, steadycam o supporto anche di livello professionale, in più l’attacco a slitta facilita l’accompagnamento del telefono con un flash LED esterno, interessante soprattutto nelle foto macro e nei video nel caso se ne utilizzi uno a luce continua.
Tutto questo però non ci è sembrato sufficiente per convincere un utente ad effettuare l’acquisto, specialmente in rapporto al prezzo per cui viene proposto. Oggi ci sono infatti decine di soluzioni che permettono di appendere il telefono al collo, migliorarne l’impugnatura, fissarlo a cavalletti e supporti, così come migliaia di applicazioni facilitano l’acquisizione di foto e video con varie modalità.
Forse può valere la pena comprare Pictar One se si desidera avere tutto questo in un solo accessorio, o se si esce di casa con il presupposto di dedicare un’intera giornata (o anche solo qualche ora) alle fotografie, quindi si sposa perfettamente con vacanze e gite fuori porta.
Ma per la vita di tutti i giorni non riusciamo a preferirlo all’immediatezza d’uso dello smartphone nudo e crudo, che a nostro avviso non può essere superata da nessun accessorio. Pictar One aggiunge irrimediabilmente un ingombro che, seppur minimo, lo rende comunque meno tascabile, inoltre l’accesso diretto alla fotocamera di Apple dalla schermata di blocco è una funzione unica che, in più di un’occasione, ci ha permesso di non perdere l’attimo. Con questo accessorio saremmo costretti comunque a sbloccare il telefono ed avviare l’app, perdendo secondi preziosi.
Conclusioni e prezzo al pubblico
Comprarlo o non comprarlo? La scelta è decisamente soggettiva. Chi è incuriosito da questo accessorio non deve far altro che prendere in considerazione tutti i pro e i contro che vi abbiamo già elencato nel corso della recensione, mettendo nel calderone delle valutazioni anche luoghi e momenti in cui si intende utilizzarlo e tenendo infine d’occhio il prezzo: Pictar One, nella versione per iPhone classico, costa 90 euro + IVA, mentre il Pictar One Plus compatibile con la serie Plus di iPhone costa 98 euro + IVA. Sul sito ufficiale ci sono anche kit con un mini treppiede incluso, che può essere eventualmente acquistato anche separatamente in futuro.