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Recensione auricolari Nothing Ear (2), il potenziale c’è

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Nothing è un nome nuovo dell’universo dell’elettronica digitale. Il brand è stato lanciato solo nel 2021 per iniziativa di Carl Pei, la cui figura è legata al produttore di smartphone OnePlus, eppure a distanza di poco più di due anni dal lancio, si tratta di un marchio che rimbalza tra giornali specializzati e consumatori accompagnato da rispetto e ammirazione fin dal debutto del Nothing Phone (1). La ragione? Il design, la capacità di fare marketing e contenuti tecnici di alto livello per non dire del fatto che il brand viene spesso accostato a quello di Apple ma con un più favorevole traporto tra qualità e prezzo.

È questa la ragione per cui il lancio degli auricolari Nothing Ear (2) ha suscitato tanto interesse e curiosità da parte della stampa specializzata e tra gli altri anche la nostra. Abbiamo così deciso di mettere questo accessorio sul banco di prova per capire fino a dove arrivano nella competizione non tanto con gli AirPods Pro (impossibili da pareggiare per fattore di integrazione con l’ecosistema iOs) ma con i tanti auricolari di brand di buon livello, che gli utenti Apple non disdegnano di comprare quando si tratta di risparmiare un po’ ma avere comunque un buon prodotto.

Nothing Ear (2) come sono fatti

Se parliamo di design (a cura della svedese Teenage Engineering che ha creato diversi prodotti audio di Ikea) anche un occhio del tutto distratto riconoscerà che sul mercato non c’è nulla di paragonabile ai Nothing Ear (2). Si tratta di un prodotto molto originale che, almeno a nostra opinione, pur poco minimalista pare in un tempo hi-tech e bello da sfoggiare.

Una volta aperta, la scatola in cartone ci presenta davanti una piccola e leggera (50 grammi) custodia di ricarica in parte trasparente e in parte, quella che contiene le batterie,  in plastica bianca. Anche lo stelo degli auricolari stessi è trasparente così da lasciare in mostra l’elettronica.

La plastica si percepisce come di ottima qualità, assemblata accuratamente, con cura dei dettagli e dei materiali. Resta il dubbio sulla resistenza ai graffi, ma Nothing afferma che la superficie è stata sottoposta ad un processo di indurimento che riduce il rischio di trovarsi tra le mani un prodotto in breve esteticamente rovinato.

Nonostante sia impossibile confondere i Nothing Ear (2) con gli AirPods la forma e le dimensioni sono quasi gli stessi.  Basti pensare che la scatola dei Nothing Ear (2) contiene perfettamente gli auricolari Apple.

L’ergonomia è ottima. Si tratta di accessori molto leggeri (4,5 grammi ciascuno), molto comodi, perfetti per essere indossati lungamente. Si agganciano al cavo auricolare in maniera naturale e restano ben saldi anche durante l’esercizio fisico. Nell’applicazione (qualche cosa al proposito dell’app lo trovate più sotto) c’è anche un test della calzata che aiuta a scegliere tra le tre differenti misure di gommini e ad adattare nel modo migliore gli auricolari.

A proposito dell’uso in ambito sportivo, gli auricolari e la scatola di ricarica sono certificati IP55. Non si stratta di dispositivi che possono resistere all’immersione ma sono sufficientemente protetti da pioggia e umidità oltre che dall’intrusione della polvere. Sempre per continuare nel confronto con gli AirPods, gli auricolari di Apple sono su un gradino inferiore (IPX4).

Nothing Ear (2) come funzionano

I Nothing Ear (2) hanno diverse similitudini con una lunga serie di dispositivi concorrenti. Tra le più notevoli c’è l’attivazione e lo spegnimento a seconda che siano indossati oppure no, la connessione a due dispositivi e il controllo mediante la pressione sullo stelo.

Quest’ultimo sistema è interessante perché elimina lo spesso pernicioso ed impreciso controllo touch ed è simile a quello degli AirPods. Peccato che negli auricolari Nothing non ci sia la risposta con feedback tattile alla pressione.

I controlli possono essere personalizzati mediante l’applicazione di cui parleremo poco sotto però le opzioni sono un po’ restrittive. In particolare in assenza di controllo “tap” e di strisciata, l’assegnazione del controllo del volume finisce per impegnare la metà delle quattro gesture personalizzabili (doppia pressione, tripla pressione, pressione e tenere premuto, doppia pressione e tenere premuto).

Segnaliamo anche che gli auricolari di Nothing hanno anche la rara (almeno al costo di questi auricolari) funzione di connessione multipunto. In pratica riconoscono due differenti dispositivi contemporaneamente e si collegano a quello in uso in quel momento. La Doppia Connessione (come la chiama Nothing) ci mette sempre un certo tempo per passare da un dispositivo ad un altro, ma questo è relativamente normale. Meno normale è il fatto che non funziona sempre come dovrebbe; a volte si attiva altre volte no, almeno usando Mac e iPhone.

L’applicazione dei Nothing Ear (2)

Come abbiamo accennato gli auricolari si fondano per il loro funzionamento su una specifica applicazione, Nothing X (per iOs e per Android). Diciamo subito che senza scaricare l’app, dal punto di vista tecnico e dei contenuti un prodotto sicuramente notevole, non potrete fare nulla in termini di personalizzazione a parte abbinarlo (manualmente su iPhone visto che i Nothng Ear (2) non sono riconosciuti automaticamente come invece accade su Android).

Tutto il resto dipende dall’app: gestione del sistema di riduzione del rumore, equalizzazione del suono, creazione di un profilo personale, test dell’udito, verifica del livello delle batterie, aggiornamento del firmware, assegnazione delle gesture. L’app gestisce anche la funzione “Trova i miei auricolari” che funziona solo per gli auricolari stessi e non per la scatola e si traduce in un suono (non c’è la funzione “direzionale” di Dov’è) più o meno forte quanto quello degli Airpods Pro 2.

Sempre parlando dell’applicazione un paio di funzioni specifiche meritano qualche riflessione a parte.

La prima è Audio Personalizzato. Si tratta di un sistema che dovrebbe adattare la riproduzione alle caratteristiche del singolo utente misurandone le capacità uditive. Abbiamo svolto tutto il test (che alla fine consiste nell’identificare un suono acuto mescolato ad un suono di fondo) ma una volta completato il percorso la qualità del suono non ci è parsa soddisfacente. I cinque minuti richiesti si possono impiegare per regolare l’equalizzatore che pure essendo basico offre una discreta flessibilità e permette di avere un più preciso controllo del suono.

La seconda è la cancellazione del rumore personalizzata, un sistema che dopo la misurazione della sensibilità del vostro udito dovrebbe lavorare assieme alla funzione di riduzione del rumore adattiva regolando il livello dell’ANC di conseguenza. Il vantaggio? La riduzione del consumo di batteria. Buona idea… Peccato che pur avendo ripetuto più volte il test non siamo riusciti a identificare una vera differenza tra prima e dopo la sua applicazione.

La riduzione del rumore

Parlando di ANC, cancellazione attiva del rumore, possiamo definire quel che fanno i Nothing Ear (2) più che una cancellazione è una riduzione del rumore. L’efficienza pur lontana da quella dei migliori auricolari (come i Bose o gli AirPods) è comunque al livello dei concorrenti in questa fascia di prezzo.

In particolare i rumori costanti, profondi e ripetitivi su frequenze basse, come il rombo della strada, lo sferragliare di un treno, la ventola di un aerotermo e il brusio di fondo di una stanza affollata, vengono abbattuti e la musica emerge più chiaramente anche ad un livello di volume basso.

Quando i rumori sono più acuti o incostanti ad esempio quando entra in gioco la TV, il compito di rendere meno fastidioso l’ambiente tocca all’isolamento passivo; visto che i Nothing Ear (2) non sono al top nel sigillare il cavo auricolare, il risultato non entusiasma.

Se la riduzione del rumore degli auricolari di Nothing non vi spingerà a chiamare qualcuno per manifestare per narrarne l’esperienza, la funzione trasparenza è invece superiore alla media dei prodotti concorrenti nella stessa fascia di prezzo. Non attendetevi prestazioni al livello degli AirPods (la naturalezza del suoni degli auricolari Apple è impareggiata da tutti, del resto) e preparatevi ad una sensazione di “super udito”, ma alla fine i Nothing Ear (2) si difendono discretamente.

Infine, sempre nel campo ANC, qualche parola va anche al sistema adattivo. Teoricamente è una funzionalità che regola la riduzione del rumore in base alla rumorosità dell’ambiente; nel corso della nostra prova però ci è stato difficile cogliere reali differenze; senza contare che il passaggio dalla modalità trasparenza alla cancellazione del rumore è abbastanza lenta.

Come suonano

La qualità del suono dei Nothing Ear (2) deve partire dal presupposto che usando un iPhone è impossibile dare una valutazione definitiva perché questi auricolari supportano il nuovo codec LHDC 5.0 per streaming audio fino a 1Mbps incompatibile sia con iPhone che con la stragrande maggioranza dei telefoni Android.  Attualmente infatti questo standard è supportato solo da alcuni modelli di Oppo e Huawei oltre che ovviamente dai telefoni Nothing. In aggiunta a ciò vale la considerazione generale sugli auricolari Bluetooth che non possono essere testati come se fossero un prodotto per audiofili.

Pur messo questo sul piatto, va  detto che suono appare generalmente privo di agilità, scarsamente dinamico nel passare tra le varie tonalità e ricco di artefatti. Secondariamente c’è un’eccessiva enfasi sulle tonalità estreme. Sembra che Nothing abbia voluto creare un prodotto che “fuori dalla scatola” punta ad un suono aggressivo e molto coinvolgente ma alla fine a pagare in questa battaglia tra alti e bassi sono le tonalità medie.

Fortunatamente, almeno per questo aspetto c’è l’equalizzatore che permette di sistemare n parte (ma non del tutto) le cose.

Meglio invece non approfittare del suono personalizzato che non pare, almeno nel caso di chi scrive, migliorare eccessivamente l’equilibrio della musica. Anzi…

Tutto questo significa che i Nothing Ear (2) suonano male? Non precisamente.  Nel confronto con altri prodotti di questo livello di prezzo si difendono decorosamente combattendo alla pari, ma non sono e forse non possono essere al livello dei migliori auricolari del mercato.

Batteria e microfono

Gli auricolari Nothing Ear (2) si ricaricano in wireless. Per quanto riguarda l’autonomia il produttore parla di una durata che va da 3 a 6,5 ore a seconda che si tratti di chiamate telefoniche e ascolto con e senza ANC al 50% del volume. In particolare si potrebbe ascoltare musica per 4 ore con l’ANC acceso. Questa stima che già di base colloca i Nothing Ear (2) distanti da alcuni possibili concorrenti (gli AirPods Pro 2 durano effettivamente tra le cinque e le sei ore con ANC) è anche generosa; nel corso della settimana di prova non siamo riusciti a superare le cinque ore con ANC spento e le tre con ANC acceso.

Le chiamate telefoniche offrono una discreta qualità; decisamente buona quanto l’ambiente è silenzioso, un po’ disturbata dalla compressione del suono quando l’ambiente è rumoroso ed entra in funzione il sistema di soppressione del disturbo. Ma complessivamente non ci si può lamentare considerando che stiamo parlando di auricolari da 150 euro.

In conclusione

I Nothing Ear (2) sono auricolari di buona qualità che puntano prima di tutto, riuscendoci, a distinguersi da tutto il resto per il design e per la comodità. Sono diversi da ogni cosa vista in giro nell’aspetto, in più sono piccoli, leggeri e molto stabili anche i situazioni complicate ad esempio nella pratica sportiva. Apprezzabile anche la parte software, grazie ad un’app facile da usare e con tante opzioni. Interessante la connettività multipunto e infine ben implementato l’hardware con controlli a pressione più precisi dei tanti controlli touch che si trovano in concorrenti diretti.

Le note indiscutibilmente positive si fermano però qui. Tutto il resto è invece discutibile a cominciare dalla soppressione del rumore per finire con la qualità della musica.

L’ANC offre una lunga serie di opzioni che sulla carta renderebbero i Nothing Ear (2) particolarmente flessibili, opzioni che però messe alla prova, non sembrano essere state sviluppate in maniera tale da fare una reale differenza.

Nella riduzione del rumore solo la funzione trasparenza è superiore alla media; il resto è paragonabile a quel che si ottiene da auricolari che si trovano tra o 100 e i 150 euro, così che possiamo parlare di auricolari buoni per dare più tranquillità ad viaggio in treno o in bus, ma incapaci di isolare totalmente in un contesto rumoroso.

I Nothing Ear (2) musicalmente li potremmo definire “piacioni”. Fuor di metafora nascono per dare soddisfazione con un profilo molto aggressivo con bassi e alti regolati per stupire, non per rispettare precisamente la traccia così come l’ha pensata l’autore. Andrebbero provati in una situazione in cui LHDC 5.0 possa dispiegare il suo effetto, ma al momento sono talmente pochi i telefoni che supportano questo codec da renderlo in generale al momento un fattore ininfluente.

Nello specifìco guardandola dal punto di vista di chi ha un iPhone, penalizzato con questi auricolari per diverse ragioni (prima tra tutte la mancanza di connessione automatica), è più che probabile che queso codec resterà ininfluente per sempre nel campo della qualità musicale.

La batteria non delude totalmente ma neppure entusiasma. Nothing dovrà lavorare ancora per arrivare al livello di concorrenti e non parliamo di Samsung ed Apple, quanto alcuni altri brand che hanno meno risorse tecnologiche e brevetti nel campo della gestione dell’energia dei due colossi appena menzionati.

In definitiva consigliamo i Nothing Ear (2) a tutti coloro che si sono stancati del design degli AirPods e di tutti i loro cloni e vogliono distinguersi dalla pletora di possessori di auricolari neri e bianchi.

Acquistando questo accessorio, anche un utente iPhone che vuole spendere tra i 100 e i 150 euro, rinunciando all’integrazione con iOS, aspirazioni audiofile, batteria a lunga durata, troverà un prodotto dal design unico, comodo da indossare, con un mix di funzionalità superiori a tanti concorrenti e ricco di idee interessanti. Qualcuna di esse è già ben implementata ma per dare un senso compiuto a tutto l’impianto dei Nothing Ear si dovranno però attendere (forse) i Nothing Ear (3).

Pro

  • Design originale
  • Comodi da indossare
  • Applicazione ben disegnata
  • Controlli funzionali

Contro

  • Qualità del suono non soddisfacente
  • Riduzione del rumore solo nella media
  • Batteria così, così
  • Tante funzioni di cui poche fanno la differenza

Prezzo e disponibilità

I Nothing Ear (2) sono disponibili su vari canali, incluso Amazon. Hanno un prezzo consigliato di 149,99€

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