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Recensione Mini Jambox, la cassa Bluetooth tascabile che punta tutto sul design

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Jawbone si è fatta largo nel mondo degli amplificatori wireless per iPhone (e tutti i prodotti Bluetooth in genere) proponendosi come una azienda innovativa e che punta su prestazioni, materiali e design e ora prova a rinnovare la sua fama con il lancio avvenuto solo qualche giorno fa della Mini Jambox (180 euro su Amazon), una riedizione di quella Jambox che ha sconvolto il campo degli amplificatori a dimensioni ridotte a fine 2010, rendendo questa azienda di San Francisco una vera e propria icona tra chi ha dispositivi mobili che usa specialmente per ascoltare musica. Macitynet si è messa al lavoro per una recensione della Mini Jambox, per verificare quanto di quel vantaggio iniziale, è rimasto in controllo di Jawbone a fronte di uno scenario ora molto più affollato.

Materiali, design e accessori
Jawbone, come accennato, punta in maniera massiccia sullo stile e il Mini Jambox non fa eccezione. Si tratta di un prodotto molto interessante ancora una volta firmato da Yves Behar, un designer che sa trarre da forme semplici, oggetti che colpiscono, usando elementi traforati e il ritmo di geometrie che sfruttano spazi in bassorilievo e altorilievo. La Mini Jambox rientra perfettamente in questa filosofia di stile, accostando ad essa un sapiente uso dei colori (ce ne sono nove diversi, tutti molto brillanti: rosso, argento, grafite, blu, verde, viola, giallo, arancio, azzurro) e del modellato geometrico (cinque differenti tipi di scolpito). In aggiunta a ciò Jawbone si affida a un case in allumino estruso che conferisce una sensazione di finiture superiori sconosciute alla gran parte dei concorrenti, anche di prestigio. Le dimensioni sono ridotte, anche se non sconvolte, rispetto al precedente Jambox sia in fatto di ingombro fisco (lo spessore in particolare è di 2,5 centimetri contro i 4 della Jambox) e di peso (255 grammi contro 340 grammi). Jawbone pubblicizza il Mini Jambox come un dispositivo tascabile; non siamo perfettamente certi che ce lo si possa mettere nella tasca anteriore di un paio di jeans attillati, ma certamente in un giaccone o in un paio di cargo l’accessorio ci sta e il suo peso, unito alla durata della batteria (Jawbone parla di 10 ore, che sembrano realistiche dall’uso ne abbiamo fatto), la rende adatto ad un massiccio uso in mobilità.

Nella scatola, minuscola come la Mini Jambox, troveremo un’altrettanto minuscola dotazione di accessori: un cavo USB per la ricarica e l’aggiornamento e un cavo per la connessione alla porta jack dei dispositivi che sono privi di Bluetooth. Non c’è l’alimentatore, quindi dovremo usare un computer con porta USB oppure un accessorio venduto separatamente. Manca anche la custodia che era presente nella scatola dalla Jambox originale.

Recensione Mini Jambox
Un immagine che mette in luce il materiale e il colore della Mini Jambox

Le funzioni software e hardware
Jawbone usa varie soluzioni software per dare valore ai suoi dispositivi e la Mini Jambox non fa eccezione. È possibile scaricare un accessorio per il menù del Mac che usato con il browser permette di modificare e gestire alcune delle funzioni dell’amplificatore. Potremo, ad esempio, abilitare altre voci guida (la Mini Jambox ha un sistema che permette di avere informazioni vocali su durata della batteria, configurazione e stato di connessione) e le lingue (non è ancora presente l’Italiano). Usando questa applicazione potremo anche caricare il nuovo firmware quando Jawbone dovesse decidere di aggiornarlo. Purtroppo le procedure per svolgere queste operazioni sono ancora un po’ ruvide; si deve infatti creare un account, scaricare un installer, lanciare il browser, dire al Mac (o al PC) che deve usare l’accessorio menù che viene scaricato, entrare nel proprio account, collegare la cassa alla porta USB e gestire tutto dal browser. In futuro sarebbe auspicabile che tutto questo fosse svolto direttamente da una applicazione dedicata come fanno i produttori di altri dispositivi, senza costringerci ad usare il sito Jawbone, gradevole dal punto di vista grafico, ma anche piuttosto impacciato per la strabordanza di animazioni e script.

A disposizione abbiamo anche un’applicazione iOS e Android che permette di connettere facilmente il Mini Jambox e di gestire le playlist, ma anche di gestire alcune funzioni come la funzione LiveAudio, vedere le voci installate e così via.

In ogni caso nessuna delle due componenti software, il servizio via Web e quello per iOS, ci è parsa assolutamente indispensabile in quanto non modifica radicalmente l’ascolto nè offre un irrinunciabile valore aggiunto.

Dal punto di vista hardware, l’accessorio di Jawbone, è un prodotto ergonomico. Ha tre tasti nella parte superiore, uno a forma di “+” e uno a forma di “-” per il volume (ma che premuti insieme attivano anche LiveAudio) e un tasto multifunzione che serve a cambiare le tracce o a fare chiamate telefoniche. Chi ha un dispositivo con Siri può usare sempre questo tasto per farsi assistere dalla funzione di iOS. Sul fianco abbiamo un bottone di accensione (che premuto attiva il dispositivo con un caratteristico suono bitonale, acuto e profondo), un tasto per l’abbinamento Bluetooth (facilissimo: nessun codice richiesto) e la porta Micro USB per la ricarica, affiancata dall’ingresso analogico. I tasti rispondono in maniera eccellente, sono morbidi ma non troppo e nello stesso tempo non troppo meccanici.

Lateralmente, sotto il tasto dell’abbinamento Bluetooth, abbiamo anche il foro del microfono. La Mini Jambox funziona anche come dispositivo vivavoce con audio di buona qualità (anche se forse il livello della nostra voce giunge un pochino attenuato al nostro interlocutore remoto)

Sulla parte bassa ci sono due piedini in gomma che rendono stabile la Mini Jambox. Nonostante le piccole dimensioni e il volume, piuttosto ragguardevole per le dimensioni, anche portato al massimo l’amplificatore, al contrario di quanto si legge su Internet, non l’abbiamo visto muoversi di un millimetro dalla posizione dove l’abbiamo collocato.

Come suona
La Jambox originale era un prodotto rivoluzionario, capace di unire piccole dimensioni ad una qualità musicale e potenza sconosciute in quel momento per un prodotto con lo stesso ingombro dimensionale. La Mini Jambox arriva in un momento in cui però la concorrenza, in parte anche seguendo una strada aperta proprio da Jawbone, ha fatto passi avanti considerevoli con dispositivi che pareggiano nel rapporto prestazioni-dimensioni la Jambox. Seguendo il predecessore la Mini Jambox continua a collocarsi sicuramente su un livello alto, anche se la competizione risulta quindi ora molto più complicata.

Dove a nostro giudizio il Mini Jambox continua a brillare sono i toni alti e medi e nella resa della voce umana; ad esempio abbiamo giudicato eccellente l’effetto Somewhere Over The Raimbow di Isreael Kamakawiwo’ole dove la voce, molto flebile, è accompagnata solo dal suono dell’Ukulele. Limpida anche la  musica acustica (testata con Patience dei Guns N’ Roses). Ma il Mini Soundbox fa molto bene anche quando deve dimostrare agilità nella trama di una musica organica, come nel caso Englishman in New York e ancor più di Rocket Man di Eleton John in cui troviamo di tutto: voce umana, alti, medi, bassi non troppo profondi, acustica e pause di silenzio. Di discreto livello, considerando la fascia del dispositivo e il suo target, la risposta sul bilanciamento tonale (testato con il complesso Cajun Interlude di Adrian Legg) e accettabile anche la purezza del suono come ha dimostrato la riproduzione dell’Adagio in sol minore nell’esecuzione della London Festival Orchestra e Alberto Lizzio.

Dove il Soundlink Mini fatica, invece, parecchio è nella musica dove sono i bassi a condurre la danza. Ascoltando il nostro classico Bass Can U Hear Me affiancato questa volta anche da Angel, dei Massive Attack, ci è parso  chiaro lo sforzo del software di ottimizzare le frequenze più profonde, ma il tentativo è frustrato da una componentistica che non è in grado di andare oltre un certo livello e questo anche, probabilmente, per la potenza dell’amplificatore, non straordinaria, e per le dimensioni e per il contesto attuale (divezzi concorrenti riescono a spuntare di più in fatto di decibel) che hanno consentito a Jambox di infilare nel corpo dell’accessorio, accanto a due driver, solo un amplificatore passivo e non due come accade per il Soundlink mini, più grande e più pesante, ma sicuramente in grado di offrire un suono più personale, scolpito e con bassi accentuati.

Come per la Big Jambox, recensita diverso tempo fa, la funzione LiveAudio che dovrebbe aumentare la spazialità del suono, ha effetti contrastanti. In alcuni casi (come abbiamo potuto sperimentare con i Carmina Burana eseguito dalla London Philarmonic Orchestra, David Pair, London Philarmonic Choir & London Chorus) l’effetto palco è molto evidente e piacevole, in altri casi del tutto irrilevante e non percepibile. L’uno o l’altro effetto, probabilmente dipende dalle registrazione e dalla separazione stereo che troviamo nella traccia.

Recensione Mini Jambox
Come è fatta dentro la Mini Jambox

Conclusioni
Il Mini Jambox è un prodotto di qualità dal punto di vista costruttivo e del design, realizzato con estrema cura e scegliendo materiali e colori che consentono ad Jawbone di mantenere un look distintivo ed esclusività. Da questo punto di vista l’azienda americana riesce a conservare una leadership e una capacità di distinguersi su un mercato molto affollato staccando altri concorrenti e appellandosi ad un pubblico sofisticato e disposto a spendere quel che serve per avere qualche cosa anche di visualmente esclusivo. Eccellente anche il rapporto tra dimensioni, prestazioni e peso il che fa dell’amplificatore qualche cosa che mantiene tutto quel che promette quando si tratta di musica in mobilità.

Per quanto riguarda il suono il Mini Jambox, pur restando su un livello elevato, non riesce invece a separarsi in maniera così netta da altri prodotti che si collocano nella stessa fascia di prezzo; l’accessorio di Jawbone offre sicuramente per il target e le dimensioni, un buon livello di fedeltà e agilità, quanto si tratta di toni medi e medio alti, di musica acustica, jazz e pop, e buono è anche l’ascolto di brani dove è necessario un buon bilanciamento tonale, ma scivola sui bassi. Tutto il pacchetto in fatto di audiofilia (se mai si può usare un termine di questo tipo per un dispositivo di queste dimensioni complessivamente è dunque buono) finisce per restare nel gruppo dei top, ma probabilmente se si cerca l’effetto “wow”, c’è di meglio, anche in considerazione del prezzo che porta il Mini Jambox nella fascia alta della categoria. Se invece cercate qualche cosa di interessate dal punto di vista della cura dei dettagli e dello stile, che sia portatile e che offra un buon rapporto tra dimensioni e suono, l’accessorio Jawbone è il regalo di Natale che potreste mettere nella vostra lista, a patto che Babbo Natale non faccia troppo il tirchio…

Pro
Design distintivo
Materiali e assemblaggio d’eccellenza
Dimensioni e peso da accessorio quasi tascabile
Buona risposta musicale su toni medi e alti

Contro
Bassi poco pronunciati
Potenza di medio livello
Software iOs e per PC con funzioni trascurabili
Prezzo significativo

La Mini Jambox è in vendita, direttamente da Jawbone, sia sul suo sito che su Amazon (180 euro)

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