Lo hanno denigrato e criticato. Troppa poca memoria. Un processore inutile nel modello Pro (tanto poi uscirà l’Air M3 fra pochi mesi). Costa troppo. Noi invece lo abbiamo provato, in silenzio per alcune settimane. Usandolo nella vita di tutti i giorni per i compiti per i quali pensiamo che sia stato fatto. E abbiamo scoperto che si tratta in realtà di una macchina eccezionale, che rende più abbordabile la fascia Pro dei portatili di Apple con un prezzo di entrata di 2.050 euro per il modello MacBook Pro 14 pollici M3 con CPU 8‑core, GPU 10‑core, 8GB di memoria unificata e archiviazione su SSD da 512GB.
Vediamo com’è andata.
Un po’ di contesto
Dobbiamo capire un attimo la strategia di Apple con la scelta di lanciare questa macchina partendo da tutti e tre i processori Apple Silicon in un colpo solo. Mentre la strategia per M1 e per M2 è stata di introdurre prima la versione “base” e poi la Pro (più potente) e la Max (ancora più potente), con la sorpresa dell’Ultra (potentissimo), con gli M3 Apple ha presentato in un colpo solo i tre processori “normali”, Pro e Max. Per l’Ultra ci sarà da attendere, ma ci aspettiamo prestazioni da fantascienza.
Ci si può chiedere, però, perché l’abbia fatto. Per capirlo, bisogna fare prima un rapido conto. Con la generazione M1, i modelli Pro e Max sono stati consegnati quasi un anno dopo l’M1 normale. Con la generazione M2, i modelli Pro e Max sono stati spediti circa 6 mesi dopo l’M2 normale.
Adesso, con la generazione M3, i modelli M3, M3 Pro e M3 Max hanno debuttato l’uno accanto all’altro, mentre l’M3 normale ha debuttato solo nel nuovo MacBook Pro “base”, unicamente nella versione 14 pollici che abbiamo provato. C’è un senso in tutto questo? Certo, ed è anche facile capirlo, se volete.
La apparentemente strana strategia di Apple
È un effetto collaterale della produzione dei chip Apple Silicon “fatti in casa”. Le prime due generazioni hanno richiesto un lancio complesso, con una nuova architettura che poneva moltissime sfide progettuali e produttive. Così, Apple ha scelto di partire dai chip più “facili” e poi man mano fare quelli più difficili. Di mezzo c’è stata anche la pandemia che ha modificato le tabelle di marcia e la capacità produttiva dell’azienda (e dei suoi partner, a partire dalla taiwanese TSMC).
Ma adesso che Apple ha finito di rodare i motori di produzione dei chip e ha capito come si fa, avendo avviato con successo un’architettura completamente nuova, ora può andare a un passo completamente diverso e partire con i chip più importanti della serie M: i chip pro per i MacBook pro. Ed ha senso che lo faccia perché sono quelli che fanno più soldi, finendo in macchine con un costo e un valore maggiore. Anche a parità di margine, se i volumi sono sufficienti, producono più fatturato. E questo fa partire la seconda considerazione, sul posizionamento dei Mac sia nel mercato globale che per questa linea natalizia.
Un po’ di meccaniche del mercato
Il Mac e l’iPad rappresentano complessivamente il 15% del fatturato di Apple e sono stati particolarmente colpiti dal calo della spesa tecnologica dei consumatori. Il crollo dell’iPad è stato aggravato dalla mancanza di nuovi modelli. Infatti, per il tablet di Apple il 2023 sarà il primo anno solare nella storia del prodotto in cui non verranno rilasciate nuove versioni.
Nell’ultimo anno sono stati rilasciati vari Mac, compreso il nostro MacBook Pro 14 M3, ma sono arrivati in un mercato che fa i conti con una flessione fisiologica dei personal computer dopo il boom della spesa per la pandemia. All’epoca tutti hanno comprato il computer per lavorare o studiare da casa, adesso non c’è un ciclo di ricambio altrettanto potente. Per questo le vendite di Mac sono crollate del 34% nell’ultimo trimestre, raggiungendo i 7,61 miliardi di dollari, mentre i ricavi degli iPad sono scesi del 10% a 6,44 miliardi di dollari. Inoltre, i Mac rappresentano una parte minore delle vendite totali di Apple, mentre altre parti, come ad esempio i servizi, che un tempo contribuivano in modo trascurabile al totale del fatturato, ora rappresentano una porzione molto più grande del totale di Apple.
Quindi, Apple ha ragione ad aprire la via con i Mac di punta, dei quali c’è più bisogno, con una produzione relativamente più ridotta di quella dei MacBook Air e Mac mini (i veri bestseller tra i Mac per volumi) ma al tempo stesso con un guadagno maggiore. Inoltre, la linea dei portatili Apple adesso è completa, senza “salti” (prezzi arrotondati di un euro per avere la cifra tonda).
Utenza Budget
- MacBook Air M1 13 pollici: da 1229 euro ufficiali (890-950 € sul mercato)
Utenza Consumer
- MacBook Air M2 13 pollici: da 1.349 euro (1.149 – 1.199 € sul mercato)
- MacBook Air M2 15 pollici: da 1.649 euro (1.499 € sul mercato)
- Mac Book Pro M3 14 pollici: da 2049 euro (modello in prova)
Utenza Professionale
- MacBook Pro M3 Pro 14 pollici: da 2.599 euro (sul mercato)
- MacBook Pro M3 Pro 16 pollici: da 3.099 euro (sul mercato)
Workstation
- MacBook Pro M3 Max 14 pollici: da 4.099 euro (sul mercato)
- MacBook Pro M3 Max 16 pollici: da 4.439 euro
L’intenzione è la cosa più importante
Quello che ha fatto Apple con il MacBook Pro 14 pollici M3 “normale” è stato sostituire il “vecchio” MacBook Pro 13 pollici, quello con la striscia Touch Bar al posto dei tasti funzione, e coprire quella fascia di prezzo. Lo ha fatto offrendo una macchina che ha una missione: dare un hardware pro come prestazioni complessive a chi non si può accontentare di un computer Air per vari motivi: completezza delle porte, schermo, tastiera, prestazioni sostenute (raffreddamento attivo), “solidità” della soluzione.
Quello che ha fatto Apple è stato realizzare la macchina giusta che chiude il cerchio, anzi diciamo l’eccezione di un MacBook Pro 13 che era rimasto fuori per non mangiare spazio agli M1 e poi agli M2 versione Pro. Un computer che in realtà moltissimi professionisti hanno apprezzato tanto che Apple, quando ha raggiunto il punto di equilibrio con la produzione di chip e ha finito il ciclo di vita dell’impianto di produzione della scocca del MacBook Pro 13, ha naturalmente passato il testimone alla nuova generazione. Tutto ok sulla carta, ma come va in pratica?
Oltre il processore: hardware Pro e Air
Il nuovo MacBook Pro 14 M3 (e le versioni M3 Pro e M3 Max) sono identiche alla generazione precedente per quanto riguarda la dotazione hardware, ma con alcune piccole differenze. Nel modello M3 “normale” manca la Thunderbolt 4 Usb-C sul lato destro (cosa che non ci fa piacere perché seguendo la legge di Murphy regolarmente il cavetto da collegare arriva da quel lato ed è molto corto) e manca il nuovo colore Nero Siderale (mannaggia).
Il resto della dotazione hardware, oltre al processore M3 con lavorazione a 3 nanometri e CPU 8‑core, GPU 10‑core, 8GB di memoria unificata configurabile (solo in fase di ordine) fino a 24 GB e archiviazione su SSD da 512GB configurabile (solo in fase di ordine) fino a 2 Terabyte, ha uno schermo da 14,2” di tipo Display Liquid Retina XDR con gamma estesa P3, risoluzione da 3024×1964 pixel, picco di 1600 nits per HDR, refresh ProMotion a 120 Hz pilotato dal software Apple e tecnologia TrueTone. Solo il ProMotion fa tutta la differenza del mondo rispetto a uno schermo (peraltro ottimo) di un. MacBook Air M2.
Le funzioni del processore M3 che abbiamo visto dopo la presentazione sono, a parte la velocità di calcolo e la maggiore densità di transistor, il Ray tracing con accelerazione hardware, il Neural Engine 16‑core, il bus dati con 100 GBps di banda di memoria (più lento degli altri ma è impossibile accorgersene in un utilizzo normale). La videocamera FaceTime HD a 1080p ha un processore ISP evoluto con video computazionale (ottima qualità dell’immagine per le videocall), un sistema audio a sei altoparlanti hi‑fi con woofer force‑cancelling, un ampio suono stereo, l’audio spaziale supportato durante la riproduzione di musica o video in Dolby Atmos con gli altoparlanti integrati, e i tre microfoni di qualità professionale in array, con rapporto segnale/rumore elevato e beamforming direzionale.
Infine, il nuovo Wi‑Fi 6E, il Bluetooth 5.3, lo slot SD tipo XC (molto veloce), le due porte Thunderbolt 4 (USB‑C) e quella HDMI.
Su strada
Abbiamo usato per alcune settimane la versione “base” con 8 GB di Ram e storage SSD da 512 GB. La prima domanda è: basta questa dotazione “risicata”? La seconda domanda è: va davvero meglio di un MacBook Air M2? La risposta è sì a entrambe le domande, come vedremo tra un attimo. Ma dobbiamo fare la considerazione che abbiamo usato questo computer in un contesto in parte non molto favorevole, cioè quando le temperature più basse durante l’inverno raffreddano tutti i computer, rendendo le prestazioni migliori di quanto non siano ad esempio nei caldi mesi invernali.
Inoltre, lo abbiamo usato un po’ per tutto, dal gaming alla programmazione, dai benchmark ai software di rendering video e audio. Ma al di là delle prove più o meno da laboratorio, quel che ci interessava era provarlo per l’uso che ci si può aspettare dall’utente tipico di questa macchina: cioè un professionista che ha bisogno di uno schermo di altissima qualità grazie alla risoluzione e al refresh, che ha bisogno di collegare monitor esterni direttamente con HDMI e gestire schede SD, che ha bisogno di prestazioni non enormi ma sostenute. E ovviamente tanta batteria.
Per questo abbiamo fatto fotoritocco (soprattutto correzioni in batch di foto), leggero editing video e animazioni, semplici registrazioni e montaggio audio per il podcast Tilde, la programmazione e renderizzazione di un sito web statico (con generatore Javascript) di una newsletter per amanti della tecnologia, lezioni universitarie usando Keynote, con proiettore esterno ad alta definizione, con le slide complesse preparate in treno gestendo video e immagini ad altissima risoluzione, e poi lavoro in un coworking con postazione su doppio monitor esterno. Insomma, le routine di lavoro che ci si aspetta da un professionista che non si occupa di attività ad alto impatto sulla CPU ma vuole un Mac con caratteristiche migliori di quelle di un MacBook Air sia per la qualità dello schermo che per la solidità dell’oggetto stesso che per la capacità di dissipare meglio il calore e quindi sostenere prestazioni di picco più a lungo.
La batteria va benissimo. È leggermente più grande dei fratelli maggiori con processori M3 Pro e Max (da 70 wattora anziché 66,5), e permette di superare tranquillamente le previsioni di Apple. Non abbiamo avuto problemi, durante un lungo trasferimento aereo tra l’Europa e gli Usa durato complessivamente 12 ore, a usare il computer in modalità “aereo” e molto leggera (scrittura, mail e video) per otto ore filate senza intaccare la batteria più del 40%. L’alimentatore di serie è un Usb-C da 70W con cavetto telato dello stesso colore della scocca e con presa MagSafe 3, ma non ha la ricarica rapida. Per quello occorre usare un altro alimentatore, come quello da 96W venduto a parte. Noi ne usiamo da qualche anno uno di terze parti da 100W e prese multiple con ottimi risultati.
Conclusioni
A noi il MacBook Pro 14 con processore M3 è piaciuto molto. Spesso scriviamo che Apple intende cose diverse quando chiama un prodotto “pro”. A volte questo significa che è un prodotto di fascia professionale, altre volte significa che è più bello o migliore di altri prodotti. Il MacBook Pro M3 “normale” tocca proprio quest’ultimo significato.
Ha lo stesso display da 14 pollici, il migliore del settore, dei suoi fratelli maggiori M3 Pro e M3 Max, lo stesso eccellente sistema audio a 6 altoparlanti e lo stesso fattore di forma, che è un piccolo capolavoro di design industriale. È dotato di tutte le porte che servono (ragionevolmente) ed è dotato di quanta Ram basta, perché grazie al Dynamic Caching è possibile liberare memoria condivisa che la parte grafica non usa e che nelle versioni precedenti M1 ed M2 rimaneva invece “opzionata” e quindi non era disponibile per il calcolo della CPU.
In tutte le nostre prove è andato meglio di M1 ed M2 (abbiamo i MacBook Air di entrambe le generazioni e testato i relativi MacBook Pro 13) ed è più performante anche di un MacBook Pro 14 con M1 Pro. Lo abbiamo trovato versatile, flessibile e facile nel disimpegno anche delle situazioni più complesse, quando occorre “tirare” un po’ il processore oppure collegarsi al volo con una Hdmi senza adattatore o inserire una SD Card per passare il file a una stampante 3D.
È, per dirla semplice, un MacBook degno del nome “MacBook Pro”, almeno fino al 2024 quando usciranno altri modelli M3 che potrebbero portare qualche piccola novità.
VOTO: 8
Pro
- Uno dei migliori schermi presenti sul mercato
- Prestazioni sostenute e di altissimo livello
- Un ottimo impianto audio sia per l’ascolto che la registrazione
- Abbondanza di porte (con una piccola eccezione)
Contro
- I computer costano sempre più cari e questo MBP non fa eccezione
- Senza la porta Thunderbolt 4 Usb-C a destra, si riduce la flessibilità dei collegamenti
- Solo su questo modello non c’è il nuovo colore “Nero siderale”
- 8 GB di base decisamente non sono molti (anche se sono usabili)
Prezzo al Pubblico
- Mac Book Pro M3 14 pollici: da 2.049 euro (modello in prova)