Parlare di Luminar 4 ci mette di fronte ad un grande dilemma, perchè sino ad oggi la post-produzione fotografica era un lavoro da professionisti perchè necessitava di pratica e di studio di anni.
Oggi è perlopiù ancora così, ma è chiaro che la strada verso la democratizzazione di questo lavoro passi inevitabilmente attraverso il servizio di una intelligenza artificiale sempre più potente e se da una parte sempre più utenti sono in grado di operare in modo professionale, dall’altra chi è e del mestiere si trova tempistiche di lavoro drasticamente più contenute, un vantaggio non da poco se utilizzato in modo, passateci il termine, intelligente.
Luminar 4 fa un enorme passo in questa direzione e questo può giovare sia a chi alle prime armi sia a chi vuole velocizzare un flusso di lavoro sempre più pressante.
Luminar 4, la recensione
Come Lightroom, più semplice di Lightroom
La prima cosa che si nota in Luminar 4 è la parentela con Adobe Lightroom, attualmente il nome di riferimento nel settore fotografico: una parentela che ad ogni modo non fa male, perché ottimizza regole, pratiche e una didattica oramai standard e più conosciuta.
La chiamiamo parentela perché per molti versi offre direzioni del tutto differenti: Luminar basa la propria natura intima sulla semplicità, ed in effetti molte cose sono più immediate, anche se poi a conti fatti l’App non è ancora come un utente la vorrebbe, dato che i margini di miglioramento ci sono ancora.
Ad esempio, la creazione di un catalogo su Luminar è implicita, nel senso che se gli diamo in pasto una cartella di immagini (rasterizzate come jpeg, Tiff o Png oppure RAW non importa) l’App crea il catalogo al volo, senza domande ridondanti (e senza chiedere dove salvarlo, fa tutto lui).
L’approccio è chiaramente consumer e piacevole, perché l’utente è preso per mano e guidato senza paura per un terreno sempre insidioso.
Chi invece mastica pane e Raw da anni troverà questa pratica un po’ disorientante, soprattutto per la sensazione di non avere il pieno controllo del flusso: il database si può esportare con un backup, tuttavia conservare le modifiche locali per un singolo RAW sembra una operazione non fattibile ed è questo un grosso difetto, specie per realtà professionali dove l’interscambio è abbastanza comune.
Manca, ma lo si sapeva, la parte di creazione degli album, che forse arriverà in futuro, ma che al momento tocca arrangiarsi con qualche App di terze parti o con servizi online.
Editing
L’interfaccia è stata rivista e semplificata: tutto è comandato dai tre menu in alto a destra: Libreria (per la gestione degli scatti), Modifica (per la post produzione) e Informazioni (per i dettagli dello scatto).
La parte più succosa è quella dedicata alla Modifica, dove troviamo i comandi raggruppati in sei sottomenu: Livelli (per la gestione di più scatti sovrapposti), Tela (che comanda la geometria dello scatto), Essenziali (per il ritocco della luce e del colore più comune), Creativo (per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e di comandi più, appunto, creativi), Ritratto (specificatamente pensato per i visi) ed infine Professionale, dove trovano posto comandi più verticali, che è meglio lasciare stare se non si sa di che cosa si parla).
A questi comandi fanno capolino gli Aspetti, che sono delle raccolte di set predefiniti, suddivise in gruppi, che sono applicabili singolarmente e modificabili tramite un cursore di opacità.
Gli Aspetti sono un’arma formidabile per chi non è esperto, perché grazie ad essi ottenere un particolare effetto è questione di un solo clic: nell’installazione di base ci sono sette gruppi di Aspetti, più uno personale definito dall’utente, ma altri si possono acquistare dal sito della casa madre.
I tre moschettieri
Le novità di questa versione sono molte, ma quelle più importanti sono date da tre strumenti principali, che fanno uso dell’intelligenza artificiale per sopperire alle capacità dell’utente o per velocizzarne il lavoro.
La prima che analizziamo è AI Structure: sostanzialmente si tratta di quello che in Photoshop (Camera RAW) conosciamo come Chiarezza, qui gestito in modo non lineare ma attraverso, appunto, l’intelligenza artificiale che analizza l’immagine e opera in modo differente nelle varie zone, in base alla necessità.
Come ogni comando in Luminar 4, anche AI Structure può essere gestito tramite una maschera, manuale con pennello, in gradiente oppure di luminosità.
Gli esempi che vediamo in queste pagine sono immagini RAW di Michele Discardi, eseguiti con una Fujifilm X-T1 equipaggiata con obiettivo XF 16–55mm ƒ2.8, qui utilizzati in formato RAW talvolta nativo, talvolta convertito in DNG tramite Adobe DNG Converter senza evidenti differenze.
Il cielo con un dito
Quella che però secondo noi è la novità più incredibile (tra quelle anticipate dalla nostra anteprima) è lo strumento AI Sky Replacement: il sistema analizza l’immagine e ne ricava, in modo totalmente automatico (ed è strano scriverlo perché è vero) la porzione di cielo in una foto ed è in grado di sostituirla con uno qualsiasi dei modelli previsti nell’App.
Il tutto si ottiene con un paio di clic, anche se poi le opzioni avanzate permettono di editare il risultato in modo più personale.
Il processo è così bello e potente che è impossibile, perlomeno le prime volte, non giocarci un po’ per sperimentare. Il cambio del cielo è molto interessante perché ottiene anche il risultato di cambiare radicalmente il punto di vista della foto, che con qualche altro ritocco di base può diventare da mattino nuvoloso a sera con cielo stellato.
Amici per la pelle
Ultimo, ma solo in ordine cronologico, è lo strumento dedicato ai ritratti: qui è possibile ammorbidire la pelle (una delle tecniche più complesse e richieste) ma anche lavorare sulla geometria del viso, gestire in autonomia il colore delle labbra e la luminosità del viso (in modo indipendente da quella dello sfondo).
Per chi fa del ritratto una (grande) passione o una fonte di reddito questo strumento, da solo, offre grandi soddisfazioni e tempi di utilizzo quasi banali.
Unica pecca, il fatto che non sempre lo strumento “riconosce” il viso: quando non succede, molti degli strumenti non operano, perché sono pensati per isolare gli elementi di un ritratto. Ma si può comunque regolare alla vecchia maniera.
Uno strumento (quasi) perfetto
Le migliorie in questa versione sono molte: tutti gli strumenti sono diventati più capaci e l’interfaccia adesso è in italiano e sostanzialmente l’uso dell’intelligenza artificiale in alcuni casi riduce in modo drastico il tempo di lavorazione.
Tuttavia secondo il modesto parere di chi scrive i margini di miglioramento ci sono ancora: abbiamo già parlato della mancanza di un file nativo che contenga i RAW e le modifiche, e qua e la abbiamo dei tempi di attesa inaspettati, sia per il carico di lavoro su un particolare scatto (non più di qualche secondo, tempo di cui però l’App non avvisa) sia per l’esportazione in batch, ancora troppo lenta.
La recensione è stata effettuata su di un Mac mini 2018 con SSD, consigliamo di usare questa App su computer (Mac e Windows) con disco di avvio a stato solido.
Manca anche una gestione dei dati GPS, sempre più importante specie per chi fotografa in viaggio.
Considerazioni
Se con Luminar 3 eravamo fortemente indecisi tra il rimanere con lo standard di mercato Lightroom e il nuovo che avanza, con questa release Luminar 4 non vediamo, in tutta onestà, motivi per non fare il salto.
Non è una App perfetta, ma è dannatamente potente, versatile e capace come nessun’altra App di nostra conoscenza, offre un sistema di lavoro particolare ma molto efficiente e con alcune capacità che sfiorano la magia.
Mancano gli album, manca la gestione avanzata dei file nativi (magari via xml) e c’è da migliorare la velocità ma, sia chiaro, il numero di difetti è minore della concorrenza e quando avrete provato (grazie alla trial gratuita di 30 giorni) lo strumento del cielo e quello della pelle difficilmente sarete in grado di tornare indietro.
Perché, sia chiaro, si tratta di una App che costa 79,00 Euro una tantum, un prezzo assolutamente abbordabile anche pensando di usare l’App come aiuto per software ben più conosciuti.
Pro:
• Interfaccia migliorata e in italiano
• Uso dell’AI eccezionale
• Rapporto prezzo prestazioni incredibile
Contro:
• Manca un formato di interscambio moderno
• Ci sarebbe piaciuto un modulo GPS
Prezzo:
• 79,00 Euro
Luminar 4 è già disponibile per Mac e Windows in Italiano al prezzo di 79,00 Euro come acquisto una tantum dal sito web.
Per chi è interessato resta disponibile anche Aurora HDR 2019, dagli stessi sviluppatori, pensato per chi ama le tecniche fotografiche high dynamic range imaging.