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Leica M Typ 240, la recensione di Macitynet

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 Macitynet ha avuto la fortuna di mettere le mani sull’ultima arrivata delle prestigiose fotocamere a telemetro dell’azienda tedesca, la Leica M Typ 240. Come già accaduto in passato, questa recensione non vuole essere un rigoroso test scientifico sulle prestazioni tecniche e relative misurazioni della fotocamera, né pretende di formare un giudizio assoluto. Il nostro scopo è semplicemente quello di raccontare un’esperienza artistica fotografica e tecnica, con il carico di impressioni, sensazioni ed emozioni correlate all’utilizzo di uno dei dispositivi più ambiti per gli appassionati di fotografia.

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Leica M Typ 240: Introduzione

Leica è un nome fondamentale nella storia della fotografia: nel 1911 fu Oskar Barnack a utilizzare per la prima volta il formato 35mm – detto in seguito appunto formato Leica – per la ripresa fotografica, dando il via a quello che può essere considerata l’era moderne della fotografia, che prosegue ancora oggi nonostante l’avvento del digitale.

Negli anni successivi l’azienda tedesca ha rappresentato la quintessenza della fotografia dura e pura, tradizionalmente legata alla sua linea “M”. “M” come “Messsucher” che significa telemetro, la componente tecnologica che caratterizza le fotocamere a telemetro, utilizzate da alcuni dei più grandi nomi storici della fotografia, primo fra tutto Henri-Cartier Bresson, considerato il padre del fotogiornalismo moderno. Con l’arrivo sul mercato prima delle fotocamere reflex e l’avvento poi del digitale, Leica è rimasto uno dei pochi nomi a proseguire sulla strada delle fotocamere a telemetro, ed è al momento l’unica azienda ad offrire una fotocamera a telemetro digitale sul mercato.

Per chi non le conoscesse, le fotocamere Leica delle serie M (così come altre fotocamere storiche o attuali, per esempio la Voigtlander Bessa o la Zeiss Ikon) sfruttano appunto il telemetro come sistema di messa a fuoco e non la classica accoppiata specchio-pentaprisma delle reflex. Il telemetro è un meccanismo ottico che consente di mettere a fuoco un punto nello spazio visivo allineando due immagini sdoppiate: sfruttando il classico mirino laterale, si agisce sulla ghiera di messa a fuoco dell’obbiettivo facendo sovrapporre due copie della stessa immagine, fino alla perfetta coincidenza.

I vantaggi del telemetro sono innumerevoli, primo fra tutti la possibilità di mantenere il corpo macchina e gli obiettivi di dimensioni relativamente ridotte, rendendo le fotocamere molto più comode da trasportare e utilizzare rispetto alle più ingombranti reflex. Un differenza forse un po’ meno evidente con le reflex analogiche di un tempo, ma decisamente chiara e sensibile con le reflex digitali, che raggiungono dimensioni ed ingombri notevoli e spesso imbarazzanti: a confronto di una Nikon D4, la Leica M Typ 240 sembra semplicemente una “punta e scatta”.

Lo svantaggio principale del telemetro è invece quello di non offrire, in termini di composizione, la visuale effettiva sullo scatto. Attraverso il telemetro si ottiene una rappresentazione di ciò che si vede, un’interpretazione, mentre il pentaprisma di una reflex restituisce effettivamente una finestra compositiva in tempo reale su ciò che si osserva. Su una fotocamere a telemetro lo scatto finale sarà sempre leggermente diverso da ciò che si osserva. Inoltre le tecnologia del telemetro rende più difficile la produzione di obbiettivi zoom, più ideale per ottiche da “reportage”.

Leica M Typ 240: caratteristiche tecniche ed ergonomia

Leica nel corso del tempo ha sempre mantenuto fede alla sua tradizione, offrendo un’esperienza fotografica senza compromessi: opzioni di contorno limitate, messa a fuoco rigorosamente manuale, nessuna concessione ad automatismi speinti e necessità di conoscere le basi della fotografia.

Se oggi chiunque può acquistare una fotocamera professionale come una Nikon D4 o una Canon 1DX e scattare tutta la vita in modalità automatica, senza conoscere nulla di tecnica della fotografia, non si può dire lo stesso con una Leica, che richiede una maggior conoscenza della tecnica fotografica e un intervento manuale per diverse operazioni.

Le Leica M Typ 240 è la quarta fermata a telemetro nel viaggio digitale di Leica, strada iniziata nel 2006 con il lancio della M8 e proseguita nel 2009 con l’arrivo della M9, cui è seguita la Leica Monochrome, versione della M9 capace di scattare foto solo in bianco e nero. Il quarto modello porta il nome semplicemente di Leica M, quasi a voler confermare un nuovo inizio, ripartendo da zero ma fedeli alla tradizione.

Lo stile è Leica al 100%: tradizionale e solido come ci si potrebbe aspettare.
Lo stile è Leica al 100%: tradizionale e solido come ci si potrebbe aspettare.

Con la nuova Leica M (Typ 240) l’azienda ha infatti deciso di concedere qualcosa alla modernità: la società di Solms ha scelto di sfruttare un nuovo sensore Full Frame CMOS da 24 Mp (in luogo del CCD della precedente M9), sviluppato appositamente per Leica dall’azienda belga CMOSIS, attraverso cui poter sfruttare per la prima volta anche la modalità Live View. Nel momento in cui scriviamo la Leica M Typ 240, insieme alla M9 (o M-E) è l’unica fotocamera mirroless full frame a lenti intercambiabili disponibile sul mercato.

Inoltre, sempre per la prima volta, è possibile utilizzare la Leica M anche per girare video in alta definizione, novità assoluta per il marchio, accolto con gioia da alcuni osservatori più proiettati verso il futuro, ma osteggiato dai “leicisti” rezionari, per i quali i video su una Leica M c’entrano come i cavoli a merenda.

Dal punto di vista costruttivo siamo a livelli di pura eccellenza: montata interamente a mano, la Leica M appare solida, resistente, pesante per la sua dimensione, ferma e monolitica, oltre ad essere resistente alla polvere e agli schizzi d’acqua grazie alla sua tropicalizzazione. Il tipico attacco M a baionetta la rende compatibile con praticamente tutte le ottiche M prodotte da sempre (se si eccettua qualche eccezione) oltre ad una serie ottiche compatibili, Voigtlander o Zeiss.

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L’ampio schermo sul retro rivestito con Gorilla Glass; il mirino a telemetro in alto a sinistra in bella mostra.

Dal punto di vista estetico la linea è tradizionale, riprende l’immutato stile delle Leica M lanciate dalla prima originale Leica M3 nel 1953. La calotta superiore della fotocamera e il fondello sono ottenuti fresando sbozzi in ottone massiccio, mentre il corpo metallico monoblocco è realizzato in lega di magnesio ad alta resistenza. Sul retro uno schermo LCD da 3 pollici con vetro Gorilla Glass, per proteggere la fotocamera da urti e cadute.

Ottima come sempre l’ergonomia, ormai collaudata, rafforzata anche da una nuova sporgenza per appoggiare il pollice della mano destra, che aumento la presa e la sicurezza sul corpo.

Classica disposizione delle ghiere superiori, con ghiera dei tempi e pulsante di scatto. Di fianco il tasto dedicato ai video.
Classica disposizione delle ghiere superiori, con ghiera dei tempi e pulsante di scatto. Di fianco il tasto dedicato ai video. A sinistra al centro, la slitta a caldo.

Come ci si poteva aspettare, la Leica M brilla particolarmente per la maneggevolezza e la comodità: le sue dimensioni compatte la rendono una fotocamere facile da trasportare in qualunque situazione, discreta, non invasiva non solo per chi fotografa, ma anche per chi viene fotografato, rendendola lo strumento ideale per la fotografia da strada, dove discrezione e rapidità di esecuzione sono fondamentali.

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Comoda l’impugnatura a fianco della rotella, per il pollice. Essenziali i tasti e i menù a disposizione.

Nonostante le dimensioni ridotte, si fa comunque notare il peso non irrilevante, che aiuta a percepire la fermezza ma che distanzia la fotocamera da molte mirrorless moderne, caratterizzate da una massa decisamente inferiore. Per qualcuno abituato con una Olympus PEN o una Panasonic GF la Leica M Typ 240 potrebbe sembrare eccessivamente pesante.

Leica M Typ 240: immagini ed esperienza

Parlando della qualità di immagine del sensore, la resa è formidabile: abbinato ad una lente Leica (noi abbiamo usato un Summicron 35mm e un Summicron 50mm pre-asferici, acquistati negli anni ’90) dà il meglio di sè, mostrando un carattere unico, dettagli ricchi e completi, oltre ad un’accuratezza e una gamma cromatica eccelse, le stesse che hanno reso famosi ed unici gli scatti Leica.

La gamma dinamica è profondamente estesa: con una corretta esposizione è possibile cogliere i dettagli più intimi e le sfumature più impercettibili, con la possibilità di recuperare ogni dettaglio perso con la conversione da RAW (formato DNG), tanto che in mani esperte le immagini catturate richiedono il minimo sforzo in fase di elaborazione del negativo digitale (nella confezione è inclusa anche una copia gratuita di Adobe Lightroom).

Come detto Leica, non offre molti automatismi: l’apertura del diaframma va regolata manualmente dall’obbiettivo; non esiste una modalità di scatto totalmente automatico: sarà necessario sempre regolare apertura, ed al massimo impostare la ghiera dei tempi in modalità automatica, lasciando alla fotocamere il compito di decidere quale velocità di scatto usare per una corretta esposizione.

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Anche la sensibilità ISO può essere impostata in maniera automatica; quest’ultima non è molto elevata se paragonata ad altre fotocamere full frame, andando da un minimo di 200 ISO ad un massimo di 3200 ISO, per raggiungere i 100 ISO in pull o i 6400 ISO in push. I risultati sono tuttavia eccellenti ed è possibile ottenere immagini perfettamente usabili anche a 6400 ISO (con un’ovvia perdita di dettaglio e incremento del rumore), grazie alle caratteristiche del sensore CMOS, particolarmente adatto agli scatti in scarsità di luce, limitando il rumore di disturbo.

La messa a fuoco sarà sempre manuale, sfruttando il telemetro oppure la modalità Live View, che permette di ingrandire l’immagine fino a 10 volte e, grazie alla funzionalità di focus peaking, evidenziare i contorni degli oggetti che saranno messi a fuoco nello scatto. L’esperienza di scatto è unica, nel bene e nel male. Usare una Leica significa pensare, realizzare un’immagine, studiare una composizione e gestire ogni momento che precede il click sul pulsante; la fotocamere è rapida, risponde alla perfezione ai comandi, affidabile e reattiva. La realizzazione dei meccanismi è precisa e fluida, tanto che basta fare l’abitudine per dimenticarsi subito dell’autofocus e riuscire a gestire manualmente le situazioni con l’apporto del telemetro.

La fotocamera mostra il suo punto debole nella fotografia sportiva e nei momenti e gli eventi che sembrano essere eccessivamente frenetici. In quest’ultimo caso è possibile ovviare al difetto con le sempre intramontabili tecniche di pre-focus offerte dagli obiettivi, ma nella maggior parte dei casi Leica appare una fotocamere poco adatta agli eventi sportivi in cui la mano e l’occhio cedono per forza il passo agli automatismi.

Altra situazione in cui la fotocamere è meno adatta è quella della macro-fotografia, anche se la modalità Live View permette la realizzazione di scatti macro pregevoli. E’ possibile scattare in formato DNG oppure in JPG; in quest’ultimo caso Leica offre tre diverse modalità di scatto creativo, con cui tenta di simulare l’effetto pellicola, con colori vivaci, colori tenui oppure bianco e nero.

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Leica M Typ 240: Conclusione

La serie M di Leica, di cui questa Leica M Typ 240 è l’esemplare più evoluto, offre un’esperienza fotografica unica ad oggi, un’esperienza che nessun’altra fotocamera è in grado di offrire. Inoltre è l’unica fotocamera full frame disponibile a dimensioni così contenute, se si eccettua la Sony RX1/RX1R, con la sostanziale differenza che la fotocamera di Sony dispone di una sola lente da 35mm, fissa. Leica M è ad oggi l’unica fotocamera full frame compatta a lenti intercambiabili sul mercato.

La nuova Leica M Typ 240 è in vendita ad un prezzo di circa 6000 euro, solo corpo; nel caso non si posseggano altri obbiettivi, sarà necessaria un’ulteriore spesa per poter usare l’ultima arrivata della serie M, spesa che può andare dai circa 500 euro di un obbiettivo Voigtlander compatibile, o agli oltre 1500 euro per un Summarit, gli obiettivi “entry level” di Leica, fino ad arrivare ai quasi 10 mila euro di un obbiettivo Noctilux marchiato Leica.

Si tratta in ogni caso di una spesa ingente, che allinea il costo del corpo a quello di altri pesi massimi del settore, come le già citate Nikon D4 o una Canon 1DX: nonostante la qualità dell’immagine non sia certamente da meno nel caso della fotocamera tedesca rispetto alle rivali nipponiche, è giusto evidenziare come le due citate reflex digitali possano però godere di decine di funzionalità automatiche non presenti sulla Leica M.

Inoltre esistono sul mercato altre fotocamere full frame capaci di offrire una qualità di immagini similare a quella offerta da una Leica M Typ 240 o anche molte fotocamere con sensore APS-C o Micro Quattro Terzi a circa 1000 euro di prezzo, capaci di restituire una qualità d’immagine eccellente, non al pari di una full frame ma probabilmente non così inferiori da giustificare una spesa aggiuntiva di 5000 euro.

Molti si chiederanno a questo punto per quale ragione valga la pensa spendere una cifra simile una fotocamera di questo tipo: probabilmente per qualcuno potrebbe sembrare assurdo avere fra le mani una fotocamera da 6000 euro e non a avere a disposizione una funzione come l’autofocus, che si trova ormai anche sul più scarso degli smartphone. “6000 euro e devo pure mettere a fuoco a mano” è uno dei commenti più citati dagli scettici, commento che non può non richiamare alla mente la diatriba Mac-PC, quando i detrattori del computer della Mela mostrano il loro PC, magari meglio equipaggiato e dal costo di molto inferiore.

La forza di Leica è però proprio questa, la sua capacità di obbligare il fotografo a prendere il controllo su tutto, rendendo l’espressione fotografica più vicina alla volontà del fotografo, che dovrà calibrare e “pensare” il suo scatto dall’inizio alla fine, rendendo così il risultato finale molto più soddisfacente di quanto possa fare un freddo automatismo.

Con Leica la fotocamere diventa davvero un’estensione dell’occhio del fotografo: mentre ormai la tendenza dei nomi del settore è quello di trasferire ogni onere (ed anche ogni onore) dal fotografo alla fotocamera, Leica offre semplicemente uno strumento di espressione, che – così come di fronte ad una tavolozza di colori ed un tela – richiede una mano ed un occhio capaci, guidati soprattutto dalla consapevolezza di ciò che si sta facendo.

Una filosofia che non può non ribadire il suo legame con la fotografia a pellicola, che il digitale ha piano piano relegato nell’oblio degli impersonali automatismi o nell’artificiosità di un eccesso di post-produzione, un tipo di fotografia consapevole, ricercata, dove lo scatto era “visto” ancor prima di essere catturato, dove il momento decisivo era atteso e cercato nella propria mente o, più precisamente, attraverso l’occhio di quel telemetro.

Parafrasando una delle frasi di Phil Schiller durante la presentazione di iPhone 5S, per la maggior parte di noi, che vogliamo solo fare una foto, c’è l’iPhone a scattare una foto migliore per noi. Per chi invece vuole riscoprire il piacere e la tecnica dello scattare una foto in maniera consapevole, per chi insomma vuole imparare ad essere un fotografo migliore (e soprattutto ne ha la disponibilità economica) la nuova Leica M Typ 240 non può che rappresentare uno degli ideali punti di arrivo.

Pro

– Qualità costruttiva ineccepibile

– Qualità d’immagine unica e ricca di personalità

– Esperienza e soddisfazione fotografica ai massimi livelli

– L’unica fotocamere digitale a telemetro con lenti intercambiabili disponibile al mondo

Contro

– Costo proibitivo

– Non adatta agli amanti degli automatismi

 

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