In rete è nato un piccolo culto attorno al primo iPhone SE, uscito a marzo del 2016 con la scocca dell’iPhone 5s e il “motore” dell’iPhone 6s, che era uscito a fine 2015 con il processore A9. Piccolo, economico e potente. Una ricetta perfetta, e in effetti quel telefono di successo ne ha avuto tanto. Adesso sono passati quattro anni e Apple spera che, con il nuovo iPhone SE 2020, la storia si ripeterà. Nella recensione iPhone SE 2020 cerchiamo di capire se sarà così o no.
Abbiamo fatto l’unboxing e cominciato a usare il piccolo come apparecchio principale in sostituzione del’iPhone 11 Pro che stiamo usando dallo scorso autunno. Il nuovo iPhone SE 2020 ha la scocca riprogettata ma sostanzialmente identica a quella dell’iPhone 8, cioè dell’ultima generazione di telefoni Apple con Touch ID, arrivato nel mercato nel 2017 e uscito di listino da pochi giorni per il concomitante arrivo del nuovo SE.
Chi però considerasse l’iPhone SE 2020 come una replica dell’8 non potrebbe sbagliare di più. I 4,7 pollici dello schermo e la videocamera posteriore con obiettivo singolo sono gli unici punti di contatto (oltre all’uso del connettore Lightning e della ricarica wireless con standard Qi). Infatti, il nuovo iPhone SE è piccolo e bombardino. Occupa una fascia di prezzo molto importante perché lo posiziona al di sotto non solo di tutti gli altri iPhone ma anche della maggior parte degli Android alto di gamma e medio di gamma, pur avendo un processore che è lo stesso degli iPhone 11 Pro, cioè l’A13 Bionic, più potente del miglior processore di Qualcomm oggi sul mercato. Vediamo però nel dettaglio com’è questo telefono e come è andata la prova.
Primo contatto
Non ci sono elementi particolari da segnalare dal punto di vista di come si presenta sia il packaging che il telefono stesso. L’unità in prova è la versione (PRODUCT)Red da 256 GB, ma l’apparecchio è disponibile anche in versione bianca e nera e nei tagli da 64, 128 e 256 GB. Lo abbiamo provato (come facciamo sempre, per sicurezza) con una cover originale, assolutamente identica alle vecchie cover per iPhone 8. Cosa che ci rassicura perché vuol dire che chi ha in casa una vecchia cover (o riesce a trovarla a buon prezzo anche su eBay o Amazon) può risparmiare un po’ di soldi.
Nella scatola sono presenti il caricabatterie da 5 watt di Apple (il modello base), il cavetto da USB-A a Lightning, e le EarPods con connettore Lightning. Manca invece il convertitore da mini-jack audio a Lightning per usare le proprie cuffie. Consola pensare che è l’accessorio originale di Apple più economico di tutto Apple Store (si compra da questa pagina), a meno di dieci euro.
L’apparecchio, dopo anni di telefoni con schermi sopra i cinque pollici, è oggettivamente piccolo, ma non piccolissimo. Sarebbe stato insostenibile pensare a uno schermo da 4 pollici come era per l’iPhone SE del 2016. L’ingombro della scocca, a telefono spento, è poco inferiore a quello dell’iPhone 11 Pro, ma la differenza si vede accendendo i due telefoni. L’11 Pro è borderless e con notch, quindi ha uno schermo da 5,85 pollici, contro i 4,7 di diagonale dell’SE. E si vedono tutti, perché l’SE ha le due zone nere del frontale che vengono occupate dalla videocamera frontale e altoparlante audio, e sotto dal sensore per l’impronta digitale incorporato nel tasto Home.
Bisogna invece sottolineare la gradevolezza e la compattezza del design ereditato dall’iPhone 8. Era tempo che non ne tenevamo in mano uno e si tratta di un telefono estremamente gradevole, compatto ma non troppo, facile da impugnare. Il comparto fotografico posteriore sporge ma si tratta di una sola lente e non ingombra, mantenendo le linee molto pulite. La versione (PRODUCT)Red è estremamente gradevole per via del rosso acceso, che tuttavia scompare quasi completamente perché la cover lo copre dietro e sul davanti lo schermo ha cornici nere.
Configurazione lampo
Non se ne parla spesso, ma la configurazione di passaggio da un iPhone all’altro, storicamente uno dei punti deboli di Apple perché bisognava passare da iTunes con lunghissimi backup e reinstallazioni, negli ultimi anni è diventata molto più veloce. Si basa sul passaggio delle configurazioni di base tramite Bluetooth di prossimità e poi sul download dei dati utente dai backup iCloud e delle app stesse dall’App Store, comprensive di tutti gli acquisti in-app.
Per fare un passaggio di questo genere abbiamo impiegato poco più di tre ore, portandoci dietro una eredità storica che affonda le sue radici nel primo iPhone 2G del 2007, ben tredici anni fa (o più probabilmente nell’iPhone 3G, che era quello sul quale abbiamo avuto per la prima volta l’App Store) e dobbiamo comunque ringraziare una buona connessione in fibra. Il router di casa non ha WiFi 6 e non siamo potuti uscire a cercarne un altro per ovvi motivi: la prova infatti si è svolta a Milano durante il lockdown del coronavirus. Questo ha creato anche un po’ di problemi nella valutazione dell’autonomia sul campo, se non altro perché il telefono è connesso sempre allo stesso Wi-Fi e alla stessa cella 4G. Problemi insuperabili, anche per questo abbiamo difficoltà a valutare la durata effettiva della batteria.
Terminata la configurazione, abbiamo cominciato a utilizzare il telefono come apparecchio principale, cioè lo strumento per telefonare, mandare messaggi, fare videochat e audiochat, giocare, gestire un po’ di posta e di agenda, più qualche altra app comoda come l’organizzazione delle cose da fare, Dropbox, la lista della spesa.
Provato sul campo
A causa del coronavirus e del conseguente lockdown, come detto, il telefono è stato usato pochissimo fuori casa. L’unica distrazione è quando si va a fare la spesa, armati di guanti e mascherina. E qui il vantaggio deriva dal fatto che i guanti trasparenti permettono al sensore di riconoscere l’impronta del polpastrello e di sbloccare il telefono anche indossando la mascherina. Una piccola cosa che però ci aveva creato non pochi problemi utilizzando l’iPhone 11 Pro.
La fortuna di poter utilizzare il dito per sbloccare il telefono è compensata dalle dimensioni ridotte dello schermo. E qui la prova chiusi in casa introduce fondamentalmente un problema: nell’uso in mobilità lo schermo piccolo e agile è molto comodo, e va benissimo. In casa, l’istinto è quello di prendere l’iPad o il Mac, perché è più comodo. Facendo la pennichella dopo mangiato i 4,7 pollici non stimolano il desiderio di giocare o di guardare Netflix, come invece si può fare tranquillamente con il pollice e qualcosa in più dell’11 Pro.
L’istinto casalingo insomma è diverso da quello del gioco o della lettura in movimento ad esempio sull’autobus o in treno, oppure quando ci si trova a fare la pausa pranzo, e questo penalizza lo schermo più piccolo. Ma se lo si vuole usare, come ci si trova?
Questa come detto è indubbiamente una questione di gusti, abitudini, usi e anche di stato della vista: il pollice in più in diagonale permette a chi vede meno di usare magari un carattere più grande o una vista zoomata su iOS che però non diventa eccessivamente grande rispetto alle dimensioni dello schermo. Abbiamo provato a configurare iPhone SE con la modalità zoom dello schermo, in cui iOS “allarga” e ingrandisce tutte le icone e i testi, ma l’effetto non è piacevole anche se gli occhi del recensore di mezza età hanno trovato indubbiamente sollievo.
Tornati alla modalità “normale” l’iPhone SE è in equilibrio fra il piccolo e il normale. Anche qui, la misura non è unica ma bisogna dire che per chi viene da anni passati con gli attuali “padelloni” il “piccolo” SE è veramente tale. Invece, se si viene da un SE di prima generazione o comunque da un telefono con schermo più piccolo, il passaggio al nuovo SE è piacevole.
Potenza da gamer
Se amate giocare nei piccoli spazi, con il nuovo SE siete a casa vostra. Perché sul piccolo schermo, che ha la modalità TrueTone grazie ai sensori frontali di luce ambientale, gira praticamente qualsiasi gioco. Ce ne sono molti che probabilmente non ha senso mettere su questo apparecchio, ma non ce n’è uno che si sia bloccato o che non giri al massimo della potenza.
Abbiamo trovato più comodi i giochi tipo “scacciapensieri” anche se di abilità, come l’ottimo Mini Metro, e con il trittico Bastion, Transistor e Hyper Light Drifter. Ci vuole un po’ di concentrazione perché vanno sullo schermo anche i comandi, e quindi le dita, ma sono assolutamente giocabili.
Non è questo l’ufficio portatile
Se la potenza di calcolo dell’iPhone SE lo rende capace di macinare qualsiasi app e la potenza della connettività con Wi-Fi 6 e LTE di classe Gigabit lo rendono un fenomeno, dal punto di vista dell’ufficio mobile invece non è il soggetto giusto. Per curiosità abbiamo provato a scaricare Ferrite e LumaFusion, software per il montaggio audio (podcast principalmente) e video, entrambi solo per iOS e iPadOS, che stiamo provando in questi giorni. I risultati sono molto limitati: lavorare con questo tipo di app su SE non è né ragionevole né comodo.
Attenzione, non è un punto di demerito per iPhone SE: i due software non hanno senso probabilmente neanche su un iPhone 11 Pro XL (più Ferrite che non LumaFusion, comunque). Il quale iPhone 11 Pro XL ha peraltro esattamente lo stesso processore del piccolo SE. Il problema è di “real estate”, di polliciaggio, come si dice: sotto l’iPad mini (7,9 pollici) ha veramente poco senso pensare di lavorare sul serio con un software di editing video o audio. Senza contare che soprattutto per LumaFusion è molto consigliato utilizzare Apple Pencil, altrimenti diventa quasi impossibile lavorare con la punta delle dita. Però, volendo ci sono e funzionano, e con Ferrite siamo riusciti a registrare e sistemare una intervista-podcast. Difficilmente però riusciremmo a fare una produzione più strutturata.
Divertiamoci con la chitarra
Funzionano ovviamente, e molto bene, tutti gli strumenti fisici che si possono attaccare all’iPhone usando la porta Lightning. Questo apparecchio non è dotato di minijack audio, quindi il vecchio iRig non funziona direttamente ma bisogna utilizzare un adattatore come quello che non è presente nella scatola. Però l’iRig HD 2 funziona e alla grande: non solo con GarageBand e con AmpliTube CS sempre della modenese IK Multimedia (che è un ottimo prodotto anche se, pur possedendo il loro adattatore hardware, bisogna comprare a parte molti dei pedalini, profili di amplificazione ed effetti di regolazione) ma anche con altre app di terze parti che fanno da amplificatori o effetti: segnalo Pedal (per adesso ridiventato solo per iPad), Amp 2 ed Fx di Bias, ma anche AmpKit e l’ottimo Amp One di Mercuriall, che chi scrive sta utilizzando con più soddisfazione personale.
Tra l’altro, grazie a Audiobus, con Inter-App Audio e adesso Audio Unit v3, è (non sempre) possibile collegare ad esempio un pedale di Bias Pedal con un profilo di amplificatore di Amp One dentro GarageBand e altro. Insomma, un iPhone così piccolo con un adattatore ancora più piccolo “scompare” nella borsa della chitarra (o per altri strumenti MIDI) e diventa una pedaliera virtuale completa per portarsi dietro i propri suoni senza problemi ovunque si vada.
Il video e la fotografia monoculare
Fino all’altro ieri avere un solo obiettivo video-fotografico poteva sembrare ovvio, ma oggi non lo è più. Apple e il mondo Android ci hanno abituato a telefoni con due, tre, quattro e persino cinque obiettivi con focali, funzioni e risoluzioni diverse. Su questo interviene poi la fotografia computazionale, quella cioè che prende le immagini da uno o più sensori contemporaneamente ad altissima velocità e le elabora con algoritmi e reti neurali per produrre scontorni istantanei, modifiche alle immagini, cambi di luce e alterazioni “naturali”, ha fatto enormi passi avanti. Come va la monocamera di iPhone?
Il punto di partenza è la doppia video-fotocamera. Davanti c’è un obiettivo da 7 megapixel con apertura f/2.2 capace di fare tutto quel che fa sugli altri iPhone: modalità ritratto con bokeh e controllo profondità. In più ci sono le modalità ritratto con sei effetti (Natural, Studio, Contour, Stage, Stage Mono, High-Key Mono) e video da 1080p a 30 fps. Fa anche l’auto HDR (cioè seleziona lui il livello adeguato per fare la multiesposizione e ricompone tutto), stabilizza il video, fa le foto live e ha la modalità “scatto a raffica”.
Dietro c’è la videocamera più “importante”: 12 megapixel, f/1.8, zoom digitale 5x, modalità ritratto con bokeh e controllo profondità, modalità ritratto con i sei effetti (Natural, Studio, Contour, Stage, Stage Mono, High-Key Mono), Smart HDR, stabilizzazione ottica, sei elementi per la lente dell’obiettivo, Quad-Led per flash True Tone, e poi tutte le modalità degli altri apparecchi: modalità panorama con immagini fino a 63 megapixel, Live photos, stabilizzazione immagine automatica, cattura in Jpeg e Heif (il formato raw di Apple), protezione dell’obiettivo in zaffiro.
Il video è registrato in 4K con 24, 30 o 60 fps, può fare anche 1080p e 720p. Stabilizzato digitalmente, gamma dinamica estesa, zoom digitale 3x, slo-mo a 120 o 240 fps (con 1080p di risoluzione), timelapse con stabilizzazione, e in generale stabilizzazione cinematica per tutti i formati. Mentre registra il video in 4K può scattare foto da 8 megapixel senza interruzione e codifica in Hevc e H.264, con presa di suono stereo. Il video ha la modalità autofocus continua.
Certo, è una videocamera sola. Però abbiamo provato con DoubleTake di FiLMiC, una delle app presentate al keynote di lancio dell’ìPhone Pro 11 che permette di registrare i flussi video in parallelo di tutte le videocamere dell’apparecchio, e anche così possiamo registrare sia con la videocamera frontale che con quella posteriore. Lo scenario ideale è l’intervista, in maniera tale da poter avere il volto di entrambi i soggetti (intervistatore e intervistato) su due flussi separati e poter poi montare a campi alterni per movimentare la sequenza. Sul video abbiamo lavorato poco e sostanzialmente in interni, ma la resa è notevole, soprattutto per la precisione della messa a fuoco continua.
Un obiettivo per domarli tutti
Nelle prove siamo rimasti stupiti in maniera molto favorevole dal comparto video. Per la parte fotografica l’obiettivo che Apple ha realizzato è grandangolare (attorno ai 24 mm di focale nel formato pieno) con apertura f/1.8 e una risoluzione buona da 12 megapixel che apparentemente dovrebbe essere inferiore all’imponente dotazione dell’11 Pro ma invece non lo è. L’apparecchio ha infatti l’asso nella manica, anzi sotto la scocca: il processore A13 Bionic che ha potenza da vendere e un processore digitale delle immagini estremamente potente.
Il risultato è che l’apparecchio scatta foto con sfumato, scontorni, bokeh e giochi di luce anche senza avere il doppio obiettivo per poter lavorare sulle differenze tra le immagini. Anzi, l’elaborazione è solo ed esclusivamente quella dell’intelligenza artificiale dato che non ci sono i pixel per la percezione della fase e delle profondità: la tecnica ha un nome complesso, “Single Image Monocular Depth Estimation” e vuole dire in sostanza che fa tutto il processore dopo che l’immagine è stata scattata.
Questo a differenza dell’iPhone XR che invece, pur avendo una sola videofotocamera con l’SE, utilizza dei pixel per la messa a fuoco, che sono sfalsati tra loro e che con questa minuscola differenza riescono a dare le indicazioni “hardware” per elaborare l’immagine. Il sensore dell’iPhone SE non ha questa capacità e invece fa tutto utilizzando il software a scatto avvenuto.
Si capisce bene provando a fare uno sfocato in modalità ritratto con un oggetto, con un volto (riconosciuto come tale) e con una fotografia con un volto in primo piano. L’intelligenza artificiale “becca” i volti ovunque siano e sfoca i contorni sia della persona in carne ed ossa che di quella che appare in fotografia, mentre non sfoca (se non per un naturale e minimo fenomeno di profondità di campo) gli oggetti anche se scattati in primo piano.
L’iPhone 11 Pro invece da un lato riconosce il volto anche in foto ma non sfoca il contorno perché lo “legge” sullo stesso piano, mentre dall’altro sfoca gli oggetti in secondo piano anche fotografando un soggetto non umano. Ci siamo trovati molto bene a scattare con questo telefono e la mancanza di un obiettivo più ravvicinato non ha creato problemi: il livello di zoom ha una qualità accettabile e poi da tempo la prevalenza degli scatti è sempre più orientata al grandangolo. Soprattutto, le immagini scattate e confrontate con quelle dell’iPhone 11 Pro non evidenziano particolari differenze.
Miscellanea
Un singolo apparecchio telefonico smart è oggi praticamente un mondo. C’è dentro tantissimo ed è solo la punta dell’iceberg, dato che poi l’ecosistema delle app permette di apprezzarne scenari d’uso che, chiusi in casa, abbiamo difficoltà anche solo a immaginare e testare. Abbiamo visto che il sensore per il Touch ID (che dovrebbe essere quello di seconda generazione presente sugli iPhone 8) è velocissimo e toglie la scomodità di avere una mascherina che impedisce il riconoscimento con Face ID come sugli iPhone dotati di notch.
La resa audio in viva voce è buona anche se secondo chi scrive inferiore a quella di un iPhone di dimensioni più generose. I duedriver sono collocati alla base del telefono, dove c’è anche il microfono per le telefonate, ma c’è (come negli altri iPhone di ultima generazione) uno speaker anche dentro l’altoparlante per l’ascolto delle telefonate. La quantità di suono che emette è notevole, ma meno profonda e pulita: va in saturazione molto velocemente e suona incassato e con pochi bassi e poco brillante.
I pulsanti sotto la cover sono estremamente comodi da usare, mentre le gesture – ormai abituati ai gesti degli iPhone senza più tasto Home – sono spiazzanti: ci vorrà tempo per farci l’abitudine. Abbiamo volutamente tralasciato l’autonomia del telefono perché nei primi giorni di prova da un lato l’apparecchio è in fase di assestamento (sta scaricando e aggiornando molti dati) e dall’altro è stato sempre in casa quindi in condizioni di uso non realistico. L’abbiamo usato molto e la carica della batteria arriva tuttavia senza problemi sino a sera. La ricarica anche con il suo piccolo caricabatterie di serie è veloce perché la batteria non ha dimensioni eccezionali e passato il periodo di grazia iniziale potrebbe dimostrarsi un po’ debole soprattutto se il telefono viene utilizzato con app particolarmente “pesanti”. Apple non rivela le specifiche della batteria, ma sappiamo dai teardown del vecchio iPhone 8 che aveva una riserva di 1.821 mAh e ci immaginiamo che quella del nuovo SE sia più o meno di quelle dimensioni (entro i duemila mAh).
Le caratteristiche dello schermo sono buone anche se rispecchiano quelle dell’iPhone 8: risoluzione di 1.334 per 750 pixel pari a una densità di 326 ppi, 1400:1 contrast ratio, adattamento a True Tone, gamma di colori Wide P3, Haptic Touch (come gli altri iPhone Pro) e luminosità massima di 625 nits.
Conclusioni
La prima sensazione con l’iPhone ancora spento è stata “non è poi così piccolo” comparandolo con l’11 Pro. In realtà, a schermo acceso la differenza si vede molto bene e anche la resa dei colori e la luminosità. L’utilizzo del telefono è stato sinora un piacere puro: come visto fa ottime foto nonostante la singola fotocamera, ha potenza da vendere, una flessibilità di impiego ed è veramente un telefono da tutti i giorni: ideale per chi vuole spendere poco e non vuole le tasche (o la borsa) sformate da un oggetto troppo grande e ingombrante.
Ci è piaciuto molto il prezzo. Per una volta possiamo dirlo: un telefono per molte tasche e che è più potente della totalità dei concorrenti Android più costosi di lui, in alcuni casi molto più costosi di lui. È una piccola bomba, con un cartellino del prezzo però molto diverso da quello delle “bestie” presenti oggi sul mercato, che in alcuni casi viaggiano almeno al doppio del prezzo. Certo, hanno schermi enormi rispetto al piccolo. Ma le dimensioni contano fino a un certo punto, e l’iPhone SE a nostro avviso a quel certo punto ci arriva con scioltezza.
Secondo noi è il telefono ideale per chi vuole finalmente passare a iPhone senza svenarsi, oppure perché vuole aggiornare il suo vecchio apparecchio ma non ha un budget strepitoso a disposizione. È anche un telefono che ha molto senso per chi vuole un oggetto poco ingombrante da portare sempre con sé. Chi viene dal passato scoprirà che manca il jack audio (e ahimè anche l’adattatore), chi proviene invece da una ammiraglia che non lo soddisfaceva probabilmente resterà un po’ deluso dalla tecnologia dello schermo che non è né Liquid Led né Amoled, e forse dalle sue dimensioni ridotte (difficili soprattutto per chi non vede bene).
Quel che scoprirà è un telefono con pochissimi difetti, con potenza da vendere, che vuol dire soprattutto un telefono che non diventerà obsoleto per molto tempo, dato che sarà in grado di reggere le prossime generazioni del sistema operativo di Apple. Un piccolo iPhone che però è a prova di futuro, non un apparecchio reimpacchettato presentato due anni prima e impacchettato in una nuova versione.
Non abbiamo potuto testare sino in fondo né la durata della batteria né la resa dell’apparecchio in contesti cittadini ed extracittadini differenti da quelli di casa nostra a causa lockdown. Per la stabilità della ricezione sia del Wi-Fi di casa che della rete 4G non abbiamo comunque percepito nessun problema. Avanziamo un dubbio, più d’istinto che non testato sul campo, per quanto riguarda la durata della batteria: temiamo che non sia un campione di durata e questo si potrà notare quando aumenterà la fisiologica usura dell’accumulatore di energia con l’uso e i cicli di carica-scarica dopo qualche mese. Nei primissimi giorni, che sono anche di assestamento per l’apparecchio (copia e indicizzazione di molti dati) l’SE si è comportato molto bene anche se non in maniera stupefacente. Per esperienza, questo è il segnale di una batteria buona ma non eccezionale: quindi, chi cerca in questo piccolo telefono un “long performer” dal punto di vista dell’efficienza energetica, potrebbe rimanere deluso.
Il consiglio finale, se non avete un iPhone e ne volete uno, con un budget più che ragionevole, è di comprarlo senza dubbio o timore. Il taglio di memoria ideale è quello da 128 GB. È anche il telefono adatto se volete aggiornare da un vecchio apparecchio. Se avete un iPhone XR o successivi invece non ne vale la pena. Se, infine, volete aggiornare da un iPhone X o XS, la scelta è più complicata perché la resa complessiva è sbilanciata dal fattore di forma: se vi sta bene “vivere” con uno schermo da 4,7 pollici e con il Touch ID, allora siete a cavallo. Se invece siete diventati “schiavi” del fattore di forma borderless con notch per riconoscimento automatico del volto, rischiate invece una grande frustrazione.
Pro: è potente come l’iPhone 11 Pro, ma è più piccolo e molto più economico. Cosa volete di più?
Contro: volendo trovargli dei difetti a tutti i costi, ha una batteria di piccole dimensioni, bisogna riabituarsi a uno schermo con cornici così importanti e il vivavoce è meno morbido.
Prezzo e disponibilità
Il nuovo iPhone SE 2020 è disponibile nei colori bianco, nero e anche rosso (prodcut)RED nei tagli di memoria da 64GB, 128GB e 256GB a partire da 499 euro: si compra su Apple Store oppure da questa pagina di Amazon.