In quindici anni di recensioni di iPhone, per almeno una ventina di modelli provati, ci è capitato di confrontarci con dispositivi presentati come rilevanti per diverse cose: materiali, processori, fotocamere, sistemi di ricarica, display e chi più ne ha più ne metta. Quel che non ci è mai capitato è stato svolgere le nostre considerazioni su di un iPhone che alla fine passerà alla storia perché manca della funzione principale per cui nasce.
Accade quest’anno con l’iPhone 16 Pro e il suo fratello (quasi) gemello, iPhone 16 Pro Max il primo telefono Apple “costruito dalle fondamenta” dice Apple per l’era dell’intelligenza artificiale. Peccato sia una cosa che negli Stati Uniti non ha ancora e riceverà con il contagocce e che da noi potrebbe anche non avere nè quest’anno nè il prossimo.
Le ragioni di questa sconcertante situazione sono controverse, molto discusse e anche discutibili.
Potrebbe essere colpa delle ingiuste e liberticide, imprenditorialmente parlando, norme dell’Unione Europea (posizione di Apple) oppure potrebbe essere colpa di Apple che ha deciso sia conveniente tirare la corda fin che si potrà per tutelare la sua posizione dominante a fronte di richieste che tutelano invece il mercato (posizione dell’Unione Europea).
In realtà alla fine alla base di tutto c’è un peccato originale: il tempo sprecato da Apple; il capitale umano e il denaro dispersi su progetti che erano infinitamente complessi e collocati in un contesto ferocemente competitivo e lontano dal suo DNA o su altri tecnologicamente meravigliosi ma privi di un immediato uso pratico e dal futuro fumoso ed incerto.
Questo mentre i concorrenti storici investivano massicciamente sull’Ai organizzandosi per farlo diventare il sistema operativo di un’intera generazione di nuovi dispositivi.
Quando Apple se n’è resa conto ha lanciato la sua faticosa rincorsa ma dovrà superare ancora molte colline prima di vedere la targa di chi sta inseguendo.
Sta di fatto che da una parte ora c’è un iPhone che manca di quel che potrebbe differenziarlo davvero, dall’altra ci siete voi che dovreste decidere se comprarlo o no e noi che dovremmo darvi una mano a capire giudicandolo senza la funzione su cui avremmo dovuto esprimere la parte fondante del nostro giudizio.
Come (non) si cambia
Non potendo modificare questa situazione, partiamo nel cammino, facendo come al solito: confrontandolo il nuovo modello col precedente.
Siamo all’ABC di una recensione, indispensabile per capire quale sia il traguardo cui Apple punta. Se in passato abbiamo speso molte parole in questa fase, qui si fa abbastanza presto perché iPhone 16 Pro cambia pochissimo rispetto ad iPhone 15 Pro, tanto poco che si sarebbe tentati di dire che non cambia nulla.
In poche parole
Nulla in assoluto, per certo, cambia nell’aspetto. Per la maggior parte delle persone, degli amici, dei colleghi, dei famigliari di chi incrociate per strada e al bar, iPhone 16 Pro sarà identico ad iPhone 15 Pro e volendo anche ad iPhone 12. E se ci mettete sopra una custodia sarà lo stesso telefono per tutti, inclusi i più esperti.
Se esteticamente ci sono zero cambiamenti, altrove qualche sparsa novità la si può anche trovare ma poche sono quelle che che possono avere una qualche ricaduta. Vediamo quali:
- Schermo a bordo ridotto
- Più grande (tra il +2 e il +3%) e pesante (dal +3% al +6%)
- Schermo OLED con luminosità minima ad 1 nit
- Tasto controllo fotocamera
- Camera UltraWide a 48 Mp
- Stili fotografici di seconda generazione
- Autonomia aumentata
In iPhone 16 Pro ci sono poi altre innovazioni che si toccano con mano solo in specifiche situazioni o utili ad un ristretto pubblico
- Schermo con vetro Ultra Shield 2
- Lenti della fotocamera con trattamento antiriflesso
- Nuovo processore A18 Pro
- Video in slow‑motion a 1080p fino a 240 fps
- Registrazione audio Mix
- Wi-Fi 7
- Rete cellulare G5 più veloce
Messi da parte gli elenchi puntati, la sostanza è che se si va indietro nella memoria, non ricordiamo un iPhone che sia cambiato così poco rispetto alla generazione precedente.
Forse è accaduto solo con iPhone 13 Pro, ma in realtà quel modello pur introducendo poche novità, almeno due erano di sostanza: la fotocamera frontale, totalmente cambiata, e lo schermo a 120 Hz. In iPhone 16 Pro non c’è nulla di paragonabile né di funzionale né dal punto di vista del design.
Finitura perfetta, colori noiosi
Ad esempio lo scorso anno, tra le altre cose, era arrivato il Titanio al posto dell’acciaio, un materiale che modificava l’estetica, riduceva il peso e alla fine anche la sensazione nel maneggiarlo nella quotidianità e iPhone 16 Pro è pure lui in Titanio.
iPhone 16 Pro si presenta con materiali eccellenti e finiture perfette, è molto piacevole da vedere, ancora moderno nel look, eccellente nelle proporzioni e (solo se parliamo di iPhone 16 Pro) e anche nell’aspetto ergonomico ma anche qui non c’è novità.
Anche nei colori siamo alle solite. Magari un giorno Apple sarà più creativa nel contesto della sua offerta Pro, ma per quest’anno come nel corso dei passati, oltre i classici e un pochino noiosi argento, titanio e nero, ci presenta una sola tinta fuori dagli schermi: il titanio sabbia.
Parliamo di un colore caldo che varia a seconda della incidenza della luce. Potrebbe essere rosa polvere, bronzo chiaro, bianco caldo. Potrebbe anche essere confuso con il titanio naturale in specifiche condizioni. Molto bello comunque, anche se l’azzurro dello scorso anno ci lascia parecchi rimpianti.
Per qualche pixel in più
Restando nell’ambito del design saprete certamente che iPhone 16 Pro e iPhone 16 Pro Max, aumentano di dimensioni e peso.
Le ragioni di questa variazione stanno essenzialmente nella scelta di Apple di modificare al rialzo, per la prima volta dal lancio di iPhone 12 Pro, le dimensioni dello schermo.
iPhone 16 Pro Max ha ora un display da 6,9 pollici (2868×1320 pixel ) contro i 6,7 pollici di iPhone 15 Pro Max (2796×1290 pixel ). iPhone 16 Pro ha uno schermo da 6,3 pollici (2622×1206 pixel) invece dei 6,1 pollici (2556×1179 pixel ) di iPhone 15 Pro. Questa scelta separa gli iPhone 16 Pro dagli iPhone 16 che restano fermi a 6,7 (iPhone 16 Plus) e 6,5 pollici (iPhone 16) precedenti.
L’aumento della superficie visibile fa qualche differenza? La risposta sarà evidente per chiunque: no.
Senza reali benefici, ci ritroviamo con due telefoni che pesano di più e che sono più grandi, per quanto si parli di millimetri e di grammi e con un iPhone 16 Pro Max vicinissimo se non oltre il limite in cui potrebbe essere definito come troppo grande.
Ovviamente, il gigantesco OLED di cui è dotato è molto comodo ma dopo averlo maneggiato a lungo nel negozio Juice di Novara, mettendolo a confronto con il nostro iPhone 16 Pro, ci siamo convinti che sia troppo difficile da gestire.
Tenendolo con un mano non solo ci si sente insicuri ma è impossibile toccare la parte superiore per controllarne l’interfaccia. Certo si può ricorrere ad “Accesso Facilitato ” (interruttore in accessibilità), ma siamo di fronte ad una complicazione inutile. Per evitare tocchi multipli e non correre rischi per usare iPhone 16 Pro Max è obbligatorio usare due mani.
Per non dire che iPhone 16 Pro Max sarà anche più leggero di un iPhone 14 Pro ma è più grande di ogni altro telefono mai prodotto da Apple e trovare una tasca dove metterlo è sempre più un problema.
Lo schermo
Continuando a parlare di schermo quasi tutto il resto non cambia. Abbiamo il solito eccellente OLED da 460ppi a 120 Hz, HDR con luminosità di picco a 1600 nit (2000 nit in piena luce), identico a quello di iPhone 15 Pro.
Se a “nulla cambia” dobbiamo aggiungere “quasi” è solo perché da una parte sono state ridotte le cornici (una delle ragioni con l’aumento delle dimensioni, della crescita della superficie visibile) dall’altra la luminosità minima è stata ridotta ad 1 nit.
Apple non dice quali vantaggi si possano avere da questa modifica tecnica. Sappiamo però che gli Apple Watch 10 hanno anch’essi una luminosità minima di 1 nit, grazie a questo è stato possibile rendere visibile la lancetta dei secondi nella funzione “sempre acceso”.
In precedenza per ragioni di consumo il refresh era ridotto, permettendo di vedere solo lo scorrere i minuti. Possiamo immaginare che iPhone 16 Pro grazie allo schermo da 1 nit di luminosità, consumi meno nella funzione display sempre acceso.
Il display, infine, è protetto dal vetro che Apple chiama Ceramic Shield di seconda generazione, più resistente del 50% della prima generazione Ceramic Shield.
Non avendo ancora trovato il sasso sotto cui è nascosta la formula magica grazie alla quale YouTuber e TikToker senza pensieri frantumano, per testarne la solidità, un telefono che costa 1500 euro, ci abbandoniamo ad un atto di fiducia in Apple.
Il bottone che non voleva esserlo
Lo scorso anno Apple aveva introdotto il bottone Azione. Quest’anno ne aggiunge uno che si chiama Controllo Fotocamera e che (ma guarda un po’…) controlla la fotocamera.
Si tratta della novità hardware più importante di iPhone 16 Pro. Non a caso ad essa sono stati dedicati molti minuti della presentazione di Apple e anche un filmato che ne descrive le funzioni.
Suona strano che una società che è stata sinonimo di minimalismo, tanto che si è parlato in passato di iPhone senza tasti, per la seconda volta in due anni ne aggiunga uno. Ma tant’è….
Il bottone (componente che Apple non chiama mai così ma che è proprio un bottone fisico) è collocato vicino a quello di accensione. Si distingue al tatto per le dimensioni e per il fatto che è leggermente infossato per ridurre il rischio di pressioni accidentali.
Il trucco funziona, ma nonostante ciò alla fine il bordo di iPhone è ora affollato. Ci sono cinque tasti (due del volume, il tasto azione, il tasto accensione e il tasto controllo fotocamera) così che ora è impossibile impugnare l’iPhone senza mettere la mano su almeno uno di essi.
Andando a guardare allo specifico, nonostante Apple non sia affatto la prima ad introdurre su uno smartphone un elemento fisco per fare foto, Controllo Fotocamera si distingue da tutto il resto.
Tecnologicamente è un piccolo capolavoro, un ibrido, in parte meccanico e in parte touch con risposta aptica, ricoperto da un vetro zaffiro, una trackpad in miniatura (anche se la trackpad non si muove, il tasto controllo fotocamera sì) che permette di scattare ma anche di regolare altrettanto rapidamente una serie di opzioni che in precedenza erano sparse sul display o inaccessibili direttamente.
Che me ne faccio?
Tutto quello che fa Controllo Fotocamera, ve lo diciamo in uno specifico articolo. Ma di base, oltre che funzionare come il tasto per l’otturatore di una fotocamera (premuto a fondo scatta, tenuto premuto riprende video), permette di controllare lo zoom, aprire un menù con gli stili fotografici (di questo dopo), scegliere l’obbiettivo da usare, l’esposizione, la profondità di campo.
Nei controlli è possibile anche abilitarlo per acquisire i codici QR o aprire la lente di ingrandimento. Se non serve può anche essere disabilitato e potrà essere utilizzato anche per controllare applicazioni di terze parti. Le sue API sono infatti disponibili anche per gli sviluppatori.
In futuro con un aggiornamento (non iOS 18.1) servirà anche per fare una cosa importante: bloccherà il fuoco come accade con le fotocamere DLSR.
Infine là dove c’è l’Intelligenza Artificiale potrà essere usato per acquisire una immagine ed elaborare informazioni su di essa.
Ci vuole un certo impegno
Come detto, Apple non ha inventato il tasto per la fotocamera; anche sugli iPhone, da anni c’è la possibilità di fare una foto con un tasto, quello del volume. Ma Apple come spesso accade pur arrivando in ritardo su un funzione, la implementa maniera innovativa, mixando touch e pressione fisica con una serie di azioni incrociate ciascuna delle quali provoca una diversa risposta.
La curva di apprendimento per fruire del tasto nelle sue varie funzioni è però abbastanza ripida. Le sequenze da memorizzare sono parecchie: tocco, click profondo, doppio click leggero, pressione leggera, strisciata. Si deve studiare e soprattutto regolare precisamente ogni movimento.
Se vi trovate in difficoltà, in particolare nel gestire zoom o l’esposizione, il nostro suggerimento è di andare nei controlli (sezione accessibilità) e provare a cambiare la sensibilità del tasto per adattarla. Noi questo modo siamo riusciti ad avere un tasto che funziona in maniera più precisa. Il resto l’ha fatto l’abitudine.
In particolare abbiamo dovuto abituarci ad un nuovo modo di reggere l’iPhone mentre si scatta. In precedenza i due medi e i pollici stringevano il telefono l’indice premeva il tasto sullo schermo (non abbiamo mai usato il tasto volume per scattare foto). Ora indici e pollici stringono i due bordi lunghi, il medio e l’anulare della mano destra stanno dietro al telefono, la punta dell’indice destro preme il tasto.
Nei primi momenti di utilizzo si deve allungare l’indice (o il medio se si preferisce, specie con iPhone 16 Pro Max) oltre il punto dove si sarebbe tentati di cercare il tasto perché Controllo Fotocamera è più lontano dal lato corto di quanto ci sia attenderebbe.
È stato messo in questa posizione, probabilmente, per favorire Instagramers, YouTuber, TikTokers che usano il telefono in verticale. Messo il tasto distante dal bordo, è possibile impugnare il telefono, scattare e riprendere attivando controllo fotocamera con il pollice. Se il tasto fosse stato più in basso sarebbe stato impossibile usare il telefono in modalità ritratto.
In ogni caso chi è abituato a scattare in verticale dovrebbe sapere che usare Controllo Fotocamera in questa posizione, resta comunque più scomodo che in in orizzontale. Basta provare ad regolare lo zoom per rendersene conto.
Però serve
Durante questi giorni abbiamo provato più volte a chiederci se un tasto del genere sia davvero qualche cosa che rende iPhone 16 Pro migliore di iPhone 15 Pro.
Ne abbiamo concluso che una volta superata la menzionata curva di apprendimento, il tasto rende realmente più facile, flessibile e veloce usare iPhone come camera phone e in definitiva a fare foto migliori.
Il pregio maggiore, secondo noi, oltre che nel rendere lo scatto più diretto, è che consente di zoomare il soggetto in maniera più facile e naturale. Un cosa utile sia per il video ma anche nella composizione di una scena nella fotografia
Questione di stili
Se Controllo Fotocamera è la più importante novità hardware di iPhone 16, gli Stili di seconda generazione sono la più importante novità software.
Ce n’erano cinque, ora ce sono 15, divisi in Tonalità (6) e Ambiente (9). Quelli che si chiamano “Tonalità” modificano la tinta della pelle (anche se si agiscono su tutti i colori virati all’arancio-rosso dell’inquadratura), gli “Ambiente” sono invece normali filtri per cambiare il “mood” della foto.
I camaleonti
Ma i loro numero non è la cosa che realmente distingue iPhone 16 Pro da iPhone 15 Pro. È il modo con cui Apple ci offre la possibilità di usarli la cosa più interessante.
In primo luogo, nonostante come detto siano in tutto 15, in realtà si hanno infinite varianti. Possiamo infatti anche applicare una regolazione usando una sorta di trackpad virtuale e un cursore per tono (mappatura dei toni), colore (saturazione) e paletta (la variazione di ciascun colore). La modifica avviene in diretta: mentre inquadriamo possiamo cambiare la scena.
Secondariamente gli stili si possono modificare anche dopo lo scatto, aggiungerli ed eliminarli totalmente. Le foto (solo quando scattate in HEIF) mantengono tutte le informazioni acquisite dalla fotocamera.
Importante anche la scelta di rendere gli stili modificabili su altri dispositivi che non hanno la capacità di offrirli all’atto dello scatto. Una volta acquisita l’immagine la possiamo lavorare su un Mac e anche su un iPhone 15, per esempio.
Tra pregi e difetti
Anche qui, come per il pulsante Controllo Camera, è inevitabile proporsi la domanda sulla loro utilità. Ma se per il bottone pensiamo che una volta domato offra un vantaggio importante e di interesse sostanzialmente generale, per gli stili si deve distinguere.
Come per tutti i filtri fotografici ci sarà chi li ama e chi li odia, chi li riterrà inutili e chi invece non farà una sola foto senza di essi. Gli stili sono una questione di gusti e abitudini e come tali saranno percepiti.
Se vogliamo cercare un vero limite nei nuovi stili lo troveremmo nel fatto che se è vero che permettono infinite personalizzazioni è anche vero che introducono un importante livello di complessità.
Scegliere colori e tinte, porta via tempo, distrae, impone di gestire nuove opzioni, di fare selezioni in fase di preferenze, di capire la logica del sistema. Non tutti avranno voglia di gestire una cosa di questo genere.
Oltre a ciò si deve anche sottolineare che gli stili, come accennato, sono applicabili solo se la fotocamera scatta in HEIF e sappiamo che nonostante gli sforzi fatti da Apple, il formato HEIF, al contrario del JPEG, è scarsamente utilizzato, incompatibile con molte applicazioni e non accettato in tanti contesti.
Se vogliamo scambiare le nostre foto sarà quindi molto probabilmente indispensabile salvarle in JPEG e non c’è un modo facile per farlo direttamente da iPhone, se non mandarle per email.
Infine c’è da considerare che i file con gli stili sono fino al 25% più pesanti di un normale file HEIF. Si riduce così il beneficio più importante del formato Apple: le sue ridotte dimensioni rispetto al file in JPEG.
C’è poi anche un vantaggio indiscutibile: la piccola trackpad virtuale e in particolare grazie al cursore “Tono”, si possono eliminare tutte le elaborazioni svolte dal processore immagine, che spesso crea la realtà e non la riproduce, riavendo così in foto la scena così come la si è vista. Si sgombra così il campo dalle critiche secondo le quali le foto prodotte da iPhone hanno regolazioni invasive e contestabili.
Fotocamera, non ci siamo già incontrati?
La fotocamera è ormai una componente fondamentale di uno smartphone. Per qualcuno è anche la principale ragione di scelta di uno smartphone. Apple lo sa e ogni anno lavora intorno ad essa per cercare di aggiungere qualche miglioramento.
In realtà nell’anno 2024, dopo quelle molto importanti di iPhone 14 Pro e dopo i ritocchi piuttosto significativi di iPhone 15 Pro, tra cui anche lo zoom 5X di iPhone 15 Pro Max, le novità sono decisamente minori.
La camera UltraWide
In pratica l’unica differenza significativa nel campo fotografico la troviamo nella fotocamera Ultra Wide, che ora produce immagini da 48 megapixel in HEIF MAX o JPEG MAX.
È bene precisare che non si tratta di un nuovo componente ma dello stesso sensore (equivalente 13mm, F2.2 da 5.6×4.2mm) che ora sfrutta la tecnologia del Pixel Binning per immagini a maggior risoluzione.
Lo scatto al 100% di iPhone 15 Pro a 12MP confrontato con iPhone 16 Pro a 48M sulla lente Ultra Wide
La risoluzione più elevata significa la possibilità di avere foto più grandi quindi più interessanti per la stampa o per il ritaglio ai fini di una composizione della scena.
La foto a 48 MP diventa più utile quando si scatta in formato ProRaw. In casi come questi c’è un aumento di dettaglio, meno rumore nel colore e meno artefatti. Anche se si deve accettare di gestire file con dimensioni molto importanti.
iPhone 15 Pro schiarisce le ombre
Facendo un confronto tra scatti in formato HEIF o JPEG, quelli di iPhone 15 Pro e quello di iPhone 16 Pro, le differenze sono minori. Apple ha applicato semplicemente un settaggio che dà maggior luminosità delle scene e schiarisce le ombre. Ma dettaglio e definizione sono gli stessi.
In poche parole la fotocamera Ultra Wide fa passi avanti ma resta ancora diversa strada per arrivare al livello della fotocamera Wide.
Dall’ingrandimento si nota che non ci sono differenze di dettaglio
La fotocamera Wide
A proposito di Wide, la fotocamera principale è rimasta, come accennato, la stessa di Phone 15 Pro. È basata su un sensore 1/1.28 (9.8×7.3mm) F1.78 equivalente 24mm.
Sono identici anche i campi di visione, (FOV) ovvero le opzioni che in iPhone 15 Pro simulano uno da 28mm (1.2X), uno da 35mm (1.5X) e uno da 48mm (2X). Si tratta crop (un ritaglio sul fotogramma) sul sensore principale che poi viene modificato, integrato e migliorato dal processore immagine.
Le differenze di inquadratura e l’utilità le abbiamo spiegate nella nostra recensione di iPhone 15 Pro. Qui sotto vedete una galleria che le confronta visivamente.
Se il sensore e la lente sono uguali e anche le immagini, alla fine, sono uguali. Pur sforzandoci, non siamo riusciti a trovare evidenti miglioramenti nel bilanciamento di luci ed ombre oppure nella definizione.
Forse in alcune situazioni (come per la lente ultrawide) le foto vengono registrate a maggior luminosità e con ombre più chiare, ma non c’è nulla che non si possa replicare o eliminare lavorando con un qualunque programma di editing.
iPhone 15 Pro iPhone 16 Pro scattano con la fotocamera Wide in maniera identica. Lo si nota anche dall’ingrandimento sul dettaglio
Piuttosto c’è un percepibile aumento della velocità di registrazione dell’immagine di prontezza nello scatto. Lo si nota specialmente, come dice Apple, a 48 megapixel (di più in HEIF, di meno in Raw) ma anche in situazioni più normali iPhone 16 Pro è più agile di iPhone 15 Pro. Di fatto si fissa la scena nell’esatto momento in cui si tocca il bottone (fisico o virtuale), un vantaggio che in alcune situazioni non è irrilevante.
Lo zoom 5X
Phone 16 Pro ora offre anche lo zoom 5X. Si tratta della stessa lente, dello stesso sensore di iPhone 15 Pro Max e della stessa tecnologia prismatica. Vantaggi e svantaggi restano quindi gli stessi e la nostra opinione in merito sulla sua reale utilità, di conseguenza, la stessa.
Come già detto in occasione della recensione di iPhone 15 Pro, crediamo che l’esistenza su iPhone di questa lunghezza focale abbia una ragione essenzialmente nel marketing. Un gran numero di telefoni Android di fascia media e alta hanno una lente 5X e per iPhone cominciava ad essere difficile competere senza di essa.
La differenza tra il di iPhone 15 Pro e il 5X di iPhone 16 Pro
Tecnicamente però non si tratta della più necessaria delle lenti. È l’equivalente di un obbiettivo da 120mm, lunghezza non molto popolare in fotografia, al contrario del 3X equivalente 80mm (per la precisione 77mm nell’iPhone) buono anche per ritratti con stacco ottico dallo sfondo e che come tale abbiamo usato largamente dalla sua apparizione.
Sfortunatamente il 5X prende il posto del 3X di cui sentiremo la mancanza.
Si può ovviamente anche usare il 5X per i ritratti, ma si tratta di una focale più scomoda, ovvero dobbiamo andare più distanti dal soggetto.
Oltre a questo il nostro giudizio il 5X ottico, come abbiamo dimostrato lo scorso anno nella prova a confronto di iPhone 15 Pro e iPhone 15 Pro Max, non è poi così superiore al 5X digitale di iPhone 15 Pro. iPhone 16 Pro per arrivare a 5X opera un ingrandimento digitale sul sensore 3X e quindi la perdita di qualità è ridotta.
Paradossalmente fino a quando non entra in azione l’ottica 5X, è proprio iPhone 16 Pro ad essere penalizzato perché deve ingrandire l’immagine ripresa dal sensore Wide 1X che benché superiore con i suoi 48MP, ƒ/1.78 al 12MP con ƒ/2.8 al sensore 3X di iPhone 15 Pro, non può competere con esso quando si superano i 3X.
Dove il 5X di iPhone 16 Pro vince è là dove non può perdere: nello stacco dal fondo in alcune immagini e nell’effetto compressione, frutto della legge dell’ottica che l‘ingrandimento digitale non può simulare.
Ovviamente anche in ingrandimenti digitali superiori a 5X, iPhone 16 Pro è superiore. Per fare un esempio un scatto a 10X con iPhone 16 Pro resta ancora utilizzabile, quello di iPhone 15 Pro è già molto degradato. A 15X, il massimo possibile per iPhone 15 Pro, le sue fotografie sono del tutto improponibili, quelle di iPhone 16 Pro ancora passabili.
Non vorremmo essere troppo distruttivi. Alla fine parliamo di una lente che può, comunque, piacere ed essere utile in alcune situazioni specifiche: dettagli di architettura, particolari composizioni urbane, street photography e così via.
L’importante è avere idea di come usarla e di scattare con buona luce: quando la luminosità dell’ambiente scende, con essa scende il dettaglio e sale il rumore perché la qualità della componentistica non è paragonabile con quella della lente Wide. E considerate anche che la foto con lo Zoom 5X è sempre a 12 megapixel e non a 48 megapixel.
Lo zoom 3X e 5X sono tutti e due molto sensibili al rumore
Quando manca la riflessione
Non ha infine nulla a che fare con la componente fotocamera ma con la copertura delle lenti, ma aiuta la qualità delle immagini il nuovo trattamento antiriflesso.
Dalla nostra prova ci sono evidenti progressi. Non si elimina del tutto il fenomeno del ghosting e il maledetto puntino verde odiato da tutti sta ancora lì, ma nello scatto controluce i situazioni estreme complicate si ottengono scatti migliori. In situazioni più normali, come si vede qui sotto, quasi il problema viene cancellato.
I riflessi con iPhone 16 Pro sono notevolmente mitigati anche i situazioni molto difficili
JPEG XL una polizza su futuro
C’è anche una novità software nella fotocamera: il supporto JPEG XL. Di questo nuovo formato parliamo estensivamente in un articolo specifico. Se volete sapere quali sono i suoi vantaggi è qui che dovete cliccare.
In sintesi qui vi diciamo solo che si tratta di una evoluzione del formato JPEG, ripensato per avere una maggiore fedeltà, preservando le caratteristiche di un file flessibile e altamente modificabile al pari del RAW, restando nel contempo poco pesante proprio come il JPEG.
Il peso di un file JPEG XL è infatti straordinariamente più basso di quello di un file ProRAW, fino a meno di un terzo. Anche senza fruire della versione lossy, quindi a bassa fedeltà, che è tale solo relativamente, si può parlare di un confronto 75 MB contro 50 MB.
Apple consente di scattare foto in formato JPEG XL solo quando si fotografa in formato ProRaw che diventa una sorta di container. Quindi è possibile avere una compatibilità più estesa rispetto a quella del formato JPEG XL vero e proprio che oggi è supportato solo sparsamente. In pratica da iPhone non esce un formato JPEG XL puro.
In questo momento il fatto che iPhone 16 Pro scatti anche in JPEG XL è più che altro una polizza sul futuro che ha appeal sui fotografi più avanzati. Fuori dal mondo Apple e più specificatamente da iOS 17 e da macOS 14 o dal mondo Adobe, gli scatti in JPEG XL per ora non hanno praticamente cittadinanza. Il fatto che Apple si sia però impegnata nel rendere iPhone capace di scattare in questo formato potrebbe dare ad esso una forte spinta.
Video, il vero slow motion
Nel campo del video la novità è essenzialmente una: la possibilità di registrare a 4Kfino a 120 frames al secondo sia nel video normale che in slow-motion. iPhone 15 Pro era limitato a 4K a 60fps o 1080p HD a 240fps in slow motion.
Tecnicamente si tratta di un traguardo importante, davvero di qualità cinematica. Ma è anche una funzione che sarà usata raramente perché é apprezzabile unicamente in situazioni particolarmente estreme e non comuni. Apple l’ha dimostrata con una esplosione, ad esempio.
Si tratta di una modalità che è interessante specialmente per chi fa riprese professionali. Lo dimostra il peso dei file. Un video di una decina di secondi può arrivare facilmente oltre i 150 MB. Un minuto si incammina verso 1 GB. ì
Sfruttarla con un iPhone 256 Gb significa ingombrarlo di file molto pesanti, per non dire che succede sul vostro iCloud nella sezione del back up del video. Meglio registrare su un supporto esterno se davvero vi interessa il super slow motion di iPhone 16 Pro.
Ha a che fare con il video anche il nuovo Audio Mix. Si tratta di differenti modalità di riproduzione audio dove abbiamo Standard (audio come ripreso in originale), primo piano (riduce l’impatto del suono fuori dall’inquadratura), studio (riduce riverbero e suono di sfondo) e Cinematico (mette in primo piano il suono che arriva di fronte e mette i suoni ambiente in una modalità surround).
Qui l’uso è più vasto e generalizzato rispetto a quello dello slow motion estremo. Se alla fine dalle prove che abbiamo fatto non possiamo dire che si possa eliminare la necessità di un microfono se si vogliono avere audio di alta qualità, la rimozione del rumore di fondo è comunque notevole e in riprese “casual” come sono quelle che nel 90% vengono fatte su iPhone, si migliora l’audio dei video.
Il processore
A questo punto dovremmo dire qualche cosa del processore. Confessiamo che questa parte della recensione la troviamo noiosa da scrivere ed immaginiamo che lo sia anche da leggere.
Ogni anno Apple presenta una nuova componente, quest’anno A18 Pro, annunciandolo con una raffica di dati tecnici a sottolineare i passi avanti sul piano delle prestazioni ma poi alla fine i passi avanti rispetto alla generazione precedente sono misurabili solo in applicazioni specializzate, come Geekbench.
Questo non perché Apple dica bugie, ma perché alla fine la velocità pura del processore conta relativamente nell’uso quotidiano e a meno di non voler andare indietro di tre o quattro generazioni. È così difficile accorgersi a vista dello scalino di prestazioni tra due modelli di iPhone se non si usano applicazioni, come i giochi, che hanno una elevata richiesta di potenza.
È così anche quest’anno con l’A18 Pro. L’Phone 16 Pro offre buone sensazioni, sembra più agile e responsivo di iPhone 15 Pro. Ma se dovessimo dire che ci abbia cambiato la vita, diremmo una bugia. Del resto la differenza in prestazioni rispetto ad iPhone 15 Pro si attesta, come vede qui sopra, intorno al 10%.
Semmai il processore o meglio il complesso dei processori dentro ai processori A, come ad esempio il processore immagine fanno una grande differenza per le funzioni che sono in grado di aggiungere nel campo della fotografia, della gestione di alcuni servizi come ad esempio l’intelligenza artificiale.
Altro aspetto che fa differenza considerando il processore è nell’aumento di longevità di un A18 Pro rispetto ad un A17 Pro. In pratica un iPhone 16 Pro potrebbe avere un anno in più di aggiornamenti rispetto ad un iPhone 15 Pro, benché non ci siano garanzie in merito.
Un dettaglio significativo per tutti è invece la capacità di iPhone 16 Pro di girare alla massima potenza senza diventare mai troppo caldo. Tutti ricordiamo quel che è accaduto lo scorso anno con il clamore (poi ridimensionato) intorno ai processori A17 Pro che si surriscaldavano.
Quest’anno nessuno dovrebbe lamentare nulla del genere, questo sia grazie ad un processo di ottimizzazione che grazie a fatto che è stata modificata la struttura del telefono e applicato un dissipatore al grafene, come era stato previsto alcuni mesi fa.
iPhone 16 Pro non si è mai surriscaldato neppure durante la lunga serie di foto che abbiamo fatto o mentre provavamo le sue prestazioni con applicazioni specifiche.
Batteria e ricarica
Abbiamo detto che iPhone 16 Pro sta ad iPhone 15 Pro come iPhone 13 Pro stava ad iPhone 12 Pro. E questo paragone regge anche per quanto riguarda il consumo batteria: come iPhone 13 Pro, iPhone 16 Pro aumenta l’autonomia. Parliamo, secondo Apple tra il 10 e il 15% in più. Per raggiungere questo risultato Apple ha lavorato su due aspetti: la tipologia della batteria (come si vede dallo smontaggio di iFixIt), la capacità della batteria stessa e l’ottimizzazione del processore.
È difficile dire quanto questi dati, ottenuti in laboratorio si rispecchino nella quotidianità di ciascuno. Sono troppe le variabili in conto, l’influenza delle applicazioni usate, la tipologia delle connessioni, per dare un giudizio assoluto. In ogni caso test svolti da alcuni siti confermano un aumento anche sensibile dell’autonomia.
Da parte nostra, pur contando su un test meno scientifico, siamo rimasti impressionati. Durante le prove di questi giorni siamo scesi al 25% della batteria dopo 80 attivazioni di schermo, 1 ora 15 minuti di fotocamera, 35 minuti di app per foto e due ore e 15 minuti di attività in larga parte in piena luce con luminosità a massimo.
Lo scorso anno l’iPhone 15 Pro Max in una situazione di stress appena superiore si era fermato al 35%. In pratica iPhone 16 Pro ha fatto così tanti passi avanti da avvicinarsi ad un modello, quello dello scorso anno, che aveva una batteria con capacità largamente superiore.
Resta da vedere che cosa succederà quando entrerà in azione Apple Intelligence, ma per ora possiamo dire che qui gli ingegneri della Mela hanno fatto un ottimo lavoro.
Ricarica wireless
Apple con il lancio di iPhone 16 Pro ha introdotto la possibilità di ricaricare in wireless a 25W. Un’ottima notizia perché significa che è possibile arrivare quasi alla velocità di carica del cavo. Una meno buona è che questa potenza si raggiunge solo se si usa il caricabatterie Magsafe 2 che costa 49 € (versione da 2 metri a 59€) e un caricabatterie da almeno 30W.
In ogni caso è sempre possibile ricaricare a 15W con qualunque caricabatterie Qi2, qui però non c’è alcuna differenza con un iPhone dal 12 in su.
Ricarica a cavo
La ricarica a 45W come si era vociferato? Non c’è. iPhone 16 Pro è infatti sì in grado di arrivare a sfiorare i 40W ma solo in condizioni particolari con richiesta di picco, poi scende alla potenza di un iPhone 15 Pro. Lo dimostra l’estensiva prova di iFanr, un sito cinese che ha svolto un test scientifico.
Nel mondo Android c’è chi fa di molto meglio
La conclusione tra fede e razionalità
L’abbiamo già scritto: sono finiti i tempi in cui un iPhone cambiava molto da una generazione all’altra. Sono anche terminati probabilmente quelli in cui ogni due o tre anni c’era una rivoluzione (iPhone 6 contro iPhone X, iPhone X contro iPhone 12). I cicli dove davvero le cose cambiano potrebbero essere ora a cinque anni (iPhone 12 contro iPhone 17) ed iPhone 16 Pro è lì a dimostrarlo.
Il nuovo modello è solo una modesta evoluzione di iPhone 15 Pro; neppure se avesse Apple Intelligence (che non ha), sarebbe così diverso visto che anche iPhone 15 Pro potrebbe gestirla, benché con qualche limitazione e prestazioni più basse.
Lo dice l’elenco delle novità tangibili che introduce, solo tre: l’aumento dell’autonomia, il controllo Fotocamera e gli stili.
Il primo è un fattore che può essere interessante per tutti, il secondo sarà utile a chi sfrutta massicciamente iPhone come fotocamera, il terzo ha un certo appeal per una fetta più ridotta di pubblico, quello cui piace sperimentare con la creatività fotografica senza ricorrere a specifiche applicazioni e ha tempo da dedicare allo scatto fotografico. Tutto il resto che possiamo definire come nuovo in iPhone 16 Pro rispetto ad iPhone 15 Pro è minore o ininfluente.
Così, messi da parte i consigli a chi ha un cellulare Android e vorrebbe passare ad iPhone cosa che richiederebbe considerazioni molto complesse, limitandoci a parlare solo a chi ha già un iPhone diremmo che la base di partenza deve essere l’anzianità del telefono che si ha in mano e il proprio potere di acquisto (volendo spendere meno in campo c’è iPhone 16).
Se avete un iPhone 12 o qualche cosa di più vecchio, comparare iPhone 16 Pro è una scelta logica perché offre tantissime cose in più, un elenco tanto lungo da non poterlo fare. Tra di esse alcune molto rilevanti (peso, display 120Hz, autonomia, fotocamere largamente superiori, dynamic island solo per citare le principali). Forse anche chi ha un iPhone 13 potrebbe farci un pensiero.
Per tutti gli altri l’acquisto di un iPhone 16 Pro non è razionalità, ma solo un atto di fiducia o di fede.
Fiducia nel fatto che a Cupertino si farà presto qualche cosa per darci Apple Intelligence, funzione su cui un iPhone 16 Pro avrà certamente dei vantaggi. Ma razionalmente diremmo che questo non accadrà presto.
Oppure si deve avere fede. Fede, in particolare, nel fatto che comprare un iPhone nuovo significa sempre avere un prodotto davvero migliore di quello dell’anno prima, questo nonostante recensioni come questa ma anche e soprattutto la razionalità dicano cose diverse.
Di fronte, quindi, a chi avendo un iPhone 14 o un iPhone 15 decidesse di comprare un iPhone 16 Pro, non potremmo mai farci giudici ma alzeremmo solo le mani. Del resto chi si affida alla fede non può ascoltare la razionalità.
Pro
- Autonomia aumentata in maniera sensibile
- Controllo fotocamera migliora lo scatto
- Creatività per tutti con gli Stili di seconda generazione
- Design e materiali sempre al top
Contro
- Un iPhone 15 Pro 1.1
- Manca Apple Intelligence
- Ricarica lenta
- Colori un po’ noiosi
Prezzo e disponibilità
iPhone 16 Pro e iPhone 16 Pro Max hanno lo stesso prezzo dei modelli 15 Pro e 15 Pro max dello scorso. iPhone 16 Pro parte da 1239 € per il modello da 128 GB, iPhone 16 Pro Max da 1489 € per il modello da 256 GB. Sono disponibili anche su Amazon anche se l’acquisto al momento in cui scriviamo è abbastaza problematico.
iPhone 16 Pro
- Titanio sabbia: 128 GB (1.239 €) – 256 GB (1369 €) – 512 GB – 1 TB (1869 €)
- Titanio nero: 128 GB – 256 GB – 512 GB – 1 TB
- Titanio naturale: 128 GB – 256 GB – 512 GB – 1 TB
- Titanio bianco: 128 GB – 256 GB – 512 GB – 1 TB
iPhone 16 Pro Max
- Titanio sabbia: 256 GB (1.489 €) – 512 GB (1.739 €) – 1 TB (1.989 €)
- Titanio nero: 256 GB – 512 GB (1.739 €) – 1 TB
- Titanio naturale: 256 GB (1.489 €) – 512 GB (1.739 €) – 1 TB
- Titanio bianco: 256 GB – 512 GB – 1 TB
I modelli che alla data del primo Ottobre 2024 non sono disponibili li trovate elencati in corsivo: tutti gli altri sono attualmente disponibili e in pronta consegna.
Altro su iPhone 16 e 16 Pro
Tutte le notizie su iPhone 16 e iPhone 16 Plus sono raccolte in questa sezione del nostro sito; per sfogliare quelle dedicate agli iPhone 16 Pro e iPhone 16 Pro Max fate invece riferimento a quest’area di Macitynet.