La tecnologia va avanti, e noi di Macitynet siamo sempre in prima linea per proporvi le ultime novità del mercato. Capita però che di tanto in tanto si abbia bisogno di attingere a una tecnologia preistorica, per la quale un piccolo accessorio come l’Inateck USB 3.0 to IDE+SATA faccia la differenza.
Un passo indietro
Tutti i dischi meccanici attuali e anche molte unità a stato solido oggi sono contraddistinte da un connettore chiamato Serial ATA (abbreviazione di Serial Advanced Technology Attachment, che si può tradurre in Tecnologia di Collegamento Avanzato Seriale), un connettore nato nella prima decade degli anni 2.000 che sostanzialmente ha bissato il successo del precedente connettore IDE.
La connessione SATA per i dischi interni è propria di due agganci che sono sempre assieme, uno Serial ATA a 15 contatti per l’alimentazione del disco e un secondo a 7 contatti per i dati. Il connettore è uguale per le unità da 3,5″ che per quelle da 2,5″, come per i dischi SSD sempre da 2,5″.
La fortuna di questo connettore è destinata a rimanere salda per anni, perché mentre le unità SSD più veloci sono oramai orientate a connettori ben più capaci come l’M.2, lo standard SATA rimarrà per tutte le unità meccaniche per diverso tempo, perché cambiare standard non avrebbe nessun effetto sulla velocità di picco.
Questo articolo però nasce dall’esigenza di usare non questo connettore, ma quello precedente, chiamato con molti nomi ma identificato dai più come IDE (Integrated Drive Electronics) o PATA (da Parallel ATA).
In questo standard il connettore era caratterizzato da una presa a 80 PIN ben più grande dell’attuale e veniva utilizzato per dischi e lettori ottici interni dalla metà degli anni novanta sino alla fine della prima decade del 2.000.
Viaggio nel tempo
È proprio questo lo standard presente in un paio di dischi per i quali abbiamo avuto la necessità di estrapolare i dati, dopo aver constatato che nei relativi case originali l’alimentazione non dava più segno di vita. Un piccolo gioco di cacciaviti e tolte diverse bande di scotch da dentro, abbiamo liberato i dischi, per scoprire che nessuno dei connettori che avevamo nel cassetto era compatibile.
La soluzione è stata cercare qualche cosa su Amazon e dopo una attenta ricerca, abbiamo optato per questo Inateck USB 3.0 to IDE+SATA, capace di far dialogare il nostro MacBook Pro con un disco che ha uno standard vecchio di ben più di 12-13 anni. L’HUB è arrivato in un giorno e abbiamo subito cominciato a lavorarci.
Uno per tutti, tutti per uno
L’Inateck USB 3.0 to IDE+SATA è arrivato in una anonima scatola di cartone con l’effige in bianco (ma ci eravamo un po’ abituati con alcuni device dello stesso marchio già recensiti, come l’Inateck Docking Station o l’Inateck 9-in-1 USB C Hub), dove dentro trovava posto l’HUB vero e proprio, l’alimentatore (esterno), un piccolo manuale e il cavo 4 PIN per l’alimentazione dei dischi IDE.
L’unità ha un unico cavo USB-A 3.0, che per essere connesso ad un MacBook Pro deve usare un connettore, noi abbiamo alternato una soluzione molto potente come il Caldigit SOHO Dock ad una più semplice come il VAVA Hub 8 in 1 USB-C. Oppure si può optare per una soluzione molto più semplice come questa.
Una volta alimentato l’HUB, basta capire che tipo di disco si vuole connettere al computer (essendo un accessorio hardware, funziona con macOS o Windows allo stesso modo): nel caso di un disco SATA, basta connettere il disco all’HUB, mentre per i dischi IDA da 2,5″ o da 3,5″ è necessario l’aiuto del cavo 4 PIN per l’alimentazione.
Come funziona
Per il funzionamento con macOS e Windows 10 (dove l’abbiamo provato) non servono driver, se i dischi sono in buono stato vengono visti come unità USB esterne senza problemi.
L’unità funziona bene, il connettore è leggero e a parte l’aumento sensibile dei cavi sulla scrivania, ma è pur sempre un accessorio che si usa di tanto in tanto, non è certo pensato per essere usato in produttività, non produce calore ne rumore.
La soluzione è però economica e lo si nota in qualche dettaglio sul quale speriamo in futuro Inateck operi meglio: il pulsante per l’accensione è saldato male è si muove troppo, quindi serve un po’ di attenzione quando lo si preme e il connettore del cavo 4 PIN per i dischi IDE è troppo vicino al cavo d’alimentazione, una coesistenza assolutamente possibile, ma un po’ scomoda.
Per il resto il Device funziona, un piccolo LED azzurro si illumina quando acceso e pulsa quando c’è un trasferimento dei dati.
Consigliamo un po’ di attenzione nell’utilizzo dei dischi “nudi”, nel senso che la superficie sulla quale appoggiano dovrebbe essere il più possibile liscia e non metallica, dato che la scheda madre dei dischi è esposta, in particolare per i dischi IDE che a questo punto avranno da 15 a 20 anni l’uno e possono dimostrarsi estremamente fragili.
Considerazioni
Dato che un accessorio come l’Inateck USB 3.0 to IDE+SATA non è una cosa che si usa tutti i giorni, le considerazioni in merito alla sua utilità variano molto da situazione a situazione. Se operate spesso con dischi “nudi”, magari per la gestione di unità NAS o per il recupero dati da qualche disco interno di un MacBook Pro, allora probabilmente Device come l’Inateck Docking Station fanno più al caso vostro.
Però se vi capita un disco più vintage del solito, allora l’utilità di un accessorio come l’Inateck USB 3.0 to IDE+SATA è assoluta, anche e solo per la lettura dei dischi IDE.
Un operazione alquanto rischiosa, perché i dischi sono vecchi e molti non funzionano (dei due sui quali abbiamo operato, solo uno è risultato gestibile, l’altro faceva un rumore alquanto inquietante) ma spesso il recupero di foto, video e documenti archiviati in vecchi dischi può avere un valore economico o affettivo incredibile.
Anche e solo per questo, i 26,99 Euro a cui è proposto questo HUB sono davvero pochi, anche se lo usiamo una volta sola.
Pro:
• Piccolo e non ingombrante
• Semplice da usare
Contro:
• La costruzione è migliorabile
Prezzo:
• 26,99 Euro
Inateck USB 3.0 to IDE+SATA esclusivamente dalle pagine di Amazon.it, come prodotto Prime.