Happy Hacking Keyboard Professional 2 è una tastiera meccanica nata per fornire supporto ad un range molto ampio di computer: Mac, PC Windows, Linux e probabilmente molti sistemi Unix avanzati.
La caratteristica principale della tastiera è senza dubbio l’originalità del design ma anche, andando più in profondità, l’estrema elasticità offerta della grande personalizzazione.
Provarla non è stata facile perché serve un po’ di esperienza e un po’ rivedere molte delle abitudini più recondite per prendere confidenza, ma le soddisfazioni ci sono e forse tornare alla vecchia tastiera adesso è più difficile.
Happy Hacking Keyboard Professional 2, la recensione
Diversa o differente?
L’impatto con la Happy Hacking Keyboard Professional 2 non è facile, lo ammettiamo, anche se molto dipende dai punti di vista: l’utente Mac normale può trovarsi un po’ spaesato di fronte ad una tastiera grossa, nera con incisioni dello stesso colore, con un cavo USB e con tasti a tratti sfalsati.
Ma, come abbiamo detto, è un punto di vista: chi è abituato a scrivere codice, a pilotare hardware esterno tramite comandi testuali in linea oppure a piegare le risorse a propria disposizione in base alle esigenze in senso stretto, magari saltando da una piattaforma all’altra beh, allora qui trova pane per i propri denti, e pure molto condito…
Chi scrive, che non è precisamente né l’uno né l’altro ma fa per lavoro un po’ questo e un po’ quello e ha trovato terribilmente intrigante la tastiera già scorgendola nella sua pagina web, quando si è prospettata la recensione.
La forma è interessante, il layout (inglese) ci sta, un po’ come i tasti neri (opachi) con le lettere incise in colore nero (lucido), ma è stato soprattutto l’idea della personalizzazione che ci ha stuzzicato la curiosità.
Forse è il sapore un po’ vintage, l’aria romantica di un hardware che appare allo stesso tempo vintage e moderno ma mettere le mani sulla piccola serie di interruttori sul retro offre un grado di coinvolgimento che nessuna altra tastiera ci aveva permesso, perché ammettiamolo, gestire una periferica via software non è la stessa cosa e la Happy Hacking Keyboard Professional 2 sotto questo punto di vista appare un sacco differente, un po’ come lo era il Mac ai suoi esordi quando l’informatica intera era più romantica e molto più manuale di adesso.
Personalizzione
All’interno della scatola trovano posto la Happy Hacking Keyboard Professional 2, un piccolo libretto di istruzioni che peraltro serve solo per fornire alcuni aiuti alla pulsantiera, e un cavo Mini USB, uno standard che non vedevamo da almeno un paio d’anni, dato che oramai tutto passa attraverso il non più giovane Micro USB, mentre diventa sempre più comune il formato USB-C.
Collegata ad un Mac tramite il proprio cavo Mini USB (come indicato dal libretto, probabilmente per necessità elettriche), la tastiera è vista subito dal Mac (senza driver da scaricare) che avvia il software Impostazione assistita tastiera per identificarla al meglio.
Sul retro della tastiera trovano posto due prese USB di entrata, che forse servono per compensare la presa USB della tastiera: purtroppo l’energia fornita è minima e serve per collegare apparecchiature a basso consumo (oppure alimentate separatamente), perché nel nostro caso non è riuscita ad dare corrente al mouse Razer Mamba Elite, utilizzato durante il test, che abbiamo dirottato a una delle altre porte del Mac.
Subito dopo ci siamo dedicati a quella che è una delle caratteristiche più affascianti della Happy Hacking Keyboard Professional 2, la personalizzazione.
Questa si effettua tramite dei piccoli interruttori posti nella parte posteriore, protetti da un piccolo sportello, che possono essere accesi o spenti (il termine è indicativo, perché in realtà è una posizione binaria, non sappiamo, in realtà, se si accende o spegne qualche cosa in realtà) modificando il comportamento di alcune funzioni.
Ad esempio è possibile indicare se il computer è un Mac o no, cambiare il comportamento del tasto DELETE con BACKSLASH, l’uso del tasto funzione e del tasto Alt ed infine abilitare l’autospegnimento o meno della tastiera.
Tutto è documentato sia nel libretto a corredo che nell’adesivo posto sotto la tastiera ma ammettiamo che serve un po’ di attenzione all’inizio per decifrare il tutto, anche perché, come indicato, ogni cambiamento va effettuato da tastiera scollegata, per cui poi serve ricollegarla per la verifica.
Il nostro preset, lo scriviamo perché magari è utile a qualche lettore, è stato OFF/ON/OFF/OFF/OFF/ON anche se invitiamo i lettori a provare le varie soluzioni per trovare quella più appropriata alle necessità.
Sul campo
Abbiamo provato la tastiera con un iMac 27 5K con macOS Mojave: ovviamente tutto ha funzionato a dovere, anche se per chi non è abituato al rumore delle tastiere meccaniche, serve un pò, letteralmente, farci l’orecchio.
Qui il clic clack è chiaro, anche se leggermente ovattato. Il tasto appare asciutto ma con una risposta decisa: la superficie dei tasti è più piccola, singolarmente, rispetto all’Apple Magic Keyboard e questo può essere un problema per chi deve fare il passare da una all’altra, assieme ovviamente all’escursione dei tasti che qui è di circa 5 mm.
Per il resto incide abbastanza il fatto che il layout è in inglese, nel bene e nel male, anche se Happy Hacking Keyboard Professional 2 propende per diversi tasti molto diversi.
Manca infatti l’intera riga dei tasti funzione in alto (e con esso il tasto Eject), mancano i tasti freccia, il tasto Enter occupa una sola fila (e non due come nelle tastiere italiane) e manca anche il tasto minore/maggiore.
Di contro, però, la ridisposizione dei tasti ha un suo senso in alcuni ambiti e soprattutto i tasti si richiamano facilmente tramite scorciatoie, seppure ammettiamo che all’inizio è un po’ dura.
É un po’ anche per questo secondo noi che la tastiera non mostra uno dei classici contrasti nel layout (tasti bianchi con lettere nere, tasti neri con lettere bianche) perché qui l’utilizzo è senza dubbio per utenti esperti, che devono imparare a menadito ogni posizione, ogni scorciatoia e che devono dominare la tastiera sotto ogni punto di vista, perché per loro il tempo è denaro e non possono perdere tempo a guardare i tasti, dopo averne dedicato alla comprensione del mezzo; la presenza del segno grafico sui tasti diventa superflua, mentre la personalizzazione è tutto.
Conclusioni
Più del mouse, a volte più del computer, per chi fa un lavoro come il nostro spesso la tastiera è un oggetto determinante, perché il risultato della nostra sinergia è quanto in questo momento state leggendo.
Tuttavia capita talvolta anche che un oggetto molto diverso, o differente come questo trovi il suo ruolo nel gioco complesso che è l’affinità tra l’uomo e un computer.
Happy Hacking Keyboard Professional 2 appare come uno strumento interessante, intrigante, sofisticato, complesso e un po’ vintage nel suo essere underground: consigliato per chi vive di codice, per chi ama la personalizzazione, per quelli che non si conformano agli standard più comuni e ovviamente saltano da un sistema all’altro senza paura ma con decisione.
Per gli altri, gli utenti più classici del mondo Mac a cui la sperimentazione fa un po’ paura no, per quelli Apple Magic Keyboard va più che bene e se vogliono provare qualche ebrezza in più magari con il mouse, ma questa Happy Hacking Keyboard Professional 2 magari intriga, ma potrebbe essere un salto troppo grande.
Pro:
• Alta possibilità di personalizzazione hardware
• Fascino vintage con taglio moderno
• A chi piace, il meccanico è sempre una scelta interessante
Contro:
• Solo per utenti pro
• Un po’ cara per essere a filo
Prezzo: 209,00 Euro (versione nera) o 250,39 (versione bianca)
Happy Hacking Keyboard Professional 2 è disponibile dalle pagine di Amazon.it in versione Nera o Bianca.