Con il nuovo sistema operativo pensato e voluto da Jonathan Ive Apple aggiunge un altro tassello alla perfetta integrazione tra hardware e software per ottenere una interfaccia pratica, divertente, e con un grado di accessibilità che ha pochi riscontri nei dispositivi da usare in mobilità: in questa prima recensione di iOS 7 a pochi minuti dal suo rilascio vediamo quali sono i suoi effettivi punti di forza.
8 Giugno 2013: nella grande Sala del Moscone Center di San Francisco le migliaia di sviluppatori e giornalisti arrivati da tutto erano pronti, dopo una attesa di qualche ora attorno all’isolato del grande centro congressi, a scoprire i risultati del nuovo corso di Jonathan Ive sino ad allora deus ex machina del design hardware e al limite semplice ispiratore di quello software (ricordate lo sfondo a righine dei monitor Apple legato alla stessa finitura del menu del sistema operativo?).
Una nuova mente, una nuova filosofia, una nuova guida per il team che decide come decine di milioni di telefoni e tablet comunicano con i loro utente non poteva che portare ad un risultato rivoluzionario anche perché le 6 versioni di iOS che avevano preceduto quella che si svelava quell’8 giugno avevano sì aumentato capacità e funzioni ma gran parte dello sforzo di comunicazione era basato sull’evocazione di oggetti reali come le rilegature in pelle dell’agenda, le cromature di un microfono, dettagli accurati ma che distoglievano dai contenuti e sopratutto dalle funzioni.
Ed ecco apparire dopo il video introduttivo, alle spalle di Craig Federighi, l’allampanato ingegnere californiano portavoce delle novità software di Apple le schermate di una interfaccia completamente rivoluzionata, da cui scompaiono bordi, cuciture, effetto gloss delle icone e sembrano persino scomparire i riempimenti sfumati. Ad un primo sguardo è una sorta di choc perchè più che i tratti scarni ed essenziali risaltano i colori che anche se mitigati dal furbissimo trucco di mostrare la home page su un iPhone Bianco hanno un contrasto veramente micidiale. Certo, Ive che per la sua timidezza innata difficilmente vedremo su un palco di un Keynote era già apparso in video alle spalle di Tim Cook per illustrare questo suo nuovo manifesto del design Apple ma oggi come allora è con l’inoltrarsi nei dettagli che si scoprono molte delle qualità di questo nuovo sistema operativo: la prima e più importante a nostro parere è la capacità di sfruttare la “tipografia”.
La bellezza della tipografia
La bellezza di iOS 7 sta nel sottolineare come si possa fare a meno di un lezioso apparato iconico grazie all’uso di un carattere essenziale, neutrale, come l’Helvetica Neue, nato tra l’altro nei mesi cui il progetto Mac stava per venire alla luce sulle basi del classico Helvetica del 1957.
Questo legame con il design mitteleuropeo in cui prevalgono la purezza delle forme, l’uso dello spazio vuoto per dare senso ai segni netti del progettista è la caratteristica dell’Ive più maturo, quell’Ive che non rinnega il suo legame ideale con Dieter Rams , quell’IVE che ha progettato il mouse multi tasto senza tasti apparenti o che con fierezza afferma che la tecnologia da il suo meglio e offre la maggior dimostrazione di efficienza quando scompare alla vista.
Ovviamente non è possibile far scomparire l’interfaccia di comunicazione con il proprio telefono a meno che non si utilizzi SIRI che in iOS 7 è ancora più potenziata e responsiva ma si puo eliminare il ridondante, lavorare sul vuoto e sul colore invece che sul dettaglio che ripete oggetti di tutti i giorni.
L’uso pervasivo della “tipografia” che nell’era moderna è di per sé è uno strumento vettoriale ha un indubbio vantaggio: permette di creare interfacce scalabili e perciò accessibili. I nuovi iPhone mantengono dimensioni ridotte e l’uso di una interfaccia scheumorfica avrebbe impedito di rendere ingrandibili molti dettagli se non con un zoom totale dello schermo rendendo la facilità di accesso una tortura per chi deve spostarsi nelle varie aree dello schermo e coglierne l’intera funzionalità.
La “gestione tipografica” di iOS 7, non a caso una delle prime caratteristiche del nuovo OS mostrata agli sviluppatori quell’8 Giugno dopo il keynote è la riposta a questo immenso problema che non è assolutamente da sottovalutare visto che il pubblico di uno smartphone non è solo composto da ragazzini e giovani manager ma anche da un crescente numero di over 40 che si trovano a fare i conti con la classica presbiopia senile a cui si potrebbe rispondere fantasiosamente con un telefono di dimensioni maggiori (un ormai classico Galaxy padellone?) o semplicemente con un telefono dalle stesse dimensioni e tascabilità ma dall’interfaccia più intelligibile.
Certo, Windows Phone è arrivato prima di iOS 7 e qualcuno può aver pensato che Ive abbia copiato o magari solo invidiato l’idea di pulizia e chiarezza presente nell’interfaccia di Redmond che comunica tantissimo attraverso il testo ma l’approccio di Apple è ben più radicale e totalizzante tanto da rendere l’assenza di bottoni e cornici un po’ disarmante al primo approccio.
Interazione Fisica
Accontentati i ragazzini con bei colori moderni e gli ultraquarantenni con una interfaccia accessibile torniamo ad uno punti salienti ma sottotraccia di iOS 7: l’interazione fisica.
L’aver inserito sin dal primo iPhone del 2007 una serie di sensori all’interno del telefono ha fatto di Apple una azienda innovatrice in questo campo ma nessuno aveva correlazionato a questo livello l’interfaccia e la sua interattività al capacità del telefono di capire la sua propria posizione nel campo gravitazionale o il suo orientamento nello spazio: molte delle risposte che il telefono o l’iPad offrono alle nostre azioni dipendono da come teniamo l’oggetto in mano, alcune tendine e finestre “sentono” la spinta con cui noi operiamo su di esse e rimbalzano di conseguenza quando incontrano il bordo dello schermo: questo è pure uno degli aspetti più sottolineati in campo di presentazione per gli sviluppatori ed una opportunità per rendere l’interazione più legata all’ambiente circostante sfruttando la capacità di acquisizione dei dati e la loro restituzione con movimenti congruenti e correlati.
E così potete sbirciare nei siti visitati, rivelare finestre nascoste, giocare con il parallasse della home page che aumenta l’effetto di rilievo delle icone sullo sfondo e le isola in una stratificazione che gioca anche sulle trasparenze, un effetto che aiuta a perdere il senso di spaesamento che si ha quando navigando di finestra in finestra perdiamo i nostri punti di riferimento.
Essere Trasparenti aiuta!
Ed ecco il nuovo centro di controllo, le finestre che scendono dall’alto, che scivolano verso l’alto e la ricerca Spotligh che esce fuori facendo scivolare la finestra. Anche qui l’effetto ad un primo approccio è un po’ spaesante e sembra di dover imparare chissà quale serie di trucchi ma dopo ore i gesti che vi permettono di accedere ad un grande numero di controlli ed informazioni diventano naturali e sopratutto sono sempre accessibili durante le nostre operazioni di tutti i giorni.
Sull’operatività della nuova home vi lasciamo ai nostri video e ai manuali con trucchi e segreti ma quel che ci preme sottolineare è come l’uso di questi layer utilizzi la trasparenza nelle sue tendine rendendo l’interazione con il fondo delle finestre mutevole e, visto che si possono cambiare fondi, adattabile ai nostri gusti e alle nostre capacità visive: la finestra operativa rimane sullo sfondo, leggermente velata e questo non ci fa perdere il contatto con l’operazione che stavamo effettuando prima di richiamare i servizi delle tendine stesse.
La risposta dei vecchi dispositivi
Abbiamo potuto sperimentare a lungo iOS 7 nei mesi scorsi con due dispositivi (di uno sviluppatore): iPad 2 di prima generazione e iPhone 4S: purtroppo non avevamo a disposizione un iPhone 4 e non sappiamo come iOS 7 si comporti con l’elemento meno dotato tra quelli compatibili nella categoria smatphone ma lo stesso ruolo lo riveste iPad 2 nella famiglia dei tablet e dobbiamo dire che l’uso quotidiano non ha evidenziato alcun lag nell’utilizzazione o alcuna lentezza esasperante come accade a quelle macchine in cui il nuovo sistema operativo viene installato come ultima disperata risorsa di compatibilità.
Questo accade perchè il nuovo OS è sì concepito per i nuovi processori ma la minore risoluzione di un schermo non retina (nel caso di iPad 2) o l’utilizzazione di una interfaccia che si basa molto di più che in passato su elementi vettoriali riduce probabilmente le necessità di accesso alla memoria.
Il risultato finale è entusiasmante: a costo zero iPhone 4S e iPad 2 si trasformano in terminali più moderni con un multitasking più comodo e con una immediatezza d’uso sfruttabile fin da subito.
Queste sono solo le nostre primissime impressioni giocate sulle beta precedenti e sopratutto confermate dalla versione finale di iOS 7. Il nostro iPhone 4S personale è già rinato ora attendiamo la fine dell’installazione su iPad 3.
Aspettiamo i commenti dei lettori più coraggiosi che hanno installato iOS sul loro “vecchio” iPhone e iPad (magari seguendo i nostri consigli) per sapere come si trovano con un iCoso rinnovato a costo zero.