Caldigit Element HUB è l’ultimo prodotto della oramai famosa casa di produzione multinazionale che tanto si è fatta apprezzare dagli utenti, con occhio particolare all’utenza professionale.
Un prodotto che va analizzato e capito bene, specialmente nel suo ruolo di caricabatterie, perché per alcuni versi, nel mondo Mac, un prodotto del genere è davvero esclusivo.
Scatola piena
Caldigit Element HUB arriva in una scatola piena zeppa di cose: ci aspettavamo di certo l’HUB ma nella scatola è presente anche l’alimentatore, di dimensioni molto generose, il cavo Thunderbolt 4, un piccolo manuale di istruzioni, i gommini e un cartoncino che in pratica è uno sconto per il prossimo acquisto Caldigit.
L’HUB è un parallelepipedo grigio scuro, simile al colore dei MacBook Pro, con una superficie satinata fine, e offre dei piccoli canali vicino ai bordi dove inserire i piedini in gomma: le scanalature sono in entrambi i lati, quindi l’HUB è totalmente reversibile in modo che possa essere posizionato a destra o a sinistra e capovolto senza problemi.
Il cavo Thunderbolt 4 è relativamente corto (80 centimetri), ma non ha molta importanza, perché l’HUB è pensato soprattutto per la scrivania (anche perché non funziona senza alimentazione).
Primo impatto
Per numero e tipo di porte, il Caldigit Element HUB va sostanzialmente in concorrenza con un altro prodotto che qui abbiamo apprezzato molto, il Caldigit TS3 Plus, che rispetto a questo ha più porte ma si ferma a Thunderbolt 3 e USB-A o USB-C, mentre qui trovano posto standard più nuovi.
In questo modello abbiamo quattro porte USB 3.2 Gen2 a 10 Gb/s sul frontale più tre porte Thunderbolt 4 (compatibili con USB4 e USB-C) a 40 Gb/s, il tutto supportato da un alimentatore esterno (che è necessario, il che rende il Caldigit Element HUB un Device poco trasportabile).
Le porte Thunderbolt possono alimentare un portatile sino a 60 W (5V/3A, 9V/3A, 15V/3A e 20V/3A), quindi tutti i portatili sino a 13″ e qualcuno sino a 14″ che non ha grandi esigenze di potenza, ma funziona correttamente anche con tablet USB-C come l’iPad Pro.
Il tutto in un case dalle dimensioni abbastanza minute, 18×70 114 mm, in poco meno di due etti di peso (alimentatore escluso).
Che cosa possiamo fare
Nonostante un design molto sobrio e un alto numero di porte, con qualche sorpresa che vedremo tra poco, il Caldigit Element HUB sfrutta appieno le capacità dei nuovi standard Thunderbolt 4 e USB4 per proporre un utilizzo misto davvero notevole.
Possiamo collegare Device USB 2.0, 3.0, 3.1, USB-C, USB-4, Thunderbolt 2, Thunderbolt 3 e Thunderbolt 4 e usarli contemporaneamente senza problemi.
Ricordiamo che lo standard Thunderbolt 4, presente ad esempio sui Mac con M1, offre lo stesso limite di passaggio dati a 40 Gbit/s di Thunderbolt 3, presente invece sui Mac con processore intel, ma al tempo stesso ha un Canale più versatile e propone una maggiore flessibilità per quanto riguarda l’utilizzo del video.
Da questo punto di vista le certificazioni sui vari standard non sono proprio chiarissime, cosa storicamente abbastanza comune (si pensi alla confusione generato con lo standard USB-C) ma, basandoci sulle caratteristiche minime, possiamo chiarire un po’ la situazione.
Ogni Device Thunderbolt 3 e 4 per poter essere venduto come tale deve ottenere una certificazione da parte di Intel (il che spesso rende il processo costruttivo più complesso, da qui l’incremento di prezzo rispetto al più economico USB-C): le specifiche di Thunderbolt 3 parlano del supporto minimo di un display 4K (ma che può diventare anche di due display 4K o di un 8K, a seconda della costruzione del Device stesso) mentre Thunderbolt 4 parla al minimo di due display 4K o di uno 8K, quindi prevede una qualità costruttiva migliore, anche se spesso concretamente i due standard equivalgono.
Nei nostri test il Caldigit Element HUB ha supportato correttamene un Display 4K LG e un secondo display FullHD AOC senza problemi (purtroppo non avevamo due display 4K in casa) alla massima frequenza disponibile per entrambi.
Per quanto riguarda le prove sui dischi SSD (perché su quelli meccanici non avrebbe senso), tutti i dischi sono stati visti e hanno operato alla massima potenza: unico appunto, chi scrive avrebbe preferito più porte Thunderbolt 4/USB4 e meno porte USB-A, più che altro per ottimizzare video e dischi esterni, ma molto dipende anche da come si configura il setup della scrivania (considerato che comunque tutti i Mac o PC hanno altre porte disponibili).
Di contro, le porte USB-A frontali sono risultate molto comode per moltissimi accessori, come chiavette USB, tastiere mouse.
Una piacevole sorpresa
L’unica incompatibilità riscontrata è stato che, utilizzando uno switch hardware per display, tastiera e mouse in un cavo USB-C, appoggiandosi al Caldigit Element HUB il video non era gestito, mentre con il Caldigit Caldigit TS3 Plus questo problema non c’era, anche se ammettiamo che la presenza di uno switch hardware per l’uso degli accessori con un Mac e un PC è una cosa abbastanza di nicchia.
È stata invece una più che piacevole sorpresa scoprire che l’HUB non solo è capace di caricare la batteria di moltissimi Device collegati, come tastiere, mouse, smartphone e tablet, tramite i cavi appositi per finire sino ad un computer sino a 60W (quindi l’HUB funziona come secondo alimentatore), ma tale funzione resta viva anche a computer spento.
Molti HUB, infatti, smettono di funzionare quando non “sentono” più la presenza del computer, mentre il nuovo Caldigit Element HUB salta questo problema continuando ad alimentare tutti i Device connessi anche a computer spento (grazie all’alimentazione esterna).
Questo aspetto, da solo, ci ha fatto innamorare del piccolino: la sera, infatti, possiamo anche spegnere Mac o PC lasciando però collegato l’iPhone prima di andare a letto, sicuri di trovarlo carico la mattina dopo.
Ma l’iPhone è solo l’oggetto più comune che può sfruttare questa caratteristica, perché grazie all’Element HUB, alcuni accessori come i mouse e le tastiere da Gamer spesso hanno un consumo importante della batteria, che può durare in alcuni casi solo qualche giorno. Grazie a questa caratteristica, i Device possono essere caricati di notte, a computer spento (alcuni PC possono definire via UEFI che una delle porte USB resta alimentata anche a computer spento, sembra invece che su Mac questa caratteristica sia, purtroppo, assente).
Oltre a questo si pensi a tutte le cuffie Bluetooth, le batterie di riserva, droni, smartwatch, spazzolini, sportcam e altro ancora.
Ovviamente questa caratteristica comporta che l’Element HUB funzioni anche senza un computer collegato (il che signfica che se il portatile è in borsa, il telefono e i vari accessori si ricaricano lo stesso).
Un HUB che vale
Durante i colloqui preliminari con Caldigit per la recensione, una delle caratteristiche che sono saltate all’occhio per prima è il prezzo, non proprio popolare. L’HUB costa infatti 237,73 Euro (al pubblico) che non sono pochi e possiamo trovare sicuramente diversi HUB più economici (uno di questi per esempio è il Caldigit SOHO Dock), anche semplicemente su Amazon, ma qui serve fare delle specifiche.
Prima di acquistare un HUB bisogna capire bene quali sono le esigenze, perché spesso risparmiare su questi Device significa sacrificare caratteristiche fondamentali o, peggio, soffocare device collegati in una o più caratteristiche (come la velocità).
Il Caldigit Element HUB è un HUB Thunderbolt 4 e USB4, il che lo mette in un piano completamente diverso da moltissimi HUB USB-C che invece si trovano a pochi euro, che hanno un picco di passaggio dati che è un quarto rispetto a questo modello. Chi considera primaria la velocità verso dischi esterni veloci o utilizza uno o più display ad alta risoluzione percepisce la differenza già dopo pochi secondi di utilizzo.
Ma anche verso altri Device Thunderbolt 3 o 4, questo HUB offre caratteristiche interessanti, come la presenza di 8 porte (7+1) laddove spesso le porte disponibili sono 5. Senza contare un design reversibile e dimensioni molto contenute.
Noi vediamo un prodotto come questo ottimale per una fascia di utenti professionali, che investe su dischi esterni molto veloci (come G-Technology, adesso SanDisk) e che necessita di valorizzare questo tipo di dischi con un HUB che supporti l’ampio canale di dati, ma anche utenti che utilizzano molti dispositivi, tra cui uno o due monitor ad alta risoluzione, ad alta frequenza o semplicemente chi fa un investimento per il futuro, con un HUB che non ha paura della crescita della postazione nei mesi successivi.
Considerazioni
Caldigit Element HUB è un prodotto notevole, che offre qualità e comodità in ogni singolo connettore, e come tale farà sicuramente la felicità di tutti gli utenti che lo scelgono, senza compromessi, sia privati che professionisti, perché anche se il prezzo non è da sottovalutare, la qualità non si discute (e anzi in alcune caratteristiche è esclusiva).
Alcune perplessità restano, come la mancanza di una porta Ethernet (che sempre più spesso manca nei portatili, anche nel mondo PC) o di una video pura (HDMI o Display Port): queste sono porte che sicuramente si possono ottenere con adattatori a pochissimi Euro (qui un adattatore Ethernet/USB-A e qui un cavo HDMI/USB-C) e magari non sono neppure necessarie per prodotti di fascia alta.
Chi infatti desidera un HUB leggermente meno potente (ma dipende anche dalle necessità) può comunque optare sul comunque solido Caldigit TS3 Plus, che resta a listino (e che offre caratteristiche leggermente diverse da questo, come più porte disponibili).
Pro:
• Potente e velocissimo
• Molte porte a disposizione
• Piccolo e comodo (alimentatore escluso)
• Carica i device anche a computer spento
Contro:
• L’alimentatore esterno è importante
• Manca una porta HDMI o DisplayPort
• Manca una porta Ethernet
Prezzo:
• 237,73 Euro (HUB)
• 24,99 Euro (Cavo supplementare Thunderbolt 4, facoltativo)
Caldigit Element HUB è disponibile partendo dal sito web italiano della casa madre oppure lo potete trovare più comodamente anche presso Amazon.it.