Aurora HDR 2019 è la nuova versione del software di post-produzione fotografica di Skylum, brand diventato famoso per prodotti come appunto Aurora HDR ma anche Luminar. Le App sono in grado di funzionare da sole, come vedremo molto bene, ma all’occorrenza si integrano perfettamente con i mostri sacri come Photoshop e Lightroom sia su Mac che su Windows.
D’altra parte l’aumento esponenziale delle foto, in gran parte merito (o demerito, a seconda dei punti di vista) degli smartphone, pone gli utenti di fronte alla necessità di capire e imparare almeno i flussi più elementari della post produzione, per restituire giustizia a scatti che, per vari motivi (luce, tempo, posizione, ora del giorno, stagione, qualità della lente e della fotocamera, pazienza) non ne hanno avuta ad una prima analisi.
Aurora HDR 2019, ve lo anticipiamo, è un piccolo nome che fa questo e molto, molto di più di quanto ci aspettavamo prima di questa recensione, con un modo che da un nuovo metro di confronto al termine “velocità”.
Aurora HDR 2019, la recensione
La preparazione
Una volta scaricata e installata l’App (su Mac con un semplice drag&drop) al primo via questa chiede di aprire una foto oppure, cosa interessante più di quanto sembra, aprire una foto esempio per capire a fondo molti degli strumenti disponibili, anche se c’è un comodo comando in linea (al momento solo in inglese).
Per la prova del prodotto ci siamo avvalsi di alcuni scatti in bracketing eseguiti da Michele Discardi, eseguiti con una Fujifilm X-T1 equipaggiata con obiettivo XF 16–55mm ƒ2.8, qui utilizzati in formato raw DNG (la conversione in DNG è stata effettuata tramite Adobe DNG Converter).
Abbiamo voluto gli scatti in bracketing perché permettono di ottenere composizioni finali migliori, ma è anche vero che questa funzione non è strettamente obbligatoria per l’uso corretto del software, ma permette di ottenere guadagni decisamente migliori.
Nulla vieta comunque di usare un solo scatto, preferibilmente in RAW per operare nello stesso modo oppure creare artificialmente i tre scatti (con uno step in meno e in più di esposizione) per poi utilizzare la composizione.
L’HDR
Tecnicamente parlando Aurora HDR 2019 è un software che permette di ottenere diversi risultati: lo sviluppo di fotogrammi in RAW, ma anche in Jpeg, Tiff e Png, singoli o multipli, offrendo tutte le caratteristiche che sono proprie di plug-in certo più famosi come Camera Raw, ad esempio.
Nel flusso di lavoro è integrata una funzione di HDR (High dynamic range imaging) che permette di ampliare l’intervallo dinamico della luce in modo che sia più ampio del normale. I risultati ottenibili sono molto diversificati, a seconda dell’intenzione di chi opera nell’enfatizzare questo effetto (che però rischia di rendere l’immagine irreale) o di utilizzarlo solo per migliorare l’esposizione della luce in generale o anche di utilizzarlo in ambito creativo, con effetti volutamente irreali ma spesso di forte impatto.
Ma vogliamo essere chiari: rispetto ad altri plug-in o App concorrenti, qui l’HDR c’è ma non è l’epicentro, anzi si integra in modo trasparente e ottimale nel flusso di lavoro: lo si può spegnere all’occorrenza e giovarsi di tutte le altre funzionalità, seppure è spesso un peccato.
L’App
Provata su di un iMac 5K del 2015 con 16GB di RAM, Aurora HDR 2019 si è comportata molto, ma molto bene. La velocità è impressionante sia considerando la mole di lavoro (l’elaborazione di tre RAW contemporaneamente, nel mentre in background giravano i soliti software di contorno) sia anche considerando la concorrenza più blasonata.
L’app si apre in monofinestra, mostrando l’immagine (o il risultato delle immagini in HDR) nella parte centrale, mentre a destra si srotolano tutti gli strumenti: nella parte in basso trova posto l’elenco dei preset già pronti, o perlomeno di quelli di default, perché è possibile caricarne molti altri, alcuni disponibili direttamente altri scaricabili dal sito Skylum.
Ovviamente la potenza e la poliedricità del flusso di lavoro di Aurora HDR 2019 non può essere ingabbiata in una sola direzione, ma nel nostro caso molto spesso siamo partiti utilizzando proprio un preset, un po’ alla volta identificando quelli che ci sono piaciuti di più tra i preferiti (pescandoli poi nella sezione apposita) e creandone poi di nuovi.
La struttura è aperta e permette a Aurora HDR 2019 sia di essere utilizzata come plug-in per software come Photoshop, Lightroom o Aperture (questo non più sviluppato, peccato manchi Foto) ma anche, a sua volta, di integrare altri plug-in come Luminar oppure Photolemur, che ha trovato all’interno della nostra cartella Applicazioni, dato che l’abbiamo recensita poco tempo fa.
L’App è ovviamente compatibile con i più comuni formati grafici bitmap ma anche con i RAW, che sono trattati alla pari dei file rasterizzati nel flusso di lavoro, seppure ovviamente il motore di rendering è di certo diverso.
Aurora HDR 2019 permette di salvare le immagini elaborate in un formato proprietario, che è utile per ritocchi successivi, e che contiene anche i file originali: è l’unico modo per un ritocco progressivo, dato che Aurora non scrive i dati all’interno dello standard xmp nei file RAW.
L’esportazione finale può essere effettuata nei formati più comuni, tra cui spuntano stranamente anche formati poco fotografici come PDF e Jpeg2000.
Interessanti le funzionalità di batch, che permettono l’elaborazione di più immagini in sequenza su un preset stabilito, fattore importante per velocizzare alcuni lavori, anche se la complessità dell’Applicazione propende per una analisi più specifica immagine per immagine.
Comandi
I comandi di ritocco sono perlopiù quelli fondamentali che possiamo trovare in molti altri sistemi di fotoritocco: si inizia con il controllo della temperatura sino al bilanciamento delle luci e delle ombre, per poi passare ai controlli sul colore e alla chiarezza.
C’è un sistema abbastanza buono per la riduzione del rumore digitale ma soprattutto la possibilità di utilizzare la mappatura dei LUT, ereditata dal video, che specie per chi ama gli effetti creativi ma desidera una certa omogeneità tra le immagini possono essere una soluzione molto potente.
C’è la possibilità di utilizzare delle sfumature in sovrimpressione, le curve, le regolazioni HSL e non manca neppure la vignettatura, anche se mancano controlli più accurati per la selezione diretta all’interno dell’immagine.
É possibile creare dei livelli di regolazione per dosare (e verificare settorialmente) gli interventi singoli come creare dei nuovi livelli bitmap, contenenti la stessa immagine o due immagini diverse, includendo ovviamente i metodi di fusione (con anteprima in tempo reale nel mentre che scorriamo nel menu) regolando l’opacità di ogni singolo livello.
Riguardo questi ultimi controlli, estremamente potenti, sottolineiamo che l’impressione è che esistono al fine del ritocco sull’immagine iniziale e non come opzione per far diventare Aurora HDR 2019 un editor grafico, perché in quello ci sembra perlomeno fuori luogo. La fotocomposizione fotografica per questa App è, volendo, possibile ma piuttosto complessa e fuori natura dagli standard che abbiamo intuito.
Infine sono presenti sistemi di mascheratura tramite pennello, sfumatura e radiale.
Considerazioni
Le considerazioni su Aurora HDR 2019 ci hanno messo un po’ in difficoltà per un motivo molto semplice. Al di la delle caratteristiche tipiche dell’HDR, come abbiamo detto integrate perfettamente nel flusso di lavoro, per il resto non si tratta di un software come dire rivoluzionario, anzi è molto tradizionale nei comandi, nelle opzioni e nell’approccio al fotoritocco, dato che segue la scuola che Adobe ha introdotto con Camera Raw diversi anni fa.
Ma è chiaro che il livello di ottimizzazione, la velocità aspressa nei vari comandi, la bellezza dell’interfaccia (provata su un Mac con macOS Mojave) e l’intrinseca facilità di utilizzo dei preset, vero e proprio cuore dell’approccio all’App (con anteprima live in tempo reale) rendono questo prodotto davvero formidabile: e scriviamo questo con anni di operazioni su Camera Raw e Lightroom a livello professionale, che di fronte a questa App che costa un nulla in confronto (99 Euro ma i nostri lettori possono approfittare di un ulteriore sconto) sembrano davvero di un’epoca passata.
L’App è eccellente in ogni passaggio e ben pensata sia per i professionisti più esigenti sia per chi si avvicina al mondo della post produzione da amatore, perché l’uso dei preset non necessità di alcuna conoscenza in merito.
Qualche pecca c’è, come l’interfaccia solo in inglese (per alcuni è un vantaggio, per chi ci lavora da anni ininfluente, ma dato che il sito si sta localizzando è probabile che anche l’interfaccia si localizzerà a breve) e l’utilizzo di un formato poco conosciuto rispetto alla concorrenza ma se volete un editor RAW veloce, potente (molto potente) e costruito davvero bene questo è un nome che va dritto in cima alla lista.
Pro:
• Potente, versatile, velocissima
• I preset sono fantastici e coprono gran parte del lavoro
• La funzione HDR interviene praticamente sempre e diventa parte del flusso di lavoro
Contro:
• L’interfaccia è solo in inglese (per il momento)
Prezzo: 99,00 Euro (89,00 Euro con sconto Macitynet)
I lettori possono ottenere Aurora HDR 2019 partendo dal sito della casa madre al prezzo di 99 Euro, ma i nostri lettori possono approfittare di un piccolo sconto di 10 Euro: basta inserire MACITYNET al momento dell’ordine. In offerta con lo stesso coupon di 10 Euro anche Luminar, editor più strutturato e meno specialistico.