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Recensione Auricolari TWS Tribit Flybuds 1, la novità è nella dotazione

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Come si possono spendere centinaia di euro per degli auricolari TWS quando con meno di cinquanta si possono acquistarne dei validi come i Tribit Flybuds 1? E’ questa la domanda che ci siamo posti al termine delle nostre prove e con la quale proveremo a dare risposta attraverso questo articolo raccontandovi come è stato indossarli per una settimana per ascoltare musica e rispondere alle telefonate, tante, che sono intercorse nelle nostre giornate. Due sono le peculiarità di questi auricolari: il modo in cui calzano e la profondità del suono. Il fatto che siano piccolissimi, tra i più piccoli di questa categoria che questo cronista ha mai avuto modo di provare fino ad oggi, è una gran bella cosa anche perché sono complessivamente davvero molto leggeri, quindi risultano particolarmente stabili anche se si fanno salti e capriole.

I copri-auricolari: due set a disposizione, cosa cambia

Il grosso del lavoro lo fanno i gommini in-ear e con i Tribit Flybuds 1 non si può dire di esserne sprovvisti: in confezione ce ne sono il doppio rispetto a quelli che si possono trovare di solito. Due set nelle taglie S, M e L che si distinguono ad una prima occhiata per il colore, rosso all’interno e semitrasparente nel gommino esterno per una serie, completamente neri per l’altra. Indossando una o l’altra cambia tutto: trovata infatti la giusta taglia per uno e per l’altro – e non è scontato che sia la stessa: nel nostro caso con la serie di gommini rossi ci siamo trovati bene con la M, mentre quelli di colore nero li abbiamo preferiti nella taglia L – si andranno a scegliere e intercambiare in base al risultato che si desidera ottenere.

Recensione Tribit Flybuds 1, la novità è nella dotazione

Il set di copri-auricolari di colore rosso ad orecchio offrono una migliore insonorizzazione dai rumori esterni, risultano più morbidi da indossare e leggermente più stabili. Li vediamo quindi molto bene in contesti come gli allenamenti in palestra, durante una corsa e in tutte quelle attività dove la concentrazione è parte fondamentale dell’attività, quindi eventualmente anche in ufficio o in casa, per conciliare il lavoro ed isolarsi dai piccoli rumori che scaturiscono dalla normale vita familiare specialmente in un periodo come questo, dove isolamento e smart working possono essere parte integrante della quotidianità.

Le capsule in-ear di colore nero sono invece più piccoline e la gomma di cui sono fatti è leggermente più dura. Al contrario sono un po’ meno stabili (a sensazione ci sono sembrati meno aderenti ai lati), anche se provando a scuotere la testa con vigore non ci sono mai caduti, ma soprattutto lasciano percepire maggiormente i rumori e i suoni esterni. Forse in questo senso aiuta anche l’area piatta che caratterizza la parte terminale del gommino, quella che si inserisce più in profondità nell’orecchio. A nostro avviso sono da preferire per le telefonate, che risultano meno “aggressive”, ma anche per la musica di sottofondo con cui ci si può far accompagnare durante gli spostamenti in città o nei viaggi in auto.

C’è da dire che molto del lavoro di insonorizzazione lo fa anche il livello di volume impostato: con i copri-auricolari rossi a 20-30% di volume i rumori esterni si sentono ugualmente e allo stesso modo al massimo del volume con quelli di colore nero, in pieno traffico, potremmo non sentire la voce di un passante che ci sta chiamando. Ciascun set va quindi regolato anche nel livello di volume in funzione di come si andrà ad utilizzare gli auricolari. Per esempio una buona scelta è indossare un solo auricolare, in mono, per le telefonate in strada, con il copri-auricolare nero: così sembra di avere proprio il telefono poggiato su un solo orecchio, senza cioè l’effetto “risucchio” che contraddistingue l’uso di auricolari con gommini in-ear, specialmente in questo caso se si stanno indossando quelli di colore rosso.

Chiaramente con i copri-auricolari neri non sarà mai come indossare gli EarPods o altre cuffie che non usano coperture di questo tipo. Una minima insonorizzazione c’è sempre ma viene garantita anche una maggiore stabilità che, come spiegavamo in apertura, è agevolata anche dalle dimensioni e dal peso degli auricolari.

La tridimensionalità del suono: prova su strada

La qualità audio dei Tribit Flybuds 1 è notevole. Secondo il giudizio di chi scrive siamo ai livelli di altre cuffie che costano anche il doppio (e negli anni ne abbiamo provate tante): colpiscono principalmente per tridimensionalità e profondità del suono. Senza alcuna regolazione nell’equalizzazione sono in grado di riprodurre e bilanciare le frequenze dei vari brani musicali in riproduzione senza distorsioni. In brani strumentali come quelli che troviamo negli album di Tommy Emmanuel la chitarra sembra essere proprio lì da qualche parte intorno a noi: la cassa armonica che vibra, le dita che scorrono sulle corde, tutte quelle sensazioni che in fase di registrazione si volevano rendere disponibili all’orecchio dell’ascoltatore si percepiscono benissimo.

Li abbiamo utilizzati principalmente per ascoltare musica di questo genere, Classica soprattutto, ma per dovere di cronaca abbiamo provato anche con la riproduzione di qualche brano di generi completamente diversi inclusi Pop, Rock e qualche brano in cui ci è stato possibile valutare anche la prepotenza dei bassi. Ebbene, con questi auricolari si sentono tutti, sono profondi e sembrano avvolgerci completamente. Insomma, le nostre sensazioni sono state più che positive.

Anche in telefonata funzionano benissimo: i microfoni incorporati sono capaci di captare la nostra voce anche ambienti rumorosi, con il risultato che ci ci ascolta non viene distratto dal resto ma riesce sempre a sentirci “forte e chiaro”, così ci è stato detto in più di un’occasione quando ne abbiamo fatto richiesta. Con due auricolari tutto risulta migliore, anche perché i microfoni adoperati sono due, ma anche in mono funzionano molto bene e non fa rimpiangere la gestione della telefonata con lo smartphone poggiato sull’orecchio.

Recensione Tribit Flybuds 1, la novità è nella dotazione

Niente touch: ben venga!

Il fatto che costino meno di altri è anche dettato dal fatto che la tecnologia, dentro, non è tra le più moderne. Non ci sono controlli touch, anche se la superficie piatta all’esterno può darne l’impressione. Va invece schiacciata, perché a conti fatti è un pulsante in tutto e per tutto: a diversi click corrispondono azioni diverse, che troviamo elencate con precisione nel manuale in dotazione, disponibile in varie lingue – italiano compreso, per altro ben tradotto.

Non dispiace per niente dover premere il pulsante anziché sfiorarne la superficie, anche perché in questa fascia di prezzo chi propone una tecnologia simile ci fa quasi un dispetto: non sono stati rari i casi, da noi documentati nelle singole recensioni, in cui uno sfioramento viene interpretato in maniera sbagliata, andando magari a cambiare il brano in ascolto anziché regolare il volume, oppure riagganciando ad una chiamata in entrata perché viene percepito il doppio tocco anziché il singolo per rispondere. E quante poi le volte che si è inavvertitamente azionato un auricolare semplicemente perché lo si stava sistemando nell’orecchio. No, l’assenza di tecnologia touch proprio non ci è mancata.

Costruzione e autonomia

Sempre tenendo conto di quanto si sta spendendo – o si è speso – per acquistarli, la qualità costruttiva non è per niente male. Tutto policarbonato, è vero, ma ci è sembrato particolarmente robusto: impossibile piegarli schiacciandoli tra le dita. La copertura dei driver è in metallo ma si trova in fondo: non ci è piaciuto, siamo sinceri, perché vuol dire che lo sporco che si andrà irrimediabilmente a depositarsi all’interno sarà anche molto difficile da rimuovere. Però è in metallo, migliore quindi delle membrane in gomma o delle griglie in plastica che troviamo in altre soluzioni concorrenti.

L’autonomia è un altro punto forte dei Tribit Flybuds 1. Si superano tranquillamente le cinque ore di ascolto musicale ininterrotto su ciascun auricolare, con prestazioni simili anche in chiamata. Poi come altri si ricaricano inserendoli nella custodia quindi a meno di non vivere con le cuffie in dosso, difficilmente si resterà senza energia proprio sul più bello. Per altro la batteria della custodia in dotazione è piuttosto capiente: ci ha assicurato cinque ricariche complete, di entrambi gli auricolari, prima di indicarci con un solo pallino acceso nell’indicatore interno che l’energia a disposizione si stava per esaurire.

Per ricaricare il tutto basta aprire il coperchio laterale e collegarci la spina USB-C del cavetto in dotazione o di uno degli altri che abbiamo in casa. Con un alimentatore da 5V la batteria viene ripristinata in un’ora e mezza, mentre poco meno serve per ricaricare i singoli auricolari completamente scarichi quando li inseriamo nella custodia.

Dotazione e funzionamento

Dedichiamo una piccola parte di questa recensione lasciandovi qualche numero insieme a poche altre indicazioni presenti nel manuale, casomai ve lo foste perso. In confezione trovate gli auricolari già alloggiati nella custodia – coi contatti protetti da una pellicola trasparente in modo tale da evitare di rovinare la batteria con ricariche inutili prima del tempo – insieme ad un laccio per appenderli alla cintura e al cavo per la ricarica.

E il manuale, per l’appunto, dove anche in lingua italiana è spiegato il funzionamento degli auricolari. Come molti altri, si accendono automaticamente non appena vengono rimossi dalla custodia e si spengono quando tornano al loro posto. La forma è identica per entrambi e non c’è perciò uno scompartimento dedicato per l’auricolare sinistro da quello destro, che possono quindi essere messi in ricarica indipendentemente in uno o nell’altro. Si riconoscono dalla lettera, piccola, stampata all’esterno: L per il sinistro e R per il destro (ad indicare, in inglese, left e right, per l’appunto). Dopo averli accoppiati per la prima volta con lo smartphone basta tenere il Bluetooth sempre attivo, sfilarli dalla custodia e infilarli nelle orecchie: pochi secondi di attesa e sono subito pronti all’uso.

Per avviare o mettere in pausa la musica basta una pressione breve del pulsante di uno dei due auricolari, che allo stesso modo permette di rispondere ad una chiamata in entrata e di riagganciare al termine della stessa. Per rifiutarla invece serve il doppio click, che durante l’ascolto musicale fa invece saltare al brano successivo. Tre click per richiamare l’assistente vocale. Se invece si tiene premuto per 5 secondi si può spegnere l’auricolare senza rimetterlo nella custodia, una caratteristica che pochi, anzi pochissimi, offrono: è molto utile per tenerli sulle orecchie tutto il giorno ma senza doverli usare per forza, così si preserva anche la batteria. Per riaccenderli, basta tenere premuto il pulsante per 3 secondi.

Altro sulla custodia

Prima di chiudere, ci sono altre due cose da dire. Una ci è piaciuta, l’altra no, e riguardano entrambe la custodia. Nell’ordine, il sistema magnetico che la caratterizza è davvero potente, in qualche caso anche più di altri che abbiamo avuto modo di provare in passato. Gli auricolari vengono praticamente “risucchiati” all’interno degli alloggiamenti interni quando sono abbastanza vicini e pure il coperchio resta ben chiuso grazie all’impiego di un altro magnete.

E’ la linguetta che invece tiene unite le due parti, base e coperchio, che lascia un po’ a desiderare. E’ debole, ballerina, e da tutta l’impressione di strapparsi tra qualche mese. Qui per altro va anche fissato il laccio da polso, che sarebbe stato meglio posizionare con il più tradizionale sistema di fori, da incassare magari in un punto della cornice esterna. Secondo noi va rivisto completamente il sistema di chiusura, magari con una cerniera più salda, oppure con un meccanismo completamente diverso che offre l’accesso all’area interna tramite la rotazione del coperchio: d’altronde la forma circolare, di una pallina schiacciata ai due lati, lo renderebbe particolarmente intuitivo.

Conclusioni

Quindi, per tornare alla domanda iniziale: perché dovremmo spendere centinaia di euro magari per gli AirPods Pro anziché spenderne poco meno di cinquanta per i Tribit Flybuds 1? Tutto sta nella tecnologia che si vuole avere tra le mani. Anzi, nelle orecchie. Degli AirPods infatti è ben nota non soltanto la qualità audio ma anche l’affidabile sistema touch, l’accoppiamento intuitivo con l’iPhone, ma anche il modo tutto suo di stare nelle orecchie.

Questi auricolari invece sono un’alternativa non solo più economica ma anche diversa da usare, per via della buonissima dotazione di copri-auricolari, per i solidi controlli a pulsante e tutto quel che abbiamo scritto fino ad ora. Non c’è quindi solo un risparmio ma anche un diverso approccio nell’ascolto della musica e nella gestione delle telefonate, che è e rimane del tutto soggettivo.

Prezzo al pubblico

Se i Tribit Flybuds 1 vi convincono, li trovate su Amazon: costano 44,99 euro spedizione inclusa, ai quali si possono eventualmente aggiungere 6,59 euro in fase di acquisto per ottenere due anni di copertura per danni accidentali.

Pro

Piccoli e leggerissimi, con un’ottima dotazione di accessori e particolarmente buoni dal punto di vista audio. Ottima poi la gestione fisica di musica e chiamate

Contro

Difficili da pulire e con una custodia da rivedere per quanto riguarda l’apertura

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