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Recensione Apple Mac Studio 2022, anche la versione base è un mostro di potenza

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A guardarlo bene questo nuovo Apple Mac Studio sembra proprio un Mac mini agli steroidi, un computer “pompato” sotto tutti i punti di vista perché rispetto al fratellino minore ha praticamente di tutto e di più, senza per questo pretendere l’investimento economico e il salto di categoria di Mac Pro.

Abbiamo provato per diverso tempo il modello base riservandoci una prova più estesa con una configurazione top. Ma la versione di partenza fa comunque la differenza con i primi modelli M1 di Mac mini e gli altri computer con Apple Silicon di prima generazione?

L’arrivo, finalmente

Dopo essere stato annunciato ai primi di Marzo, il nuovo Mac Studio ha iniziato ad arrivare ai primi utenti circa un paio di settimane dopo, ma poi Apple ha dovuto far fronte a una serie di problemi di scarsità di componenti e posticipare gli ordini, tanto che anche qui a Macitynet abbiamo dovuto pazientare per mettere le mani in proprio sul “piccolino” per lo studio (si fa per dire, perché è più del doppio di un Mac mini).

Da qualche giorno invece sembra che le consegne dei nuovi Mac siano tornate a livelli accettabili e anche noi abbiamo ricevuto i Mac Studio che avevamo ordinato.

Recensione Apple MacStudio 2022: talmente potente da necessitare di una nuova scala di misura
Mac Studio qui con Studio Display di Apple

L’apertura

La confezione dei nuovi Mac Studio è davvero un capolavoro di marketing e di ingegneria, Apple non si discosta dalle proprie abitudini per quanto riguarda il packaging e propone una scatola comoda, bella e che diventa anche una ottimale culla per chi deve trasportare il Mac Studio.

La scatola infatti presenta una maniglia in tessuto molto resistente (per sorreggere i circa 3 KG della confezione nel nostro caso) che al tempo stesso è utile per il trasporto ma anche comoda per tenere la scatola chiusa (e il Mac al sicuro) nel movimento.

Durante l’apertura la scatola alza il coperchi e lascia intravedere la parte superiore del Mac, con la mela nera: a questo punto, dato che sarebbe difficile estrarre il parallelepipedo così finemente alloggiato nella sua culla, è possibile aprire le ali esterne e prendere quindi il Mac molto più comodamente.

Per il resto nella scatola c’è poco, trattandosi di un modello desktop: il cavo d’alimentazione con connettore standard e il classico libretto di Apple, con gli adesivi con la mela Nera, invece che quella classica bianca. Ricordiamo che l’alimentatore è interno e questo rende ancora più comodo trasportarlo da casa ad ufficio e viceversa: basta avere un cavo collegato alla presa di rete nella postazione di arrivo.

Aspetto e porte

Il Mac studio ha le stesse identiche misure della base del Mac mini 19,7×19,7 centimetri, ma una altezza decisamente diversa, 9,5 centimetri (contro i 3,6 del Mac mini) e presenta tra l’altro la stessa forma del sistema di raffreddamento (che aveva avuto piccoli problemi nei primi modelli, sembra ora risolti perché qui non ha mai palesato tali sintomi) alla base, con in più un sistema di areazione supplementare posto appena sopra i connettori nel lato posteriore.

Se pensate di sfruttare qualche HUB ad hoc pensato per il Mac mini (come questo) sul Mac Studio meglio lasciare stare, anche se la base coincide qui la gestione del calore è completamente diversa ed è meglio lasciare arieggiata la parte sottostante.

Anche il peso è importante, perché si parte dai 2,7 Kg per il modello con chip M1 Max sino ai 3,6 Kg per i modelli equipaggiati con M1 Ultra (quindi circa il doppio o il triplo di un Mac mini) anche se in un modello Desktop tipicamente il peso non è così rilevante.

Sostanzialmente possiamo assicurare che un po’ per il peso, un po’ per la gomma sotto la base, una volta posizionato il Mac studio sulla scrivania, non si sposta a meno che non lo faccia l’utente deciso ad alzarlo per muoverlo.

Recensione Apple MacStudio 2022: talmente potente da necessitare di una nuova scala di misura
In questo frame si nota il sistema di raffreddamento, estremamente complesso, che permette comunque una potenza incredibile senza, per questo, scaldare più di tanto il computer

Il numero di porte è importante per un computer così piccolo e varia in base al modello selezionato: nel nostro caso si tratta di un Mac Studio con M1 Max, con frontalmente due porte USB‑C (fino a 10 Gbps, che diventano porte Thunderbolt 4 nella versione con chip M1 Ultra) e un lettore SDXC Card, oltre ad un piccolo LED di colore bianco nella parte opposta che identifica l’accensione, ma che diventa giallo in caso di problemi.

Nella parte posteriore trovano posto 4 porte Thunderbolt 4, che è possibile utilizzare anche per pilotare display via USB-C o DisplayPort, dispositivi con porte USB 4, USB 3 (3.1 Gen 2), USB-C, Thunderbolt 3 e pilotare schede di rete sino a 100 Gbit.

Oltre a queste, che per chi scrive sarebbero sufficienti per i vari collegamenti professionali grazie alla presenza di vari HUB Thunderbolt 4, trovano posto due porte USB‑A (fino a 5 Gbps), una porta HDMI, una porta 10Gb Ethernet (Ethernet NBASE‑T con supporto per Ethernet a 1 Gbps, 2,5 Gbps, 5 Gbps e 10 Gbps tramite connettore RJ‑45), il Jack cuffie da 3,5 mm (ad alta impedenza) e ovviamente il connettore per l’alimentazione e il pulsante di accensione o spegnimento forzato.

Ovviamente queste sono le porte visibili, ma il Mac Studio ha altre porte “invisibili” al suo interno, che possono risultare necessarie: è presente un chip Wi‑Fi 6 802.11ax per la connessione alla rete senza fili e un chip Bluetooth 5 per il dialogo con i device.

Recensione Apple MacStudio 2022: talmente potente da necessitare di una nuova scala di misura

Upgrade o non upgrade?

Della questione upgrade ne abbiamo già parlato qui a Macitynet, ma è bene sottolinearlo bene perché tale aspetto può incidere in modo rilevante durante la scelta riguardo al modello su cui investire.

Il Mac Studio, nel mentre che è scritta questa recensione, non è aggiornabile internamente in nessuna parte, seppure sia palese che lo smontaggio del case non è impossibile anche da parte di chi ha un po’ di dimestichezza.

Il disco interno ad esempio, che in fase di acquisto è configurabile partendo dai classici 512 GB sino a 8 TB, anche se non è saldato ha comunque un vincolo nel firmware di Apple, per cui non è possibile sostituirlo.

Questo aspetto potrebbe cambiare in futuro, perché sia il mercato che Apple stessa hanno dimostrato nel tempo alcune elasticità ma allo stato attuale la scelta dei componenti è davvero fondamentale in una prospettiva futura.

Per quanto riguarda l’archiviazione però è anche vero che l’alto numero di porte Thunderbolt 4 (4 o 6) e la porta di rete a 10 Gbit standard optano per una archiviazione esterna senza problemi, fattore che nei modelli Desktop diventa più appetibile ogni giorno di più, se consideriamo che la porta a 10 GbE è molto diffusa in moltissimi modelli NAS e che i modelli di dischi SSD o meccanici hanno costi molto bassi e prospettive di crescita invece molto alte.

Vediamo invece molto più difficile, se non impossibile, un futuro upgrade riguardo al processore: in fase di scelta passare da un chip M1 Max base ad un Mi Ultra base comporta un incremento di 1.610 Euro, quasi il 70%: è probabile che questo incremento non rifletta l’aumento di potenza effettiva, ma sarà comunque importante e di conseguenza offre prestazioni migliori durante la vita del computer, così come ovviamente allungandola.

Passare da un chip M1 Mac da 24 core costa in effetti poco (230 Euro) e su una macchina del genere in effetti lo consigliamo a tutti, mentre il passaggio al chip M1 Ultra deve essere valutato economicamente, anche perché in ottica business o professionale, il computer si deve ripagare, per cui è fondamentale targetizzarne l’utilizzo.

Recensione Apple MacStudio 2022: talmente potente da necessitare di una nuova scala di misura
All’interno del MacStudio 2022 trova posto un Wi-Fi 6 che, se collegato con un router compatibile, produce un segnale simile come velocità, ma molto più stabile e lineare. Nell’immagine, il ping di velocità di un Mac Studio con un router Synology RT6600ax a sinistra, mentre a destra, lo stesso ping con un Mac Mini 2018

Prestazioni

Nonostante le varie lusinghe di questa recensione è indubbio che la parte più interessante riguardi le prestazioni, che in questo caso, trattandosi di un modello Desktop, non sono neppure influenzate dal consumo energetico, perché non essendoci una batteria, molti di tipici compromessi relativi al consumo (come nel caso del MacBook Pro 16 2021) non ci sono.

Partiamo subito dalla velocità di lettura e scrittura del disco interno, nel nostro caso una unità da 512 GB di archiviazione (come abbiamo scritto poco prima, qui si preferisce l’archiviazione esterna).

Recensione Apple MacStudio 2022: talmente potente da necessitare di una nuova scala di misura
La velocità dell’SSD interna del Mac Studio è molto alta e le misurazioni sui vari target producono risultati molto simili

La velocità di picco è molto alta, come potete vedere nelle rilevazioni date da AJA System Test, utilizzando come target sia un campione di file a FullHD che un altro a Full 4K, dove addirittura i valori sono un po’ più alti.

Dare il giusto peso a questi valori è però difficile, perché computer simili al Mac Studio nel mercato non ce ne sono: il confronto più simile viene con il MacBook Pro (qui la recensione del modello a 14″, qui invece quello a 16″) verso i quali il Mac Studio vince in modo importante, con aumenti di velocità anche del 40%.

Si possono raggiungere valori più alti nel mercato, ma su architetture sensibilmente diverse e con case molto più grandi e versatili, che o costano molto di più o sono fotemente profilati per un unico scopo, cosa che invece nel Mac Studio non c’è. I valori qui riportati sono molto alti e trovare modelli simili con questi valori, a questa fascia di prezzo, non è semplice.

Per i benchmark di calcolo invece abbiamo optato per diverse soluzioni: partendo da Geekbench (che però usa Rosetta) sino a GFX BenchMetal che ci è sembrato molto affidabile anche in ottica 3D.

Il computer in oggetto era un Mac Studio con chip M1 Max a 10 core, GPU 24‑core e Neural Engine 16‑core, sostanzialmente il modello base, con installati 32 GB di Ram che riteniamo la misura ottimale per una macchina che deve affrontare anni e anni di aggiornamenti e una gestione ottimizzata tra memoria centrale, memoria video e cache per diversi software come Photoshop.

I valori sono alti, e osservando la media delle valutazioni, molto simili al MacBook Pro 16 con M1 Pro che abbiamo recensito qualche mese fa, che resta appunto il computer più vicino in termini di paragone, considerato che il Mac Pro ha un processore Intel ed è comunque fuori scala per un confronto diretto.

Il punto è che in questa sfida il Mac Studio esce vincitore, ma di un margine abbastanza risicato, che non è convalidato ne dal prezzo ne dal fatto di avere un numero sensibilmente minore di compromessi: ricordiamo anche che il il Mac Studio ha una GPU con un più alto numero di core e una architettura interna migliore (perché c’è più spazio).

L’idea è che molti dei test che abbiamo effettuato siano “viziati” dalla giovane età del Mac e del fatto che probabilmente non siano ancora chiare le vere potenzialità del prodotto e quali siano le misurazioni più adatte ad una soluzione come questa.

Anche se è chiaro che una considerazione possiamo farla sin da subito: la soluzione di calcolo del Mac Studio offre la stessa caratteristica che abbiamo trovato nel MacBook e negli iMac con Apple Silicon, il processore non scalda praticamente mai.

Nei nostri test, dopo qualche ora di conversione di file con HandBrake, dove il processore ha lavorato al 100% (o almeno così dichiarava Monitoraggio attività) il case era comunque a temperatura praticamente tiepida (il test è stato svolto a Milano, dove le temperature esterne raggiungevano agevolmente i 30°).

Anzi, dobbiamo sottolineare come anche durante la conversione dei filmati, quindi sotto ampio stress, le routine del sistema operativo siano risultate comunque snelle, e la navigazione di Safari, il download di pacchetti e l’installazione di altre App sia risultata del tutto normale, segno di una ampia maturità di rapporti tra macOS e il chip M1.

La verità è che nel quotidiano è praticamente impossibile saturare la potenza di questo computer, anche utilizzando un numero esagerato di App aperte, di conversioni attive, di multitasking e di flussi professionali.

Convertendo un alto numero di immagini con Lightroom o in un processo in batch con Photoshop il tempo di attesa ovviamente c’è ma nel mentre il sistema da ampia priorità all’utente, lasciandolo lavorare come se nulla fosse.

Recensione Apple MacStudio 2022: talmente potente da necessitare di una nuova scala di misura
Il Mac Studio (al centro) come si vede in rete da un altro Mac con macOS Monterey. A sinistra un NAS Asustor mentre a destra un router Synology

Vien da pensare che…

Il Mac Studio è un computer potente, molto potente e per molti compiti probabilmente oggi è un investimento migliore (e di certo più contenuto) anche di un Mac Pro, in attesa che Apple sforni un cavallo da corsa con processore M(qualchecosa) nella fascia Professionale o Enterprise (che però a questo punto necessita di grandi considerazioni, dato che è stato dismesso il sistema server di macOS).

Ma qui le considerazioni sulla giusta “piazza” del Mac Studio vanno su altri fattori: è chiaro che questo computer è decisamente troppo per un utilizzo casalingo e come costo e potenza profusa è gestibile tra le mura domestiche solamente dal professionista che opera in ottica ibrida.

Ma il mercato non è diviso nettamente a metà tra l’utente consumer e quello professionale, ci sono sfumature e molte altre branchie interessanti: una di queste, se non la più ovvia, è quella del gaming.

Non sappiamo se in Apple ci sia qualcuno che guarda i numeri e i trend di crescita del mercato, probabilmente si, ma è strano che Apple ignori del tutto una fascia di mercato così interessante, fruttuosa e soprattutto attraente per gli utenti.

Recensione Apple MacStudio 2022: talmente potente da necessitare di una nuova scala di misura
L’analisi dei dati, che è sempre relativa, mostra come il gap con schede video discrete sia ancora alto, seppure l’architettura dell’M1 sia molto diversa e ottimizzata

(Molto) di più di un Mac mini e per certi versi più del MacBook Pro, questo Mac Studio potrebbe essere un computer interessante verso quella fascia di utenti, anche se qui i compromessi sono importanti: il modello preso in esame offre buoni risultati nel calcolo, ma ha un forte gap di potenza grafica con il mondo PC dove l’utilizzo di schede video discrete è molto più semplice e profittevole (soprattutto adesso che il problema della reperibilità di schede video sembra risolto).

Questo fatto incide sia in ottica gaming, ma anche in tutto il mercato 3D, nel quale Apple non ha mai fatto la voce grossa. Certo, per come è costruito il Mac Studio, l’idea di avere lo spazio per una scheda video discreta è assolutamente da dimenticare, ma qui si pone il problema.

Allo stesso costo di un Mac Studio si può accedere ad un PC assemblato le cui caratteristiche di calcolo possono essere simili, con compromessi visivi, di consumo e di calore certo diversi (molto diversi in effetti) ma che alla fine ne permettono l’utilizzo con Applicazioni o Giochi davvero importanti nel mercato.

Sia chiaro, la critica qui non è tanto verso il Mac Studio, che è probabilmente perfettamente profilato per il mercato verso cui si offre, ma nella mancanza di un modello a listino più “spregiudicato” ma allo stesso tempo più “aperto”, che non abbia i costi del Mac Pro ma che potrebbe essere la scusa per Apple (con accordi commerciali con gli sviluppatori che ne accompagnano l’arrivo) per provare per una volta a entrare in un mercato nel quale la sua assenza si sente di sicuro.

D’altra parte Apple ha dimostrato più volte di saper capire e interpretare nuovi mercati anche da ultima entrata quindi l’esperienza e la storia del marchio sarebbero una scusa di poco conto in una operazione del genere, considerato che nel mercato dei gamer e dello sviluppo 3D professionale ci sono marchi come Razer (limitatamente al mondo dei computer, lasciando stare gli accessori) che in poco tempo hanno saputo interpretare questa strada in modo importante e profittevole.

Recensione Apple MacStudio 2022: talmente potente da necessitare di una nuova scala di misura

Considerazioni

Questo Mac Studio sembra essere, agli occhi di chi lo prova, il miglior Mac oggi a listino e, probabilmente, il miglior Mac mai costruito, anche considerando i recenti MacBook Pro.

Questa considerazione, che ha inevitabilmente del personale, è dovuta a diversi fattori: il primo è senza dubbio dato dall’estetica, che qui sorprende, delizia e si fa ammirare, nel mentre che nei modelli portatili rispetto ai precedenti paga qualche cosa in un maggiore ingombro e peso.

Ma anche dal fatto che oggi quella che è la maggiore sensazione nell’utilizzo, anche pesante, del Mac Studio, è il fatto che servirà qualche mese o forse di più, per capire esattamente le potenzialità di un prodotto che pare non avere il “campo” per potersi esprimere al meglio.

Recensione Apple MacStudio 2022: talmente potente da necessitare di una nuova scala di misura
La scheda tecnica, qui rilevata da Geekbench, del Mac preso in esame

Vogliamo essere più chiari: la sensazione chiara è che il Mac Studio si trovi a proprio agio con tutto, davvero tutto quello che riesce a fare, dalle App di Office a Photoshop, dalla gestione di disegni vettoriali molto pesanti in Illustrator ai (pochi) giochi eseguiti in 4K, il tutto indipendente dal fatto che le App siano eseguite in modo nativo o tramite Rosetta, perché la finezza di questo aspetto è tale per cui l’utente davvero non si accorgerà mai di nulla.

Ma il punto è che probabilmente il Mac Studio ha le potenzialità per fare di più, per reggere applicazioni che forse non abbiamo utilizzato, e forse non esistono ancora, e che vedremo nei prossimi anni.

In un mercato dove gli sviluppatori devono non solo ottimizzare il passaggio da una architettura Intel a quella dell’M1, c’è anche da considerare che molti di loro non possono abbandonare il codice Intel per la compatibilità con il mondo Windows.

Recensione Apple MacStudio 2022: talmente potente da necessitare di una nuova scala di misuraIl risultato è un computer potente, così potente che tornare poi ad un Mac mini o un iMac 27 sembra impossibile perché il gap prestazione (di velocità di calcolo, di accesso al disco, di esecuzione parallela di task) è percepibile anche utilizzando le App più comuni, dal Finder al browser sino a qualche utility, figuriamoci con App più professionali come la suite di Adobe o Autocad.

Più che alla concorrenza con il mondo Intel, il Mac Studio rischia di erodere mercato al Mac Pro e al MacBook Pro, in particolare nelle configurazioni più spinte, che non abbiamo provato ma che ci piacerebbe, giusto per fare con confronto con i vari modelli.

Resta qualche domanda ovvia sulla posizione nei mercati più specifici, come quelli elencati e sulla posizione di Apple riguardo questo futuro, nel quale i limiti paiono più commerciali che tecnici.

Recensione Apple MacStudio 2022: talmente potente da necessitare di una nuova scala di misura

Pro

• Qualità eccellente in ogni parte
• Ottimo rapporto prestazioni/consumo/temperatura/dimensioni
• È il computer desktop per il professionista
• 4 porte Thunderbolt 4 possono fare da sole praticamente tutto

Contro

• Nessuna espansibilità o modifica interna
• Rispetto a Intel perde la compatibilità con molti software (specie per Windows)
• Molto potente ma potrebbe fare di più

Prezzo

• 2.349,00 € (CPU 10‑core, GPU 24‑core, Neural Engine 16‑core)
• 4.649,00 € (CPU 20‑core, GPU 48‑core, Neural Engine 32‑core)

Mac Studio è disponibile nei più importanti Apple Premium Reseller della penisola, ma ovviamente anche partendo dalle pagine del sito Apple.

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