Nelle ultime settimane abbiamo avuto in prova Alfawise M1, un monopattino elettrico con motore da 350W. Lo abbiamo usato lungo una pista ciclabile per cercare di capire se un veicolo di questo tipo può essere effettivamente efficace negli spostamenti in città e se è davvero in grado di sostituire in qualche occasione l’automobile o la bicicletta.
Com’è fatto
Il monopattino misura all’incirca 110 x 45 x 50 centimetri e pesa 12,5 chilogrammi, che non sono affatto pochi quando lo si dovrà sollevare per salire su un autobus o oltrepassare una rampa di scale. Fortunatamente l’azienda ha progettato un sistema intelligente per agevolarne il trasporto quanto più possibile trasformando l’asta centrale in una sorta di maniglione.
Basta infatti sganciare il perno che tiene bloccato il manubrio e ripiegarlo verso la pedana fino ad incastrarne il gancio al relativo perno in gomma posizionato sopra il parafango della ruota posteriore. L’operazione è agevolata dalla presenza di un cavalletto che mantiene il monopattino in piedi senza doverlo sorreggere con le mani (e che funziona benissimo anche per rapide soste che non prevedono lo spegnimento del monopattino).
La pedana è piuttosto ampia (45 x 15 centimetri) e consente di poggiarvi interamente la pianta di entrambi i piedi e la superficie è ricoperta da uno strato di gomma tacchettata che assicura un’ottima tenuta con la suola delle scarpe. Sul bordo sinistro è presente un tappo rosso in gomma che protegge l’ingresso per la ricarica della batteria.
L’asta centrale – all’interno della quale è installata la batteria – appare piuttosto snella (ha un diametro di 4,5 centimetri) e, come il resto della struttura, è in metallo satinato. Nell’estremità superiore che si collega al manubrio è presente il piccolo computer di bordo: se il monopattino è spento non ci si fa neanche caso ma basta accenderlo per avere sott’occhio alcune le informazioni utili durante la corsa, ovvero la velocità corrente (in Km/h) e la quantità di energia residua nella batteria (tramite 4 LED, ciascuno rappresentate il 25% di energia).
Il manubrio è compatto ed accompagnato da due manicotti in gomma con trama antiscivolo: sul destro è presente la leva per l’accelleratore mentre di fronte al manicotto sinistro troviamo la leva del freno e quella più piccola per suonare il campanello (oltre al gancio per il trasporto di cui abbiamo parlato prima).
Le ruote sono da 8,5”: lungo il parafango di quella posteriore c’è un piccolo fanalino rosso che lampeggia quando viene tirata la leva del freno per segnalare a chi ci precede la frenata in corso. Utilizza un freno a disco con sistema di ABS per evitare il blocco della ruota che potrebbe causare una caduta in caso di brusca frenata.
Come funziona
Per utilizzarlo è sufficiente pigiare l’unico tasto presente sotto al display. Lo si tiene premuto per qualche secondo fino a quando non si accenderà lo schermo e non si udirà un triplo segnale acustico.
A questo punto basta salire in pedana con un piede e darsi una generosa spinta con l’altro tenendo al contempo abbassata la leva dell’acceleratore. Poche decine di centimetri e il motore entrerà in funzione attivando la spinta elettrica. A questo punto non bisogna far altro che schiacciare la leva più o meno forte in base alla velocità che si vuole mantenere.
Secondo noi questo sistema di accelerazione poteva essere progettato meglio: la posizione della leva è davvero scomoda e anche la tipologia d’uso fa si che dopo più di mezz’ora il dito con cui si controlla la velocità si intorpidisca. Sarebbe stata meglio la classica manopola come quella degli scooter o, se non altro, una leva frontale simile a quella per il freno (magari più piccola e di diverso colore?).
In più il sistema di blocco della velocità è ancor meno intuitivo. Pensate che nel manuale d’uso non viene neppure citata e l’abbiamo scoperta solo per sbaglio. Per attivarla è necessario mantenere la leva posizionata con estrema precisione ad una determinata inclinazione per più di cinque secondi: solo così un segnale acustico (tra l’altro quasi impossibile da udire all’aperto) ci confermerà l’avvenuta attivazione del blocco velocità e a quel punto si potrà lasciare la leva mentre il monopattino continuerà a spingere cercando di mantenere la velocità costante (sebbene chiaramente in salita perderà velocità e in discesa ne guadagnerà parecchia).
Il blocco velocità si disattiva automaticamente non appena si sfiora la leva del freno. Anche qui sarebbe stato meglio poter controllare questa funzione con la semplice pressione di un pulsante, anche perché mantenere la leva ferma ad una determinata inclinazione per così tanto tempo risulta possibile in poche occasioni, quando cioè di fronte a noi non ci sono ostacoli ed eccessive vibrazioni e non sono presenti inclinazioni del suolo che porterebbero ad un aumento o una diminuzione della velocità durante questa fase.
Questo ovviamente se si vuole mantenere un’andatura “civile”: se si tiene schiacciata la leva fino a fine corsa sarà molto più facile attivare il blocco velocità, ma ai pericolosissimi venticinque chilometri orari.
Come va
Sarà che questo cronista non ha più l’età o molto più probabilmente il fatto che sport e attività fisica vadano in senso diametralmente opposto al nostro stile di vita, ma guidare questo monopattino non è stato facile per niente. Almeno nei primi minuti.
In effetti ce ne sono voluti almeno trenta per padroneggiarlo come si deve e durante questa fase la paura di cadere rovinosamente a terra non ci ha mai mollato. Questo perché a nostro giudizio Alfawise M1 ha più di un difetto.
Innanzitutto la velocità massima: venticinque chilometri orari sono davvero troppi per un mezzo di questo tipo, al quale manca un sistema di ammortizzazione e che utilizza ruote molto piccole e davvero dure.
Quella posteriore è dotata di un battistrada a nido d’ape mentre la ruota anteriore usa una camera d’aria proprio per migliorare l’assorbimento degli urti: tuttavia le nostre sensazioni ai piedi e sulle mani sono state tutt’altro che tranquillizzanti.
Le vibrazioni, anche le più piccole, si sentono tutte e vengono talvolta esagerate proprio dalla rigida struttura del veicolo. Se poi ci si sposta in strada, usarlo sull’asfalto equivale quasi a collegarsi un elettrostimolatore a mani, braccia, gambe e piedi.
Per ridurre tutto ciò – quantomeno in parte – è meglio mantenere le gambe leggermente inclinate, ma ciò richiede un piccolo sforzo che nei lunghi tragitti non bisogna però sottovalutare.
Durante i primi minuti ci è sembrato davvero instabile ma effettivamente non siamo mai caduti e neppure una volta il monopattino ha perso aderenza. Solo impressioni, dicevamo, probabilmente dettate da un corpo poco agile e meno ancora abituato a questo genere di veicoli.
A ciò c’è poi da aggiungere la scomodità della leva di accelerazione che discutevamo prima e l’eccessiva sensibilità del freno: ok che c’è l’ABS e quindi anche una brusca frenata non rischierà di trasformare il monopattino in una catapulta, ma basta sfiorare la leva per rallentare parecchio la corsa. Il corpo automaticamente si sposta rapidamente verso l’asta centrale e lo spostamento del baricentro rischia di disarcionare l’utente.
Tuttavia è possibile rendere leggermente meno sensibile la frenata allentando la rotella adiacente alla leva del freno, ma ciò non è sufficiente per rendere la frenata molto più morbida (forse l’usura delle pasticche dei freni, nel tempo, potrebbe aiutare in tal senso).
L’autonomia è buona: siamo riusciti a percorrere quasi diciassette chilometri con metà carica quindi se ne dovrebbero riuscire a fare quasi trentacinque con una carica completa. Questi dati vanno chiaramente raffrontati con il tipo di viaggio che è stato fatto, nel nostro caso quasi interamente su pista ciclabile ad un’andatura media di quasi venti chilometri orari (quasi per tutto il tempo con la leva dell’acceleratore completamente abbassata) e quasi interamente pianeggiante. Alleghiamo comunque le statistiche rilevate con l’app Runtastic sul cellulare per offrire un raffronto quanto più preciso possibile.
Riteniamo comunque importante tenere a mente l’autonomia complessiva garantita da una sola carica per evitare di trovarsi a metà strada con il monopattino completamente scarico. Spingerlo infatti come un monopattino classico è infatti fuori discussione.
A parte il fatto che questa modalità di utilizzo non è prevista dal produttore – la ruota posteriore, essendo motorizzata, esercita infatti una importante resistenza alla spinta manuale – il peso del monopattino è tale da richiedere uno sforzo complessivo davvero notevole e si rischia di vanificare tutto il vantaggio offerto fino a quel momento dallo spostamento elettrico nel giro di poche decine di metri. In tal caso meglio scendere dal monopattino e spingerlo a mano come se fosse una bicicletta.
Ma si può usare in Italia? Ni
C’è da dire che il vuoto normativo in cui il nostro paese navigava da quando i primi esemplari di monopattini elettrici finirono tra i negozi di elettronica è stato colmato (in parte) da un decreto ministeriale pubblicato lo scorso 4 giugno e con il quale si cerca di regolamentare la circolazione di questi veicoli elettrici di nuova generazione.
In breve ci sono diverse regole da rispettare e devono essere in primis i singoli Comuni ad autorizzarne la circolazione. Per saperne di più vi rimandiamo al nostro approfondimento.
Conclusioni
Non sono pochi i limiti che bisogna accettare nel momento in cui si acquista Alfawise M1 per semplice svago o per più utili spostamenti in città. Se è vero che dopo mezz’ora si prende confidenza con il mezzo, il sistema di accelerazione è poco pratico e la rigidità della struttura penalizza moltissimo la tranquillità del viaggio soprattutto su terreni parzialmente sconnessi.
Pro
- Maneggevole
- Ripiegabile e facile da trasportare
- Freno (con ABS) molto potente
- Buona autonomia
- Fanalino freno posteriore
- Luce frontale
- Computer di bordo per velocità e batteria
Contro
- Peso
- Rigidità della struttura durante la corsa
- Velocità massima esagerata
- Leva di accelerazione scomoda
- Blocco della velocità difficile da regolare
- Sforzo notevole delle gambe piegate (necessario per ridurre le vibrazioni e rendere la corsa più elastica)
- Freno troppo sensibile
Prezzo al pubblico
Alfawise M1 è in vendita su Gearbest: nel momento in cui scriviamo il prezzo è di circa 295 euro cliccando su questo link diretto ma con il coupon ALFAWISEM1CN lo si potrà pagare circa 280 euro.
L’offerta è valida fino ad esaurimento scorte; per ulteriori informazioni sui costi e tempi di spedizione, eventuali oneri e gestione degli ordini, è possibile consultare il sito del venditore.