Eccolo qui il più previsto e prevedibile degli accessori Apple degli ultimi anni. Di AirTag, anche se è stato ufficialmente presentato a metà aprile, sapevamo già tutto o quasi; se ne parla da talmente tanto da darci l’impressione esista da anno. Eppure una volta che questo piccolo disco in plastica e acciaio entra nella nostra vita, ancora si conferma la capacità della Mela di stupire, stabilendo un parametro intorno al quale tutto il resto si misura.
- 1 Che cosa è AirTag
- 2 Come è fatto AirTag
- 3 Come funziona AirTag
- 4 Trovare un oggetto
- 4.1 Trovare un oggetto con il Bluetooth
- 4.2 Trovare un oggetto con UWB e Posizione Precisa
- 4.3 Trovare un oggetto smarrito in giro con il nostro iPhone
- 4.4 Trovare un oggetto smarrito grazie alla rete degli iPhone
- 4.5 Scenario: chiavi perse chissà dove
- 4.6 Scenario: chiavi perse in un posto preciso
- 4.7 Scenario: trova Fido smarrito
- 4.8 Modalità smarrito
- 4.9 Il tap via NFC
- 5 La privacy con Airtag
- 6 Conclusioni
- 7 Prezzo e dove comprare
- 8 Accessori
Che cosa è AirTag
Che Airtag non sia una novità lo intuiscono subito tutti quelli che hanno visto all’opera Tile o Filo. Come i suoi principali concorrenti il nuovo accessorio Apple è uno smart tag, un piccolo dispositivo che applicato ad un oggetto ci permetterà di trovarlo sfruttando la connessione che avremo stabilito via Bluetooth ad un iPhone. Usando un’applicazione (che per AirTag, come vedremo è “Dov’è”) potremo individuarlo. Ma solo chi concludesse qui la sua disamina potrebbe dedurre che AirTag non sia davvero niente di nuovo. Basta maneggiarlo per due minuti e provarlo per mezza giornata per capire che siamo di fronte ad un perfetto prodotto in stile Apple che si presenta e funziona come non fa nessun altro.
Come è fatto AirTag
AirTag appare subito, come detto, come qualche cosa nato a Cupertino. È un disco in metallo e plastica, piccolo quanto il bottone di un cappotto (tre centimetri diametro) e leggero (11 grammi). Il design ammicca a quello dell’iPod originale che era proprio in plastica e acciaio lucido; come il suo antenato, il dorso in acciaio è inesorabilmente destinato a graffiarsi dopo pochissimo. Nel nostro a caso sono bastate due con un mazzo di chiavi in tasca per qualche anti estetica riga… Non stupisce che i sempre proattivi cinesi, abbiano fin da subito lanciato un largo assortimento di pellicole protettive.
La parte in metallo è leggermente bombata, una forma che complica l’utilizzo pratico di AirTag; fosse stato perfettamente piatto avrebbe reso più facile applicare, magari con un biadesivo, il tracker agli oggetti che si intende ritrovare. Si tratta di un limite non da poco anche perchè, altra scelta “molto Apple”, manca una qualunque asola o anello per vincolare AirTag ad un oggetto. A queste condizioni l’unica soluzione è infilarsi l’AirTag in una tasca o comprarsi uno degli accessori (qualcuno costoso, come quelli Apple, qualcuno costosissimo come quelli di Hermés, qualcuno molto economico come quelli che troviamo su Amazon) che permettono di farlo diventare un portachiavi o una etichetta.
Non è invece una scelta in linea con la filosofia Apple, ma più che benvenuta, la batteria CR2032; dura un anno, è sostituibile dall’utente ed è molto economica (fino a 60 centesimi l’una se si comprano in quantità). Per accedere ad essa basta premere e far girare in senso antiorario la parte in metallo.
L’AirTag non ha un altoparlante interno vero e proprio; quando decidiamo di farlo suonare in realtà provochiamo la vibrazione di una membrana che sta dietro alla parte in plastica, un dettaglio da tenere in considerazione perchè (come diciamo sotto) se per caso lo smart tag viene messo in una tasca stretta o viene schiacciato da qualche cosa che limita il movimento del guscio, il suono risulterà attutito.
La personalizzazione
Apple permette la personalizzazione di AirTag mediante la classica incisione al laser. L’opzione al contrario di quel che succede con altri prodotti Apple qui non ha solo un fine estetico ma anche pratico. Chi ha più di un AirTag potrà così distinguere uno dall’altro a prima vista senza essere costretto a leggere il numero di serie. Come accade per iPad, iPhone, AirPods Max e così via è possibile aggiungere lettere (massimo quattro), numeri ed Emoji. La personalizzazione può avvenire solo acquistando gli AirTag direttamente da Apple.
Come funziona AirTag
Se avete presente gli AirPods avete una buona idea sia di come si attiva e di come funziona un AirTag. Ma se anche foste vissuti nel corso degli ultimi anni in una caverna, mettere in servizio un AirTag è intuitivo. Una volta estratto dalla sua confezione, tolta la linguetta adesiva che lo rende inerte e avvicinato ad un iPhone (o un iPad, noi qui parleremo per comodità sempre di iPhone), riconoscerà il telefono e ci chiederà di abbinarlo ad esso e quindi al nostro Apple ID. Tempo stimato di configurazione un minuto.
Noi abbiamo usato il nuovo iPhone di colore viola (tinta interessante, come diremo altrove) ed immediatamente abbiamo visto apparire il nostro AirTag nel classico “pop up” stile AirPods. Ci sarà chiesto di dargli un nome (uno predeterminato come portafogli, chiavi, giacca, valigia, zaino oppure uno a scelta) e a quel punto il nostro smart tag apparirà nel nuovo speciale pannello “Oggetti” di Dov’è, presentato accanto al classico “Dispositivi”.
Trovare un oggetto
Se ci capitasse di perdere l’oggetto cui abbiamo collegato AirTag, non dovremo fare altro che ricorrere all’applicazione Dov’è, il vero cruscotto di AirTag. Qui abbiamo accesso a tre possibilità: farlo suonare, farci guidare fino a dove l’abbiamo perso, affidarci alla rete mondiale degli iPhone.
Trovare un oggetto con il Bluetooth
Se si decide di farlo suonare, la tecnologia e il risultato, integrazione con Dov’è a parte, sono gli stessi che applicano i concorrenti, come Tile, ma funziona così anche nel mondo Apple quando cerchiamo attraverso un iPhone gli AirPods o attraverso un Apple Watch un iPhone che non sappiamo dove sia finito. I due dispositivi sono collegati via Bluetooth e quello perduto, nel nostro caso AirTag, suona dicendoci così dove si trova. Non ci sono altre indicazioni se non il cinguettio prodotto dall’accessorio a guidarci ma si tratta di un buon modo per trovare qualche cosa tra le mura domestiche.
Si potrebbe semmai discutere sul livello del suono di AirTag che è sì acuto, ma adeguato solo in campo libero: secondo la misurazione che abbiamo fatto (usando un Apple Watch) ad un paio di metri il volume si assesta sui 60 decibel. Se per caso l’AirTag finisse sotto a qualche cosa, come un cuscino o una coperta magari in un’altra stanza, persino in una tasca di un paio di pantaloni appesi ad un attaccapanni, diventa meno facile sentirlo. Se poi fosse anche modestamente schiacciato, il suono sarà ancora più basso, il guscio in plastica infatti non amplificherà il suono.
Trovare un oggetto con UWB e Posizione Precisa
Se avete un iPhone che non sia un iPhone 11 o un iPhone 12, usare il Bluetooth e seguire il suono sono l’unico sistema per trovare in casa un AirTag. Se avete un iPhone 11 o un iPhone 12, AirTag ha un altro asso nella manica che il resto degli smart tags non ha: il chip UWB grazie alla quale viene attivata la funzione Posizione Precisa (Precision Finding in Inglese). Della tecnologia basata sul chip UWB abbiamo già parlato molte volte: in sintesi permette due dispositivi dotati di esso di individuarsi con precisione. L’UWB di AirTag, segnala la sua posizione all’iPhone che sfruttando la fotocamera e il sensore ci guiderà con precisione verso l’oggetto che abbiamo perduto. La necessità di avere la fotocamera dipende dal fatto che Posizione Precisa sfrutta giroscopio e accelerometro ma anche ARKit, la piattaforma di realtà aumentata di Apple.
Mentre ci muoviamo veniamo indirizzati con l’aiuto di frecce verso la posizione dove si trova quel che abbiamo perso. Nel contempo avremo anche un feedback tattile con vibrazioni che ci segnalano quanto siamo vicini a quel che stiamo cercando. Il funzionamento è praticamente perfetto e trovare un AirTag diventa quasi un gioco. L’unico limite è il raggio d’azione di UWB che è di qualche metro, cinque o sei e peccato anche che non ci sia la possibilità di capire se quel che cerchiamo è sopra o sotto di noi. Se ad esempio avremo davanti un armadio dovremo indovinare se si trova in un cassetto, nel ripiano di mezzo sopra ad esso.
Trovare un oggetto smarrito in giro con il nostro iPhone
Perdere un AirTag in giro avendo con noi l’iPhone a cui era collegato è lo scenario più favorevole. In questo caso Dov’è ci dirà dove il telefono “ha visto” per l’ultima volta il dispositivo. Ammesso che questa cosa sia avvenuta in campo aperto dove il segnale del GPS è buono o in una zona non troppo intricata (una struttura a più piani ad esempio), sarà piuttosto semplice recarsi sul posto e ritrovare l’oggetto. La funzione ovviamente è legata alla permanenza dell’oggetto in un posto preciso; un tag spostato complica di molto le cose; in questo caso dovremo comunque ricorrere alla rete degli iPhone come spieghiamo sotto.
Trovare un oggetto smarrito grazie alla rete degli iPhone
Ma se perdessimo l’AirTag senza il nostro iPhone accanto o se volessimo individuare un oggetto che è stato spostato? Qui interviene la rete dei possessori di iPhone. Se qualcuno del miliardo di iPhone in circolazione si avvicina al nostro oggetto, vedremo dove questo si trova. Questo avviene in maniera del tutto anonima e sicura; non c’è bisogno che la persona che ha un iPhone in tasca svolga qualche azione e neppure lo saprà. Automaticamente e silenziosamente il network Apple ci riporterà la posizione del nostro oggetto perduto.
La presenza di un iPhone anzi, meglio, vari iPhone nella zona dove abbiamo perso un AirTag è però fondamentale. Più iPhone circolano nella zona, più possibilità avremo di trovare l’oggetto. Questo significa che perdere un AirTag in un bosco, durante un trekking, su una spiaggia isolata, è uno scenario che deve preoccupare. Altra avvertenza: un AirTag individuato ma in movimento (come su un treno o un autobus) rende molto più complesso capire dove si trova, indipendentemente dal numero di iPhone che lo individuano. In questo caso anche a causa del ritardo con cui viene inviata la posizione dell’oggetto, ben che dovesse andare avrete la sua direzione non il luogo.
Scenario: chiavi perse chissà dove
Date queste premesse abbiamo fatto alcuni esperimenti per verificare l’efficienza del sistema a cominciare dallo scenario “chiavi perse chissà dove“. Per simulare la situazione abbiamo fino di avere perso le chiavi senza avere con noi un iPhone (in caso contrario sarebbe stato il nostro iPhone a dire dove aveva “visto” per l’ultima volta le chiavi) dato l’AirTag in custodia ad un amico barista attendendo che qualche iPhone l’intercettasse. Non sapendo, sulla carta, dove le chiavi fossero finite avremmo dovuto attendere che apparissero sulla mappa. Trascorsa mezzora senza risultati per accorciare i tempi abbiamo mandato in missione nel bar un altro amico “iPhone munito” a prendersi un caffè. Ad una decina di minuti dal momento in cui il nostro amico è entrato ed uscito (in ossequio alle norme anti Covid) dal locale, l’AirTag si è manifestato.
Non sappiamo se è stato quell’iPhone o un altro a segnalare la posizione ma se non altro era corretta: sulla strada davanti proprio davanti al locale. Anche se l’individuazione attraverso la rete degli iPhone come accennato non ci è parsa scattante (con il rischio che le nostre chiavi fossero state segnalate da Dov’è in un posto dove erano state già rimosse) l’ esperimento è riuscito.
Scenario: chiavi perse in un posto preciso
Secondo scenario simulato è stato “chiavi perse sapendo più o meno dove”. L’idea era provare a capire se si riesce ad trovare l’AirTag sapendo di aver smarrito l’oggetto in una zona conosciuta (anche avendo con noi un iPhone) ma vasta e al chiuso ad esempio durante la visita ad un centro commerciale. A quel punto sapremo perché ce lo ricordiamo o perché ce lo dice il nostro iPhone che l’oggetto si trova lì da qualche parte ma dovremo sperare che finiscano nel raggio di azione del Bluetooth o di UWB e sappiamo che questo raggio è modesto. La prova l’abbiamo fatta dando il nostro iPhone e il nostro AirTag al solito amico che si è infilato in un negozio dove, complice il commesso, è stato nascosto l’AirTag.
Quando è tornato abbiamo visto l’ultima posizione registrata, dentro al centro commerciale ma con una larga approssimazione. Davanti avevamo almeno sei o sette negozi in cui potevamo avere perduto le chiavi. Per non fare la figura degli stalker abbiamo preferito farci dire quale era il negozio. Poi una volta entrati abbiamo faticato parecchio a trovare lo smart tracker (sotto una pila di magliette) perchè non si agganciava né ad UWB né a Bluetooth. Certo la prova è estrema; probabilmente se avessimo perso noi l’AirTag sarebbe stato meno difficile capire da qualche negozio cominciare, ma trovarlo non sarebbe stato comunque facile quanto bere un bicchier d’acqua.
Scenario: furto
Abbiamo poi simulato un furto, consegnando l’AirTag con delle chiavi attaccate al solito collega che è andato a casa per il pranzo, passando per una via centrale della città: quasi due km a piedi. Precisiamo: questa non è la funzione per cui è stato costruito AirTag che non nasce per seguire qualche cosa che si muove, ma eravamo curiosi di capire come avrebbe funzionato. La posizione del nostro smart tag non ci è stata fornita costantemente ma solo in un paio di occasioni quando è stato, appunto intercettato da qualche iPhone che gli passava accanto e quando questo è successo, come nello scenario “chiavi perse chissà dove”, è avvenuto significativo ritardo. Quando ci è stata segnalata la posizione il “ladro” si era infatti allontanato da essa da diversi minuti. Una volta che AirTag è finito nella casa del nostro amico, le nostre chiavi sono svanite nel nulla e così sarebbe stato con un portafogli. In termini pratici scordatevi di usare AirTag come un antifurto, magari di una bicicletta: anche ammesso che il ladro non sappia che con lui viaggia un Airtag e non sappia come disabilitarlo è inefficiente per seguire qualcuno in movimento.
Scenario: trova Fido smarrito
Per la stessa ragione per cui Airtag non funziona come antifurto, non è indicato per tracciare dove è finito un animale domestico. In primo luogo l’animale deve finire nel raggio di azione di un iPhone per essere individuato, secondariamente vista la lentezza con cui risponde la rete di Dov’è è quasi certo che quando avrete trovato “Fido” lui non sarà più lì. Ben che andasse avrete avuto una idea approssimativa della direzione in cui si è allontanato. Airtag, lo ripetiamo, non è un GPS e non funziona come tale. Per la stessa ragione e per il fatto che ci sono funzioni anti stalker che lo sconsigliano, Airtag è inefficiente anche per capire dove sia finito vostro figlio piccolo quando lo mandate a scuola da solo. Per stare sempre accanto ad un bambino, dice la stessa Apple, funziona molto meglio un Apple Watch con la funzione Family Setup.
Modalità smarrito
Con Airtag c’è una quarta modalità per rintracciare un AirTag: la segnalazione come oggetto smarrito. La si attiva dall’interno dell’applicazione Dov’è e grazie ad essa possiamo ricevere un messaggio quando un AirTag è stato trovato (quindi è entrato nel raggio d’azione di un iPhone). Il test ha funzionato ma scontando il “lag” temporale che abbiamo segnalato sopra. La notifica è arrivata ma solo dopo una mezzora da quando abbiamo avvicinato un AirTag ad un iPhone. Il rischio come abbiamo accennato sopra è che la notifica arrivi quando l’oggetto smarrito non sia più nel posto dove è stato individuato.
Possiamo segnalare AirTag come smarrito e successivamente assegnare un numero di telefono per rintracciarci
Il tap via NFC
Qualche dubbio ci sorge anche sulla manovra necessaria per identificare il dispositivo con NFC. Per comprensibili ragioni di privacy non basta avvicinarsi ad un AirTag per vedere apparire la pagina che ci potrebbe aiutare a trovare chi l’ha perduto. Si deve “tappare” lo smart tag per arrivare alla pagina che vedete riprodotta qui sotto. Ma se questa seconda operazione è (sarebbe) intuitiva, il tap lo è assai meno, almeno per chi non ha mai visto un AirTag e per soprattutto per chi non ha un iPhone.
Anche quando AirTag fosse popolarissimo e non un UFO (vista la novità) come è oggi e dato per scontato che tutti sappiano che un AirTag si identifica con un telefono con chip NFC (inclusi i cellulari Android), rimarrà la necessità di sapere come farlo. Infatti non basta avvicinare, appoggiare o strisciare una qualunque parte del telefono sul tag, è necessario un toccare con il bordo alto del telefono la parte in plastica bianca. Probabilmente per fare tutto questo non serve un tutorial YouTube, ma certo se non lo si sa è difficile immaginarselo.
Quando avessimo un iPhone (chi ha un telefono Android è nella condizione di cui sopra) sapendo che quello che abbiamo trovato è un Airtag, le cose sono più semplici. Apple, infatti, viene parzialmente in aiuto con la sezione “Identifica l’oggetto trovato”, uno dei pannelli di Dov’è. Qui si spiega che si deve “posizionare la parte superiore di iPhone finchè non compare una notifica”. Non viene mostrata però una animazione su come fare ma solo una poco utile lente di ingrandimento; peccato perché invece c’è una più che esplicativa animazione quando si trova un AirTag non nostro che poteva essere riprodotta anche qui.
Il messaggio che non si cambia
Un discorso differente riguarda il messaggio che l’AirTag una volta “tappato” trasmette a chi l’ha trovato: è in Italiano e non appare modificabile da parte dell’utente. Che succederebbe, ci siamo chiesti, se perdessimo l’AirTag in un paese straniero? La buonanima che volesse contattarci troverebbe un messaggio in un lingua incomprensibile. Senza contare che qualcuno potrebbe voler inserire la sua mail o una frase differente tipo “una ricompensa per chi mi trova”. Per questo abbiamo provato in tutti i modi senza riuscirci a cambiare la frase. Prima abbiamo provato a scrivere dopo avere inserito il numero di telefono; poi (anche se sarebbe bizzarro ma per la notifica funziona così) pensando che l’operazione fosse possibile solo dopo avere smarrito il dispositivo, abbiamo separato l’iPhone dal tag ma anche in questo caso, niente… Abbiamo cambiato lingua al telefono e poi tentato via iCloud. Ancora nulla.
Alla fine abbiamo pensato che il “ritrovatore” potesse ricevere il messaggio nella lingua di iOS e in base alla nazione dove si trova ma ci siamo sbagliati: la pagina web dove si approda toccando la notifica è sì nella lingua del telefono ma il messaggio è ancora in Italiano. A questo punto non sappiamo se si tratta di una possibile nostra imperizia, di una operazione complicata da qualche tortuosa opzione, di una funzione imposta dallo stretto controllo della privacy previsto da Apple, di un bug, di qualche cosa ancora da implementare o di un errore di progettazione dell’interfaccia. Probabilmente chi usa l’Airtag negli Stati Uniti questo problema non ce l’ha visto che l’Inglese è una lingua franca ma per noi italiani fino a quando non ci sarà la possibilità di cambiare il messaggio, siamo di fronte ad un chiaro limite funzionale.
La privacy con Airtag
Sulla privacy di Airtag dovremmo scriverci un intero altro articolo. Apple ha una vera (giustificata) ossessione per questo aspetto del funzionamento dei suoi dispositivi connessa alla vita di chi li possiede e lo si nota anche con AirTag se non altro per l’enfasi che ha messo nel sottolineare lo sforzo impiegato in questo ambito. AirTag sicuramente eccelle nella protezione del possessore dello Smart Tag per quanto riguarda quella degli altri possiamo invece fare qualche appunto
La privacy di chi usa l’AirTag
Chi marca un oggetto con un Airtag non deve preoccuparsi della propria privacy. Il dispositivo viene collegato alla rete di iCloud che di per sé è altamente sicura e rispettosa dei dati sensibili. Nessuno, neppure Apple, sa dove si trova un Airtag e nessuno è in grado di intercettarlo; vengono anche ruotate ciclicamente le frequenze Bluetooth per evitare che possano essere intercettati i dispositivi. Quando un AirTag viene ritrovato dalla rete di Dov’è noi non sapremo da quale iPhone è stato catturato e chi l’ha agganciato non si accorgerà di nulla. Solo nel caso in cui avremo attivato la modalità smarrito ci sarà qualche elemento per contattarci, in particolare potremo fornire il nostro numero di telefono e il messaggio di cui sopra. Si vedrà anche il seriale che da solo non significa significa nulla; solo Apple potrà arrivare a noi attraverso questo numero. Da questo punto di vista c’è ben poco da contestare ad Apple.
La privacy degli altri
Qualche dubbio in più deriva dalle scelte compiute, probabilmente per la necessità di Apple di camminare in equilibrio su un sottile filo: far sì che l’AirTag non diventi un accessorio che genera fastidio se non pericolo per altri, rendendolo comunque utile. La prima perniciosa tentazione cui tarpare le ali era l’uso di Airtag per seguire qualcuno; anche se come abbiamo detto sopra lo smart tag non è un GPS può sicuramente essere impiegato per capire dove è stato un oggetto: un bar, una casa privata, una città.
Per impedire questo impiego un Airtag che viene separato dall’iPhone cui è abbinato si manifesta ad un altro iPhone con un messaggio che avverte che c’è un “Airtag rilevato vicino a te”. Questo dovrebbe ridurre il rischio che qualcuno ci infili in tasca o in borsa uno smart tag per vedere dove andiamo. Quando questo succedesse potremo far suonare il dispositivo e se necessario disabilitarlo. Se è attaccato a qualche cosa che ci hanno prestato possiamo spegnere la notifica in attesa di restituire l’oggetto al suo possessore.
Apple dice che l’allerta avviene “dopo un certo periodo di tempo”. Nel nostro caso abbiamo avuto il messaggio a circa 7/8 ore di distanza dal momento in cui abbiamo messo in tasca l’Airtag collegato ad un account che non era il nostro. Dalla notifica abbiamo appreso l’ora della prima individuazione, circa 15 minuti dopo l’effettiva separazione dal proprietario, e il percorso che aveva fatto con noi. A quel punto avremmo saputo come leggere il tag, vedere il suo numero seriale, disattivarlo ed eventualmente contattare Apple o le Forze dell’Ordine.
Il tempo intercorso tra l’inizio del pedinamento e l’allerta è però relativamente lungo. L’eventuale stalker avrebbe avuto tutto il tempo di sapere dove siamo stati e di raccogliere informazioni in abbondanza sulle nostre tappe. A scusante di Apple va detto che non è facile mettere in atto il bilanciamento tra rendere l’Airtag utile tutelandone l’uso nei termini corretti e nello stesso impedire che venga usato per scopi non corretti.
È però indiscutibile che se è vero che le barriere a difesa della privacy per chi ha un iPhone sono tuttosommato funzionali, quelle per chi non ha un iPhone sono molto meno solide. Chi non ha uno smartphone della Mela, come spieghiamo qui, non ha alcun messaggio; per proteggersi deve invece attendere che l’Airtag si manifesti con un suono. Questo avviene però solo dopo tre giorni, più che sufficienti ad un malintenzionato per raccogliere informazioni in abbondanza sui movimenti della sua vittima.
Lo stesso problema che ha un possessore di Android per altro ce l’avrà anche chi ha un iPhone senza iOS 14.5 installato; senza l’ultima versione l’avviso “Un Airtag rilevato con te” infatti non funziona.
Conclusioni
Come spesso le accade Apple non inventa ma migliora (ma forse sarebbe meglio dire: sublima) prodotti e servizi inventati da altri. È successo agli albori con il Mac, poi con iPod e più recentemente con iPhone. Ora fa la stessa cosa con Airtag che prende spunto da quel che hanno fatto concorrenti come Tile o Filo e lo porta ad un livello decisamente superiore. Come accaduto con altri prodotti lo smart tracker con la Mela non solo ha una qualità costruttiva ed ingegneristica impeccabile ma sfruttando l’ecosistema iPhone, la rete Dov’è e alcune tecnologie come UWB ha creato un dispositivo senza concorrenti che possano battersi alla pari. Airtag è facilissimo da usare ed è impareggiato (volume del suono a parte) come tracker di oggetti perduti in casa.
Cosa ci è piaciuto
Tra le cose che ci sono piaciute di più di Airtag possiamo parlare, oltre che della qualità costruttiva, della facilità di attivazione e di quella di trovare un oggetto che si trova in uno spazio delimitato. La tecnologia UWB è perfetta e unica da questo punto di vista. È molto interessante e altrettanto impareggiato anche il sistema usato per trovare oggetti che sono stati perduti fuori di casa; grazie ai dispositivi iOS in circolazione ci sono molto più probabilità che un Airtag possa essere individuato di quante non ce ne siano che un altro dispositivo concorrente come un Tile possa esserlo.
Che cosa non ci è piaciuto
Ma AirTag non è privo di difetti il che è normale se si considera che è un prodotto appena rilasciato. Il principale secondo la nostra esperienza è nel ritardo con cui la rete Dov’è risponde alla richiesta della posizione; anche una volta che uno smart tracker viene identificato da un iPhone, nella nostra esperienza trascorre troppo tempo prima che sappiamo dove si trova quel che abbiamo perso. Sappiamo che Airtag non nasce per seguire in tempo reale le cose e che ci sono probabilmente delle limitazioni imposte ad hoc per non sovraccaricare i server Apple, ma aspettare mezz’ora per sapere dove si trova quel che abbiamo perso è troppo e corre il rischio di vanificare le possibilità di ritrovarlo. Ci sono poi dei limiti all’interfaccia per il messaggio di smarrito che non siamo riusciti a cambiare, il tap per identificare Airtag via NFC, per molti operazione impensabile e diverse asperità da limare nella tutela della privacy. La prima è nel fatto che un Airtag incaricato di seguire qualcuno può farlo indisturbato per giorni se questa persona non ha un iPhone e per ore anche se ce l’ha.
A chi serve e a chi non serve
Dunque conviene comprarlo o no? Premesso che se non avete un iPhone non serve a nulla, se avete un iPhone, specialmente un iPhone 11 o un iPhone 12 e siete tra coloro che perdono qualche cosa specialmente tra le mura domestiche non esiste niente di meglio di un Airtag. Ha un prezzo tutto sommato onesto, è facilissimo da attivare, è perfettamente integrato nel sistema iPhone; via Bluetooth e UWB è precisissimo e offre anche discrete possibilità, contro quelle molto scarse della concorrenza, di ritrovare qualche cosa che avete perso anche lontano da casa. L’importante sarà non pretendere da esso l’impossibile come fargli fare da antifurto o da GPS per ritrovare un oggetto perso chissà dove.
Pro
- Facilissimo da attivare
- Preciso nella ricerca domestica
- Il meglio possibile per cercare oggetti smarriti fuori da casa
- Prezzo economico
Contro
- Un po’ lento nella gestione delle segnalazioni
- Impossibile cambiare il messaggio di perso
- Necessario un accessorio per l’uso
- Il suono prodotto potrebbe essere più forte
Prezzo e dove comprare
Un Airtag costa 35 euro. Una confezione da 4 costa 119 euro. Si acquistano sia su Amazon che su Apple Store; Apple store offre anche l’incisione gratuita al laser. Al momento in cui scriviamo hanno tempi di spedizione piuttosto lunghi. La confezione da uno su Amazon è in spedizione a uno o due mesi (ma è possibile che arrivi anche prima) su Apple Store senza incisione sono stimati in arrivo a metà maggio. La confezione da quattro su Amazon è in spedizione sempre a uno o due mesi; su Apple Store senza incisione arriva a metà giugno.
Accessori
In commercio sono già piovuti numerosi accessori per Airtag. Apple propone
- Portachiavi in pelle (vari colori) a 39€
- Laccetto in pelle (vari colori) a 45 €
- Laccetto in pelle (vari colori) a 39 €
Su Amazon si trovano già moltissimi accessori di produzione cinese. Belkin è il primo produttore importante ad avere ufficialmente messo sul mercato accessori per Airtag; su Apple Store si trovano anche due etichette bagagli e un portachiavi. I prezzi partono da 349 euro ma se non altro includono anche un Airtag personalizzato con ska scritte Hermès.