«Tra cinque anni, l’80% delle persone avrà un visore per la Realtà Virtuale in casa». La previsione è di Bertrand Nepveu, il canadese che nel 2017 ha venduto Vrvana – la sua startup specializzata in visori VR- a Apple.
A riferirlo è Radio-Canada che ha avuto modo di parlare con Nepveu, ora socio cofondatore di Triptyq Capital, società che investe in tecnologie per l’intrattenimento.
Nepveu crede fortemente nel metaverso e dice di essere convinto che “sarà la più grande rivoluzione industriale del XXI secolo”, e si spinge ad affermare che un giorno questi visori diventeranno un’estensione di noi stessi, come lo smartphone.
Nepveu, vede il metaverso come la transizione dal web 2D al web 3D e, a suo dire, man mano che passerà il tempo e i metaversi 3D diventeranno la normalità, vi saranno benefici per tutti, aggiungendo alla produttività la spazialità, un concetto nel quale crede da tempo al punto che il termine “metaverso” lui lo aveva già usato all’inizio degli anni 2000, ben prima che venisse abusato.
Nepveu ha in passato lavorato su un visore denominato Totem, in grado di combinare Realtà Virtuale e Realtà Aumentata. Quello che distingueva Totem (mai commercializzato) rispetto ad altri dispostivi era non solo il suo aspetto (simile al visore che si vede nella serie Splinter Cell) ma anche la capacità di correggere in pochi millisecondi la distorsione delle immagini causata dall’ottica delle lenti.
Per semplificare il passaggio dalla realtà aumentata (AR) alla realtà virtuale (VR), la tecnologia che Nepveu e il suo team avevano sviluppato – e brevettato – utilizzava un chip che raccoglieva in tempo reale dati ottenuti dalla telecamera integrata nel visore, li elaborava con un computer e li rinviava al casco, tutto con una bassissima latenza e senza generare distorsioni alle immagini generate.
Nepveu e il suo team fecero scalpore mostrando il loro dispositivo al Consumer Electronics Show (CES) di LAs Vegas del 2017, ricevettero il Tom’s Hardware Best Product Award, e attirarono l’attenzione di vari big del mondo IT, Apple compresa, che acquisì Vrvana per 30 milioni di dollari, trasferendo in California 9 dei 12 ingegneri che lavoravano sul progetto, comprese le rispettive famiglie.
Nepveu racconta che entrare in Apple fu per lui un sogno, e lui e il suo team dovettero darsi molto da fare, eliminando molto del codice open source che era stato usato per sfruttare tecnologie sulle quali Apple stava lavorando.
Vincolato dal segreto industriale, Nepveu non può rivelare dettagli sul visore che Apple dovrebbe secondo varie fonti presentare in primavera. Prima di lasciare la sua posizione in Apple a inizio del 2021 per occuparsi di altro, spiega che era riuscito a ottenere il placet per il ritorno a Montreal insieme ad alcuni colleghi, e riferisce che “in questo momento un piccolo team di Apple lavora su tecnologie per la Realtà Virtuale da Montreal”.
Le persone coinvolte nel progetto AR/VR di Apple, ancora oggi non possono fare riferimenti a queste tecnologie nei loro profili LinkedIn per lla proverbiale e rigida cultura della segretezza di Cupertino. Impressionante i numeri: secondo Nepveu, quando lui ha lasciato Apple nel 2021 erano almeno 1000 le persone che stavano lavorando sul visore.
Nepveu, grande estimatore del cofondatore di Apple, Steve Jobs, soprattutto per la sua capacità di prendere qualcosa di complicato e renderla semplice, ritiene che l’ingresso dell’azienda nel campo della Realtà Virtuale potrebbe essere il tassello mancante per far decollare il metaverso una volta per tutte, arrivando a parlare della futura prestazione di Apple come il “momento Macintosh”, qualcosa che sarà ricordato come il lancio del primo Mac nel 1984.
Per quanto concerne il prezzo elevato del visore, secondo Nepveu non dovrebbe essere un problema: «Quando il primo Mac arrivò sul mercato, costava circa 2500 dollari ma dimostrò il suo potenziale in ambiti creativi; in seguito tutti i creativi l’hanno voluto, nonostante il prezzo».
Apple, secondo Nepveu, potrebbe eccellere dove altri stanno mostrando difficoltà, con applicazioni che non si sono ancora mostrate all’altezza di realizzare la promessa di mettere a disposizione completi mondi virtuali paralleli. Altri prodotti ancora, come PSVR2 di Sony, sembrano avere come target solo il mondo dei giochi. Nepveu crede ad ogni modo fortemente nei giochi e, secondo lui, i produttori di titoli AAA (quelli creati con budget di sviluppo e marketing particolarmente elevati) potrebbero contribuire a far decollare il metaverso. Nepveu ricorda che Meta (a giugno 2022) ha venduto 14,8 milioni di visori Meta Quest, un risultato non da poco, soprattutto se confrontato con le circa 14,6 milioni di console Xbox vendute nello stesso periodo.
L’ingresso di Apple nel settore dei visori AR/VR secondo Nepveu incoraggerà big del mondo dei videogiochi quali Ubisoft a investire in titoli AAA per la Realtà Virtuale, un ambito nel quale l’industria del settore ha provato già in passato a entrare (la console stereoscopica Virtual Boy, prodotta e sviluppata da Nintendo, non ebbe successo ma risale al 1995).
Parlando ancora di Facebook, Nepveu ricorda che gli sviluppatori di app per la Realtà Virtuale sono vincoalti dalle commissioni del 50% a Meta, una scelta per la quale parla senza mezzi termini di “una prigione dorata”. Per quanto concerne le possibilità di creare app per gli sviluppatori più piccoli, da questo punto di vista interessanti sono a suo dire esempi di partenariato pubblico privato come quelli del Canada Media Fund che offrono forme di investimento con programmi sperimentali, sperando che, dopo il settore dei videogame, i fondi arrivino anche per il settore della Realtà Virtuale.
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