La maggior parte delle componenti per computer arriva dall’Asia orientale, ma Raspberry Pi – l’organizzazione che promuove la creazione, lo sviluppo e la diffusione di Raspberry Pi, mini computer economici, indicati anche come computer single-board – ha annunciato che il modello Raspberry Pi Pico è ora prodotto anche in Africa, a Nairobi in Kenya.
La mossa è interessante e dimostra che la produzione di alcuni dispositivi è possibile anche all’infuori della Cina. I primi computer Raspberry a scheda singola (nel 2012) arrivavano dalla Cina, ma l’assemblaggio è stato poi spostato nel Regno Unito (dove è stato sviluppato Raspberry Pi).
Nel blog dell’organizzazione che promuovere i single-board computer si evidenzia l’arrivo delle prime schede assemblate in Africa; la maggior parte dei modelli attuali è assemblato in Europa, con due eccezioni: l’add-on PoE+ HAT, che può alimentare una scheda via Ethernet, e la recente scheda Raspberry Pi Pico W, prodotta in Giappone.
La socità Gearbox Europlacer si occupa della produzione a Nairobi e dovrebbe a breve offrire le recenti board Pico W e Zero 2 W, destinate al mercato africano. Eben Upton, tra i fautori della fabbrica africana, spiega che quest’ultima consentirà di ridurre i costi di importazione, ma anche di rispondere più rapidamente alla domanda nel continente.
Alcune componenti provengono ovviamente sempre dall’Asia orientale, è il caso ad esempio del chip RP2040 che nasce a Taiwan, costruiti con tecnologia a 40nm da TSMC. Le opportunità sono vaste in Africa, afferma ancora Eben Upton, spiegando che nel corso di un viaggio in Ghana e Kenya ha incontrato (alle 6.30 di mattina) il Dr Yaw Osei Adutwum, Ministro della Pubblica Istruzione del Ghana, e visitato STL Semiconductor, struttura che si occupa della lavorazione di wafer in silicio e che si trova a Nyeri (Kenya).
«Ovunque siamo andati, l’energia e l’entusiasmo che abbiamo trovato, per non parlare dell’accoglienza che abbiamo ricevuto, ci hanno ricordato i primi giorni di Raspberry Pi nel Regno Unito». E ancora «Entro pochi anni, ritengo che l’ecosistema africano di Raspberry Pi sarà equivalente a quello che abbiamo costruito insieme nei nostri mercati più maturi».