I familiari delle vittime dell’attentato di dicembre dello scorso anno a San Bernardino vogliono presentare un dossier a supporto del Dipartimento di Giustizia nel caso che vede contrapposte Apple e l’FBI che vorrebbe ottenere i dati contenuti in un iPhone bloccato e cifrato trovato durante le indagini sulla strage. Apple, come noto, si oppone, affermando che tale soluzione costituirebbe un precedente molto pericoloso per la tutela della privacy degli utenti.
Stephen Larson, ex giudice federale e ora avvocato che rappresenta i familiari delle vittime ha spiegato a Reuters che i loro assistiti hanno tutto l’interesse che venga sbloccato l’iPhone 5c che Syed Ryzwan Farook aveva con sé. “Sono state obiettivo dei terroristi e vogliono sapere perché e in che modo tutto ciò sia potuto accadere”.
Ricordiamo che Tashfeen Malik, la donna che ha sparato insieme al marito a San Bernardino, pochi minuti dopo l’attentato avrebbe pubblicato un post su Facebook esprimendo sostegno al leader dello Stato islamico, Abu Bakr al-Baghdad. La strage è stata poi rivendicata attraverso Aamaq, il network di propaganda dello Stato islamico, parlando di “due sostenitori” dell’Isis che hanno compiuto la strage.
Il CEO di Apple Tim Cook ha spiegato che la richiesta dell’FBI di uno strumento di sblocco costituirebbe un precedente pericoloso che vanificherebbe la presenza di sistemi di cifratura nei dispositivi. Cook ha spiegato che Apple “non ha alcuna compassione per i terroristi”, di avere collaborato con le autorità fornendo supporto, tecnici e tutto quanto nelle loro possibilità. La faccenda si è complicata quando la polizia federale ha chiesto loro di andare al di là della semplice assistenza.
“Nello specifico, l’FBI vuole che creiamo una nuova versione del sistema operativo dell’iPhone, aggirando alcune importanti funzioni di sicurezza, installandolo poi sull’ iPhone recuperato durante le indagini”. Come accennato, Cook ha detto che “Nelle mani sbagliate, questo software – che a oggi non esiste – potrebbe consentire di decrittare qualsiasi altro iPhone in mano a qualcuno”. “L’FBI potrebbe descrivere in vari modi questo strumento, ma non fatevi ingannare: costruire una versione di iOS che bypassa la sicurezza in questo modo creerebbe senza dubbio un accesso secondario. E mentre il governo potrebbe dire che il suo utilizzo sarebbe limitato a questo caso, non c’è modo di garantire che sia così”.
Non tutti i familiari delle vittime stanno dalla parte dell’FBI. La mamma di Robert Adams, una delle 14 vittime della strage, ha fatto sapere di comprendere le necessità di indagare dell’ente investigativo ma dice che questo non deve mettere a rischio la vita di altre persone e che il diritto alla privacy è sancito dalla Costituzione, uno di quei diritti “che rende l’America grande”, “come il diritto di possedere armi, e il diritto di voto”.