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Tutto quello che possiamo aspettarci da Apple nel 2018

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Tiriamo fuori il primo dell’anno la nostra appannata sfera di cristallo e gettiamoci un occhio dentro: qualcosa si intravede tra le spirali fumogene esalate da blog, social e grande stampa interessata a fare sempre più click e sempre più sensazione attorno alla casa di Cupertino; ecco come potrà essere Apple nel 2018.

La più scontata tra le profezie è che l’iPhone del futuro è già stato fatto… l’anno scorso. Sarà interessante, da un punto di vista accademico per così dire, vedere cosa succederà con la numerazione dei telefoni dell’azienda. Aspetteremo fino all’autunno ma poi scopriremo se ci sarà un iPhone 8s (ma non c’è stato un 7s), se ci sarà un iPhone 9, se ci sarà un iPhone Xs o un iPhone 11 (o forse XI?).

Chi può dirlo? Apple ha creato una numerazione non più dettata da motivi di ordine oltre ingegneristico che di marketing ma solo per la comunicazione esterna: adesso dovrà scogliere il nodo e dire quale schema segue, se mai ne vorrà seguire uno. Ma nell’universo in cui viviamo a quanto pare fa notizia anche questo, a giudicare almeno dall’attenzione e dalla foga con la quale è stata seguita la vicenda del nome dell’iPhone X, tra rumors e indiscrezioni.

La più grossa attesa dell’anno però, da un punto di vista strategico, è capire se le indiscrezioni registrate sul fantomatico progetto Marzipan sono vere e cosa significano. Se le voci che girano hanno senso, Apple sta lavorando a una serie di framework che permetterebbero di utilizzare lo stesso codice di base su macOS e iOS. Questo semplificherebbe lo sviluppo delle app e consentirebbe di creare maggiore sinergia per gli sviluppatori del mondo Apple, che adesso sono divisi in tre: quelli che sviluppano solo per macOS, quelli che sviluppano solo per iOS e quelli che sviluppano per iOS dopo aver sviluppato per macOS. Le differenze, dal punto di vista della qualità delle app si notano (in negativo soprattutto su Mac quando arrivano app fatte da chi è nato professionalmente su iOS) e sarebbe interessante trovare una sintesi migliore.

Dal punto di vista dei prodotti, dopo lo sbarco in forze dell’iMac Pro, che dovrebbe farsi largo sugli scaffali nei primi mesi dell’anno man mano che la produzione si regolarizzerà, ci sarà da attendere la sorpresa Mac Pro modulare. Una “belva” che deve interpretare un ruolo diverso dall’all in one nero e con lo schermo ultrapiatto/ultradefinito. L’idea è probabilmente che il design super elegante e molto compatto del Mac Pro “Darth Vader” sia una inutile sovrapposizione con l’iMac in generale e con il Pro in particolare, che infatti nella versione potenziata fa le stesse cose con gli stessi limiti di espandibilità del Mac Pro e in più ha lo schermo integrato. Quindi, il prossimo segue una logica differente che sarà interessante vedere: evento speciale in primavera o addirittura alla WWDC a giugno.

homepod nella visione di Apple nel 2018

Ci sarà poi l’arrivo del mitico HomePod, in ritardo storico: si è giocato lo scorso Natale proprio quando il prodotto più venduto di Amazon è stato il suo speaker intelligente con Alexa dentro. La povera Siri è rimasta appollaiata nei telefonini: niente voliera musicale di lusso per lei. Il 2018 sarà l’anno della sua rivincita. Potrebbe essere un apparecchio davvero notevole oppure potrebbe essere una cosa a metà, più o meno come l’attuale Apple Tv.

Il media extender diventato poi un costoso streamer e infine un apparecchio dotato di capacità interessanti ma mal sfruttate attende solo qualcuno che la rimetta al centro della partita. Sarà la matita di Jony Ive, tornato alla sua antica funzione (adesso anche software oltre che hardware) dopo aver lavorato per due anni sull’Apple Campus, in grado di fare la differenza?

Senza contare che manca ancora all’appello tutta la parte di ricarica wireless per Apple Watch Series 3 (previo aggiornamento software), iPhone e iPad, oltre ad AirPods con nuovo guscio protettivo. Apple deve rilasciare ancora il suo sistema di ricarica collettiva, parallela e intelligente, che promette di migliorare l’esperienza d’uso dei suoi apparecchi.

Sul fronte dei MacBook c’è da aspettarsi poco: Apple infatti ha avviato una nuova generazione di MacBook Pro nel 2017 e, salvo che Jony Ive non sia davvero turbato dal design delle nuove macchine, c’è da aspettarsi solo qualche miglioramento parziale di prestazioni soprattutto dal punto di vista dei processori Intel di ottava generazione . In molti sono convinti che (purtroppo) le nuove tastiere con attuazione a farfalla sono qui per restare, anche se nella versione migliorata 2.0, e così per la USB-C. La quale, invece, probabilmente si diffonderà sempre di più e alcuni sostengono, ma probabilmente senza buone ragioni tecnologiche, che farà anche il salto definitivo dentro gli iPhone e gli iPad.

Parlando di questi ultimi, cioè gli iPad, Apple ha sviluppato e “allungato” abbastanza la linea dei suoi tablet e c’è da chiedersi cosa vorrà fare adesso. Se il mini va in pensione e il modello 9,7 pollici sembra obsoleto, i due Pro (10.5 e 12,9 pollici) sono il top. Ma c’è il design a tutto schermo dell’iPhone X dietro l’angolo che attende di entrare nel mondo iPad, magari con schermo Oled e processori sempre più potenti.

Sembrerebbe ancora presto per l’arrivo invece di un ibrido MacBook-iPad, con sistema operativo a doppio regime. Marzipan non dovrebbe andare in quella direzione almeno nel breve periodo e comunque il tema dell’interfaccia touch rispetto a quella mouse/trackpad è tutto da affrontare: il mix non è possibile, eventuali soluzioni di Apple dovranno essere molto creative, ammesso che ci sia davvero qualcosa da fare al riguardo.

La cosa più probabile invece è che si avvicini il momento di una parziale migrazione di macOS su architettura ARM con un processore Ax abbastanza potente da supportare i requisiti di un sistema operativo di concezione profondamente diversa rispetto a quella di iOS sia negli usi che nella gestione delle periferiche, driver, sistemi satellitari, interfacce, monitor e via dicendo. È sicuro che a Cupertino studiano da tempo soluzioni possibili, anche alla luce di quanto sta facendo Microsoft per la seconda o terza volta sui processori ARM.

Apple continua a investire poi sui servizi e sui progetti a lungo termine. Parlando di questi ultimi, c’è dietro l’angolo il tema dell’auto che si guida da sola. Un angolo però particolarmente lontano perché da Cupertino, a parte un “bip” emesso da Tim Cook che ha ricordato come Apple sia impegnata anche su questo fronte, in realtà non si sa niente di concreto. Anche i brevetti emersi, pure recentemente, non aiutano a capire se e quando Apple scenderà nel mercato con qualcosa di valido da mostrare.

Sul fronte dei servizi a valore aggiunto e dei contenuti, Apple pare impegnata su due fronti. Da un lato la produzione di contenuti propri: ci vorrà parecchio tempo (anche perché iTunes musica e video è stato separato dall’app store iOS e macOS di recente) ma l’idea che produrre contenuti e curare i contenuti sono attività simili potrebbe arrivare all’orecchio dei dirigenti Apple e spingerli a fare ancora meglio. Dall’altro lato, serie televisive, film, musica, concerti, ma anche abbonamenti ai servizi tutti basati su streaming: potrebbe esserci in ballo una strategia alla Amazon Prime, Netflix o Spotify, cioè una strategia che sposti il modello di business di Apple verso i pagamenti ripetuti nel tempo riducendo ancora di più se non del tutto la parte di acquisto e noleggio di film, telefilm e musica.

Tutto il fronte del cloud di Apple, “molto più che non un disco rigido tra le nuvole” come diceva Steve Jobs stizzito dal rifiuto dei fondatori di Dropbox di cedergli l’azienda, deve come al solito fare ulteriori passi in avanti. Apple sta lavorando alacremente alla parte di machine learning, gestione della privacy con intelligenza spostata sul bordo della nuvola, cioè sui dispositivi finali. Ma c’è da lavorare ancora alla tipologia e ricchezza di servizi (e spazio) disponibili, sulle varie funzionalità, sulla parte della mail, sulla sincronizzazione, sulla collaborazione. Tutte cose che già ci sono in parte o del tutto ma che dovrebbero essere riviste, migliorate e potenziate.

E poi c’è il ritardo storico su alcune tipologie di servizi, come le mappe, che in parte è dovuto alla cura della privacy degli utenti che rallenta la generazione di dati rispetto a Google (almeno due o tre anni avanti ad Apple su questo fronte) ma che in parte è dovuto anche a una incomprensibile incapacità di Apple di fare la differenza. Un fronte probabilmente troppo esteso e che ha lasciato alcune parti più lontane dalle attività “core” allo scoperto. Le mappe, piccola cenerentola spettacolare (per le visite 3D) ma non ancora all’altezza per contenuti, localizzazione, servizi, flessibilità, ricchezza. Vanno benino forse negli Usa, in Europa non sono all’altezza.

Ultima nota: one more thing. Lo rivedremo? Tim Cook ha sempre più giocato il ruolo del leader dotato di soft power, che gioca la carta dei valori e che convince più che vincere. Ma non bisogna sbagliarsi perché la Apple che lui ha messo in piedi dal punto di vista aziendale di progettazione, produzione, logistica, marketing e after-market è una gigantesca macchina da guerra come non se ne sono mai viste prima nella storia. Le intuizioni e la visione sarà anche stata – fino a un certo punto – di Steve Jobs, ma il lavoro ingegneristico di costruzione concreta della cattedrale della Mela è tutto di Tim Cook.

Il mercato lo ha riconosciuto e gli azionisti lo hanno premiato – come previsto dal contratto – con bonus consistenti e milionari. L’uomo non cadrà per questo, e le sue battaglie etiche – ce ne sono state varie nel 2017, ce ne saranno altre nel 2018 – piacciono agli azionisti. Che però sono contenti anche e soprattutto perché Apple continua a crescere e a fare numero eccezionali: il 2017 è stato un anno record e le azioni continuano a puntare verso l’alto.

Il fondamentale per Tim Cook è salvo, anche se ci sono gli scivoloni come quello delle batterie con degli iPhone rallentati. Il futuro prossimo lo vedrà ancora in sella: il ciclo avviato dal ritorno di Steve Jobs nel 1997 e continuato con la scelta di Tim Cook come suo successore non mostra ancora segni di avviarsi a conclusione. Il 2018 da questo punto di vista sarà un anno di mantenimento.

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