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Quella volta che Apple sorpassò OpenAI e tutti gli altri da destra

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L’intelligenza artificiale arriva su iPhone: si chiama Apple Intelligence e rimette in pista Siri, la più “antica” e sinora meno flessibile tra le assistenti digitali. E assieme a lei, e tantissime altre novità dei vari software Apple, anche l’accordo con OpenAI per avere un ChatGPT “filtrato” che non sia troppo invasivo per la privacy degli utenti di Apple. Una manovra come finora non si erano viste, la ripartenza che vale una carriera per i vertici di Apple.

Durante la conferenza per gli sviluppatori WWDC in corso a Cupertino, in California, con un keynote preregistrato durato due ore, Tim Cook e i suoi hanno svelato tutte le novità per le sei piattaforme dell’azienda: dal visore a Mac, telefoni e tablet, orologi e apparecchi audio e per la casa. Il lettore ci perdonerà se non le ripercorriamo tutte perché quello di quest’anno è stato un keynote particolarmente denso. E non perché ci fossero un numero più elevato di prodotti di cui parlare, anche se adesso le piattaforme dell’azienda sono diventate ufficialmente sei (nell’ordine con cui sono stata presentate: visionOS, iOS, Audio & Home, watchOS, iPadOS e macOS).

No, la presentazione di due ore è densissima di novità e particolari da analizzare perché è figlia di un processo di convergenza epocale. Non vogliamo qui metterci a discutere su quali siano le novità più interessanti o importanti, oppure dei ritardi con i quali arriveranno in altre lingue che non siano l’inglese americano, o delle richieste hardware “esose” (solo iPhone 15 Pro? E chi ha comprato un iPhone 14 Pro Max un anno fa, cosa fa, lo butta dalla finestra?) per far funzionare l’Apple Intelligence.

Due è meglio che uno

Invece, vogliamo ribadire solo un passaggio metodologico: questo è stato un keynote di Apple difficilissimo proprio perché straordinariamente ricco. Non è figlio di una fucina di prodotti che sta andando alla velocità del suono, come è accaduto in passato quando Apple ha presentato fino a dodici diversi prodotti in un solo keynote. No, questa volta la complessità è stata tutta per raccogliere un doppio guanto di sfida.

Da un lato la normale evoluzione delle piattaforme Apple, che è impostata con anni di anticipo perché fa parte di un piano più ampio che copre un arco di tempo superiore a quella del singolo ciclo di rinnovo. E dall’altro lato perché si è dovuto mettere una toppa enorme a un problema che poteva essere devastante: l’intelligenza artificiale esplosa 18 mesi fa con ChatGPT di OpenAI.

La partita della vita

Qui Tim Cook ha giocato una partita a nostro avviso spettacolare: ha tenuto alta la stella polare della privacy, che sempre più diventa l’unico metodo delle strategie di Apple. E dall’altro ha saputo integrare sopra e attorno alle tecnologie “tradizionali” in corso di sviluppo una nuova strategia di intelligenza artificiale e machine learning che fonde il meglio di tre mondi.

Da un lato, la tradizione decennale di sviluppo di hardware e reti neurali per avere funzionalità avanzate (presenti come detto da tempo) sui prodotit Apple. Dall’altro per aver dato la stura a una maggiore libertà di movimento, garantita dai progressi fatti in termini di gestione della privacy e sicurezza delle informazioni, soprattutto a Siri, che finora era rimasta al palo rispetto alla concorrenza. La maggiore libertà serve per realizzare funzionalità avanzate e molto ben integrate sia dentro i singoli dispositivi che trasversalmente. È quello che Tim Cook ha chiamato “Apple Intelligence”.

Infine, con l’integrazione di ChatGPT adesso e un domani di altri sistemi “esterni” di intelligenza artificiale, assorbendone sia il costo che la voracità di informazioni personali dei loro utenti. Una difesa per addomesticare iil capitalismo animale di Sam Altman e della sua OpenAI.

Una operazione da manuale

Lo sforzo fatto da Apple è tanto più ragguardevole se si comincia a prendere le misure di quale sia la portata della rivoluzione che l’AI può portare in casa Apple dopo aver visto la finezza con cui è stato inserito il sistema di Apple Intelligence nelle più piccole funzioni o nelle nuove applicazioni. L’iPad che con la Apple Pencil si trasforma in uno strumento da fantascienza grazie a Smart Script e funzionalità di disegno, generazione dei nuovi emoji, ricerca e produzione di contenuti visivi o testuali originali.

Il keynote, abbiamo detto, è stato molto lungo e soprattutto denso e non vogliamo lasciare troppo spazio a nessuna funzione per non far torto alle altre che fisiologicamente dobbiamo tralasciare. Certo, sul campo le vedremo solo tra mesi, un po’ per volta e per adesso solo in lingua inglese. Nel 2025 arriverà la AI per il resto di noi. Per adesso però sembra che Apple sia riuscita a fare quello che molti si aspettavano: fare un salto in avanti.

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