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Quark XPress, la caduta dell’impero

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Qualche giorno addietro su Ars Technica un interessante articolo di Dave Girard illustra come XPress sia considerato e diventato ormai un software di serie B negli ambienti che si occupano di impaginazione. Leader assoluto e incontrastato negli anni ’80 e ’90 (le statistiche d’uso dell’epoca parlavano di maggioranze di utenti con cifre bulgare che arrivavano anche al 95% nel settore), gli sviluppatori hanno inizialmente sottovalutato l’evoluzione di OS X, non tenuto conto di nuove esigenze, fatto una serie di mosse errate tali da permettere in pochi anni ad Adobe di ribaltare la situazione con InDesign e relegare ora XPress a un non troppo grande zoccolo duro di utenti o ambienti che non hanno possibilità o voglia di usare nuovi applicativi.

Nel 2001 Apple rilasciò OS X, includendo di serie strumenti come AppleScript e ColorSync, fondamentali nell’ambito del desktop publishing. La prima versione di OS X non era un prodotto effettivamente utilizzabile negli ambienti lavorativi ma Apple aveva compreso che era necessaria una svolta e abbandonare il vecchio Mac OS 9 al suo destino: bastava, ad esempio, un font corrotto per mandare in crash l’intero sistema e a magari dire addio a ore di lavoro. OS X significava la stabilità di UNIX e la risoluzione alla radice di tanti, troppi problemi irrisolvibili sull’ormai troppo anziano e debole Mac OS classico.

Diversamente da altre software house, Quark non si lasciò affascinare da OS X, con Fred Ebrahimi, allora CEO di Quark che si lanciava in dichiarazioni secondo le quali la percentuale di utilizzatori Macintosh era destinata a ridursi, consigliando a quanti non erano soddisfatti dell’applicazione su Mac di passare ai PC con Windows. Ebrahimi aveva probabilmente notato l’incremento di vendite della versione PC ma quello che non aveva compreso è che si trattava di utenti del tutto nuovi e non di utilizzatori che migravano da Mac a PC. “Ho sentito parlare di ambienti di publishing che usano Windows” dice Girard nel suo articolo”, “ma non ne ho mai visto uno in 20 anni e più che mi occupo di design e publishing”.

Come risaputo, il desktop publishing è nato su Mac e negli ambienti editoriali i computer Apple sono una scelta naturale e quasi obbligata. Nonostante un concorrente che deteneva il 95% del mercato, Adobe decide di scendere in campo rilasciando a gennaio del 2002 InDesign 2.0 per OS X, pochi giorni prima che Quark rilasciasse XPress 5 ancora solo in versione per Mac OS classico.

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Adobe non copiò le idee di Quark nel settore del DTP ma propose un suo nuovo modo di pensare a quest’ambiente, con un software utile sia ai professionisti del settore, sia ai creativi proponendo per molti versi un approccio al layout diverso da quello di XPress. Sin dall’inizio alcune caratteristiche di InDesign si rivelarono impressionanti, con funzionalità non possibili, alcune non lo sono tuttora, con il software concorrente: la gestione avanzata dei caratteri OpenType, la possibilità di gestire effetti di trasparenza, le anteprime ad alta risoluzione, la gestione avanzata dei glifi, del kerning, la forte integrazione con gli altri prodotti di casa Adobe, una su tutte la possibilità di gestire e importare direttamente i file Photoshop, le opzioni per la sovrastampa, tante e tante caratteristiche che convinsero in breve tempo molti ad abbandonare XPress.

Mossa interessante di Adobe anche la politica prezzi: nel 2007 InDesign CS costava 699 dollari contro i 945 dollari di XPress 6, prima versione finalmente disponibile per OS X, o contro i 1.795 dollari della versione con supporto multilingua “Passport”: ricordiamo che le funzionalità di supporto multilingua erano sin dall’inizio integrate in InDesign. Per non parlare del fatto che l’applicazione era in sostanza regalata se acquistata in bundle con i pacchetti CS.

Il supporto a OpenType, tecnologie Unicode, PDF-X e trasparenze, arrivarono in XPress solo con la versione 7. Quark cominciò a presentare il prodotto anche come un’alternativa per la creazione di siti web (con poco successo) mentre Adobe ha preferito presentare InDesign come uno strumento pensato per i designer.

Nella versione 8 di XPress, Quark ha integrato strumenti per l’importazione dei file Illustrator, funzioni tipografiche orientate a grafici e designer, supporto a più lingue, strumenti base di preflight… ma tutto questo è servito a poco nel contenere l’erosione che ha portato in tanti verso Adobe.

InDesign non è un software perfetto e le nuove politiche di licensing di Adobe non piacciono a tutti. Adobe ora sembra troppo rilassata, è lenta nell’innovare e risolvere bug, forte del suo dominare il settore… un po’ come fece Quark tempo addietro: convinta che la sua base di utenti, non sarebbe mai passata ad altro. Quark nel frattempo non molla, siamo alla versione 10 di XPress, e chissà che ora qualche utente Adobe non cominci a pensare di dare uno sguardo allo storico e un tempo imbattibile applicativo che una volta era sinonimo stesso di desktop publishing.

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