Dopo ChatGPT, il mondo della AI è davvero decollato. Adesso anche Qualcomm è pronta a salire a bordo dell’intelligenza artificiale, mostrando come la sua piattaforma sia in grado di generare immagini AI in pochissimi secondi direttamente su uno smartphone. Un video ne è prova.
Nel filmato che vi mostriamo appena sotto, Qualcomm mostra la versione 1.5 di Stable Diffusion che genera un’immagine da 512 x 512 pixel in meno di 15 secondi. Anche se Qualcomm non riferisce su quale terminale è in uso il software, spiega che comunque l’app viene alimentata dal suo chipset di punta Snapdragon 8 Gen 2 lanciato lo scorso novembre e che dispone un processore Hexagon.
Qualcomm afferma che si tratta di un vero e proprio record di velocità, precisando che si tratta della prima volta che Stable Diffusion viene eseguito localmente su Android. In effetti così non è. The Verge, infatti, ha scovato un post sul blog dello sviluppatore Ivon Huang che mostra come il team già in passato sia riuscito a far funzionare Stable Diffusion su un Sony Xperia 5 II alimentato da un Qualcomm Snapdragon 865 e 8GB di RAM. Tuttavia, come nota anche Huang in un tweet, generare un’immagine 512 x 512 con questa configurazione aveva richiesto un’ora.
Un altro confronto utile è con iOS. A dicembre, Apple ha rilasciato le ottimizzazioni necessarie per far funzionare Stable Diffusion localmente sul suo framework di apprendimento automatico Core ML. Ebbene, Stable Diffusion 1.5 in esecuzione su un iPhone 13 tramite l’app Draw Things con accelerazione Core ML ha richiesto circa un minuto per generare un’immagine 512 x 512; anche in questo caso, dunque, Qualcomm vince sulla velocità.
A parte questi confronti, è interessante notare il risultato ottenuto da Qualcomm, anche se al momento si tratta solo di una demo. Ottenere grandi modelli di intelligenza artificiale in esecuzione localmente su dispositivi mobili offre tanti vantaggi rispetto a fare affidamento sul cloud computing, come ad esempio costi inferiori e maggiore privacy.
Ricordiamo che anche Microsoft e Google hanno già mostrato i loro chatbot, anche se sia Bing AI, che Bard di Google, sembrano essere inclini alle “allucinazioni”, fornendo informazioni false con estrema semplicità.