I processori Arm si stanno facendo largo in tutti i settori. Non solo nei personal computer (grazie ad Apple Silicon) ma anche in quello dei server. Di nuovo.
È notizia di queste ore infatti che Qualcomm starebbe pianificando il rientro nel mercato dei processori per server, che aveva abbandonato quattro anni fa, grazie anche all’interessamento di Amazon, che vorrebbe mettere le mani su processori potenti, flessibili e soprattutto a basso costo dal punto di vista energetico.
Perché i server
Il mercato dei server è strategico per due motivi, per Qualcomm. Il primo è il suo valore: i processori sono un settore industriale da 73,9 miliardi di dollari. Mentre cresce la dipendenza dal cloud, si moltiplicano i datacenter e quindi l’acquisto di server per farli funzionare. Server che non hanno bisogno di processori potentissimi come gli Xeon, ma di sistemi multicore che possono viaggiare in parallelo.
Inoltre, Qualcomm si prepara a ricevere una botta fenomenale nel settore degli smartphone, dove la concorrenza di Apple è praticamente imbattibile e il prezzo delle componenti che i produttori di telefoni Android chiedono per poter tenere basso il prezzo dei loro terminali le sta creando grandi problemi.
Il mercato server
Quel che serve per rientrare nel settore dei server è un acquirente di grande scala. E quell’acquirente è Amazon. Google e Microsoft infatti seguono altre direttrici, con la prima che progetta i suoi processori come fa Apple e vuole rendersi completamente autonoma, mentre la seconda, nonostante usi qualche chip Arm, è comunque fedelissima di Intel per vari motivi, Qualcomm evidentemente ha capito che il mercato dei Pc non rappresenta il suo vero futuro e ha deciso di trovare un partner per poter crearsi una nuova fonte di guadagni.
Quel partner, secondo quanto risulta alla stampa specializzata e in particolare a all’agenzia Bloomberg, è Amazon e la sua divisione AWS che gestisce tutto il colossale business del cloud (che peraltro ha praticamente inventato) per conto del colosso di Seattle.
La strategia di Qualcomm
Secondo Bloomberg “L’amministratore delegato Cristiano Amon sta cercando di trasformare Qualcomm in un fornitore di semiconduttori più ampio, piuttosto che in un produttore di soli chip per smartphone. Ma una precedente tentativo di entrata nel mercato dei server è stata abbandonata quattro anni fa, sotto il suo predecessore. All’epoca, l’azienda stava cercando di tagliare i costi e di placare gli investitori dopo aver respinto un’acquisizione ostile da parte di Broadcom”.
“Questa volta – continua Bloomberg – Qualcomm ha a sua disposizione Nuvia, che si avvale a sua volta di progettisti specializzati nei chip Arm provenienti da aziende come Apple. Amon, che ha acquisito l’azienda per circa 1,4 miliardi di dollari nel 2021, ha dichiarato che il suo lavoro contribuirà a rivitalizzare le offerte di fascia alta di Qualcomm per smartphone e personal computer. Ma Nuvia è stata fondata come fornitore di tecnologia per il settore dei server”.
Un tentativo disperato?
La mossa di Qualcomm non è priva di rischi e molti si chiedono per quali motivi sia stata fatta. Certamente per tornare nel mercato dei server Qualcomm deve costruirsi una nuova verginità, per così dire, cioè riacquistare la fiducia dei clienti che aveva corteggiato e poi improvvisamente abbandonato quattro anni fa.
Senza contare che quel mercato è cambiato in maniera totale. Infatti, negli ultimi anni sono crescite le opzioni per la creazione di chip basati su progetti open, come quella di Ampere Computing tra le tante, e non ci sono più amici e nemici, ma solo concorrenti in competizione serrata. Anche Amazon sviluppa i suoi chip internamente, infatti, e parlare con Qualcomm potrebbe essere un modo per mettere pressione all’interno e ottenere di più una volta viste le specifiche dei prodotti che Qualcomm potrebbe realizzare.
La mossa disperata però potrebbe pagare molto. Come dicevamo sopra, un processore per telefono come componente viene pagato molto poco dai costruttori di smartphone: nell’ordine di qualche decina di dollari. Invece, i processori per server high-end, quelli più potenti e che richiedono una flessibilità di utilizzo elevatissima (con le ultime generazioni di Xeon di Intel, ad esempio) pagano più di 10mila dollari a chip.
Entrare in questo mercato da 73,9 miliardi di dollari registrati nel 2021 in tutto il mondo da Idc, e in crescita dell’8,8% rispetto al 2020, potrebbe essere una scommessa vincente.
Il mercato delle nuvole
Secondo l’analista di Bloomberg Intelligence Mandeep Singh, i soli processori per data center generano 28 miliardi di dollari all’anno. “Il rientro di Qualcomm nel mercato dei server Arm – ha detto a Bloomberg – amplia il suo raggio d’azione in uno dei settori più brillanti dei semiconduttori”.
I proprietari di giganteschi centri dati cloud si affidano da tempo alla tecnologia dei chip di Intel per i loro server. Ma stanno sempre più abbracciando processori che utilizzano i progetti di Arm un partner chiave nei chip per telefoni per Qualcomm, con sede a San Diego. I progetti Arm sono già dominanti nei telefoni cellulari, dove sono apprezzati perché non consumano molta energia e quindi batteria.
Adesso il consumo energetico è diventato un problema più pressante anche nel mondo dei data center. Con la diffusione delle server farm, che assorbono quantità impressionanti di elettricità e ne consumano altrettanta per essere raffreddate, le aziende vogliono chip più efficienti.
Amazon ha risposto a questa esigenza iniziando a costruire i propri chip sulla base dei progetti Arm. Il gigante dell’e-commerce ha creato diverse generazioni della sua linea di processori Graviton e ne vanta le prestazioni ai clienti. Ma Amazon utilizza ancora chip di Intel, AMD e Nvidia. Qualcomm vede l’opportunità di ritagliarsi uno spazio per quanto piccolo tra questi fornitori. E ridare fiato ai suoi conti economici.