Apple ha recentemente esteso la sua azione legale contro Qualcomm accusando il produttore di chip wireless di “doppio gioco” spiegando che rifiuta di vendere sue tecnologie ai produttori salvo che questi non acconsentano di pagare separatemene royalty extra – a detta di Apple non dovute – e che accettino accordi di licenza “irragionevoli”.
Qualcomm controbatte ad Apple, affermando che quest’ultima sta cercando di distorcere la realtà con dichiarazioni fuorvianti anche in merito alle performance del modem Snapdragon X12 usato in alcuni iPhone 7 per le funzionalità legate al Wi-Fi e alla connessione cellulare.
Come noto, Apple sfrutta due diversi fornitori per i modem integrati negli iPhone: lo Snapdragon X12 di Qualcomm nei modelli con integrato il supporto per il protocollo wireless CDMA, e l’Intel XMM7360 nei modelli GSM. Uno studio dello scorso anno ha dimostrato che gli iPhone con modem Qualcomm sono migliori in termini di performance sulle reti LTE ma Apple ha sempre dichiarato che non vi sono differenze rilevanti tra i due chip.
Qualcomm non gradisce quanto afferma Apple e in una dichiarazione ottenuta da Macrumors, Don Rosenberg – executive vice president e general counsel dell’azienda produttrice di chip – spiega che le “Invenzione brevettate da Qualcomm rendono possibile non solo connettività e trasmissioni ad alta velocità tra le reti mobile ma anche funzionalità legate alla navigazione GPS ad alta previsione, all’app store, funzionalità legate alla gestione dell’alimentazione, all’efficienza della batteria, nella riproduzione video da mobile, la possibilità di sfruttare tecnologie legate alla compressione avanzata, alla grafica, alla gestione delle immagini della fotocamera, nel riconoscimento facciale, nella qualità audio, nella compressione dei file audio e molto, molto altro”.
«Le innovazioni di Qualcomm – si legge ancora nella dichiarazione – Sono al centro di ogni iPhone e consentono gli usi e le funzionalità più importanti di questi dispositivi». «Non è semplicemente vero che Qualcomm sta cercando di riscuotere royalty per innovazioni di Apple che non hanno nulla a che fare la tecnologia di Qualcomm». Rosenberg afferma ancora che Apple «Raramente è la prima a commercializzare una nuova tecnologia, dimostrando di dipendere fortemente da investimenti in ricerca e sviluppo da rivoluzionarie aziende tecnologiche come Qualcomm».
Apple, da parte sua, ha affermato che Qualcomm si è comportata in modo sleale, imponendo imposte su innovazioni che riguardano l’iPhone, caricando royalty in percentuale sull’intero valore dell’iPhone nonostante fornisca un solo, singolo componente integrato nel dispositivo. “Man mano che Apple innova, Qualcomm pretende di più” spiega Cupertino. “Qualcomm non ha nulla a che fare con tecnologie quali il Touch ID, la fotocamera più popolare al mondo o il display Retina che gli utenti amano, ma pretende pagamenti come se queste (e future) innovazioni appartenessero a lei”.
Apple ha finora versato a Qualcomm circa 40 dollari per ogni iPhone, royalty che in pratica rappresentano un terzo delle entrate dell’azienda del produttore di chip. Tutta la controversia ruota intorno al prezzo chiesto da Qualcomm per ogni iPhone con prezzi diversi in base al “taglio” di memoria e alla presenza di particolari funzionalità.
Apple sostiene che Qualcomm ha diritto a una “ricompensa” una tantum sui chip e non a ottenere utili sulla vendita dei dispositivi. Afferma inoltre che i costi richiesti non sono competitivi e che gli sconti promessi sono stati successivamente negati, quella che sembra una ritorsione per la collaborazione di Apple con le indagini dell’antitrust in Corea del Sud, che a dicembre dello scorso anno ha inflitto a Qualcomm una multa di 853 milioni di dollari per pratiche anticoncorrenziali.