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Pubblicità su Firefox: open source contro business? Mozilla non ci sta

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Lo scontro tra i “buoni” che sostengono la libertà dell’utente ed i “cattivi” che vorrebbero venderla al mercato; i paladini dell’open source e quelli del codice scritto per fare business. Se fosse un romanzo d’appendice i termini della questione sarebbero questi, o bianco o nero, ma la vicenda, in realtà ha molte sfumature di grigio. Stiamo parlando della presenza pubblicità in Firefox e della celta di inserire annunci pubblicitari all’interno del terzo browser più popolare al mondo l’unico, nella “battaglia tra Explorer, Chrome e Safari che non sia legato ad una major dell’informatica. La vicenda parte un paio di mesi fa quando a metà febbraio Mozilla aveva annunciato – con un post sul blog di Darren Herman, VP of Content Services – la volontà di inserire degli annunci pubblicitari nel suo browser.

Una strada imboccata, quella della pubblicità su Firefox, non solo per sostenere nuovi progetti su cui la fondazione sta scommettendo molto (come il nuovo sistema operativo per dispositivi mobili), ma anche per dare armi giustamente affilate ai propri campioni, primo fra tutti proprio Firefox, che negli ultimi mesi ha perso del terreno rispetto ai concorrenti. L’idea era quella di mettere gli annunci nelle nuove schede, inserite dove si trovano le anteprime dei siti più visti. Nulla di invasivo, a dire il vero, anche perché un delle possibilità (tutto è ancora a livello di prova) era che andassero occupare quegli spazi solo in assenza di cronologia e, quindi, solo per i browser appena avviati. Ma, si sa, la community che è cresciuta attorno a Mozilla e la ha sostenuta negli anni, per lo più non vede di buon occhio politiche che mettono davanti alla politica dell’open source quella del ricavo.

E così Mozilla si è trovata a dover fare una puntualizzazione e a dare spiegazioni. Una marcia indietro a proposito della pubblicità su Firefox? A dire la verità neanche per metà, perché in realtà Johnathan Nightingale, vicepresidente di Firefox che è intervenuto sulla questione, ha ribadito i concetti di base. E cioé che per fornire «valore all’utente», serve, in qualche modo raccogliere fondi. Senza per questo tradire la propria identità. «Dopo il post di Herman – ha scritto Nightingale – molti della community si sono preoccupa pensando che stavamo per trasformare Firefox in un pasticcio di loghi venduti al miglior offerente, Questo non succederà. Questo non è quello che siamo». Per Nightingale adesso inizierà una periodo di test, al centro del quale ci sarà l’usabilità e non proiezioni su quanta può pesare la raccolta pubblicitari. «Le sponsorizzazioni – dicce il vecepresidente entreranno in gioco in una fase successiva. Continueremo ad ascoltare commenti e suggerimenti in modo da lavorare al meglio per voi».

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