Psystar non ha alcuna intenzione di ritirare il suo ‘clone’ Mac dal mercato e se necessario porterà fino in tribunale quello che ritiene un diritto suo e dei clienti di Apple: installare un sistema operativo Mac Os, regolarmente acquisto, sull’hardware che preferisce. La presa di posizione, che pare silenziare ogni presunta voce di rapida scomparsa dal mercato di OpenMac, il PC generico proposto come ‘Leopard compatibile’ apparso ieri, è di un dipendente (presumibilmente di alto livello) della società della Florida, intervistato da Information Week.
‘Non abbiamo alcuna intenzione di tornare indietro – dice ‘Robert’ in un colloquio telefonico – che cosa direbbe il mercato se Microsoft consentisse di installare il suo sistema operativo solo su hardware Dell? Che cosa si direbbe se Honda producesse un’autovettura che può circolare solo su alcune strade’. Psystar accusa Apple di fare un’operazione di speculazione monopolistica basandosi sull’inviolabilità dell’accordo che lega il cliente-acquirente del suo sistema operativo all’hardware prodotto da Cupertino: ‘Hanno un ricarico dell’80% sui loro computer’, dice Robert. Psystar vende il suo ‘clone’ paragonabile per dotazioni hardware, un tower con disco da 250 GB, 2 GB di memoria, processore Core 2 Duo da 2,2 GHz, 50$ (incluso il sistema operativo) al di sotto del costo di un Mac mini.
Le implicazioni legali dell’infrazione dell’Eula (End User Licence Agreement, l’accordo che viene accettato dal cliente quando si installa Leopard) non sembrano preoccupare Psystar: ‘non infrangiamo alcuna legge’, dice ancora Robert.
In effetti negli Usa intorno agli accordi che si prendono con gli Eula, di fatto una sorta di ‘promessa’ da parte del cliente finale (che nel caso di Leopard si impegna a non installare il sistema operativo su altro hardware che non sia quello marchiato Apple e a non modificare il sistema operativo) è da anni in corso un dibattito. In alcuni casi le corti di giustizia l’hanno ritenuto non applicabile, in altri hanno dato ragione ai titolari della proprietà intellettuale del software protetto dall’Eula. Nel caso di Leopard e di Psystar potrebbe essere interessante vedere che cosa accadrà se il caso dovesse finire in tribunale, anche se alcuni elementi della posizione della società di Miami continuano ad apparire piuttosto deboli. Lo stesso lancio di un computer che porta nel nome il marchio registrato ‘Mac’ non sembra essere frutto di scelte ponderate anche sotto il profilo legale (e infatti già questa notte il nome è stato cambiato da OpenMac ad OpenComputer).
I problemi più grossi per un successo commerciale del clone potrebbero però venire dal mercato stesso e dal mondo in cui esso si propone. Ad esempio, oltre che richiedere un hack al sistema operativo per installare Leopard, il PC di Psystar è a costante rischio di essere reso inservibile da qualunque aggiornamento, anche il più piccolo, al sistema operativo, cosa ammessa dallo stesso produttore che sconsiglia di fare aggiornamenti senza averne verificato gli effetti. Questo significa che un acquirente dovrebbe evitare di fare qualunque update, anche i più critici, come quelli di sicurezza o che riparano a bug funzionali, in attesa di capire se per caso non blocca il funzionamento della macchina, oppure rischiare, con la prospettiva di vedere resto inservibile il Pc fino a quando qualcuno di buon cuore non provvederà ad aggirare il problema con un hack, magari qualche giorno o qualche ora prima ch Apple intervenga di nuovo con un altro update. Francamente una situazione scomoda che lascia pensare che sia più comodo spendere 50$ in più per portarsi a casa un Mac mini che, a fronte di un leggerlo svantaggio hardware, di certo non avrà mai questi problemi.