Un lungo, lunghissimo periodo di maturazione. L’iPad ha compiuto dieci anni: l’apparecchio delle meraviglie, la tavoletta magica che continua a sorprendere, si è arricchita di una nuova dimensione. Quella del trackpad o del mouse. Cioè, un puntatore a schermo. Ne abbiamo parlato tanto, ne abbiamo scritto, ma adesso ci siamo messi a fare una prova particolare.
Infatti, in attesa che arrivino le Magic Keyboard per iPad Pro 11 e 12,9 pollici, compatibili con le versioni 2018 e 2020 dell’iPad alto di gamma, in realtà grazie a iOS 13.4 è già possibile lavorare “come se”. Lo si può fare usando tastiere e mouse sia connessi che via cavo (previo adattatore, come questo di Choetech di cui abbiamo parlato qui) sia di terze parti che originali di Apple.
Attenzione, mentre per le tastiere Bluetooth non c’è problema di generazione, per i Magic Mouse e i Magic Trackpad sì: la prima generazione non è completamente compatibile e non vale la pena di utilizzarla perché si perdono molte funzioni tra cui le gestures. Invece la seconda generazione, quella attuale per intenderci che si ricarica con il cavetto Lightning, è perfettamente compatibile.
La prova
Abbiamo messo alla prova un set-up che può ricostruire il funzionamento di un iPad Pro con Magic Keyboard per iPad Pro, quella dotata di trackpad e tasti illuminati che fa anche da cover. Stante il forzato blocco in casa di questo periodo, e il crescente numero di videoconferenze di lavoro e per amici e famiglia, ci siamo attrezzati per utilizzare sempre iPad Pro 11 del 2018 come postazione multimediale. Due scatole e tre libri per “alzarlo” e portarlo all’altezza degli occhi messe sul tavolo dello studio, una staffa che lo regge di quelle in plastica che vengono regalate alle fiere come gadget (se ne trovano molte su Amazon, da molto economico a più costoso), l’adattatore per connettere eventuali periferiche Usb o audio (come l’iRig per suonare la chitarra) e ovviamente tastiera e trackpad.
Il nostro Magic Mouse è di prima generazione e non compatibile. Abbiamo provato la connessione e il mouse appare nelle funzioni basiche: solo cursore che si muove, scrolling praticamente impossibile, niente soft click. Cassato. Abbiamo provato ad abbinare iPad con un Magic Trackpad di prima generazione e della sua compagna Magic Keyboard. Mentre la tastiera funziona senza problemi e offre il vantaggio di poter usare i tasti per comandare luminosità, volume e riproduzione multimediale (non funzionano exposé e la dashboard, ovviamente), la trackpad ha funzionalità ancora più limitate di quelle del Magic Mouse. Il perché non è spiegato e, nonostante le proteste, Apple non ha mai detto pubblicamente le ragioni di una presunta incompatibilità. Comunque, si tratta di dispositivi introdotti dieci anni fa, quindi è ragionevole che il chip Bluetooth sia vecchio e non completamente funzionale oggi.
Per fortuna la postazione da lavoro che usiamo di solito con il “vecchio” Cinema Display da 21 pollici a cui colleghiamo il MacBook ha una tastiera e trackpad di ultima generazione. Abbiamo “preso in prestito” la Magic Trackpad e l’abbiamo messa in produzione con l’iPad, arrivando così a una ottima approssimazione di come si potrebbe lavorare con la Magic Keyboard dell’iPad Pro.
I vantaggi principali
La scoperta numero uno è che, se si allontana in modo più strutturato l’iPad e, anziché trattarlo in punta di dita si ricorre a mouse e tastiera esterne, lo schermo diventa soggettivamente più piccolo. Nel senso che uno schermo da 11 pollici per un portatile è decisamente poco, ancora meno se si conta che gli elementi dell’interfaccia di ipadOS non hanno la densità di quelli di macOS. Questo è buono e risolve sicuramente molti problemi che incontrano gli utenti di Windows con schermo touch perché tutte le app di iPad sono ottimizzate per l’uso con le dita, però la superficie usabile è relativamente meno.
Il vero vantaggio sta nella possibilità di sbloccare molte delle funzionalità più professionali dell’iPad. Stante anche il prezzo infatti parrebbe che la vocazione di questa combo tastiera+trackpad sia orientata specificamente a chi fa un utilizzo professionale e continuo dell’iPad, e che vuole utilizzare un dispositivo che sostituisce il MacBook o che permette comunque altri usi. Ma vediamo con quali risultati.
Come va la prova
Il primo risultato è che si scrive ancora meglio. La genialità del puntatore che si trasforma e viene attratto dalle varie app è uno degli elementi di forza di questa interpretazione che Apple ha dato dell’uso del trackpad o mouse sull’iPad. È comodo e funziona molto bene.
La implementazione di Apple è anche molto coerente, le gesture funzionano bene e non ci sono grossi problemi di interazione sia nel launcher delle applicazioni e in quelle Apple. Si riesce a lavorare a schermi affiancati, ma qui come detto lo spazio è tiranno e il lavoro è comunque striminzito. Ci sono i limiti di non poter avere un oceano di finestre che si sovrappongono parzialmente, cosa che per alcuni tipi di lavoro più complessi è più difficile. L’approccio mono-applicazione, che adesso diventano due e mezzo con la possibilità di sovrapporle e affiancarne una terza flottante, è comunque limitativo soprattutto quando si lavora gestendo molti file e molti documenti diversi.
Questo però è un problema di ipadOS che viene di più fuori, non è certo “colpa” della Magic Keyboard. Quello che emerge è il limite verso l’alto del sistema operativo per tablet: è cresciuto tantissimo in dieci anni, dimostrando che la scelta di dargli delle fondamenta “sane” basate su una revisione di Unix/Mac OS X radicale aveva senso (cioè avevano ragione Steve Jobs e Scott Forstall), ma non è un sistema operativo paragonabile direttamente a macOS. La sua principale destinazione è quella di essere uno strumento parallelo per chi lavora già molto con Mac o PC, e uno strumento primario per chi è molto giovane e comincia adesso ad avere bisogno di un computer.
I problemi
Molte app non sono ottimizzate. E capiscono poco di tastiera e soprattutto di trackpad. Diventa difficile trascinare anziché selezionare, diventa difficile spostare le cose, alle volte si bloccano (immaturità del sistema operativo o uso non completamente corretto delle API di sistema?) mostrando piccoli bug. Insomma, il giardino dove crescono gli alberi da frutto delle terze parti deve ancora essere curato, potato, pulito e aggiornato come si deve. Succede con YouTube, con Telegram, con Gmail, per citarne tre che usiamo tutti i giorni.
C’è poi il problema del cambio di contesti. Si può fare molto ma alcune cose si fanno meglio con il dito, perché l’uso su iPad della trackpad introduce un livello di indeterminazione quando bisogna gestire ad esempio le pagine web dentro Safari.
Conclusione
In questa prova come avete visto non abbiamo stressato la parte di feedback della trackpad piuttosto che comodità di tastiera. Il motivo è semplice: non abbiamo usato quella di iPad Pro e quindi non ha senso vedere questi aspetti adesso. Siamo collegati con altri prodotti via bluetooth e non con la connessione diretta di Apple.
Inoltre, la regolazione dello schermo, l’ergonomia, le posizioni, è tutto diverso. Sarebbe assurdo pensare di capire come funziona quel prodotto. I difetti (o i pregi) stanno nei dettagli e una tastiera o una trackpad sono quanto di più tattile si possa immaginare: fino a che non ci metteremo i polpastrelli sopra non ce la sentiamo di dare un parere.
Invece, quel che si capisce e bene, sono i limiti e le potenzialità che abbiamo cercato di mostrare nell’uso dell’iPad come se fosse una workstation. I software ci sono, lo spazio per organizzarli anche, ma l’interazione è ancora limitata, l’app File è quella con meno flessibilità (è già tanto averla ma potrebbe fare molto di più) e soprattutto il cambio di contesto mentale, che trasforma l’iPad in un computer portatile, è rallentato costantemente dalla gestione di uno spazio molto piccolo.
Lo schermo da 11 pollici è già piccolo di suo, l’interfaccia di iPadOS è ottimizzata per altri scopi (l’uso delle dita) e sacrifica molte delle possibili scelte da computer che consentirebbero di usarlo come un “vero” computer.
Alla fine rimaniamo ancora sospesi all’antico dubbio: l’iPad è sempre più vicino ad essere un computer tradizionale ma non lo diventa. Se mai dovesse diventarlo, probabilmente soffriremmo la perdita di usabilità touch in punta di dita e la leggerezza del sistema operativo. Per questo l’obiettivo è forse quello di un compromesso tra le due parti. Per adesso, rispetto al giusto mezzo, siamo ancora un po’ troppo dalla parte dell’iPad e non del Mac.
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