Starcraft Remaster è la riedizione riveduta e (parzialmente) corretta del titolo che, nel marzo del 1998 (un anno più tardi per la piattaforma Mac) letteralmente sbaragliò l’intero mondo videoludico creando non solo un genere (strategici in tempo reale) ma uno degli universi letterari a tema spaziale più famosi che gode ancora oggi di un fascino altissimo.
La saga di Starcraft, che dal 2010 abbiamo visto crescere nel suo seguito complesso, misterioso e affasciante (qui la recensione dell’ultimo capitolo Legacy of the Void), però è iniziata in quel 1998 con le storie di Raynor, lo sceriffo spaziale che diventa il capo della ribellione, di Sara Kerrigan, il soldato Terran che diventa l’incarnazione stessa degli Zerg e di Tassadar, che si sacrifica per uccidere l’Unica Mente, la guida degli Zerg prima della Regina delle Lame.
In memoria di quella saga, e di tutte le parite online tra utenti giocate nei vent’anni successivi, Starcraft Remaster è sostanzialmente un regalo di Blizzard ai fan, vecchi e nuovi, capace di riportare nei computer di tutti un titolo mai dimenticato.
Un regalo sì, perché anche se il gioco si acquista direttamente dall’interno dell’App Blizzard Desktop a circa 15 Euro, è anche vero che chi vuole lo può scaricare e giocare, anche su Mac, in modo legale e gratuito, a patto di accontentarsi della grafica e dell’audio originale, uno scalino non da poco, perché adesso il gioco è pronto per una grafica a 4K, anche se come vedremo le dinamiche di gioco sono rimaste le stesse.
Starcraft Remaster, a 4K è molto meglio
Il gioco, che si installa all’interno del Launcher Blizzard a fianco di Diablo, Word of Warcraft e gli altri titoli, non necessita di Starcraft II con il quale non dialoga in alcun modo.
Una volta lanciato ci si trova nella schermata introduttiva dove è presente la scelta tra la campagna a singolo giocatore (altamente consigliata) e la parte Battle.net
Il titolo è completamente localizzato in Italiano (e in altre 12 lingue) con un audio rimasterizzato e rigenerato, che tiene conto anche della famosa “verve” degli anni novanta, con tanto di termini non del tutto da educande, durante i dialoghi (ma è possibile mettere un filtro). Gli scambi di battute, si trovano durante il gioco e in alcune scene di passaggio, dove la storia si compie, mentre nei filmati CGI tra una battaglia e l’altra il dialogo è in inglese con sottotitoli.
Proprio i filmati, che tanto avevano impressionato e che hanno dato a Blizzard una fama unica nel settore, sono rimasti inalterati nei modelli 3D, anche se rimasterizzati a risoluzione più alta.
Diversamente, i modelli di gioco, dalle unità alle costruzioni sino agli skin d’interfaccia sono state ridisegnate ad alta risoluzione, pur mantenendo (fattore fondamentale), il movimento a soli otto assi.
Per il resto tutto, dalla storia alla meccanica, dalle missioni alla potenzialità degli scontri in LAN oppure online sono rimasti gli stessi (anche se alcune modifiche sulla parte online sono state introdotte, senza alterarne il senso).
Il lavoro fatto è impressionante, e il piacere che si prova, in particolare per chi ha passato notti e notti sugli iMac originali dell’epoca, di ritrovare le stesse situazioni e lo stesso piacere a finire ogni battaglia, è unica.
Un lavoro fatto in una ottica molto particolare perché non si tratta di un reboot o di una riedizione, ma di un gioco solo rimasterizzato nella grafica e nell’audio, non nella tecnica: chi ha giocato a Starcraft II noterà subito le innumerevoli differenze, con un gameplay molto, ma molto più scarno e con aiuti ridotti all’osso.
L’AI è abbastanza “stupida” (se paragonata a quella attuale) e ad esempio non è possibile assegnare un compito standard ad una unità quando esce dalla produzione, così come non è possibile dare comandi in sequenza. I gruppi sono limitati a 12 unità (pochissime), e anche le curve di produzione sono molto più articolate e complesse.
Idem per la segnaletica sul terreno, che è inesistente, e la gestione degli ostacoli, che è praticamente statica (e non dinamica come nel seguito).
Tutta questa fatica è preziosa, perché ci riporta indietro nel tempo: giocare e vincere a Starcraft è difficile, più difficile di quanto lo sia per il secondo capitolo. La curva di apprendimento è più ripida e gli aiuti praticamente inesistenti: nell’online ancora di più, perché all’epoca non c’era una vera e propria attenzione al principiante, e tutti sfidavano tutti, così era molto comune confrontarsi con chi ci avrebbe spazzato via in un paio di minuti e ben più arduo trovare qualcuno con cui fare una battaglia medio lunga.
Interessante invece l’uso classico dell’incontro su LAN, da fare in casa o in ufficio durante la pausa pranzo, che snellisce di molto le pratiche di un gioco semplice in compagnia, sconsigliato nella nuova versione, che parte da un punto di vista molto diverso e più globale.
La storia sin qui
Chi ha giocato a Starcraft II conosce già i fatti, ma non le motivazioni, che svolgono qui un ruolo fondamentale. I più giovani possono vedere il titolo (e soprattutto la sua estensione Broodwar, inclusa) come una sorta di prequel, e anche se la tecnica di gioco è molto scarna e la grafica, pure in 4K, non regge la qualità di Starcraft II, la trama resta molto affascinante.
Starcraft Remaster tratta sostanzialmente di una guerra tra razze, che volenti o nolenti si trovano all’interno dello stesso settore spaziale e che lottano per sopravvivere tra paure e necessità: ma è anche un groviglio di intrighi, amori, (molti) tradimenti, vendette e cambi di fronte, alleanze inaspettate e giochi di potere.
La storia è più asciutta di quanto lo sia su Starcraft II con un nemico impalpabile che sarà, velatamente, nominato solo ai migliori che riusciranno a giocare al livello nascosto, e che diviene poi chiaro nel seguito.
Molti eroi muoiono e alcuni addirittura rinascono, alcuni si trasformano e altri cambiano fazione più e più volte, e uno in particolare, l’Unica mente (non un vero eroe giocabile ma una realtà spessa nella storia) si rivelerà ben più importante di quanto sembra.
Ne vale la pena?
Starcraft remaster è, per chi scrive, come un buon vino invecchiato che mostra un sapore molto strutturato, godibile, ricco di sfumature ma non per tutti. Necessita di un palato fine per essere goduto sino in fondo, come d’altra parte è chiara tradizione Blizzard.
Quelle che all’utente disattento sembrano mancanze (soprattutto nel gameplay) sono in realtà parti fondamentali di una esperienza unica, rimasta inalterata negli ultimi vent’anni ma che cattura oggi, con un pizzico di volontà in più, quanto all’epoca.
Un titolo che vale sicuramente il prezzo: una perla per chi l’ha giocato all’epoca e si sentirà oggi ancora giovane, una esperienza curiosa, importante, per gli utenti che si sono avvicinati al genere solo con il nuovo capitolo.
Per tutti gli altri, come ad esempio per chi cerca un titolo semplice ed economico, magari no, Starcraft remaster è una esperienza che necessita del giusto background per essere capita e accettata, non è un titolo per casual.
Su Mac il titolo gira ottimamente, la compatibilità è la stessa di Starcraft II: provato su un MacBook Pro retina del 2013 il gioco si è comportato molto bene anche senza una scheda video discreta, e seppure il titolo sia fruibile anche a 16:9 a noi è piaciuto di più nell’originale 4:3, anche per via di un noioso imbarazzo del mouse nel formato largo.
Starcraft Remaster è acquistabile partendo dalla pagina ufficiale all’interno dell’App Blizzard Desktop: suggeriamo di dotare il proprio Mac con mouse e tastiera adeguati per migliorare sensibilmente la qualità di gioco (noi l’abbiamo giocato con un mouse Razer e una tastiera Aukey).
[usrlist Design:3.0 Facilità-d’uso:2.5 Prestazioni:4.0 Qualità/Prezzo:5.0]
Pro:
- Perfetta rimasterizzazione di un classico mai dimenticato
- Grafica in 4K (ma movimenti inalterati)
- Sonoro nettamente migliorato
Contro:
- Un titolo da giocare con consapevolezza di quel che rappresenta
- A 16:9 ha dimostrato qualche lieve imbarazzo nei movimenti del mouse
Prezzo: 15,00 Euro