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Prova di ShellFish, il piacere della riga di comando su Mac con la comodità di una app

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Il Mac, si sa, da quando è diventato un sistema Unix sotto il cofano ha un mondo di cose meravigliose raggiungibili tramite una interfaccia particolare: la riga di comando. Questo incontro, tra il personal computer che ha inventato l’interfaccia grafica e si era fatto un punto di vanto di aver nascosto per sempre le brutture che invece Windows esponeva con il prompt di Ms-Dos, è stato fortunato e ha aperto la strada non solo a un sistema operativo molto potente e stabile (macOS) ma anche a un universo di strumenti che hanno attirato milioni di sviluppatori da tutto il mondo.

La base Unix-Bsd con il microkernel Mach è perfetta per i tempi moderni ed è stata in grado di scalare perfettamente per dare gambe anche a progetti come iPhone, iPad e poi gli altri dispositivi dell’azienda (tvOS, watchOS e chissà, vrOS o come si chiameranno gli occhiali della realtà aumentata).

Però il mondo nel Mac è diviso tra le app e la riga di comando. Che su iOS/iPadOS è ancora più difficile da realizzare. Da qui arriva una coppia di app creata dallo sviluppatore Anders Borum: Working Copy e SSH Client – Secure ShellFish (da qui in avanti, ShellFish).

Prova di ShellFish, il piacere della riga di comando con la comodità di una app

A cosa servono Working Copy e Secure ShellFish

Il lavoro di Borum è stato notevole perché con la prima è riuscito a rendere Git disponibile sui dispositivi iOS e iPadOS in maniera nativa e trasparente: lo abbiamo recensito qui ed è alla base del flusso di lavoro per la scrittura che abbiamo raccontato in questa serie di tre articoli (ma è un uso settoriale e particolare di git, il software per il versionamento del codice sorgente). Working Copy è disponibile solo sui dispositivi post-PC di Apple, cioè non c’è per Mac.

Invece, con la seconda, cioè ShellFish, Borum ha fatto un lavoro molto più interessante: ha inizialmente creato una app per creare connessioni sicure e connettersi a server remoti utilizzando il protocollo SSH tramite app su iPhone e iPad, e poi l’ha portata su Mac. Gli usi sono relativamente diversi ma molto interessanti e potenti: dalla gestione dei documenti dei server remoti tramite File, come se questi fossero un normale provider di documenti per iOS, all’accesso via terminale al cuore delle macchine remote.

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Come si usa Secure ShellFish

Nella prima parte, cioè la possibilità di usare ShellFish con gli apparecchi post-PC, Borum ha fatto un grande servizio per tutti coloro i quali vogliono spingere avanti l’uso soprattutto di iPad ma anche di iPhone e continuare ad amministrare sistemi da remoto o sviluppare software. I ringraziamenti di migliaia e migliaia di sviluppatori o semplicemente di amministratori di sistema arrivano quotidianamente.

Ma la cosa altrettanto interessante è stata portare questa soluzione anche su Mac (e su Apple Watch, ma questa è tutta un’altra storia). Infatti, lo sbarco più recente sul Mac è stato permesso dall’opportunità offerta da Apple Silicon, cioè dalla possibilità di sviluppare la stessa app per tutte le piattaforme di Apple che usano i suoi processori e poi personalizzarle sul singolo tipo di apparecchio con pochi cambiamenti della parte relativa all’interfaccia.

È stata una piccola rivoluzione perché ha semplificato enormemente la gestione di SSH, che richiede una serie di competenze della riga di comando più ampie per configurare e gestire il sistema di quelle che sono necessarie per alcuni. Inoltre, con l’uso di iCloud, è anche possibile sincronizzare configurazioni e settaggi tra dispositivi diversi.

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Vantaggi della riga di comando

Utilizziamo ShellFish per differenti tipi di necessità. La prima è la gestione della rete di casa, che è composta da alcuni piccoli oggetti intelligenti tra cui tre Raspberry Pi che servono a scopi diversi. Si può utilizzare il browser se ci sono servizi che lo consentono, ma la riga di comando è l’unica, tramite l’accesso remoto di SSH, che permette di gestire i vari oggetti come se fossimo attaccati direttamente con un terminale composto da video e tastiera (da cui l’origine del nome “terminale” per l’app di macOS).

Lo usiamo anche per connetterci a dei server remoti che mettono a disposizione spazi di interazione e socialità digitale, oppure per lavoro sui sistemi che devono essere amministrati o riconfigurati. Ci sono moltissimi casi in cui ci è capitato anche solo per sicurezza di collegarci dall’iPhone o dall’iPad e risolvere piccoli problemi che in passato avrebbero richiesto la ricerca di un computer con macOS o Linux. Da questo punto di vista ShellFish riempie un vuoto importante rispetto alle app disponibili da tempo per Android con funzioni simili e lo fa meglio della concorrenza presente sull’App Store.

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Il salto di qualità

La possibilità di portare con sé una serie di configurazioni molto ampia, e personalizzazioni con i vari script e snippet di codice che si possono utilizzare rende ShellFish molto potente. È un matrimonio tra ambiente grafico e riga di comando interessante anche su Mac. E diventa molto potente soprattuto se viene utilizzato in maniera cooperativa.

Infatti su Mac si possono configurare gli script e gli snippet molto più velocemente e tutto viene sincronizzato anche sul telefono o sul tablet, rendendo “viva” la gestione del sistema. Borum con Working Copy ha creato un client per git molto intelligente ma che si allontana fisiologicamente da quel che si può fare con la riga di comando: è un client a interfaccia grafica dopotutto. Altre metafore, altra spazialità nella presentazione dei contenuti e delle opzioni. Un ottimo lavoro, indubbiamente.

Invece, con ShellFish ha integrato l’ambiente della riga di comando del server remoto (il terminale compare infatti solo quando il collegamento è stato stabilito e dipende completamente da cosa viene servito tramite SSH) con una serie di opzioni e configurazioni molto comode e potenti. Se si prende l’abitudine di lavorare per l’amministrazione di un sistema, ad esempio, e si vuole configurare o mantenere un nuovo computer remoto, mettiamo un nuovo utente su un Raspberry Pi, è facile preparare gli script e le altre cose che servono e riusarle ogni volta che servono. Oppure gli script di manutenzione di un sistema, o quel che serve per creare una specie di IDE semplificata che permette di scrivere codice da remoto su un’altra macchina magari integrandosi con Vim, che forse è il migliore tra i possibili editor solo testo della riga di comando.

Prova di ShellFish, il piacere della riga di comando con la comodità di una app

Le meraviglie su iOS e iPadOS

Ma non ci sono solo le parti di gestione diretta del terminale. La vera potenza di Shellfish viene dall’uso su iOS per aggiungere dei server remoti come fornitori di documenti. Praticamente come se fossero dei nuovi “pezzetti” di File, l’app di sistema di iOS e iPadOS permette di accedere non solo ai file personali su iPhone o iPad e su iCloud Drive, ma anche sulle app come Dropbox o Google Drive.

Grazie a ShellFish è possibile aggiungere anche dei server con protocolli come SSH e SFTP per accedere in modo automatico e trasparente ai documenti che sono contenuti ed eventualmente aggiungerne di nuovi o prelevarne. È stato il primo uso che abbiamo fatto di ShellFish.

L’esperienza di configurazione dei server non potrebbe essere più semplice: basta inserire l’indirizzo, la porta logica, il nome utente e la password necessari e il gioco è fatto. È possibile selezionare una directory specifica, se è l’unica accessibile, e regolare le impostazioni del server in base alle proprie preferenze. Una volta completata la configurazione iniziale del server, su iPhone e iPad non vedrete i documenti del server all’interno di Secure ShellFish, bensì all’interno di File.

Secure ShellFish agisce come provider di file nell’applicazione File, ovvero può essere configurato come una delle opzioni di localizzazione di File. Questo consente di accedere all’intera struttura dei file del server e offre tutti i vantaggi dell’integrazione con File: supporto del drag and drop, facilità di trasferimento dei documenti da un file provider all’altro, una serie di scorciatoie da tastiera, opzioni di etichettatura e disponibilità all’interno di qualsiasi app basata sul browser dei documenti. Per chi ha un Mac acceso e connesso alla stessa WiFi, mettiamo un Mac mini, può essere il modo per accedere ai contenuti stando comodamente sul divano e usando il proprio iPhone, senza aver bisogno di ricorrere a sistemi più complessi di remote desktop o più configurazioni più difficili.

In conclusione

Abbiamo trovato ShellFish uno strumento straordinario e doppiamente potente. Funziona come un incredibile integratore di servizi “stile Apple” su iPhone e iPad dando accesso ai contenuti, ma su Mac si trasforma anche in una potentissimo alternativa alla riga di comando per configurare e gestire più connessioni SSH e SFTP. Inoltre, il fatto di utilizzare la stessa app per tutt’e tre le piattaforme è anche un discreto vantaggio sia in termini di sincronizzazione delle preferenze che di prezzo.

Infatti, seppure praticamente tutto nella app può essere fatto senza dover pagare, ci sono pochissime funzioni che si possono acquistare in abbonamento mensile o annuale o con un acquisto unico per sempre. Da notare che da lunedì verrà alzato il prezzo della app con l’ondata di aumenti che sta attraversando l’app store. Se vi interessa, è il caso di affrettarsi. Noi ve la consigliamo perché la consideriamo la migliore app di questo tipo in circolazione sia per potenza di uso che per flessibilità e facilità di utilizzo.

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