L’app Mappe di Apple tiene traccia dei luoghi visitati di recente dall’utente, del momento in cui li ha visitati e della frequenza con cui li ha visitati, sollevando preoccupazioni sulla quantità dei dati riconducibili all’utente e sulla privacy, così come emerge da un recente studio. App come Apple Mappe utilizzano queste informazioni per fornire servizi personalizzati (es. i suggerimenti sugli itinerari) e le informazioni in questione possono essere eliminate andando su Impostazioni > Privacy > Localizzazione > Servizi di sistema, toccando “Posizioni rilevanti” ed eliminando una singola posizione o tutte le posizioni.
Secondo il nuovo studio i dati di localizzazione possono essere sfruttati per ottenere varie informazioni personali sugli utenti, come riporta Computerworld. “I dati raccolti dagli smartphone permettono a fornitori di servizi di comprendere una vasta serie di informazioni personali e loro caratteristiche demografiche”, si legge nello studio. “Queste informazioni personali possono essere fornite a terze parti, quali ad esempio inserzionisti pubblicitari, a volte anche all’insaputa dell’utente. Tenendo conto di informazioni sulla localizzazione, gli advertiser sono in grado di proporre annunci micro-targetizzati agli utenti, in base ai luoghi visitati. È di fondamentale importanza comprendere la tipologia di informazioni che può essere estrapolata dai dati di localizzazione e le implicazioni in termini di privacy degli utenti”.
I ricercatori dello studio in questione hanno eseguito un piccolo studio con 69 volontari usando un’app di test per iOS e Android. In sole due settimane, l’app ha ottenuto oltre 200.000 dati di localizzazione e i ricercatori sono stati in grado di identificare 2.500 luoghi rilevanti visitati, elementi sfruttati per fare congetture varie tenendo conto di dati personali sulla salute, sui loro guadagni, l’etnia e credo religioso.
“Gli utenti sono in gran parte inconsapevoli delle implicazioni in termini di privacy con i permessi che forniscono ad alcune app e servizi, in particolare quando consentono l’accesso a dati relativi alla localizzazione”, spiega il ricercatore Mirco Musolesi, che ha indicato anche il possibile uso di funzionalità di machine learning per aumentare la possibilità di individuare informazioni rilevanti.
I ricercatori evidenziano la necessità di incoraggiare lo sviluppo di sistemi che, in alcuni casi, impediscano di raccogliere dati sensibili in automatico. Potrebbe essere utile quando, ad esempio, una persona si trova in un ospedale, uno studio medico, un consultorio. Computerworld suggerisce ad Apple di implementare interfacce di programmazione (API) che consentono di tenere conto di particolari luoghi e lasciare in questo caso all’utente la possibilità di decidere se condividere o meno con terze parti la propria posizione, tenendo conto automaticamente di luoghi che, per loro natura, dovrebbero implicare il rispetto della privacy.
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