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Pronti per la fase tre della transizione Apple?

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Se alla fine dell’evento di lunedì 18 vi sembrava che mancasse qualcosa, non siete gli unici. Apple ha presentato un po’ di cose tra cui i suoi due nuovi processori e i suoi due nuovi MacBook Pro. Ma non ha presentato né la versione pro dei suoi iMac e Mac mini, né quella del Mac Pro. Eppure, per terminare la transizione di due anni all’Apple Silicon, mancano solo quelli.

La rivoluzione di Apple si chiama M1, la prima generazione di Apple Silicon che cresce raddoppiando di proporzioni e potenza, ma non cambiando in maniera drastica le performance. Abbiamo capito che il progetto iniziale di questa generazione di circuiti integrati è come il lego e viene dispensato in versione normale, pro e max (sta a voi chiedervi quale faccia per voi). Rimane l’incognita dei prodotti hardware da sistemare.

macbook pro 2021 family ottobre

L’aggiornamento dei portatili ha fatto capire che Apple sta avanzando con il rinnovo del ciclo di vita dei suoi prodotti. Prima l’iMac, che adesso ha un fattore di forma e una ingegnerizzazione nuova, e adesso i due MacBook Pro 14 e 16 pollici. Dovranno essere cambiati gli altri MacBook (l’Air e il 13 Pro “base”) e il Mac mini, che ancora hanno vecchie scocche nonostante ci sia il processore M1 (a parte che nel Mac mini di fascia alta). Ma dovranno essere aggiornati anche i computer ancora con processori Intel.

Girano dei Mac mini con la Cpu sbagliata, ma anche dei Mac Pro da ripensare e poi, perché no?, da rivedere anche il “vecchio” MacBook Air. Insomma, ci sono parecchi computer che mancano all’appello. Apple ha scelto di cominciare dalla parte più difficile ma dove poteva anche fare di più. Il computer portatile con processore M1 era una bomba, ma quello con M1 Pro e M1 Max è veramente una creatura venuta dallo spazio. Sia per durata della batteria (17 e 21 ore) che per potenza (svariate volte più potenti sia nel calcolo puro che nella grafica) senza contare i cambiamenti di scocca, i nuovi schermi, il ritorno delle porte e tutto il resto.

Questo cambiamento deve essere ancora portato sugli altri apparecchi. Possiamo dire che arriverà un Mac mini più potente? Certo, sarà la fascia “sopra” il Mac mini M1. E che arriverà anche un iMac di fascia alta, con monitor e performance potenziate rispetto all’attuale, leggero computer con M1? Certo, e sarà una vera bomba. E che verrà rinnovato anche il MacBook Air? Probabile, magari riportandolo a uno schermo da 12 pollici, perché no?

apple silicon m1 family 20ott21

Potremmo anche azzardarci a dire che arriverà un nuovo Mac Pro? Questa è una domanda più difficile a cui rispondere. Dipende in parte da quali dotazioni avranno gli iMac. Se in effetti avremo un iMac con M1 Pro e uno con M1 Max affiancati all’attuale M1 con schermo da 24 pollici, si potrebbe ricreare una situazione in cui il “potente” di turno in buona sostanza fa le veci dell’iMac Pro. E quindi basterebbe lavorare di dotazione tecnologica senza aver bisogno di aprire la porta a un nuovo Mac Pro.

 

Certo, sarebbe strano non riprendere in mano quel design, visto che Apple ci ha costruito attorno un piccolo ma articolato ecosistema di dotazioni e accessori, incluso uno spettacolare e costosissimo monitor che permette di fare molto. Cambierà per evolvere o lascerà perdere tutto? Chissà, questa è probabilmente la parte meno chiara. Non è neanche chiaro cosa si potrà immaginare per espandere ulteriormente la linea dei processori M1.

La “belva” si spinge molto avanti ma non ha le prestazioni di una workstation di alto livello: si potrebbe fare di più se si facesse un M1 che raddoppia rispetto all’M1 Max appena presentato. Ma non è detto che si possa o che Apple voglia. Si potrebbe immaginare di avere una macchina biprocessore o quadri processore con quattro M1 Pro o quattro M1 Max. Forse tecnologicamente è previsto, così come forse è previsto ancora l’uso delle schede grafiche esterne (anche se ormai sono diventate preistoria in termini di banda passante rispetto alla memoria condivisa con il processore).

Mac Pro 2019, prime impressioni e benchmark

Quindi come vedete ancora un po’ di dubbi e zone su cui fare luce e ipotesi da chiarire ancora ce ne sono: chissà quale potrebbe essere la strategia per finalizzare la transizione di Apple ad Apple Silicon. La prima generazione di processori probabilmente è tutta qui. A questo si potrebbe aggiungere il completamento della matrice dei prodotti tradizionali (Mac mini, iMac, MacBook Air, MacBook Pro 13) e forse anche del Mac Pro o con un recupero dell’idea dietro all’iMac Pro.

Con quale tempistica? Questa è un’altra bella domanda, perché non è per niente chiaro. Si pensa che ci vorrà tempo, probabilmente più di quanto non sarebbe lecito aspettare. Un buon momento per buttare nella mischia questi nuovi computer sarebbe, anziché nelle prossime settimane (con il rischio di arrivare tardi e “confondere” gli acquirenti dei computer a Natale) nei primi due o tre mesi del 2022. Una serie di novità che porterebbero una evoluzione della linea in tempo per impostare i lavori della prossima sessione della WWDC 2022 che si terrà l’estate prossima e che sarebbe la prima della transizione avvenuta, la prima durante la quale verranno tracciate le rotte per il futuro compresa quella del progressivo abbandono della piattaforma Intel.

Vedremo nei prossimi mesi cosa sta per succedere, ma possiamo al tempo stesso dire che le sorprese di lunedì 18 sono state quelle forse anticipate da una serie di fughe di notizie quest’anno ancora più corpose del solito: mesi fa infatti circolavano in rete gli schemi dei prodotti di Apple annunciati, cioè MacBook Pro 14 e 16) a causa di un ransomware infiltrato nelle fabbriche di uno dei terzisti asiatici dell’azienda. Forse si era già visto tutto (e anche qualcosa che ancora non si è visto, chi può dirlo) ma di sicuro ci sono ancora alcuni tasselli della migrazione che mancano. E che stiamo per vedere.

Tutto quello che c’è da sapere sui nuovi portatili professionali Apple è in questo articolo, invece per chi vuole approfondire i dettagli dei nuovi processori Apple Silicon M1 Pro e M1 Max si parte da qui.


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