Il mercato delle telefonia mobile giapponese ha sempre fatto storia a sè, sia per le caratteristiche uniche e molto legate al territorio, sia per la capacità delle aziende locali di legare tecnologie specifiche e sconosciute al di fuori dal Sol Levante.
Nel 2011 però, per la prima volta dopo 14 anni, le aziende giapponesi hanno visto un quota di mercato ridursi a meno di 30 milioni di telefonini venduti, con un calo del 11.1% rispetto all’anno precedente. Il motivo è legato alla crescita delle aziende straniere, che deterrebbero ormai il 60% del mercato degli smartphone giapponesi. Si tratta dei sempre poco graditi (quando si tratta di tecnologie e quando si parla di Giappone) Coreani ma anche di Apple. Per capire quanto queste aziende stiano invadendo il mercato basta salire su un mezzo pubblico nipponico e dare un’occhiata a quel che si affaccia nelle mani dei passeggeri, perennemente indaffarati con navigazione in Internet, messaggi SMS, chat e giochi on line e si noterebbe la pervasività, specie tra i giovani, di iPhone e di alcune smartphone Android con il logo di LG e Samsung.
In risposta i giganti del Sol Levante si sono concentrati sullo sviluppo di funzionalità uniche, futuristiche e qualche volta piuttosto improbabili, come l’impermeabilità, il portafoglio elettronico, schermi 3D, sistemi di rilevazione di dati biometrici per la misurazione di parametri vitali e la trasmissione dati via infrarossi; ma tra le strade percorse ci sono anche un design meno “nipponico” (fatto in sostanza di prodotti quasi indistinguibili uno dall’altro, con fattore di forma a conchiglia) e più occidentale, più fantasia nei colori e nell’ergonomia, applicazioni on line e così via.
D’altro canto anche per le società giapponesi sarà importante riuscire a costruire prodotti più universali; questo potrebbe consentire loro di guadagnare mercato anche al di fuori dei confini nazionali, un territorio conosciuto solo da Sony. I 2012 potrebbe essere l’anno in cui Panasonic, Sharp o Fujitsu metteranno il naso fuori dall’Isola del Pacifico.