È la Svizzera il paradiso della privacy. Almeno questo è quel che ci fa sapere un articolo del Daily Dot dal quale apprendiamo che il paese transalpino al momento è il posto più sicuro al mondo dove memorizzare i propri dati, protetti da occhi indiscreti e questo a cominciare a commi di legge, come l’articolo 13 del codice della privacy.
Nella Confederazione elvetica si prevede da codice che nessun dato derivante dai servizi web può essere comunicato o diffuso. Poiché la Svizzera non fa parte dell’UE, i dati memorizzati nei server elvetici non sono soggetti ai poteri dell’autorità dell’Unione e quindi anche in caso di rogatoria con l’Unione, saranno necessari difficili e tortuosi percorsi per arrivare a farsi consegnare le informazioni richieste.
Le strette normative in materia di privacy rendono la nazione interessante per le startup che vogliono tutelare la sfera privata dei propri clienti nel quadro delle attività “online”, attività che a quanto sembra sta conoscendo un nuovo impulso. Dopo le rilevazioni di Edward Snowden, l’ex tecnico della CIA che ha rivelato dettagli di diversi programmi di sorveglianza di massa del governo statunitense e britannico, a quanto pare in Svizzera si assiste a un boom di nuovi data center. Tra le persone che hanno deciso di lasciare il proprio paese per la Svizzera, c’è Phil Zimmermann, il crittografo statunitense creatore di Pretty Good Privacy (PGP), il noto software libero di crittografia e firma digitale. Zimmermann, come noto, ebbe non pochi problemi diventando oggetto di un’indagine portata avanti dal governo degli Stati Uniti d’America per aver violato le vigenti restrizioni imposte sull’esportazione di software crittografico. Tra i motivi che avrebbero spinto Zimmermann ad andare in Svizzera, il crittografo cita gli abusi in materia di privacy delle autorità americane.
Andy Yen, CEO di ProtonMail (un servizio di posta con integrate specifiche funzionalità anti-spionaggio), evidenzia i solidi processi della nazione e le modalità con le quali vengono forniti dati dalle autorità. Le richieste, similarmente ad altre nazioni, devono arrivare dai tribunali ma le persone oggetto di indagini devono essere notificate e queste possono anche opporsi in un’aula di tribunale. “Modalità alquanto diverse”, dice Yen, “rispetto a quanto accade negli USA, dove per queste cose è previsto il Foreign Intelligence Surveillance Act” (norme in materia di sorveglianza elettronica e fisica che consentono l’accesso a determinate informazioni per scopi relativi alle intelligence).