Tra pochi giorni (il 29 giugno) saranno passati esattamente dieci anni dal giorno in cui il primo iPhone arrivò finalmente nelle mani degli utenti, con una prima commercializzazione presso gli Apple Store e i centri AT&T degli Stati Uniti. Per l’occasione il Wall Street Journal ha intervistato alcuni ex dirigenti Apple per farsi raccontare come nacque lo smartphone che ha rivoluzionato la telefonia mondiale.
Così, ancora una volta Scott Forstall (che nei giorni scorsi ha ricordato un aneddoto sulla sfida di Jobs a un dirigente Microsoft) insieme all’inventore di iPod e papà di Nest Tony Fadell e l’ingegnere dello slide-to-unlock Greg Christie, ha provato a ricordare – tra retroscena e prime fasi di sviluppo – quel momento in cui nacque l’interfaccia grafica che cambiò completamente il modo di interagire con i dispositivi tascabili.
Era il 2005 e l’iPod vendeva davvero bene, tanto che probabilmente rappresentava il 50% delle entrate di Cupertino. Così il team di Apple si trovò al punto di chiedersi che cosa ne sarebbe stato del successo di iPod nel lungo periodo e quale dispositivo avrebbe potuto cannibalizzarne le vendite: quelli che destavano maggiori preoccupazioni, neanche a dirlo, erano i telefoni cellulari.
Nel momento in cui ci si rese conto che era arrivato il momento di realizzarne uno, Fadell ricorda che la prima versione poteva essere quasi chiamata iPod+ visto che combinava una tastiera hardware all’interfaccia utente di iPod. C’erano circa 40 versioni diverse che sfruttavano la ghiera circolare per interagire con il software e digitare i numeri di telefono ma nessuna di queste risultava facile e intuitiva nell’utilizzo.
Così Steve Jobs, insoddisfatto del lavoro fatto fino a quel momento, diede un ultimatum alla squadra: due settimane di tempo per presentare qualcosa di buono, altrimenti il progetto sarebbe passato a un altro team. «Lavorammo ininterrottamente 168 ore a settimana per due settimane» ricordano Forstall e Greg «Ma alla fine eravamo soddisfatti. Ci guardammo e dicemmo: questo è fenomenale».
Lo stesso Jobs, solito dare in escandescenze quando qualcosa non funzionava come avrebbe dovuto, rimase ammutolito durante l’intera presentazione. Al termine si appoggiò allo schienale della poltrona dove siedeva e chiese semplicemente «Fammelo vedere di nuovo». Il resto è storia.