Grazie alle onde sonore è possibile attaccare i dischi rigidi e impedire il corretto funzionamento di computer, bancomat, sistemi di videosorveglianza e altro. Il meccanismo di attacco prevede l’uso di onde sonore in grado di generare vibrazioni sui piatti dei dischi rigidi. Sfruttando particolari frequenze è possibile generare un effetto di risonanza che amplifica gli effetti della vibrazione.
Oscillazioni e vibrazioni dei dischi generate dall’esterno possono inibire le azioni di lettura e scrittura su disco (un meccanismo di protezione intrinseco nei HDD per non danneggiare testine e altri parti mobili).
La possibilità di “sabotare” gli HDD con onde sonore non è una novità. Già nel 2008, scrive Bleepingcomputer, un ricercatore mostrò come suoni potenti potevano portare a errori di lettura/scrittura nei dischi rigidi di un datacenter. All’inizio di quest’anno un ricercatore argentino ha mostrato la possibilità di bloccare temporaneamente un disco rigido riproducendo un tono a 130Hz.
Recentemente ricercatori dell’Università di Princeton e Università Purdue hanno pubblicato nuovi studi in merito, mostrando nuove prove specifiche, stabilendo tutti i parametri fisici che possono mettere KO qualunque disco fisso: frequenza sonora, persistenza dell’attacco, distanza dell’hard disk dalla fonte sonora, angolo dal quale riprodurre il suono.
Tutti gli HDD usati nei test (quattro modelli di Western Digital) sono stati resi temporaneamente inutilizzabili, evidenziando malfunzionamenti con vari dispositivi e sistemi operativi. Il testo integrale della ricerca è a questo indirizzo (PDF).