Il portafoglio digitale marcia verso la tasca degli italiani. Anzi, verso il telefonino degli Italiani. Il passaggio decisivo per l’introduzione di un sistema gestito dal governo, costruito sull’esperienza della Carta di Identità Elettronica, capace di replicare nello spirito (la smaterializzazione di documenti cartacei) ma con funzioni più universali, il Wallet di Applet è giunto nelle passate settimane
A decretarlo, come abbiamo già scritto, “il decreto legge del 02.03.2024 n. 19 recante ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa”. Qui all’articolo 64 quater si istituisce il “Sistema di portafoglio digitale italiano una soluzione – dice la Gazzetta Ufficiale – di portafoglio digitale pubblico (IT-Wallet pubblico), resa disponibile mediante il punto di accesso telematico di cui all’articolo 64-bis, nonché da soluzioni di portafoglio digitale private (IT-Wallet privato), rese disponibili dai soggetti privati interessati”.
Il portafoglio digitale, che cos’è
Quel di cui si parla è una piattaforma software capace di trasformare digitalmente e rendere fruibili in maniera smaterializzata i documenti cartacei che a quel punto non saranno più gli unici riconosciuti ufficialmente dalle autorità.
Parliamo di strumenti di uso quotidiano come carta di identità, patente, la carta della disabilità e di diversi altri di cui ancora si sta discutendo, come ad esempio le ricette mediche elettroniche o la tessera sanitaria
It-Wallet pubblico opererà in maniera centralizzata, gestita dallo Stato quindi sarà altrettanto accessibile in maniera centralizzata sullo smartphone.
Il ruolo dell’applicazione Io
Sarà l’app Io che già oggi si occupa di svolgere, a volte bene a volte un po’ meno bene, la funzione di interfaccia con le Pubbliche Amministrazioni, raccogliendone servizi, comunicazioni, pagamenti, a estende il suo scopo diventando, appunto, un portafoglio digitale.
Come il portafoglio “fisico” contiene i documenti cartacei (o plastici) personali, quello digitale conterrà quelli digitali da usare sia off line, con lettura a vista, oppure on line, in maniera informatizzata.
Mediante It-Wallet pubblico, ad esempio potremo mostrare la patente o la carta di identità ad un pubblico ufficiale o usarlo per richiedere un documento o un servizio, oppure in ambito privato certificare un pagamento o attivare un abbonamento.
Il sistema, secondo quanto ha recentemente dichiarato il sottosegretario all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, sarà bastato su QR Code. In pratica la patente o altri documenti verranno trasformati in codice leggibile dall’autorità preposta.
I passaggi prima di arrivare all’implementazione totale del sistema saranno però diversi.
I tre passaggi
Il primo sarà tecnico-burocratico. Si tratta dei decreti attuativi che definiranno le linee guida con i servizi abilitati, le modalità di integrazione e quelle di accreditamento presso l’agenzia per l’Italia digitale che avrà il compito, assieme a Zecca dello Stato, di applicare praticamente il sistema.
L’Agid svolgerà l’identificazione e quando necessario anche il pagamento (con PagoPa), Zecca dello Stato che già oggi produce la carta di identità elettronica, avrà il compito di certificare all’origine l’identità digitale.
Un secondo passaggio sarà attuativo e riguarderà i cittadini. In questa fase che potrebbe partire indicativamente (secondo le più recenti dichiarazioni) a luglio, nell’app di It-Wallet pubblico di Io potranno apparire i documenti in versione digitale. Inizialmente, come detto, saranno la Carta di Identità, la patente e la carta europea della disabilità. Poi dovrebbero giungere gli attestati di natura pubblica, come i titoli di studio o il tesserino professionale.
In questa fase l’app Io funzionerà solo per mostrare, letteralmente, i documenti quando l’unica necessità è quella di leggerne gli estremi. Questo avviene, per fare un esempio, in un contesto off line: quando siamo fermati da una pattuglia della polizia che ci chiede di mostrare la patente o quando un impiegato comunale ci chiede la carta di identità. È qui che entrerà in azione il QR code cui abbiamo fatto cenno poco sopra.
La terza fase dovrebbe essere attivata a fine anno o più probabilmente ad inizio del prossimo anno quando i documenti elettronici saranno totalmente digitalizzati e acquisibili anche per via informatica.
Qui l’esempio potrebbe essere il momento in cui richiedendo un servizio ad ufficio pubblico la nostra identità sarà certificata digitalmente dall’app oppure un documento sarà firmato e autenticato con l’app. Così potremo, in ambito privato, dimostrare che siamo titolari di una patente o comprare medicinali in esenzione del ticket.
Il tempo che intercorrerà tra la possibilità di inserire i documenti sull’app Io e la piena funzionalità dovrebbe essere sfruttato da privati e amministrazioni pubbliche per dotarsi dei sistemi di lettura indispensabili ad interfacciarsi con il sistema del portafoglio digitale.
Il rinnovo in app e altri vantaggi
L’IT-Wallet privato presenterà diversi vantaggi. In primo luogo la comodità di utilizzo. Avendo con sé il telefono si avranno sempre con sé anche i documenti; evitare di dimenticarli a casa significa evitare le multe. E basterà lanciare l’app per averla a portata di mano senza frugare in tasca o in qualche cassetto di casa o dell’automobile.
Ancora più rilevante sarà la possibilità per alcuni tipi di documento di rinnovare la loro validità direttamente in app. Si sarà avvisati della scadenza e si potrà fare richiesta di rinnovo in via digitale. Se non sarà necessario essere presenti di persona nell’atto del rinnovo (si pensi all’acquisizione delle impronte o all’esame della vista per la patente) il nuovo documento verrà rilasciato direttamente dall’applicazione.
Ma anche quando si sarà costretti a ricorrere ad un ufficio per il rilascio del documento, il suo recapito sarà immediato perché l’autorità che lo emette lo spedirà direttamente su Io.
Altro vantaggio sarà la sicurezza. Per avere accesso al documento digitale sarà necessario sbloccare il telefono, poi sbloccare IO, poi sbloccare il Wallet che sarà collocato dietro un ulteriore schermo di sicurezza. Non basterà in pratica aprire Io per avere accesso al documento.
La falsificazione sarò impossibile di base, per la natura del documento, grazie a componenti giudicate impenetrabili. La falsificazione diventerà sostanzialmente inutile anche perché le credenziali digitali potranno essere sospese o cancellate in qualche secondo, come si fa con le carte di credito o i bancomat.
E se odio gli smartphone e il digitale?
Se state leggendo queste note non dovreste appartenere a coloro che odiano o che non sanno usare uno smartphone, ma se conoscete qualcuno che appartiene a questa categoria, rassicuratelo. Il Governo ritiene che tutto il sistema sarà immediato e trasparente “il più facile e trasparente tra quelli oggi in circolazione”.
Se si fa l’ipotesi di qualcuno che non ha né vuole comprare uno smartphone anche qui nessuna paura: il documento fisico non sparirà del tutto “L’IT wallet – dice Buti – non sarà obbligatorio. Semplicemente, consentirà a tutti coloro che se ne doteranno una grande comodità e sicurezza nell’accesso ai propri documenti, ai servizi pubblici online e molto altro”
It-Wallet privato
E l’It-Wallet privato di cui sia parla nel decreto? Qui le cose sono un po’ meno definite perché dipenderanno dal mercato. In linea generale grazie alla struttura predisposta dal Governo anche i privati potranno essere in grado di fornire documenti digitali e certificati per i propri servizi.
Le imprese che vorranno accedere al sistema prima di poter avere accesso al portafoglio digitale, dovranno accreditarsi presso l’Agenzia per l’Italia digitale. Parliamo, sempre a titolo di esempio, di abbonamenti ai mezzi pubblici o di tessere per fruire di servizi come una mensa aziendale o scolastica, o l’accesso a biblioteche.
Da notare che se l’It-Wallet pubblico dovrà essere totalmente gratuito per il cittadino, l’ It-Wallet privato potrebbe avere un costo definito dell’emittente del documento.
It-Wallet e Spid
L’implementazione del portafoglio digitale potrebbe segnare se non la fine dello Spid, il Sistema Pubblico di Identità Digitale, la sua marginalizzazione.
Sullo Spid, salvato in una fase transitoria ma sempre visto in contrasto (seppure con opinioni contrapposte come si comprende dalla nostra intervista al professor Alfonso Fuggetta) con la Cie, la Carta di Identità elettronica, continuano infatti gravare i dubbi del legislatore. I punti interrogativi sono dettati in primo luogo da ragioni di costi (l’Italia paga ai fornitori del servizio 40 milioni all’anno) ma anche dalla necessità di semplificare il sistema di identità digitale.
Il Governo è infatti intenzionato a posizionare la carta di identità come strumento di identificazione elettronica primario in vista delle tecnologie che si renderanno necessarie per l’identità digitale europea di cui diciamo sotto.
Così non solo è già stato fatto un passo importante per rendere la Carta di Identità flessibile quanto lo Spid, ma sarà alzato muro decisivo in coincidenza con il portafoglio digitale nazionale: per accedere ad esso sarà infatti necessario avere la carta di identità elettronica.
Oltre a ciò molti servizi per i quali oggi è necessario lo Spid, saranno disponibili anche con il portafoglio digitale; questo di fatto renderà non più rilevante il Sistema Pubblico di Identità Digitale.
L’identità digitale europea
Nel giro del gran ballo del portafoglio digitale italiano entrerà anche il portafoglio di identità digitale europea (European Digital Identity Wallet).
Si tratta di un sistema che «offrirà – come dice l’Ue – ai cittadini e alle imprese un sistema semplice, affidabile e sicuro per identificarsi online e condividere una moltitudine di attributi e certificati, come ad esempio la patente di guida, il diploma o gli estremi del proprio conto bancario, con fornitori di servizi privati e pubblici».
In questo ambito, per una volta, l’Italia è in anticipo. Il traguardo per l’Ue è il 2026, il nostro portafoglio digitale dovrebbe essere pienamente attivo già dal 2025. Una volta che l’European Digital Identity Wallet (EDIW) sarà implementato l’It-Wallet funzionerà anche per esso.
Il wallet europeo non sostituirà quello italiano ma si affiancherà ad esso; integrandolo o meglio “incapsulandolo” ed estendendolo a livello europeo darà la possibilità al titolare di condividere documenti e attestazioni su scala continentale.
Il sistema europeo sarà a suo modo rivoluzionario. Non solo dovrà essere accettato dai servizi commerciali che rientrano nel regolamento sui servizi digitali (inclusi servizi come Amazon, Booking.com o Facebook) ma anche dai servizi privati che sono legalmente tenuti all’autenticazione degli utenti (come chi fornisce servizi telefonici ad esempio).
Il wallet europeo oltre a memorizzare in maniera sicura l’identità del titolare, permetterà di aprire conti bancari, effettuare pagamenti e portare con sé documenti digitali, e proprio come il wallet italiano offrirà certificati professionali, biglietti, carte di identità, prescrizioni mediche.
IT-Wallet e Wallet Apple e Google
A questo punto si comprende che se in alcuni paesi del mondo, primo tra tutti gli Usa, la strada intrapresa dai Governi è quella di integrare i propri servizi di identità digitale con quelli dei grandi operatori del mondo dell’elettronica, questo scenario non ha posto in Europa.
Lo scopo dell’Italia ma anche dell’Ue è quello di rendere agnostiche le piattaforme di identità digitale semplificandole (oggi ci sono 35 schemi che devono essere ridotti a uno), frenando le posizioni dominanti, garantire la privacy e avere wallet integralmente europei. In pratica questo significa sottrarre ai big player come Google ed Apple e ai loro wallet il monopolio sulla gestione dei documenti digitali e il loro diritto di interloquire in esclusiva, forti del loro peso, con i fornitori dei servizi e i governi.
In pratica al momento, nonostante le aperture sui wallet ed NFC fatte da Apple seguendo le disposizioni del DMA, la scena di chi negli USA sfodera il Wallet per mostrare la patente di guida, è uno scenario non immaginabile.