Nel novembre 2016 un 18enne musulmano proveniente da una famiglia di rifugiati somali ha attaccato e ferito alcuni studenti della Ohio State University a Columbus, in Ohio. Ha prima investito 11 persone con una automobile, poi ha attaccato altre con un coltello e infine è stato ucciso da un agente di polizia. Sette ore dopo un agente dell’FBI ha appoggiato il dito indice del corpo insanguinato dell’attentatore sul lettore di impronte di un iPhone trovato vicino al cadavere. Gli agenti speravano che questo avrebbe permesso loro di accedere al telefono e conoscere qualcosa in più sull’aggressore.
Si tratta, spiega Forbes, del primo caso noto nel quale la polizia ha usato le impronte digitali di una persona morta nel tentativo di eludere le protezioni integrate da Apple nella tecnologia Touch ID. Il tentativo dell’FBI non è andato a buon fine e il dito di Abdul Razak Ali Artan, non ha subito permesso di sbloccare il dispositivo (probabilmente un iPhone 5s).
Con il passare del tempo l’iPhone si è spento e all’accensione ha richiesto per lo sblocco l’inserimento di un codice. Quando il Touch ID esegue la scansione e riconosce un’impronta digitale registrata, il dispositivo si sblocca senza chiedere l’inserimento del codice. Il codice, lo ricordiamo, è comunque richiesto se il dispositivo è stato appena acceso o riavviato, se il dispositivo non è stato sbloccato per più di 48 ore o se viene utilizzata una impronta digitale sconosciuta per cinque volte. Il dispositivo è stato inviato a un laboratorio forense che è riuscito in seguito a ricavare informazioni dal telefono, confermando che lo studente somalo si sarebbe radicalizzato con la propaganda jihadista online.
Il primo tentativo di sbloccare un iPhone con il dito di un cadavere non è andato a buon fine ma in altri casi si è riusciti a farlo e ora gli agenti hanno imparato come agire, sanno che non devono riavviare il dispositivo o far passare troppe ore. Fonti vicine alla polizia locale e federale negli Stati di New York e dell’Ohio, spiegano che ora è pratica comune usare le impronte di deceduti per sbloccare i telefoni. Il sistema ha ad esempio permesso recentemente di sbloccare lo smartphone di una vittima di overdose, consentendo di individuare lo spacciatore.
La tecnica è del tutto legale per la polizia ma pone dilemmi etici. Marina Medvin, titolare dello studio di penalisti Medvin Law, ritiene però che con una persona morta non ha più senso parlare di privacy, non potendo questa rivendicare in alcun modo il suo diritto alla riservatezza. Parenti e altre parti interessate hanno scarse possibilità di impedire ai poliziotti di usare polpastrelli o altre parti del corpo per accedere agli smartphone.
“Condividendo informazioni con qualcuno, perdete il controllo su come queste informazioni sono protette e usate”. “Non potete rivendicare il vostro diritto alla privacy quando il telefono di un vostro amico è perquisito e la polizia vede i messaggi che avete spedito all’amico. Lo stesso accade con le informazioni sul dispositivo di una persona deceduta – dopo che avete inviato informazioni al deceduto – perdete il controllo della privacy”.
La polizia sa che non è necessario un mandato di perquisizione per accedere al telefono di una vittima come conferma Robert Cutshall, investigatore della Omicidi dell’Ohio che ha lavorato sul caso in questione. Lo sblocco con le impronte digitali non ha ovviamente i costi che comporta l’invio del dispositivo ad aziende come Cellebrite o l’acquisto di strumenti di GrayShift che mettono a disposizione servizi di sblocco.
A quanto pare ora le forze dell’ordine stanno studiando per capire se è possibile sbloccare anche gli iPhone X protetti con il Face ID. Sembra che il meccanismo che consente di sbloccare l’ultimo smartphone di Apple non richieda che chi guarda il telefono sia vivo. È sufficiente che la fotocamera TrueDepth veda il volto ma gli occhi devono essere aperti e rivolti nella direzione del dispositivo ma per aggirare questa limitazione dovrebbe essere possibile applicare sugli occhi del cadavere foto degli occhi aperti. Al momento ad ogni modo non ci sono conferme di forze dell’ordine che sono riuscite a sbloccare gli iPhone X usando il cadavere di un sospetto.