Waze, l’applicazione che Google ha acquistato nel 2013, è nel mirino di diverse critiche apportate dai poliziotti statunitensi, in particolare due sceriffi. Come ben noto, Waze è un navigatore GPS e social netwok con milioni di utenti in tutto il mondo, che possono comunicare tra loro per evitare incidenti, code in autostrada, traffico, lavori in corso ed altro.
Waze segnala inoltre, tramite una specifica icona sullo schermo, la presenza di autovelox e pattuglie della polizia presenti sulla strada, con l’idea di aiutare gli automobilisti nella guida, evitando multe ma anche migliorandone la sicurezza e la qualità della guida, spinti ad una guida più moderata dall’avvertimento e dal rischio di incappare nella polizia. Ma per i poliziotti non è una funzione utile né tanto meno sicura, anzi.
Secondo lo sceriffo Sergio Kopele, uno dei primi appartenenti alle forze dell’ordine a criticare l’applicazione, Waze potrebbe mettere in pericolo i poliziotti ed il loro operato, dal momento che può essere utilizzato da chiunque e quindi anche da criminali e da chi vorrebbe tenere sotto controllo i posti di polizia. Anche per Mike Brown, altro sceriffo critico con Waze, può essere un incentivo per i rapinatori di banca che agirebbero indisturbati dopo essersi organizzati a seconda delle postazioni dei poliziotti.
Waze segnala la presenza di un’autopattuglia qualche km prima in modo da avvisare il guidatore per tempo, non è un’applicazione che si collega ai sistemi della polizia o che monitora conversazioni private, quindi non c’è motivo di accusarla di stalking come hanno ipotizzato alcuni sceriffi; la polizia di New York per esempio, è di altro parere, dal momento in cui collabora con Waze per diverse informazioni. In ogni caso Google è nuovamente al centro dei dibattiti sul problema della privacy, già accusato in passato per Google Maps e la National Sheriffs Association ha chiesto di incontrare Google per discutere la questione.